Live Report: Insomnium @ Legend Club di Milano – 25/11/2023
Live Report: Insomnium @ Legend Club di Milano – 25/11/2023
a cura di Jennifer Carminati
I finlandesi Insomnium passano anche per l’Italia in questo tour autunnale che li vede impegnati per ben 32 appuntamenti in giro per l’Europa e il Regno Unito.
Un’unica data organizzata da Vertigo che si terrà al Legend Club di Milano sabato 25 novembre 2023, sold out già da qualche settimana, poche speranze quindi per chi pensava di comprare i biglietti a ridosso o direttamente in cassa la sera dello show.
Un concerto davvero imperdibile per tutti i fan del death metal scandinavo, che sicuramente sono qui per l’headliner, ma hanno trovato in apertura Kvaen e In Mourning, ovvero band di tutto rispetto che ci hanno regalato un buon inizio di serata.
Essendo sabato riesco ad arrivare al locale di viale Enrico Fermi anche prima dell’apertura porte e, con mio grande piacere, noto che la fila per entrare è già bella lunga, sono molti quelli che vogliono piazzarsi tra le prime file e assicurarsi una buona visibilità.
Con molta calma mi prendo la mia birretta d’ordinanza e mi apposto, al mio solito quando sono qui, laterale, così da evitare eventuali poghi e godermi al meglio lo spettacolo, altrimenti come potrei poi raccontarvelo se fossi impegnata in altro? La professionalità prima di tutto.
Battute a parte, non lo faccio perché non sono mai stata capace e rischierei solo di farmi male.
KVAEN
Il primo a salire sul palco è il polistrumentista svedese Jacob Bjornfot, unico membro dei Kvaen, progetto che mi è piaciuto sin dall’inizio, quando nel 2020 mi capitò tra le mani, o meglio, all’orecchio, il suo primo album, The Funeral Pyre, seguito due anni dopo dall’ottimo The Great Below.
In sede live viene accompagnato da turnisti, ovviamente in veste black metal classica, con viso e corpi sporcati di nero come nella migliore delle tradizioni, ma l’attenzione è rivolta a questo ragazzo, che mostra tutte le sue capacità artistiche, alla voce come alla chitarra, e ci offre una performance che risente solo della mancanza degli ospiti alla voce invece presenti su disco, che vanno ad impreziosire quella che è una proposta davvero ben fatta di black metal, con inserti epici messi nei punti giusti.
La scaletta proposta fa sentire, per chi non lo conoscesse, di che pasta è fatto il talentuoso Jacob Bjornfot, che passa da un brano classicamente black metal come Sulphur Fire alla blackened speed The Great Below, passando per le bellissime In Silence e Ensamvarg, malinconicamente evocative, potenti nel loro incedere glaciale e sicuramente tra le sue migliori realizzazioni.
Jacob Bjornfot meriterebbe molto più successo di quello che ad oggi ha, essendo sconosciuto ai più fuori confine; gli stessi confini che supera abilmente nella sua musica fatta di sperimentazioni dando vita ad un sound blackened death melodico del tutto personale.
The Funeral Pyre, titletrack del suo primo lavoro, ci presenta un riff ben strutturato, con un intermezzo di forte impatto emotivo, come spesso accade nei suoi brani, che lo rappresenta in pieno nella sua peculiare scelta stilistica.
Credo proprio che questo ragazzo andrà lontano, serve gente come lui in giro, che fa quel che gli piace con passione, senza fossilizzarsi in uno schema preciso; si, la radice nel black metal è ben piantata nel terreno, ma ci mette dentro altre sonorità che possono certamente avvicinare all’ascolto chi non ama questo genere estremo.
Se ancora non conoscete Jacob Bjornfot e i suoi Kvaen, sbrigatevi a farlo e non ve ne pentirete affatto.
Lineup
- Jacob Björnfot – tutti gli strumenti e voce
Setlist
- Sulphur Fire
- The Great Below
- In Silence
- The Funeral Pyre
- Ensamvarg
- Revenge by Fire
IN MOURNING
Un cambio palco veloce che fanno gli stessi musicisti, quando si dice l’umiltà e il darsi da fare.
Son le 20.45 quando fanno il loro ingresso sul palco gli svedesi In Mourning, pronti a scaldare ulteriormente la già più che nutrita folla presente tra queste mura, che, come detto, andrà poi a saturarsi completamente con centinaia di paganti.
Quaranta minuti e cinque pezzi proposti che spaziano nella loro discografia, fatta di sei album, ultimo dei quali The Bleeding Veil del 2021, seguito da vari singoli, tra cui The Broken Orbit, uscito quest’anno e che abbiamo avuto il piacere di ascoltare questa sera.
