Live Report: Hellfest 2023 – Giorno 4
Guarda le foto della quarta giornata di festival.
Vektor
L’ultima giornata di festival è la prima che vede l’arrivo della pioggia, e quindi un concerto sotto al tendone dell’Altar, uno dei due palchi dedicati ai generi più estremi, è doppiamente apprezzato. La band è tornata sui palchi lo scorso anno dopo uno scioglimento durato alcuni anni e siamo quindi molto curiosi di vedere come renderanno su un palco importante come quello dell’Hellfest. La nuova formazione vede il ritorno del chitarrista originale Erik Nelson, insieme a batterista e bassista nuovi, che affiancano il mastermind del gruppo David DiSanto. Viene lasciato poco spazio alle parole e i musicisti suonano quasi senza interruzione sei canzoni, due per ognuno degli album pubblicati. Brani lunghi, intricati, complessi, eppure suonati con un’abilità e pulizia incredibile che li fanno sembrare quasi semplici. L’esaltazione dei fan è tanta e non mancano le chicche: nonostante una setlist molto limitata dal tempo di soli 45 minuti, gli americani riportano in scaletta “Oblivion” e “Pillars of Sand” che non suonavano da prima della separazione. I Vektor lasciano poco spazio alle chiacchiere, zero scenografia, parla solo la musica… e che musica, che performance!
Electric Callboy
Raramente si vede davanti ad un palco di un festival di musica estrema un tale tripudio di colori e di costumi come ad un concerto dei furono Eskimo Callboy, ora chiamati Electric Callboy. La band, dopo un rebranding e un dietrofront sui loro vecchi pezzi più irriverenti, ha preso di corsa la via del successo, accumulando diversi tour (europei e non solo) di grande successo.
Ora, davanti al Main Stage 02 dell’Hellfest, si preparano a far saltare centinaia di migliaia di persone senza mostrare molto ritegno – e cominciano subito con uno dei pezzi iconici dell’ultimo album “Tekkno”, appunto, Tekkno Train. La gioia dei fan è più che palpabile – un mosh pit apre la folla dal palco alle retrovie, mentre un numero incalcolabile di fan comincia a scatenarsi senza nemmeno rendersene conto.
La scaletta è variegata, includendo diversi pezzi meno conosciuti, ma scandita in modo regolare dalle canzoni di più successo: su 12 pezzi apre Tekkno Train, a metà ci sono Arrow of Love e Hypa Hypa, rispettivamente al sesto e settimo pezzo, e in chiusura al dodicesimo posto We got the moves, ritmo che mantiene il delirio pressante e la festa in movimento.
Nel caldo asfissiante del tardo pomeriggio quasi non si respira ma ciò non ferma la gente vestita da unicorno dal ballare senza sosta attorno a un dinosauro gonfiabile, ad un poliziotto di surfare la folla su una tartaruga gigante e al crowdsurfing più colorato del festival di far fluire senza sosta la follia verso il palco.
I 50 minuti più veloci del festival finiscono come sono cominciati, un saluto veloce, un po’ di foto, qualche brillantino e una promessa: “ritorneremo… e salterete più di oggi”.
Crisix
La mattina del quarto e ultimo giorno, stanca, leggermente uggiosa e piuttosto grigia, porta una fastidiosa notizia: gli Incubus, gruppo alternative/nu metal americano, non può presenziare al festival a causa di motivi di salute. Un leggero fastidio, ma non gravissimo a prima vista: la giornata si prospettava alquanto impegnativa e un momento di riposo imprevisto potrebbe essere un toccasana.
Abbiamo però sopravvalutato la capacità degli organizzatori dell’Hellfest di tirare assi di gran livello fuori dalla manica con preavviso inesistente (tipo i Sabaton il primo giorno del 2019, se il lettore sa cosa intendo…): i Crisix, thrasher spagnoli di una certa fama (già headliner del tour warm up del festival in giro per la Francia), si trovano in tarda mattinata allo stand della ESP guitars per suonare due pezzi in sostegno del famoso marchio. All’annuncio dell’assenza degli Incubus gli viene proposto un set completo da un’ora sul main stage e loro sicuramente non si tirano indietro!
E così, quella che poteva essere una pausa in un pomeriggio già scatenato, diventa l’ora più faticosa della giornata (letteralmente): senza quasi essere annunciati, i 5 catalani si lanciano sul palco e scatenano la folla che si lancia quasi istantaneamente in un circle pit che circonda il fronte palco, asciugando in fretta l’aria umida e facendo sparire (momentaneamente) la stanchezza dagli animi dei fan.
La scaletta riprende quella del tour precedente, con alcune modifiche, tra cui un medley di varie cover in cui viene inserita Walk, in onore ai Pantera, gruppo a cui l’esperienza degli spagnoli all’Hellfest è molto legata: nel 2018 la prima apparizione dei Crisix al festival francese avvenne il giorno dopo la morte di Vinnie Paul, storico fondatore e batterista della band americana, e quest’anno si sono esibiti sullo stesso palco in cui i Pantera avrebbero chiuso la giornata.
Il concerto si chiude immancabilmente con Ultra thrash, pezzo di punta del quintetto spagnolo, lasciando letteralmente gran parte della folla senza fiato.
