Ambient Folk - Viking

Live Report: Lili Refrain @ Teatro Miela, Trieste – 01/03/2024

Di Lisa Deiuri - 6 Marzo 2024 - 9:59
Live Report: Lili Refrain @ Teatro Miela, Trieste – 01/03/2024

Lili Refrain @ Teatro Miela, Trieste – 01/03/2024
Live Report a cura di Lisa Deiuri
Photo a cura di Andrea Stoppa

Intensa, potente, emozionante. In tour con Heilung (2022) e Death Cult (2023), la formazione dalla quale sono nati i The Cult, presente ai festival di tutta Europa e complice una direzione artistica che ha promosso una rassegna di alto valore, ‘PROTAGONISTE’, dopo qualche anno Lili Refrain ha riportato a Trieste la sua musica.
Questa volta non siamo in un blasonato club underground, ormai purtroppo chiuso, ma sul palco altrettanto nobile del Teatro Miela Bonawentura e con il suo rituale composto da loop, taiko giapponesi, chitarra e voce – che voce! – e la sua innegabile presenza scenica, Lili Refrain ha regalato al pubblico presente in sala attimi estatici e di irresistibile energia, riuscendo a coinvolgere pienamente un’audience composita, sia per età che per gusto musicale.

Starting alle 21.30 con i taiko in una intro che apre le porte alla dimensione altra, alla quale seguono i campanelli di ‘Ichor’ che, come alcuni brani successivi, proviene da MANA, l’ultimo album uscito un paio di anni fa via Subsound Records.
I campanelli di ‘Ichor’ servono a invocare il nume tutelare (o il δαίμων…) che presiede il rito e consentono di entrare nel cerchio magico che Lili traccia con le sue sonorità ancestrali.
Dopo l’invocazione, ecco ‘Sangoma’. ‘Sangoma’ è forse il primo passo “umano” di questo viaggio musicale: scendiamo nel profondo del nostro essere insieme allo sciamano (‘Sangoma’ richiama questa figura) per incontrare la manifestazione dei nostri antenati e ricongiungerci alla radice.
Se non sai da dove parti come puoi sperare in un approdo? Le sonorità di ‘Sangoma’ manifestano l’origine ma anche il desiderio del viaggio.
E’ così che inizia la storia e Lili ci accompagna, con la grazia della voce che pare librarsi sul mare del tempo e la forza delle percussioni, nella visione di un mondo simbolico, interiore, nel quale la tappa seguente è ‘Mami Wata’ (MANA), la Madre dell’Acqua, una divinità ghanese che rappresenta la fertilità ma anche il patto che facciamo ogni giorno con l’esistenza, ovvero con tutto ciò che ci mette, inevitabilmente, in contatto con la morte.
In ‘Terra 2.0‘, brano tratto dall’EP ULU (Subsound, 2020), la chitarra duetta con la voce e il viaggio, signore e signori, è letteralmente “un viaggio” perché siamo nella psichedelia totale, quando si fa il balzo “oltre” e i confini si spezzano.

Questo è lo spartiacque: da adesso in poi, “Lasciate ogni speranza o voi ch’intrate”, infatti… Seduti accanto a me, ci sono due ragazzi per la prima volta in Italia, Lili dà loro il benvenuto e poi, con soavità da trickster, ci spiega come funziona un loop. Non c’è trucco, non c’è inganno.
Mi viene da ridere perché è tutto vero, tutto live, tutto naturale e ‘Nature Boy‘ da KAWAX (Subsounds, 2013) è la classica eccezione che conferma la regola: una trasformazione alchemica del pezzo di Nat King Cole (e di Bowie), insomma: una “cover” come non l’avete mai sentita!
Ritorna MANA con ‘Travellers’, e tutta la fila trema, i corpi non resistono più alla potenza ctonia dei tamburi e alla chitarra ‘black’ che funge da preludio a un ‘solo voce’ talmente angelico da risvegliare, con ‘Earthling’ e la sua liricità, tutti i demoni che avete dentro.
Il rito si chiude e noi sappiamo che Lili – se aggiungete al nome un “th” finale capite di chi sto parlando – ci ha definitivamente, irrimediabilmente, incantati.

Setlist:
– INTRO TAIKO
– ICHOR
– SANGOMA
– MAMI WATA
– TERRA 2.0
– NATURE BOY
– TRAVELLERS 
– EARTHLING