Il loro è un progressive death metal che molto rimanda ai seminali Opeth, e sarà che non è il mio genere preferito, sarà che questi ragazzotti mi sembrano freddi come le terre da cui arrivano, mi è rimasto gran poco da questo loro live.
Il frontman Tobias Netzell è praticamente impassibile, meglio gli altri componenti della band, con ben tre chitarristi impegnati anche alla voce spesso e volentieri, che regalano sorrisi e un po’ di interazione in più con il pubblico, che però non reagisce e rimane quasi immobile, giusto qualche accenno di headbanging qua e là, ma nulla di più.
Un’esibizione la loro che ho trovato piuttosto piatta: sicuramente bravi, musicalmente parlando nulla da eccepire, anche se sinceramente trovo inutile la terza chitarra, ma è proprio una di quelle situazioni in cui si percepisce un distacco tra chi sta sopra e chi sotto il palco, e a me resta sempre l’amaro in bocca quando succede.
Malinconici ed oscuri, gli In Mourning sanno anche picchiare duro con riff più accattivanti, mantenendo sempre quel gusto per la melodia tipico del death metal di scuola svedese, con ritornelli orecchiabili e un Tobias che si alterna bene tra un growl piuttosto potente a delle clean vocals supportato da Björn e Tim principalmente.
Non lo so, sicuramente ci sarà chi è entusiasta alla fine del tempo a loro disposizione, io non vedevo l’ora finisse invece; mi hanno annoiato, li ho trovati, ripeto, bravi ma poco ispirati e soprattutto, senz’anima, a me non hanno lasciato nulla davvero, li preferisco su disco a questo punto.
Lineup
- Tobias Netzell – voce, chitarra
- Björn Pettersson – chitarra, voce
- Tim Nedergård – chitarra, voce
- Alexander Backlund – basso, voce
- Cornelius Althammer – batteria
Setlist
- Thornwalker
- The Broken Orbit
- The Smoke
- Sovereign
- Colossus
INSOMNIUM
“La calma prima della tempesta”, direbbe qualcuno. Ora si cambia registro, almeno in termini di carisma e presenza scenica.
Luci basse, fioche, fumo che inizia a saturare l’aria del locale, e la parte acustica dell’opener dell’ultimo album, fanno da introduzione per riscaldare l’atmosfera prima dell’arrivo dei tanto attesi headliner della serata, gli Insomnium.
Alle loro spalle una scenografia evocativa, con alberi senza vita e il loro nome scritto sulla base della batteria già dall’inizio serata, a ricordarci chi sono i veri protagonisti di oggi.
Calcano le assi del palco del Legend Club di Milano quando sono le 22 circa e ne riscenderanno circa un’ora e mezza dopo. Nel mentre, la band da sempre considerata un’eccellenza del metal finlandese, ci regala uno show che dimostra assolutamente di meritare questa nomea. Oltre venticinque anni di carriera e nove album sulle spalle e hanno ancora molto da dire ai loro fan e in sede live piacciono anche, a chi come me, predilige il metal più estremo ed oltranzista.
La loro proposta ha una vena malinconica di base che normalmente mi incupisce, ma l’attitudine sul palco è diversa, l’interazione col pubblico accorso da ogni parte dello stivale anche, e ci offrono un concerto coinvolgente ed emozionante, anche se li ho trovati un tantino sottotono rispetto all’ultima volta che li vidi qualche anno fa, ma magari è stata solo una mia impressione.
Quasi ogni singolo brano proposto dai nostri è stato cantato a squarciagola per la gioia degli Insomnium, che si vedeva essere ampiamente compiaciuti e contenti per l’affetto dimostrato dal pubblico italiano, ringraziato a più riprese per essere accorso così copioso in questo sabato di fine novembre a dar loro il giusto tributo.
Niilo Sevänen, frontman e bassista della band, ha una presenza scenica incredibile, e su di lui son puntati gli occhi di tutti: grande interazione col pubblico tra una bestemmia fine a sé stessa e l’altra, una performance vocale non proprio impeccabile ma una sinergia evidente con gli altri componenti della band che compensa il tutto.
Questo tour è l’occasione per promuovere in sede live il loro ultimo album, Anno 1696, da cui son state presentate questa sera quattro tracce: l’opener 1696, White Christ, la mia preferita Lilian e The Rapids, forse il brano che ha risentito maggiormente dei problemi d’intonazione dei nostri in alcuni frangenti.