Tenacious D
Per i Tenacious D questa è l’ultima data di un tour europeo che ha collezionato tanti sold out e che ha portato i nostri anche in Italia giusto una settimana prima. Se a Milano erano headliner, ci fa piacere vedere che anche inseriti in una posizione più bassa in un festival riescono a inserire quasi l’intera scaletta di quando sono protagonisti anche qui: a Clisson la band suona infatti ben 15 canzoni (contro le 18 suonate a Milano). I due leader della band sono intrattenitori nati, non per nulla sono più conosciuti al grande pubblico per la loro carriera nel cinema, soprattutto Jack Black, e quindi il concerto alterna musica e risate. Tanto spazio nella setlist per le canzoni che hanno fatto da colonna sonora al leggendario “Tenacious D e il destino del rock”, film quasi essenziale per gli amanti del Rock, che infatti vengono cantate a squarciagola dall’abbondante pubblico accorso a vedere la band. Ai microfoni Black e Kyle Gass non deludono come cantanti, brillano come comici, intrattengono migliaia di persone per oltre un’ora che vola in un baleno. Non mancano gag (già viste da chi li ha già visti recentemente, ma sempre divertenti) come la “sfida” tra i due cantanti che suonano un sax giocattolo, il “sax-a-boom, e un flauto, e neanche elementi scenografici come un grande Belzebù gonfiabile che ricorda certe trovate degli Iron Maiden.
In poco più di un’ora i Tenacious D riescono a condensare quasi tutto il loro show completo senza doverlo snaturare per sottostare ai limiti temporali del festival, e il pubblico sembra decisamente gradire a giudicare dal boato che li saluta dopo la divertente “Fuck Her Gently” che chiude il concerto.
Dark Angel
Mentre sul palco principale stanno per suonare i Pantera noi ritiriamo verso l’Altar per assistere allo spettacolo di un gruppo che ha fatto la storia del metal estremo, i Dark Angel!
La band purtroppo è stata recentemente funestata da un lutto importante, la morte di Jim Durkin, l’ultimo membro fondatore rimasto nella band. Già dal 2020 Durkin era inattivo e aveva chiesto alla moglie del batterista Gene Hoglan, Laura Christine, di sostituirlo ed è lei che quindi troviamo sul palco oggi. La band ha a disposizione un’ora e in questo tempo suona 9 canzoni che rappresentano bene i quattro album della discografia, con un focus particolare sul capolavoro “Darkness Descends” da cui sono suonati quattro brani. Noti per la gran densità di riff, i Dark Angel non deludono con una performance tiratissima, ma avere alle spalle un batterista incredibile come Hoglan sicuramente male non fa. Tanti occhi curiosi sono ovviamente puntati su Christine che non sembra sentire la pressione e, completamente a suo agio, macina riff e assoli devastanti con facilità. Il cantante Ron Rinehart, che sullo smanicato esibisce un bel tributo al defunto chitarrista, una toppa che recita “In memory of Jimmy D”, non esita a saltare giù dal palco per venire in transenna a cantare insieme ai fan esaltati. Purtroppo il concerto dei Pantera in contemporanea ha attirato non pochi e il pubblico non è abbondante come i Dark Angel meriterebbero. Fatta eccezione per questa nota, il concerto è strepitoso e, a più di 40 anni dall’inizio della carriera, la band dimostra di essere ancora al top e di poter dare lezioni su come si suona Thrash Metal quasi a chiunque.
Testament
Per concludere una giornata all’insegna del movimento e dell’”esercizio fisico”, non potevano mancare dei titani del thrash metal americano: il gruppo di Chuck Billy sale sul palco già in fiamme dell’Altar alle 23:00 per concludere la sedicesima edizione del festival.
Mentre l’iconica figura del frontman esce dalle nebbie del palco, illuminato dai lanciafiamme del festival che imperversano fuori dal tendone, il concerto comincia senza mezzi termini sulle distorsioni di Rise up, dall’album Dark Roots of Earth del 2012 – un inizio che scatena subito i fan sotto il palco, la cui risposta al coro “Rise up – WAR!”, in botta-e-risposta tra il frontman e il pubblico, rimbomba assordante.
La scaletta, che segue quella del tour europeo in corso con solo alcuni tagli, ha già riscosso molto successo in molteplici locali del vecchio continente: coprendo praticamente tutti gli album del gruppo prendendone i pezzi più importanti, fa felici anche i fan più accaniti… e si sente! La risposta del pubblico non cala durante tutto lo show, anche grazie al carisma degli artisti sul palco che avviano cori e scatenano mosh pit e circle pit nei momenti migliori, senza lasciare un momento di tranquillità in tutta l’ora di show.
La scena che viene a crearsi è particolarmente infernale: fuori dal tendone i lanciafiamme che il festival ha installato su praticamente tutte le strutture, alzano i loro abbracci infuocati al cielo senza sosta, probabilmente per finire le scorte di combustibile alla fine del festival, mentre sul palco i lanciafiamme della band creano un gioco di luci ed ombre dantesco sulla folla.
Sul finale di Into the pit, però, arriva la sorpresa: allo scattare della mezzanotte, l’Hellfest avvia lo spettacolo pirotecnico di saluto. Per quasi 10 minuti il cielo diventa uno spettacolo di colori ed esplosioni, mentre i Testament decidono di allungare l’ultimo pezzo, presentando i vari membri della band durante un assolo di chitarra e lasciando in seguito la scena tra gli ululati della folla.
Il sipario si chiude e, come in tutte le più belle Storie, i fuochi d’artificio finali scandiscono ed accompagnano il tramonto della XVI Edizione dell’Hellfest.