Live Report: Left to Die, Abbinormal, Reaping Flesh & Swarm Chain @ Slaughter Club (MI) – 25/03/2023
Live Report: Left to Die, Abbinormal, Reaping Flesh & Swarm Chain @ Slaughter Club (MI) – 25/03/2023
a cura di Giulio Miglio Taminelli
Ma che gli vuoi dire ad un evento simile? Swarm Chain e Reaping Flesh come aperitivo, antipasto gli Abbinormal freschi di studio di registrazione e, come dolce, i Left to Die, misto tra un supergruppo e una tribute band, pronti ad eseguire tutto Leprosy dei Death. Se esistesse una gara per il miglior concerto di metal estremo in un club, questo vincerebbe a mani basse.
L’aspettativa negli ultimi giorni è stata davvero altissima, anche perché non nascondo che mi fa sempre piacere tornare allo Slaughter Club.
Se poi aggiungiamo il post serata curato da dj Titania, una tra le poche dj metal in grado di farmi rivalutare in positivo la presenza di una consolle su un palco per musica dal vivo, il tutto parte con la certezza che, a prescindere dalle singole prestazioni, sarà una gran serata per il pubblico.
Swarm Chain
Cinque romagnoli uniti dalla passione per il metal che, nel 2022, riversano i frutti delle sperimentazioni in chiave doom nell’ ottimo album d’esordio Looming Darkness. All’ascolto in cuffia, colpiscono per l’incisività dei riff di chitarra e per una scelta di suoni che, almeno a me, ricorda molto lo stile audio dei primi duemila (non che sia un male, anzi, personalmente è una cosa che adoro). Dal vivo la sensazione di “discrepanza temporale” sonora si accentua, con momenti che toccano in pieno gli anni ’80 grazie a giri di chitarra e basso che vanno a ricercare accenti tipici dell’heavy storico.
Nonostante il ritmo di tutta l’esibizione si sia dimostrato decisamente più lento di quelle successive, la sensazione generale è più che buona, con Daniele Valseriati ai tamburi che pesta (porca vacca se picchia) il tempo su cui Daniele Mandelli e Riccardo Tonioli costruiscono la struttura “heavy doom” che caratterizza gli Swarm Chain. Nella parte vocale, la sensazione di dualità di genere si fa ancora più evidente, con un Paolo Veluti che, oltre ad amministrare le corde basse del gruppo, si spende in un buon cantato pulito che gioca di botta e risposta con il growl e lo scream di Emanuele Cirilli, vero animo estremo del combo che passerá l’esibizione in saio con sporadica aggiunta di maschera da monatto per sottolineare i toni macabri della serata.
Buona prova per gli Swarm Chain che, pur dovendo occupare l’ingrato ruolo degli apripista, hanno dato dimostrazione di una più che discreta coesione musicale, anche se va detto che la scarsa capacità di dialogo con il pubblico ha influito negativamente sul risultato finale.
Reaping Flesh
Trio death metal di recente formazione (stiamo parlando di marzo 2022) con un EP in prossima uscita frutto del recente contratto con Redefining Darkness.
L’intento della band è quello di proporre un death metal di scuola americana, genere tanto noto quanto tristemente snobbato nel panorama musicale italiano del post covid.
Dal vivo, l’impatto all’orecchio è ottimo e “bello pieno”, cosa non scontata quando sul palco si hanno solo tre persone. Riff di chitarra potenti e squisitamente asfissianti, di quelli in ottavi che si susseguono e non lasciano tregua, eseguiti da Marco mentre Andrea riempie con un basso importante e sicuramente di livello, oltre che a dare voce al tutto con un canto growl che ho davvero apprezzato parecchio (e non sono stato il solo a giudicare dai commenti che ho percepito in sala). Le sonorità create vengono magistralmente messe a ritmo da Fede, martello e metronomo del gruppo, che propone una batteria death di stampo classico ma orecchiabile e che invita all’headbanging.
Certo non mancano le note negative, legate principalmente all’inesperienza sul palco (al solito, inesperienza del collettivo, non dei singoli): La parte esecutiva risulta ancora piuttosto grezza e senza particolari accenti, mentre non è ancora stata definita una linea di dialogo con il pubblico o una vera e propria gestione a palco dei momenti di transizione tra le tracce. Va detto però, per ammissione dello stesso Marco, con cui ho avuto modo di confrontarmi, che stiamo assistendo ancora alla fase embrionale dei Reaping Flesh, per cui mi sento di non dare troppo peso a questi dettagli, certo del fatto che, una volta trovata “la quadra”, verranno sistemati a dovere.
Non posso che attendere con ansia l’EP per poter avere un ascolto in cuffia e augurare un in bocca al lupo ai Reaping Flesh, sperando che possano dare ulteriore lustro ad uno dei miei generi musicali preferiti.
Abbinormal
Se il mio cuore ha scelto la serata per i Left to Die, il mio cervello e le mie orecchie lo hanno seguito per gli Abbinormal.
Band Grindcore che affonda le sue radici nel panorama musicale dei ’90 ma in grado di rinascere negli ultimi cinque anni grazie a 1996, summa dei precedenti lavori mai registrati e, soprattutto, Grind Hotel, ultima fatica della formazione milanese che, fresca fresca di pubblicazione, viene proposta questa sera per la prima volta dal vivo.