Un concept album che racconta drammaticamente gli eventi tragici causati dalla caccia alle streghe nella Svezia del diciassettesimo secolo. Per un’analisi più approfondita di questo come dei precedenti lavori vi rimando alle recensioni che trovate su questa pagina; quello che posso dirvi è che i brani riproposti in sede live sono più aggressivi e pesanti del loro solito.
Il death metal melodico a cui ci hanno abituato lascia spazio a elementi tipici del progressive, del folk e del black addirittura in certi punti, insomma, un bell’amalgama di generi che varia un po’ quella che altrimenti rischiava di essere la solita minestra riscaldata, che non piace più.
Con questo non voglio dire che la loro proposta sia stata stravolta, hanno aggiunto diverse sonorità restando sempre e comunque riconoscibili, cosa non da poco che va riconosciuta al combo finnico stasera non proprio nella sua migliore versione espressiva.
La scaletta proposta spazia lungo tutta la loro discografia, fatta di molti successi e qualche piccolo intoppo, almeno a mio gusto, con brani che mettono in evidenza la loro natura melodica, ed altri più malinconici e cupi, e altri ancora più speed. Chitarre tiratissime che si alternano a momenti più lenti, mentre la voce del carismatico frontman passa da un growl profondo a voci pulite, basse, quasi sussurrate a volte, e certamente d’effetto.
Spesso addirittura struggenti, molto orecchiabili ma mai stucchevoli, quando vogliono picchiano duro, e hanno sempre una musicalità che ti rimane impressa volente o nolente; questi sono e sempre saranno gli Insomnium che ci hanno offerto un live che ha soddisfatto le aspettative della sottoscritta e credo di tutti gli astanti, attivamente partecipi alla resa complessiva del concerto, con incitamento e headbanging continuo.
Gioia e divertimento sono evidenti sui loro volti, che si scambiano sorrisi compiaciuti e d’intesa, come vecchi amici che si ritrovano a suonare per passione, e non come se fossero una band che ha fatto la storia di un genere. Come nell’headbanging in sincrono sulle note di Change of Heart, cantata in coro praticamente da tutti.
Vi faccio solo notare, per chi non li conoscesse benissimo come me, che dal vivo non sono la solita formazione: mancano Ville Friman, impegnato ad insegnare all’università che non puoi seguirli in giro per l’Europa quindi, e Jani Liimatainen, in tour invece con gli Stratovarius. I vari assoli di Markus Vanhala hanno impreziosito una scaletta, a mio parere, quantomeno singolare: sono mancanti dei loro grandi successi a discapito di altri pezzi accolti un po’ sottotono dagli astanti, che forse come me si sarebbero aspettati altro.
Si congedano a testa alta, con un encore che fa un tuffo nel passato piò o meno recente: The Primeval Dark e uno dei loro classici indiscussi While We Sleep da Shadows of the Dying Sun del 2014 e chiudono con Weighed Down With Sorrow, da quell’Across the Dark che nel 2009 me li fece conoscere.
Inchino e foto d’ordinanza con il pubblico e quando scendono dal palco il loro nome continua ad essere acclamato a gran voce per qualche minuto abbondante. E se non sono apprezzamento e soddisfazione questi…significa che sono piaciuti e han lasciato il segno in quel del Legend, e tanto basta per fare loro i complimenti, indipendentemente dai gusti personali.
La serata giunge così al termine e mentre mi avvio verso casa, tra il freddo e un vento gelido addosso, mi arrivano dei messaggi di amici rimasti per fare selfie o autografare cimeli dalla band, entusiasti, perché gli Insomnium si sono resi disponibili ad incontrare i propri fan, e non lo fanno tutti. A dimostrazione che nella musica, di qualunque genere essa sia e indipendente dal suonare di fronte a un centinaio o migliaia di persone, l’umiltà paga. In fondo, senza fan e pubblico pagante, non esisterebbe tutto questo.
Un dare per ricevere che porta solo risultati positivi, e così dovrebbe essere sempre.
Il principio della reciprocità, una dinamica essenziale nella musica come nelle relazioni umane.
Lineup
- Niilo Sevänen – voce, basso
- Markus Vanhala – chitarra
- Nick Cordle – chitarra
- Markus Hirvonen – batteria
Setlist
- 1696
- Ephemeral
- White Christ
- Pale Morning Star
- Only One Who Waits
- Change of Heart
- And Bells They Toll
- Lilian
- The Rapids
- The Gale
- Mortal Share
- Song of the Dusk
Encore
- The Primeval Dark
- While We Sleep
- Weighed Down With Sorrow