Live Report: Kayo Dot + Juggernaut, 05/03/2023, The Academy, Levata (MN)
Una serata come questa capita solo grazie a un particolare allineamento dei pianeti; se poi questo evento viene annunciato a un tiro di schioppo da casa si trasforma presto nell’occasione di una vita. Ebbene sì. L’ho colta.
Molti di voi conosceranno sicuramente i Kayo Dot, magari anche grazie al recente sodalizio con Prophecy e alla seguente pubblicazione di ottimi lavori come Blasphemy e Moss Grew On The Swords And Plowshares Alike; ma quanti di voi conoscono la loro prima incarnazione, il nome che fa tremare i muri, Maudlin Of The Well? Una delle più grandi band avantgarde/progressive metal mai esistite, né più né meno.
In questo tour, finanziato in parte con Kickstarter, si celebra il ventennale del debutto dei Kayo Dot, Choirs Of The Eye, eseguito dalla line-up originale dei Maudlin Of The Well. Sono quindi della partita Toby Driver, Greg Massi, Terran Olson, Sam Gutterman ed è presente anche Jason Byron.
Dopo una breve pennichella sulle panchine in legno fuori dal locale e relativo ascolto del sound check a sbafo, le porte si aprono alle 19.30 e la serata inizia proprio con la presentazione dei due libri di Jason, Amalia e Blasphemy, qui intervistato da Gabriele Marangoni di Metal.it. Il buon Jason ha un importante abbassamento di voce ma non si risparmia rispondendo a un fuoco di fila di domande di ogni genere anche da parte del pubblico piuttosto partecipe. Rimarrà poi tutta la serata a chiacchierare e a firmare autografi, assieme a tutti i membri delle band coinvolte. Cose d’altri tempi.
Dopo una birra veloce al bar, gli Juggernaut salgono puntuali sul palco e offrono una prestazione maiuscola. Il quartetto romano offre un progressive metal strumentale piuttosto aggressivo e zeppo di groove. Spazia agilmente tra i generi, dai distorti ai puliti con una coesione e una capacità di esecuzione pazzeschi; i brani rimangono comunque in mente nonostante l’assenza di un cantante si faccia spesso sentire, e questa è una carta vincente. Dovessero capitare dalle vostre parti fate un salto, meritano di essere ascoltati. L’acustica del locale, sulla quale non ci si scommetterebbe un cent, è sorprendente, potente e pulita sotto tutti i punti di vista. In tre ore buone di concerto non ci siamo persi una nota, tanta roba, considerata la mole di strumenti coinvolta soprattutto durante il set dei Kayo Dot.
Cosa dire ora? O cosa non dire? Ci sono i Kayo Dot sul palco. Anzi, ci sono praticamente i Maudlin Of The Well sul palco, bisogna ascoltare in religioso silenzio ed é quello che facciamo tutti senza far volare una mosca. Credo sia il primo concerto in non so quanti anni dove non si è visto un telefonino alzato tranne che per foto sporadiche come dovrebbe essere, un plauso anche al pubblico, quindi.
Sono sette i musicisti coinvolti nell’esecuzione di Choirs Of The Eye; il disco uscì nel 2003 per la Tzadik, l’etichetta di John Zorn, ed è una vera e propria pietra miliare assieme alla discografia completa dei Maudlin Of The Well. Le sensazioni sono tante e la band appare contentissima di questo tour e di suonare per noi; la prestazione di tutti è impeccabile e, come detto prima, dall’acustica pressoché perfetta anche nei momenti più furiosi. Violino, clarinetto, sax, talvolta 2 bassi e diversi cambi di tonalità fanno parte del repertorio di questa sera e abbiamo potuto percepire tutto nitidamente in una perfetta sinergia band-pubblico e con lunghi applausi durante ogni piccola pausa.
Considerazioni del giorno dopo.
La serata perfetta? Sì, non era oggettivamente possibile chiedere di più. Sembrava di essere tornati a quando il mondo era ancora normale e a quando c’era ancora il piacere di ascoltare musica senza troppi fronzoli. Personale del locale sorridente, band sorridenti, pubblico sorridente; è così difficile? E l’affluenza? Beh, siamo nel paese dei palati fini, no? Quando capita una concerto di altissimo livello come questo siamo però solo in una cinquantina di stronzi e fa parecchia rabbia. Era così prima, è così adesso e sarà peggio in futuro; poi però puntuali in massa sui social a lamentarsi di qualsiasi cosa seduti su uno scranno caldo facendo al prossimo le gonadi a dadolate, mi raccomando.
Sono riuscito a farmi autografare il mio cofanetto dei MOTW da tutti, sono riuscito a trovare una maglietta dei MOTW che non troverò mai più in vita mia e ho avuto l’occasione di vedere in azione dei musicisti eccellenti riuniti sotto il più illustre dei nomi, per i quali ho il massimo rispetto e stima. Mi auguro che ci possano essere altre occasioni, ma visto l’andazzo, sarà durissima. E stato un onore e un privilegio, bravi tutti, e grazie.