Live Report: Hellfest 2023 – Giorno 1

Di Davide Sciaky - 21 Luglio 2023 - 12:16
Live Report: Hellfest 2023 – Giorno 1

Guarda le foto della prima giornata di festival.

Code Orange

Il primo giorno di festival comincia con violenza, nel bollente clima estivo: suonano in contemporanea i Code Orange sul Mainstage 02 e i BlackBraid sul Temple stage (avrebbero dovuto suonare anche i Celeste al Valley stage, ma vista la cancellazione dei The Soft Moon, cambiano posizione per suonare alle 21:50).

I Code Orange creano un’atmosfera inaspettata fin dai primi minuti del fest, con una intro registrata di un pezzo country-pop di Shania Twain che riesce a creare una simpatica aria di festa tra i fan interdetti raccoltisi davanti al palco – per poi cominciare subito a picchiare i timpani con il loro ultimo singolo Grooming my replacement. Da lì parte una violenta scaletta di 10 pezzi presi da tutti i loro album, che in soli 40 minuti dà inizio a 4 giorni di fuoco – letteralmente. Nonostante il caldo asfissiante, lo spazio davanti al palco si riempie in fretta e già a metà del primo pezzo si apre un circle pit che dura tutto il concerto.

La chiusura con Forever, title track del loro primo album, prende quasi in contropiede il pubblico, che avrebbe potuto tranquillamente continuare ancora a lungo a ribaltarsi davanti al palco. La fine repentina, col cantante Jami Morgan che lancia il microfono sul palco e abbandona la scena, in ogni caso, non riesce ad intaccare il mood energetico del pubblico che resterà costante per tutto il festival.

 

In Flames 

La seconda data del Tour “Foregone” porta gli In Flames sulle piane francesi, sotto un sole bollente. L’inizio del concerto è un po’ sottotono: sarà per il fatto che suonare di pomeriggio non rende onore all’impianto luci? Oppure sarà per il caldo, che rende la folla un po’ molle e atona? In ogni caso, la bravura di questi artisti prende presto il sopravvento e i ritmi serrati fanno dimenticare ai fan la fatica data dalle temperature infernali.

Nonostante il tour sia dedicato all’ultima creazione della band, appunto “Foregone”, uscito il 10 febbraio 2023, solo tre pezzi dell’album trovano posto nella scaletta (se non contiamo l’intro registrato): The Great Deceivers, che apre il concerto, Foregone part. 1 e State of Slow Decay. Il resto è una miscellanea di vari album ed include diversi classici molto amati dai fan, come Only for the weak e I Am Above.

Alla fine dei conti, il concerto è un buon condensato di bei pezzi e, nonostante non sia il concerto più memorabile che abbiamo mai visto della band, ne occupa bene il pomeriggio e prepara per la serata.

 

Generation Sex

Secondo concerto del loro tour europeo, terzo concerto di sempre per i Generation Sex, supergruppo formato da Billy Idol e Tony James dei Generation X e Steve Jones e Paul Cook dei Sex Pistols. Insomma, parliamo di alcuni dei musicisti più importanti della storia del Punk inglese e la curiosità è certamente tanta come dimostra il pubblico già abbondante sotto al Main stage 1. I quattro dimostrano un buon affiatamento, nonostante abbiamo suonato veramente poche volte insieme finora, e fanno fare a tutti i presenti un viaggio nel marciume della Londra punk degli anni ‘70 (epoca in cui la maggior parte dei presenti sicuramente non era ancora nata). Spiace non sentire un grande classico come “Anarchy in the UK”, ma Billy Idol aveva già dichiarato che la canzone è troppo legata alla voce di Johnny Rotten e che non l’avrebbe suonata, quindi non è una sorpresa la mancanza in scaletta del brano. Per il resto 12 canzoni, 6 dei Generation X, 5 dei Sex Pistol più la cover di “My Way”, offrono un momento speciale di grande Punk,

 

