Live Report: Inquisition + Demonical @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 15/04/2024
Live Report: Inquisition + Demonical @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 15/04/2024
a cura di Jennifer Carminati
Nihil Prod, Daemon Star e Orion Agency riportano finalmente in Italia per un’unica tappa gli Inquisition con il loro Titan Of Darkness European Tour 2024, supportati dagli svedesi Demonical.
La serata è quella di oggi, lunedì 15 aprile 2024 presso lo Slaughter Club di Milano, luogo di culto ormai per i metallari della Penisola che anche oggi sono accorsi da ogni dove per assistere ad un live che si rivelerà al di sopra delle mie aspettative.
Una serata che non vedrà il pienone di gente, vuoi che sia il primo giorno della settimana, vuoi che il metal estremo più intransigente resta pur sempre un genere di nicchia, ma comunque, poteva andare peggio: ho visto concerti con poche decine di astanti sempre qui tra queste mura, oggi almeno il centinaio abbondante di paganti credo si sia raggiunto senza problemi.
Arrivo al locale poco dopo l’apertura porte, ora dell’aperitivo per intenderci. Quindi, armata del mio pane e salame e birra d’ordinanza mi appresto a scambiare quattro chiacchiere con i fedelissimi della transenna come me, Claudio, compagno di concerti anche oggi e con i fotografi ormai compagni di tante avventure.
Iniziamo con il racconto della serata che si rivelerà breve ma molto intensa.
Demonical
Il locale si deve ancora popolare, sono solo le 20 quando salgono sul palco gli svedesi Demonical che interrompono il silenzio con Towards Greater Gods.
Nati nel 2006 dalle ceneri dei Centinex, death metal band degli anni ’90, i Demonical di oggi, dopo numerosi cambi di formazione, sono: il bassista Martin Schulman e il batterista Ronnie Bergerståhl, come unici membri presenti dall’inizio, Eki Kumpulainen e Johan Haglund come coppia d’asce, e il nuovissimo frontman Charlie Fryksell.
Buoni i riscontri ottenuti dalla stampa di settore con l’ultima release, Mass Destroyer del 2022, dal quale ci faranno ascoltare quattro pezzi. Il resto della setlist spazia in lungo e in largo nella loro discografia con solo un’incursione, All Will Perish, dal loro album, forse il più commerciale e conosciuto, Death Infernal, del 2011.
Menzione d’onore per l’esecuzione di Fallen Mountain, non tanto per la fin troppo orecchiabile melodia di questo singolo, ma perché dedicata al grande LG Petrov, amico della band, e indimenticato protagonista del metal svedese e non solo.
Proseguendo nello show, il quintetto si dimostra sempre più carico e trascinante: il frontman prova a più riprese a far scatenare il pubblico pressoché statico, ed ecco che finalmente sulle note di The Order almeno un po’ di headbanging si scatena, imperterrito fino alla conclusiva Välkommen Undergång, seguita a ruota dalla cover dei Ramones, Somebody Put Something in My Drink.
Nessun estratto da Hellstorm, a mio gusto la miglior release del combo svedese, che ci ha offerto un’ora di death metal tutto sommato niente male, non brillano certo per originalità, ma fanno il loro, senza infamia e senza lode, e soprattutto con la giusta attitudine, sul palco e fuori.
Lineup
- Charlie Fryksell – voce
- Eki Kumpulainen – chitarra
- Johan Haglund – chitarra
- Martin Schulman – basso
- Ronnie Bergerstål – batteria
Setlist
- Towards Greater Gods
- We Conquer the Throne
- Into Victory
- Aeons of Death
- The Order
- Fallen Mountain
- Wrathspawn
- Unfold Thy Darkness
- Sun Blackened
- All Will Perish
- Välkommen Undergång
- Somebody Put Something in My Drink (Ramones cover)
Inquisition
Velocissimo cambio palco, giusto il tempo di cambiare il telo con il nome della band e scambiare commenti positivi su chi è appena sceso da quelle assi di legno e tocca agli headliner della serata fare la loro incursione, e offrirci un’ora immersi in atmosfere davvero infernali.
La prima e unica volta che ho visto gli Inquisition è stato nel 2016, durante il Blasphemia Tour 2016, e devo ammettere che il duo colombiano mi aveva subito impressionato, sul palco come su disco.
Una presenza scenica scarna, per non dire inesistente, ma efficace. Il loro è un black metal intransigente, grezzo e feroce che non ha certo bisogno di fronzoli e orpelli vari per essere capito nella sua purezza.
