Live Report: Horna + Madvice + End @ Slaughter Club (MI) – 09/05/2023
Live Report: Horna + Madvice + End @ Slaughter Club (MI) – 09/05/2023
a cura di Jennifer Carminati
Rieccomi dopo meno di una settimana in quel dello Slaughter Club di Paderno Dugnano, se facessero una tessera fedeltà come al supermercato avrei sicuramente già ricevuto un bel premio in questo 2023 iniziato con un calendario ricco di concerti, death e black metal principalmente, come piace a me.
Questa sera sono qui per la band finlandese Horna, capitanata dal carismatico e poliedrico Shatraug, alla loro seconda e ultima tappa in suolo italico, dopo la data di ieri al Traffic Live di Roma; purtroppo come molti di voi sapranno per motivi logistici della band è saltato all’ultimo il concerto previsto domenica 7 maggio al Revolver Club di San Donà di Piave, e son certa che parecchi di quelli che non hanno potuto vederli li saranno qui questa sera, con molti più chilometri sulle spalle, e altrettanti bestemmioni a corredo per l’inconveniente non da poco, ma cosa non si fa per vedere una band che piace, lo so bene pure io.
A supporto due band italiane, e son contentissima che ultimamente il trend sia questo, scegliere come opener di far suonare band del paese ospitante è cosa buona e giusta, soprattutto se siamo qui da noi, permettendo loro di avere molta più visibilità di quella che avrebbero diversamente, perché si sa, aprire per un grande gruppo è sempre un’ottima occasione per allargare la propria fanbase a volte circoscritta a parenti e amici e qualche passaparola nell’ambiente.
End
Ad iniziare la serata quest’oggi ci pensano gli End, progetto black metal lombardo creato nel 2004 dalla mente di Paul, unico membro stabile della formazione nonché mastermind, essendo lui autore e compositore esclusivo di tutti i brani, nella musica e nei testi.
Del 2013 il loro primo demo ufficiale ‘Descending’ seguito poi nel 2019 dal primo full-lenght omonimo ‘End’ e con una formazione divenuta poi stabile formata da Paul alla voce e chitarra, Joutsen alla batteria, Nekrofilo al basso e Il Mastino alla seconda chitarra, hanno pubblicato di recente il loro secondo album ‘Hunter’ con l’etichetta inglese Cult of Parthenope, di cui questa sera ci proporranno tre dei sette pezzi in scaletta.
Il loro è un black metal classico, se posso definirlo così spero non me ne voglia Paul, diretto e onesto, senza perdere tempo ci sbattono in faccia la loro essenza primordiale, e l’atmosfera che si respira nel locale nei 45 minuti a loro disposizione è quella che ci si aspetta con un gruppo che suona questo genere.
Senza pausa alcuna tra un pezzo e l’altro, zero interazione con il pubblico che dimostra comunque e giustamente di apprezzare ampiamente la loro performance, Paul&soci lasciano che a parlare sia completamente la loro musica ed è giusto così per questa frangia cosi estrema del metal che non ha bisogno di fronzoli e teatrini vari per essere capito nella sua essenza, se suonato bene con tecnica, precisione e passione come questa sera e rafforzato da un songwriting mai scontato o banale come il loro, andate a leggerli i loro testi perché davvero son meritevoli di nota, fidatevi della sottoscritta.
Prima e dopo il loro show ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Paul e mi ha confermato quella che era la mia idea avuta quando mi sono approcciato a loro, ovvero che gli End sono purtroppo poco conosciuti qui, hanno un seguito maggiore all’estero, piuttosto che in Italia, e questo abbiate pazienza voi che state leggendo ma davvero non lo riesco proprio a concepire.
Come è possibile che ancora una volta siamo di fronte ad un’eccellenza nostrana e questa viene snobbata a favore dei più blasonati gruppi esteri che davvero molto spesso capita invece avrebbero solo da che imparare dai nostri, come in questo caso. Potrei fare qualche esempio menzionando uno degli ultimi gruppi stranieri che ho visto di recente e di cui vi ho scritto qui, ma se mi conoscete e leggete i report son certa che avete già capito a chi mi sto riferendo.
Gli End sono bravi davvero e auguro loro di potersi far conoscere sempre più, dove il loro talento è apprezzato e riconosciuto, che sia qui o fuori confine, basta che accada perché se lo meritano.
Line-up:
- Paul – voce, chitarra
- Il Mastino – chitarra
- Nekrofilo – basso
- Joutsen – batteria
Setlist:
- Hunter
- Descending
- Kill
- Escape/The Smith
- A drop of Universe
- Fury
- The Grave
Madvice
Dopo un veloce cambio palco tocca ai toscani Madvice, nati nel 2016 da un’idea di Maddalena e Raffaele, con due album all’attivo, ‘Everything Comes to an End’ del 2018 e ‘Under the Burning Sky’ del 2022 dai quali attingeranno a piene mani nella setlist proposta questa sera. Il loro è un metal classico con influenze varie date dalle singole individualità dei componenti della band, che vanno dal death melodico virando spesso e volentieri sul thrash, ma con una chiara matrice scandinava di base, farcita da una buona dose di identità e personalità.
