Live Report: In Flames+At The Gates+Imminence+Orbit Culture @Alcatraz, Milano – 02/12/2022
Qui il photoreport del concerto a cura di Michele Aldeghi.
Dopo un autunno relativamente mite, con Dicembre arriva il freddo anche alle latitudini meneghine e non c’è niente di meglio che una bella data “calda” infrasettimanale per spezzare la routine casa-lavoro prima che il bailamme natalizio abbia inizio. E fa piacere constatare un Alcatraz affollato nel suo set-up “standard”, ossia per lungo, già prima delle band principali, a dimostrare che la voglia di date live è ancora forte nonostante la grande offerta delle ultime settimane. L’accoppiata In Flames/At The Gates qualche anno fa avrebbe fatto sfracelli, ora forse ha perso un po’ di appeal con le ultime uscite dei primi che si sono parecchio allontanate dai fasti degli anni d’oro e con la reunion dei secondi che ormai ha perso quell’allure di evento di qualche anno fa. Ma al diavolo i pregiudizi, vediamo com’è andata…
IMMINENCE
Varchiamo le porte dell’Alcatraz quando gli Orbit Culture hanno già terminato la loro performance e gli Imminence sono nel pieno della loro setlist. Non particolarmente famosi dalle nostre parti, gli Svedesi, attivi da più di 10 anni, propongono un metalcore “evoluto” sulla falsariga degli Architects, con tutti i cliché del genere (ossia l’alternanza di parti melodiche ad altre più estreme e la presenza abbastanza costante di breakdown), ma anche con alcune trovate originali, tra cui l’utilizzo del violino a cura del frontman Eddie Berg, che crea atmosfera e aumenta i livelli di intimismo dell’esibizione. Spesso vicini a sonorità decisamente moderne quali Shadow Of Intent o Fit For An Autopsy (senza raggiungerne il parossismo) sono comunque lontani dagli estremismi à la Lorna Shore (il lettore scuserà l’eccessivo uso di band come riferimento, ma spesso è l’unica soluzione per descrivere le proposte meno conosciute e da scoprire).Possono certamente piacere a chi apprezza il genere.
Imminence setlist:
I Am Become a Name…(intro)
Ghost
The Sickness
Chasing Shadows
Paralyzed
∞
Heaven in Hiding
Temptation
AT THE GATES
I minuti di pausa prima degli At The Gates ci danno il tempo di osservare il pubblico che ormai ha praticamente riempito l’Alcatraz. Fa specie constatare come effettivamente l’età media sia abbastanza alta. I death metaller adolescenti degli anni ’90 (compreso chi scrive) sono diventati attempati over 40, ma fa piacere rilevare come non abbiano perso passione ed energia. E, a testimonianza del tempo che passa, qualcuno non ha esitato a portarsi dietro la giovanissima progenie. La band di Tomas “Tompa” Lindberg è ormai da tempo di culto tra gli appassionati e proprio il cantante, con la sua voce così unica e riconoscibile, è una vera e propria icona: cappellino, camicia a scacchi, come ai tempi della scena di Gothenburg fine anni ’80, probabilmente vivrà di rendita in eterno, in quanto a rispetto e apprezzamento del pubblico. Dopo una “Spectre Of Extinction” che serve da riscaldamento, si parte subito con due pezzi da 90 che rappresentano il glorioso passato e l’onorevole presente: l’immensa “Slaughter Of The Soul” e l’ottima “At War With Reality” accendono subito il pit che non smetterà praticamente mai di ribollire sotto le mazzate della band sul palco. Sicuramente la voce di Tompa non ha più la potenza dei bei tempi passati, ma poco importa, i pezzi tengono, la band è in buona forma e il pubblico apprezza…cosa volere di più? “To Drink From The Night Itself” è accolta molto bene, così come “Under A Serpent Sun” suona ancora come 30 anni fa, tutto ciò a significare ancora una volta come la reunion della band avvenuta nel 2014 non sia un pallido amarcord e che i pezzi più recenti non sfigurino davanti ai capolavori del passato.”Heroes And Tombs” permette di riprendere un po’ le forze prima dello sprint finale: la registrata “El Altar Del Dios Desconoscido” fa da intro a “Death And The Labirynth” e la mitica “Blinded By Fear” è l’eruzione di energia che tutti aspettavano. Impossibile resistere, impossibile stare fermi: sudore, mosh, spallate prese e restituite, vale tutto e non c’è problema perché con un pezzo del genere tutto è consentito e non c’è nessun momento di tensione tra chi si “affronta” nel pit. Queste sono le regole del gioco del metal estremo dal vivo, e tutti le accettiamo. La fine dell’esibizione degli At The Gates lascia un po’ di amaro in bocca, ma poco male, perché siamo tutti certi che anche quella degli In Flames non sarà da meno.