Hollywood Vampires 

Secondo supergruppo della giornata, gli Hollywood Vampires sono diventati famosi, almeno tra i non appassionati di Rock, per aver portato sui palchi Johnny Depp (che poi negli anni seguenti ha condiviso il palco con altri come il leggendario Jeff Beck). Per qualcun altro l’attrattiva principale è data dall’incontro tra Alice Cooper e Joe Perry degli Aerosmith. Passati ormai alcuni anni dal debutto, l’effetto sorpresa è svanito ma rimane l’interesse per una band che unisce grandi talenti in una band che non può che divertire. La setlist include alcuni dei brani originali pubblicati dai Vampires e tante cover. Immancabili alcuni pezzi originali dei musicisti coinvolti, “I’m Eighteen” e “School’s Out” di Cooper, “Walk This Way” degli Aerosmith, ma anche classici come “Baba O’Riley” dei The Who e “Heroes” di David Bowie. Un’aggiunta decisamente interessante alla scaletta rispetto ai tour precedenti è “The Death and Resurrection Show” dei Killing Joke dove troviamo la band allontanarsi dalle sonorità familiari del Rock classico per avventurarsi in territorio Industrial con un Johnny Depp decisamente convincente al microfono. Il concerto si conclude dopo oltre un’ora lasciando tutti gli spettatori sicuramente soddisfatti: gli Hollywood Vampires non nascono con l’obiettivo di cambiare la storia della musica, ma semplicemente di suonare insieme bella musica, divertirsi e far divertire. E ci riescono benissimo.

 

KISS  

E’ arrivato il momento degli headliner della giornata, i Kiss che questa sera suonano per la quinta volta al Hellfest e, stando a quanto annunciato, per l’ultima (anche se è già la seconda volta che sbarcano al festival francese in questo tour di addio).

Trattandosi del secondo concerto nello stesso tour ci si potrebbe aspettare uno spettacolo un po’ diverso ma i Kiss, nel bene o nel male, fanno un concerto così complesso che non è semplice cambiare le cose per uno show solo. Rispetto al 2019 nella scaletta si aggiunge “Makin’ Love” mentre spariscono “Let Me Go, Rock ‘n’ Roll” e “Crazy Crazy Nights”, il resto rimane immutato se non per l’ordine. Sparisce anche una parte di spettacolo sicuramente diverte e coinvolgente, cioè il momento in cui Paul Stanley usava una carrucola per andare in un palchetto in mezzo al pubblico a suonare qualche canzone. Tutte le altre trovate sceniche sono sempre lì, l’inizio del concerto con la band che scende su delle piattaforme calate dall’alto, Gene Simmons che sputa fuoco e sangue, la chitarra spaccata a fine show da Stanley. La scaletta ovviamente include tutti quei grandissimi classici che hanno fatto la storia del Rock come “Detroit Rock City”, “I Love it Loud”, “I Was Made for Lovin’ You” e “Rock and Roll All Nite”, per un totale di due ore di musica leggendaria. Insomma, rimane sempre uno show spettacolare e che merita di essere visto almeno una volta nella vita. Ecco, per la seconda volta, a distanza così ravvicinata, nello stesso contesto, sarebbe stato bello vedere qualcosa di un po’ più diverso.

 

Behemoth 

I Behemoth, icone dell’occultismo nella scena metal moderna, tengono fede alla loro nomea nella Messe Noir al Temple la sera del primo giorno. 

L’intro, col palco nascosto da un telo e un gioco di luci e ombre accompagnato dai toni gutturali di Nergal, frontman storico, prepara la folla al tripudio di tecnicismi e ritmi incalzanti che caratterizza la band.

Le scenografie sono apparentemente semplici, delle icone di metallo sui microfoni e due pulpiti ai lati, ma con un uso saggio di posizionamenti dei membri e di luci usate con perizia riescono a creare immagini solenni che bene si sposano con i temi occulti della band. In più, per non farsi mancare niente, molteplici fiammate si alzano dal palco in molti dei pezzi scelti dalla band.

Gli 11 pezzi da diversi album dal 1999 al 2022, tra cui Conquer All, Ov Fire and the Void e Chant For Eschaton 2000, tengono la qualità alta, il clima bollente e la folla in delirio. Il ritmo non si abbassa nemmeno mentre Nergal annuncia i vari pezzi oppure nei momenti di pausa, in quanto cori demoniaci e vibrazioni infernali accompagnano l’attesa.

A metà concerto, per Daimonos, i membri del gruppo si posizionano su delle pedane intorno alla batteria e suonano accerchiando il batterista come fosse un rito satanico. Al termine del pezzo cala il buio e la scena successiva che si presenta ai nostri occhi è illuminata solo da tre torce tenute dal batterista, dal chitarrista e dal bassista. Nergal riappare un secondo più tardi sul pulpito di destra e da inizio a Versvs Christvs. Da questo momento in avanti si alterna anche nell’uso dei pulpiti ai lati del palco, fino ad allora inutilizzati, facendoli divenire elementi integranti dello spettacolo.

Come al solito, i Behemoth non deludono, chiudendo la prima serata in grande stile.

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