I Nostri partono subito in quarta a dispensare mazzate, e al netto di qualche rallentamento ben piazzato nei loro di 45 minuti a disposizione, non sembra esserci soluzione di continuità alla quantità enorme di rabbia e dissenso mista angoscia di cui si fanno portavoce i Madvice attraverso la loro musica. I loro testi ruotano principalmente attorno alla disillusione e al disagio che provano nell’appartenere alla razza umana, sentimento comune purtroppo, io stessa ho sempre più spesso pensato negli ultimi anni che per certi comportamenti e atteggiamenti noi esseri umani meriteremmo l’estinzione, come da voi stesso cantato in “Extinction”, dove ci riferisce ai grandi antichi certo, ma il tema è quello.
Nella loro scaletta c’è spazio sia per brani tiratissimi, come “Doominion”, sia per pezzi più melodici e cadenzati come “The Funeral of Human Race” e trova spazio anche “Blinded by Fear” cover dei grandi At the Gates dai quali i nostri hanno tratto sicuramente ispirazione.
Ottima la prestazione del frontman Asator, particolare la sua voce sia nello screaming che nel growl, rimanda spesso al panorama black metal anche se nelle loro sonorità siamo come detto più immersi nel grande mondo del death e le sue varie sfumature.
Non parliamo di una formazione alle prime armi, son ben rodati i nostri, con Maddalena e Raffaele, rispettivamente chitarrista e bassista che si conoscono dai tempi del loro precedente gruppo, i napoletani Nameless Crime, e ora sono affiancati dai toscani Asator alla voce come detto e Marco alla batteria, anch’essi musicisti di ottima caratura e non certo di primo pelo.
Chiudono con un pezzo che ho particolarmente apprezzato nei loro ascolti negli scorsi giorni, “The Gate” e che a mio parere rende bene l’idea di quello che fanno e delle loro potenzialità.
La prestazione dei nostri è stata a dir poco soddisfacente, han suonato la loro musica con carisma e competenza, in maniera diretta senza mai eccedere in virtuosismi fini a sé stessi a volte.
Ora che vi ho scoperto ragazzi, vi continuerò a seguire, senza ombra di dubbio rimarrete sotto i miei personalissimi radar, ed è assolutamente una minaccia.
Nel frattempo, è meglio che punto il bancone del bar, necessito di una birra fresca e una boccata d’aria, nell’attesa di quel che sta per arrivare sul palco.
Line-up:
- Asator – voce
- Maddalena Bellini – chitarra
- Raffaele Lanzuise – basso
- Marco Moretti – batteria
Setlist:
- Intro/Under the Burning Sky
- Everything Comes to an End
- The Funeral of Human Race
- Doominion
- Blinded by Fear (At the Gates cover)
- In this Empty Place
- Extinction
- The Gate
Horna
Di gruppi storici che sono in attività da oltre vent’anni ce ne sono gran pochi ormai ancora in giro, e che continuano ancora oggi a suonare un black metal puro al 100% ancora meno, davvero li possiamo contare sulle dita di una mano.
Tra questi indubbiamente uno dei nomi che è impossibile non menzionare sono i finlandesi Horna, con una discografia ampissima, fatta di ben dieci album, di cui l’ultimo ‘Kuoleman Kirjo’ uscito nel 2020, e una miriade di EP, compilation e live album, tutti comunemente uniti dalla loro immutabile e immutata attitudine ad un black metal primordiale, puro e classico, definitelo come preferite ma questo è.
Nonostante o forse grazie a questa Intransigenza e il loro rimanere costantemente nel tempo fedeli a quel che vuol dire fare e suonare black metal davvero, gli Horna sono rimasti un po’ sempre in disparte, non so come dire, non fanno mai parte di quei soliti nomi che vengono citati (cosa che non farò io ora) quando si parla di questo genere estremo, e anche questo, non me lo so spiegare, ed è dimostrato dalla poca affluenza di pubblico questa sera, ok che è martedì ok che la formazione non è al completo, ok che è saltata una data e avete i coglioni girati voi del veneto, ma cazzo non dovevate farveli mancare.
Non capisco davvero come mai non siano stati scelti loro come rappresentanti principali del recente Gods of Black tenutosi sempre tra queste quattro mura, loro sì che possono essere a tutti gli effetti definiti tra i capostipiti di questo genere, e ancor meno mi spiego come mai siano stati incoscientemente trascurati dal pubblico che segue il metal estremo; questa sera confermeranno a tutti gli effetti la loro indubbia superiorità rispetto a molte altre band un po’ troppo sopravvalutate del genere.
Anche se fuori è ormai sbocciata la primavera, pioggia di questi giorni a parte, in questi 90 minuti torniamo indietro di qualche mese, al gelido inverno appena lasciato alle spalle, essendo completamente immersi in un’atmosfera fredda e tetra, con il loro black metal truce e violento che non perde un colpo durante tutta la setlist proposta.
