Live Report: Luppolo In Rock 2023 @ 𝗣𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗖𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶𝗲 𝗣𝗮𝗱𝗮𝗻𝗲 Cremona – 22/07/2023

Il Luppolo In Rock racchiude tutte quante le peculiarità di un Festival a misura d’uomo. Una città, Cremona, sì capoluogo di Provincia ma con dinamiche all’insegna della vivibilità, spazi compresi. Proprio quelli che non mancano all’interno dell’Area delle Colonie Padane, destinati a una delle kermesse heavy metal più riuscite degli ultimi decenni a livello nazionale. Tutto in quel delle vicinanze del Po pare invitare alla rilassatezza, a partire dalla disponibilità dei parcheggi per poi approdare all’ampia sede del parco. La sede ideale per potersi godere musica dal vivo, incontrare vecchi amici e socializzare, fra stand culinari di varia natura, mercatini con dischi, libri e abbigliamento e prezzi delle bevande assolutamente accessibili, in linea con lo spirito della manifestazione.

Scala Mercalli

La giornata defender si apre alle 17.18 con gli Scala Mercalli. Abbigliamento militaresco e backdrop con sopra scritto New Wave of Italian Heavy Metal, i marchigiani di Christian Bartolacci, attivi sin dal 1992 e con in bacheca quattro full length, sfoderano uno show energico e bello massiccio, come da attese. La loro “Be Strong” contro il bullismo raccoglie i doverosi consensi e il pezzo in chiusura è un omaggio a Francesco Baracca, indimenticato funambolo dell’aviazione italiana, famoso anche per aver ispirato il Cavallino simbolo della Ferrari Automobili.

Ancillotti

Alle 18.09 è la volta degli Ancillotti. Il gruppo costruito intorno alla famiglia Ancillotti, da sempre votata all’heavy metal duro e puro comprende due veterani della scena quali Daniele detto “Bud”, storico cantante della Strana Officina e della Bud Tribe alla voce e suo fratello Sandro, “Bid”, al basso, anch’esso colonna della Bud Tribe. Alla batteria Brian, con un passato negli Shabby Trick, figlio di “Bud”. A completare il quartetto, il “fratello di sangue” degli Ancillotti, “Ciano” Toscani, alla chitarra, ex Listeria. Autori nel 2020 di Hell On Earth, terzo album della loro discografia e uno fra i migliori, insieme con Factory Of Steel degli Skanners, sfornati nell’ultimo decennio italico in termini di sonorità metalliche tradizionali, hanno sprigionano un set degno del loro nome e del loro passato. Ottima Revolution, poi vai di HM sino al termine, ossia al “buonanotte” urlato per errore da Bud, attraverso We Are Coming, Broken Arrow, Bang Your Head, Legacy Of Rock e Warrior, dedicata meritatamente allo Staff del Luppolo, senza dimenticarsi di ringraziare tutte le altre band, signorilmente.

Threshold

Solo apparentemente fuori contesto, in una giornata su misura per die hard fan, alle 19.25 attaccano i britannici Threshold, da sempre sinonimo di Prog Rock di classe applicato su basi dure, prevalentemente hard rock ma sfocianti spesso anche nel Metallo più classico in virtù dei suoni taglienti delle chitarre. Formatisi nel 1988 nel Surrey e senza interruzioni di sorta in carriera vantano un paio di manciate abbondanti di album ed esperienza da vendere. Molti erano giunti in quel di Cremona appositamente per loro, a giudicare dalle t-shirt indossate fra le prime file, che si notavano insieme con quelle dei Dream Theater. I Threshold hanno letteralmente incantato l’audience catturando l’attenzione di un po’ tutti grazie a due fattori: personalità e tecnica di esecuzione. Con quest’ultima al servizio dei pezzi, non fine a sé stessa. Nel momento in cui risulti credibile, rafforzando il concetto con decenni di milizia alle spalle, nulla ti è precluso, fra il popolo del Metallo. I Threshold sul campo hanno infatti dimostrato di essere in grado di rafforzare il bill del sabato, non di certo di indebolirlo. Apprezzabili gli sforzi di parlare in italiano da parte del cantante Glynn Morgan, fra le varie Silenced, Snowblind, Lost in Translation, King of Nothing, Small Dark Lines. Da segnalare la presenza del grandissimo Jeff Becerra, il leader dei Possessed, fra il pubblico durante la loro esibizione: un vero signore, disponibilissimo con tutti per foto e scambio di due parole. Chapeau.