Avvolti da una quasi perenne coltre di fumo e da un oscurità quasi totale, se si escludono le fioche luci rosse presenti, Dagon alla chitarra e voce e Incubus alla batteria, calcano il palco con estrema freddezza e danno ufficialmente inizio al concerto. Il duo è una delle pochissime band che non aggiunge musicisti turnisti nelle loro esibizioni live, a voler dimostrare che “meglio pochi ma buoni”, e in effetti, così è.
I loro brani sono spesso lunghi e articolati, come i titoli del resto, ma con una dinamica precisa, ordinata e senza pecca alcuna, che non lascia scampo all’ascoltare che rimane intrappolato in queste ritmiche serrate, ma con momenti di più ampio respiro che si alternano a brani che nel loro essere quasi sussurrati e parlati sembrano quasi delle litanie.
Si parte con A Hidden Ceremony of Blood and Flesh tratta dall’ultimo lavoro in studio del duo colombiano uscito a febbraio, Veneration of Medieval Mysticism and Cosmological Violence, come la successiva Crown of Light and Constellations.
Perfetti brani di apertura che ci introducono in uno show al fulmicotone, un susseguirsi di brani estrapolati dalla loro discografia, nove album in studio in oltre trent’anni di carriera, e come ha spiegato poi Dagon, la scaletta è proprio divisa in settori, ognuno dei quali dedicato ad un periodo particolare della band.
Suoni validi e distinti, per nulla confusi, che permettono al duo colombiano di far risaltare al meglio la loro performance, con Incubus, dietro alle pelli, più partecipativo che in passato, con il suo drumming martellante e potente, oltre che particolare nei movimenti, vero Claudio?
L’headbanging che si scatena tra il pubblico sin da subito manifesta il chiaro compiacimento nei confronti di chi sta sul palco e della loro musica. Questo coinvolgimento furioso, viene a volte interrotto da momenti di un ascolto quasi in religioso silenzio, tale è il potere rituale della voce di Dagon: sofferta, disperata, oltre che aggressiva e maligna.
Gli Inquisition ci trascinano inesorabilmente dentro un vortice oscuro fatto di caos e atmosfere cupe in questi 60 minuti tiratissimi che ripercorrono le fasi più importanti della loro carriera con brani come Infernal Evocation of Torment tratto da Nefarious Dismal Orations del 2007 o Hymn for a Dead Star e Across the Abyss Ancient Horns Bray tratti da Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm di tre anni dopo.
Ed è così che, tra sfuriate malevole e inni a Satana vari, scorre via la scaletta, dove, non sono certo mancati pezzi entrati nel cuore nero di tutti i fan, come le conclusive Journey to Infernukeorreka e Into the Infernal Regions of the Ancient Cult, brani inossidabili estratti dal debutto Into The Infernal Regions Of The Ancient Cult del lontano 1998.
Nulla è lasciato al caso per una band d’esperienza come lo sono gli Inquisition, ed infatti, scendono dal palco dopo aver annunciato l’ultimo brano e averci ricordato che oggi è lunedì e dobbiamo andare a letto presto. Ma, dopo i numerosi richiami del pubblico a farne ancora una, tornano sul palco e ci regalano un ultimo pezzo, per la gioia di tutti i qui presenti, non ancora paghi.
Nessuna parola di troppo, se non la musica a parlare per loro: un black metal essenziale e assai riconoscibile, questo sono gli Inquisition e questo ci aspettavamo di vedere stasera.
Hail Satan, e così sia.
Lineup
- Dagon – voce, chitarra
- Incubus – batteria
Setlist
- A Hidden Ceremony of Blood and Flesh
- Crown of Light and Constellations
- Hymn for a Dead Star
- Across the Abyss Ancient Horns Bray
- Dark Mutilation Rites
- Impaled by the Cryptic Horns of Baphomet
- Infernal Evocation of Torment
- Vortex From the Celestial Flying Throne of Storms
- A Magnificent Crypt of Stars
- Journey to Infernukeorreka
- Into the Infernal Regions of the Ancient Cult
La serata non si può definire riuscita male, è stata per me una buona serata di metal estremo, dove l’unica pecca forse è stata la scarsa affluenza di pubblico, ma le variabili in gioco qui erano davvero parecchie.
In questa sede si parla di musica, la vita privata delle persone, in quanto tale, non è oggetto di questo Live Report, come non lo dovrebbe essere di nessuna news riguardante un gruppo, a mio parere, i due aspetti andrebbero sempre tenuti separati.
Dopo questa buona dose di blasfemia ed occultismo, posso tornarmene a casa più che soddisfatta e contenta di non essermi lasciata sfuggire questa occasione di rivedere gli Inquisition a pochi metri da me.
Till next time and Stay Metal, always.