At The Gates setlist:
Spectre of Extinction
Slaughter of the Soul
At War With Reality
Der Widerstand
To Drink From the Night Itself
Cold
Under a Serpent Sun
Heroes and Tombs
El Altar del Dios Desconocido
Death and the Labyrinth
Blinded by Fear
The Night Eternal
IN FLAMES
Sono passati più di venti anni da quando gli In Flames erano la stella del firmamento Metal: apprezzamento trasversale, tour di enorme successo, ottimi dati di vendita e tanta gloria (basti pensare alla data da headliner al Wacken 2003, davanti a trentamila fans scatenati). Il mondo è cambiato, la musica anche e gli Svedesi hanno cercato a modo loro di evolversi. Chi si ferma è perduto, vero, e guai a vivere nel passato. Tuttavia è impossibile negare che la proposta musicale dei nostri sia da anni davvero debole, in quanto a stile e songwriting, per cui c’era tanta curiosità nel sentire dal vivo i primi estratti dal nuovo album “Foregone” in uscita nel 2023 che sembra riportare come approccio ai vecchi fasti. Dopo una lunga intro melodica di apertura, l’apertura tocca a “The Great Deceiver”, secondo singolo tratto dal prossimo disco, che stilisticamente almeno sembra riportare ai vecchi tempi. Buon riscaldamento prima di “Pinball Map”, apprezzatissima dai presenti così come la successiva “Cloud Connected”: una vera e propria captatio benevolentiae nei confronti del pubblico, da questo momento ormai completamente conquistato. Tuffo al cuore e un effetto particolare ascoltare dal vivo quella “Behind The Space” tratta da un’ipotetica Bibbia del death svedese e l’effetto è ancora più forte se a proporla sono un pugno di cinquantenni tutto sommato rilassati e a loro agio; fa specie in tal senso Anders Friden, look quasi hard-core con maglietta bianca e cappellino, un po’ come l’ingrigito Bjorn Gelotte, rilassatissmo e genuino, perfettamente complementare all’eterno giovane Chris Broderick, da poco in formazione e mai sufficientemente celebrato. La setilist fino a questo punto è impressionante, con “Graveland” e “The Hive” si fa un meraviglioso salto all’indietro nel tempo, quando i dischi eccellenti uscivano uno dopo l’altro…eravamo felici e non lo sapevamo! Si continua con gli assi nella manica e si arriva al pezzo da concerto per eccellenza: su “Only For The Weak” Anders chiede alla platea di mettere in tasca per una volta gli smartphone e di gettarsi nella mischia. Richiesta tutto sommato inutile, all’attacco del pezzo è impossibile stare fermi e saltare è la reazione più moderata ad un pezzo che definire sempre trascinante è poco. Dopo un’urlatissima “Leeches”, è tempo di tornare repentinamente al presente, con un altro estratto dall’imminente nuovo album: “Foregone Pt.1” fa la sua figura, cosa che invece non si può dire della successiva “Wallflower” che è certamente un buon esempio del recente passato non particolarmente convincente della band. Pezzo un po’ anonimo che non riesce a fare il paio con le “mazzate” precedenti e inevitabilmente la tensione cala, nonostante l’eccellente lavoro alle pelli di un indiavolato Tanner Wayne. Ci pensa la nuova e valida “State Of Slow Decay” a rimettere le cose a posto e ci fa capire come gli In Flames ancora tutt’oggi siano in grado di fare ancora cose buone e che non abbiano completamente perso la bussola. Vedremo quindi a febbraio se il resto del nuovo album sarà altrettanto convincente. Tolta “Alias” che dal vivo coinvolge non poco, i restanti e conclusivi pezzi fungono solo da ponte per arrivare al finale riservato a “Take This Life”, dall’attacco sempre devastante e che mette il sigillo ad una serata infuocata.
No, gli In Flames certamente non sono finiti, anzi, e questa sera lo hanno ampiamente dimostrato. Ma sarà l’imminente “Foregone” a sancire definitivamente se la fase di stanca sia finita oppure no.
In Flames setlist:
The Great Deceiver
Pinball Map
Cloud Connected
Behind Space
Graveland
The Hive
Colony
Only for the Weak
Leeches
Foregone Pt. 1
Wallflower
State of Slow Decay
Alias
The Mirror’s Truth
I Am Above
Take This Life
Vittorio Cafiero