Raven

Alle ore 20.50 giunge il momento per il massacro collettivo. Suoni bombastici accompagnano i Raven dei fratelli Gallagher, due eroi della Nwobhm che insieme con il batterista Mike Heller (con la band dal 2018) sin dal lontano 1974 massacrano con il loro heavy speed metal i padiglioni auricolari dei metallari di mezzo mondo. John (basso e voce) e Mark (chitarra) sono i soliti due guasconi sempre di buonumore e forse, grazie proprio al loro carattere sono riusciti nel tempo a raccogliere consensi un po’ ovunque. La loro proposta, pressoché da subito, si è mantenuta lineare per tutta la carriera, con qualche alto e basso fisiologico. L’innovazione, d’altro canto, non ha mai attecchito in quel di Newcastle e dintorni e, nel tempo, quello che poteva apparentemente divenire per i Raven un limite ne è divenuto il punto di forza. Heavy metal feroce, veloce e potente, senza compromesso alcuno, questo il loro mantra e questo quanto hanno sciorinato sulle assi del Luppolo In Rock 2023. Leggere varianti (si fa per dire…) alle bordate fornite come se non vi fosse un domani le varie Rock Until You Drop, Seek And Destroy, Faster Than The Speed Of Light. In quel di Cremona, dal primo all’ultimo minuto della loro performance, si è registrato un pogo indiavolato, con qualche inevitabile, ammaccata ma contenta, “vittima”.

Saxon

Che fosse la giornata dei Saxon e il momento clou dell’intera rassegna cremonese lo si poteva verificare sin dalle prime ore sia nell’area esterna sia in quella deputata per i concerti: toppe, maxitoppe e ovviamente t-shirt indossate da una moltitudine di defender di ogni ordine e grado erano lì a testimoniare l’amore per una band immortale che, nonostante qualche scelta scellerata compiuta negli anni Ottanta, in terra italica ha sempre ottenuto il meritato consenso, mentre da altre parti pagò pesante dazio. Il legame fra Biff e compagnia col nostro Paese è stato sottolineato dallo stesso Byford durante il concerto tenuto dai Sassoni all’Alcatraz di Milano, lo scorso 10 ottobre 2022.

L’allestimento del palco del Luppolo, ridotto all’osso e all’insegna dell’essenziale, preannuncia uno show fuoco e fiamme, senza cali di tensione o discorsoni infiniti. L’enorme backdrop rosso con la scritta “Saxon” tiene tutto lo spazio disponibile, sul retro e di fianco alla batteria di Nigel Glockler sono stoccate due file di Marshall. Una disposizione in pieno stile Motorhead, non a caso gli stessi Saxon risultano i più titolati del pianeta nel raccogliere un po’ dell’eredità e dello spirito di Lemmy e gli altri due pard.

Alle 22.32 il concerto si apre sulle note di Carpe Diem, piuttosto confusionaria, invero, il tipico pezzo immolato per poter registrare adeguatamente i suoni e i vari livelli. La “botta”, infatti, arriva forte e chiara già a partire da Motorcycle Man, il secondo brano in scaletta e così sarà sino al termine. La forza dei Saxon, da sempre, è quella di saper produrre un suono heavy metal che più heavy metal non si può. Un’onda d’urto che si “sente” fisicamente addosso e che ti penetra nelle ossa e nel cuore. Byford canta meglio oggi che non nel 1983, in controtendenza rispetto a una miriade di suoi colleghi in netto calo. Il set degli Stallions Of The Highway dello Yorkshire riserva poche sorprese e, come sempre accade per band di lunghissimo corso, scontenta qualcuno, inevitabilmente. D’altronde, quando si dispone di troppa carne al fuoco, vanno operate delle scelte e a farne le spese sono altre canzoni immortali.

Accanto a classiconi immancabili del calibro di Wheels Of Steel, Heavy Metal Thunder, 747 Strangers In The Night (sole per enumerarne tre) trova spazio l’ottima Metalhead e altri due estratti dall’ultimo album, non proprio clamorosi: Age Of Steam e Dambusters. L’amore per l’Italia da parte degli inglesi è ulteriormente testimoniato dal fatto di piazzare sulla doppia cassa di Glockler una nostra bandiera con scritto “Saxon” a pennarello catapultata sul palco dalle prime file. Non tutte le band lo avrebbero fatto… Simpatico, poi, notare come Biff, con le date, non abbia un grandissimo rapporto, nel momento in cui “lancia” Wheels Of Steel definendola del 1981, quando nella realtà uscì nel 1980. Capitolo chitarristi: dopo la dipartita di Paul “Blute” Quinn non è più la stessa cosa. Così come non era più la stessa cosa di prima senza Graham Oliver. Bisogna essere onesti ed ammetterlo. Doug Scarrat è persona squisita così come lo è la new entry Brian “Diamond Head” Tatler, ma su Dallas 1 PM e Princess Of The Night il confronto con il passato recente risulta impietoso. Nel tempo non potrà che migliorare, la situazione, ovviamente, d’altro canto l’amalgama non si crea con un semplice click e abbisogna di concerti su concerti.

Ben riuscito il medley fra Strong Arm Of The Law e Solid Ball Of Rock, breve pausa successivamente a Wheels e, dopo tanto acciaio in mezzo al gengive, spazio all’epica di The Pilgrimage che precede il terzetto magico costituito da 747 (Strangers In The Night)/Denim And Leather/Princess Of The Night. Alle 00.00 spaccate fine delle ostilità. Cremona capta est. Alla prossima dei Saxon insieme con i Judas Priest il 6 aprile 2024 al Forum di Assago per una giornata che d’Acciaio che più Acciaio di così non si può.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Foto di Paolo “España Va Bien” Manzi