Il compito di dare inizio alle danze viene dato a Eric Vieni, voce e tastiera (di questo aspetto ne parleremo dopo) che si rivelerá estremamente loquace con il pubblico, ringraziandolo e incitandolo continuamente.
Nonostante il Grindcore sia un genere in cui si rischia facilmente di far confusione, cadendo nel classico cliché del “son tutte uguali”, gli Abbinormal riescono a distinguersi grazie ad un ottimo lavoro di Max Maestrelli e Marco Comini che, rispettivamente alla chitarra e al basso, riescono a creare giri potenti e ben caratterizzati, messi ottimamente a ritmo dai martelli pneumatici di Luca Cacciatore alla batteria.
Apprezzabilissimi dal vivo gli inserti di tastiera dissonanti, aggiunta dell’ultimo album che conferisce ulteriore unicità e spessore all’intera esperienza uditiva. Trovano ovviamente spazio anche tracce legate al passato della band, sicuramente più grezze ma non per questo stridenti nel contesto generale dell’esibizione.
Sincero? È la prima volta che trovo un concerto grind COSÌ godibile!!!
Scambio di battute con il pubblico tra una canzone e l’altra, un pezzo in italiano, autoironia e voglia di divertirsi con i presenti. Non mi stancherò mai di dire che simili atteggiamenti fanno la differenza tra un buon concerto e uno indimenticabile. Non dico che il mondo della musica dal vivo debba diventare una stand up comedy continua, ma un buon musicista live deve sempre tenere in considerazione il pubblico e, questa sera, gli Abbinormal (soprattutto grazie all’ottima presenza scenica di Eric Vieni) lo hanno fatto nel migliore dei modi!
P.s. ma quanto è epico chiamare un pezzo “The Summer is Tragic”?
Setlist:
Intro
Discrimination
Ho Chi Minh Trail
Brutalized
Negative Vibes
Be Sick
Grind Hotel
Hexakosioihexekontahexafobia
Hellcore
Epileptic Fit
Don’t you worry about the Song
He’s the King
GLi Esclusi
Gux
Big Crunch (feat. Pino Lisi)
One Minute Solence
The Summer Is Tragic
Hateism
Medley (Gunkan/Traumatic State of Cirrhosis/Valzheimer)
Cynicism at 52Hz
Bullet Proof
Left to Die
Cosa vi aspettate che dica?
“No ma, tutto sommato, non sono questa gran roba” oppure “bah, le sonorità dell’ album Leprosy sono invecchiate male”?
I Left to Die sono dei cannoni e le sonorità dei Death sono immortali!
Poi dai, due ex-Death a basso e chitarra, ovvero Terry Butler e Rick Rozz, che uniscono le forze con quegli animali di Gus Rios alla batteria e Matt Harvey alla voce.
Ognuna di queste persone, presa singolarmente, ha contribuito pesantemente alla storia del death metal… e stasera sono tutte insieme sul palco! Ok, Matt Harvey non è Chuck Schuldiner (e nessuno lo sarà mai), però ci mette veramente impegno nel ricreare anche a livello vocale quello sporcato tipico dei primi album dei Death. Oltretutto, lode a lui per il volersi comunque sforzare nel fomentare ulteriormente un pubblico già di per sé in estasi, accompagnandolo per mano (o a calci, dati i modi tipici del death metal) alla riscoperta dei brani di Leprosy e Scream Bloody Gore.
Di traccia in traccia, il quartetto ha eseguito un capolavoro dopo l’altro, portando in musica quella che potremmo definire una potente sinfonia di morte. Leprosy, Mutilation, Open Casket, Corpse Grinder, e chi più ne ha più ne metta. Pezzi unici al punto da far cantare la gente. Sì, CANTARE! a un concerto death metal! Ragazzi, qui c’è poco da recensire. Se non conoscete i pezzi andateli ad ascoltare e innamoratevene.
Doveroso, tra quell’inno nazionale di Zombie Ritual e l’inizio dell’Encore, l’omaggio a Chuck Schuldiner, il prematuramente scomparso fondatore e cervello della band, oltre che uno dei musicisti più influenti della storia del metal.
Devo sinceramente ringraziare questa formazione per avermi regalato un’esperienza unica, ovvero un tuffo nella musica di una delle più grandi band del panorama metal estremo mondiale
Setlist:
- Leprosy
- Born Dead
- Forgotten Past
- Mutilation
- Baptized in Blood
- Open Casket
- Primitive Ways
- Choke on It
- Denial of Life
- Corpse Grinder
- Left to Die
- Zombie Ritual
Encore:
- Pull the Plug
- Evil Dead
After show: Titania
Normalmente non parlo mai dei dj set a fine serata. Non me ne vogliano le persone che lavorano in questo ambito, però di solito gli after show sono elementi di secondaria importanza all’interno della recensione di un concerto.
Un’eccezione va però fatta per dj Titania, al secolo Tania Galante che, dopo aver maturato esperienza in praticamente ogni ambito dell’organizzazione di eventi musicali, si sta costruendo una solida posizione come dj e voce radiofonica nel panorama metal Italiano.
Selezione musicale solida, oltre che appropriata agli eventi, mista alla volontà di convertire i presenti alla religione del faster and louder, la rendono la dj metal che ogni locale dovrebbe avere a fine serata.