Il riffing distinguibile della chitarra del talentuoso Shatraug, fondatore della band nel lontano 1994 e Infection oggi spostato al basso, è graffiante, gelido e grazie anche a loro in tutto il locale ora aleggia un’atmosfera mortifera che poche band sanno riprodurre in sede live come il combo finnico, con un ottimo lavoro di VnoM eccezionalmente in questo tour dietro le pelli e non al basso come suo solito, vista l’assenza per motivi personali del superbo LRH che mi spiace molto non riuscire a vedere all’opera questa sera. Anche in questo si vede l’esperienza e la professionalità degli Horna, il sapersi sostituire a vicenda senza assolutamente perdere di resa e efficacia.
Momenti di puro headbanging si alternato a sfuriate nerissime e micidiali grazie a cambi di tempo eseguiti in maniera impeccabile dalla batteria che con la sua ferocia sulle pelli tira le fila di tutto il muro sonoro che ci viene sbattuto in faccia con violenza e velocità come detto indubbiamente sì, ma con altrettanta tecnica e precisione, davvero nulla altro da dire se non bravi tutti.
Menzione d’onore al frontman Spellgoth, alla voce dal 2009, tanto è brutto e sgradevole alla vista, nascosto dietro i suoi tatuaggi e l’immancabile corpse paint, tanto è bravo nel suo atteggiamento brutale, con un carisma e un’attitudine black metal in quantità industriali, alternando uno screaming tiratissimo a tratti quasi roco che sembra forzato ad un growl aggressivo con cui ci vomita in faccia tutta la sua cattiveria: ricorda una di quelle bestie in gabbia che non vedono l’ora di scappare, non so se rendo l’idea, nel suo dimenarsi sul palco con una furia che sembra in parte repressa.
Il loro black metal nudo e crudo (alcuni di voi ricorderanno come me purtroppo la sua performance così nel lontano 2010 se non ricordo male con i Taake) è un agglomerato malsano di perversione e cattiveria con chitarre potenti e uno screaming demoniaco che emana malvagità a ogni parola emessa dietro quel corpse paint altrettanto maligno, e non poteva certo mancare un songwriting inneggiante a un satanismo decisamente preponderante, occultismo allucinato e con profonde dosi di oscurità intrinseca.
Come lo so vi state chiedendo? google translate funziona benissimo anche dal finlandese all’italiano, ve lo posso garantire, provare per credere.
Gli Horna sono una black metal old school che non cede ai compromessi, né ora né probabilmente lo faranno mai, restano fedeli a sé stessi, senza voler piacere a tutti i costi ma facendo quello che sanno fare, con il loro approccio tanto grezzo e rude quanto efficace, come detto per chi non lo sapesse cantano in finlandese pure, della serie, chi vuol capire capisce, gli altri se ne vadano pure a fanculo.
Devo ammettere però che questa sera un passo verso il pubblico lo fanno nel senso che tra un pazzo e l’altro Spellgoth fa delle brevi intro in inglese, apprezzabile lo sforzo. La naturalezza con cui stanno sul palco è un qualcosa di inspiegabile a parole, solo vedendoli si può capire davvero che intendo, e anche questo loro atteggiamento favorisce un forte coinvolgimento del pubblico che pur rimanendo statico, apprezza la performance, e ne ha ben donde di farlo.
Gli Horna, a mio modesto parere si intende, rappresentano al meglio il concetto elitario del vero black metal dimostrandosi appunto intransigenti e coerenti, e direi che in una società come la nostra, fare della coerenza un valore ed essere congruenti ad esso, sempre e comunque, è un ottimo traguardo a cui aspirare, e loro possono dire di averlo già ampiamente raggiunto.
Line-up:
- Spellgoth – voce
- Shatraug – chitarra
- Infection – chitarra (oggi basso)
- VnoM – basso (oggi batteria)
- LRH – batteria (oggi assente)
Serata abbastanza riuscita, data la scarsa affluenza di pubblico, quella appena trascorsa allo Slaughter Club di Paderno Dugnano, che ha dato l’occasione ai più appassionati blackster e alla sottoscritta di assistere ad una prestazione maiuscola di tutte le band, in cui il black scandinavo ha abbracciato quello italiano, in un connubio di eccellenza, professionalità e intransigenza.
Al termine di questo girovagare per l’inferno finnico mi sento quasi stordita, stanca, anche se io non ho mosso un dito se non per prendere qualche appunto in vista del report, son davvero sfinita alla fine di questo concerto, gli Horna con la loro energia e il loro impatto micidiale ci hanno prosciugato pure a noi astanti di ogni forza, e questo è il potere di un live ben riuscito.
Gli Horna hanno indubbiamente il black metal nel loro DNA, e non solo perché sono finlandesi e ce l’hanno nel sangue ma perché ne hanno fatto davvero uno stile di vita, e come i nostri cromosomi X Y restano immutabili sono certa che loro continueranno a farlo e suonarlo sempre nella stessa maniera, finchè “lo spirito della morte”, questo dovrebbe essere il titolo del loro ultimo album tradotto dal finlandese, resterà tale e non diventerà una realtà.