Live Report: Luppolo In Rock 2024, Cremona – Day 1, 19/07/2024
Day 1
A cura di Elena “DraconianHell” Pisu
Photo Report Day 1
Ognuno di noi ha bisogno di trovare un posto dove liberare i pensieri svuotare la mente e pensare solamente a divertirsi. Il Luppolo in Rock ormai fa parte della comfort zone di molti di noi In sei anni con le sue edizioni ha dato vita a quello che è nato come evento, ma è diventato nel tempo una vera e propria famiglia. Un posto dove ritrovare i vecchi amici e crearsene tanti nuovi.
Benvenuti nel resoconto di questa sesta edizione caratterizzata da nomi di spicco della scena metal a vere e proprie scoperte di gruppi
che per emergere hanno bisogno di eventi che supportano il talento e i sogni di quello che è il nostro patrimonio musicale italiano.
Ad aprire questa giornata di venerdì la prima band sul palco Debora, Denise, Sybel Giovanna e Serena…. Le UTTERN.
Non conoscevo questa formazione e devo dire che ne sono rimasta incantata. Sul palco hanno dato vita un vero e proprio Rito. La loro musica ancestrale è fatta di ritmi e vocalità con lingue che potremmo quasi definire arcaiche. Il quintetto passa con disinvoltura dal greco al latino, dal sardo e alle più note inglese e svedese. I pezzi tratti da “Mediterranea” (del 2023) e dal predecessore “Gudinna” (del 2018) riecheggiano nell’assolato pomeriggio cremonese catturando tutti i temerari presenti. Ottima performance e se devo trovare un piccolo difetto un gruppo di questo tipo dovrebbe avere una connotazione più adatta e suonare a contatto con la natura.
Questo è un piccolo appunto che mi sento di dare ai ragazzi del Luppolo. Magari per i prossimi anni anni di utilizzare come palco naturale
per vedere band di questo calibro , e stile particolare, anche le aree inutilizzate nel verde del parco. Consiglio agli amanti del genere di tenere d’occhio queste cinque Donne anche nelle prossime date che saranno in giro per l’Italia.
Seconda Band sul palco troviamo un’altra realtà italiana di grande valore i DERDIAN e il loro Symphonic Power Metal. Anche se non
bazzico questo genere musicale, i ragazzi hanno dato grande prova delle loro capacità e della loro potenza sul palco. È stata molto divertente l’introduzione del frontman Ivan che si è tolto un piccolo sassolino dalla scarpa, ribadendo il concetto che loro hanno suonato molto di più all’estero che qui in patria. Un concetto che spero abbia fatto riflettere tutti i presenti sull’ importanza e il valore che abbiamo già all’interno dei nostri confini. Meno male che abbiamo festival come questo in grado di valutare artisticamente queste band. La loro esibizione, nonostante il caldo torrido, è stata davvero ottima, grande presenza scenica caratterizzata da ottimi suoni.
Dopo una pausa rinfrescante è tempo della band più attesa della giornata. Mancano in Italia dal 2018 e sono stati gli apripista
per tutta la nuova generazione di gruppi del Nord Africa. I MYRATH! Appena parte l’intro davanti al palco si è già radunata una grande folla acclamante. “Into the Light” apre le danze. “Born to Survive”, “Dance”, “Child of Prophecy”, “To the Stars”, “Merciless Times”,”Beyond the Stars” sono alcuni dei brani che ci rapiscono per condurci verso un deserto traboccante di emozione.
I Myrath sanno come far scatenare il pubblico. L’ energia è palpabile e la loro esibizione rasenta la perfezione, suoni puliti e l’ estensione vocale e la simpatia di Zaher nei suoi discorsi in italiano rendono questa band ‘unica’ nel suo genere; impossibile non amarli.
La presenza sul palco della danzatrice rende tutto più suggestivo, uno “scirocco” di raffinata ed elegante sinuosità, capace di attrarre l’attenzione di tutto il pubblico, ma che non mette mai in secondo piano la musica.
Il nostro viaggio nel mondo da Mille e una Notte arriva alla conclusione con la meravigliosa “Candles Cry” e le immancabili “Jasmin” e “Believer”. Nessuno si è risparmiato pubblico in primis. I Myrath lasciano la loro “eredità” fino al prossimo live…
E’ tempo di rifocillare le membra e rinfrescare lo spirito…. e niente è meglio che passare dal caldo del deserto alle ventose e uggiose lande scozzesi. Sul palco arrivano i “Guardiani della Libertà” i SAOR PATROL con i loro testi e brani ispirati alla tradizione gaelica …e con giusto un pò di black humor nei confronti della corona.
Una bella pinta di birra in mano e si parte a far festa con “Ceann Motair”, poi è un susseguirsi particamente senza interruzzioni con “Chasin’ the Beer”, “In Yer Heid”, “Tae Tapper”, “The Gael”, “Hell’s Baw’s”, con la gradiosa “Cheap Whiskey”, “For the Clansmen”, “The Irish” e “The Adder” toccano l’ apice della loro esibizione qui al Luppolo.
I Saor Patrol sono una band con un enorme esperienza , capacità e storia alle spalle. Una delle bands che merita, senza dubbio, di essere vista dal vivo.
Il tempo corre veloce quando ci si diverte e al Luppolo ti scorre tra le dita come sabbia in una clessidra. Purtroppo la giornata volge al termine con l’entrata in scena dell’ultima band in scaletta e, visti gli animi, la più attesa da molti. I FOLKSTONE.
In quasi due ore di spettacolo mandano in visibilio i loro fans con pezzi come “Diario di un ultimo”, “Nebbie”, “La fabbrica dei perdenti”, “Frammenti “ e “Non sarò mai”. I Folkstone possono piacere o meno, ma sanno esattamente come far divertire il pubblico, lanciando energia da ogni singolo strumento …e ne emettono cosi tanta da attirare a noi tuoni e lampi che si trasformano in un vero e proprio diluvio… ma gli orbobici, si sa, sono impavidi e hanno proseguito lo spettacolo con “Frerì” e la bellissima “Luna”. Non potevano mancare “In caduta libera”, “Scintilla”, “Briganti di montagna” e tanti altri pezzi che hanno fatto la storia di questa grande band. I Folkstone sembrano rinati a nuova vita dopo la “reunion” e i loro fans sono davvero superlativi. Per chi, purtroppo, non è potuto essere presente, avrà sicuramente modo in questa estate “strampalata” di festeggiare, saltare e cantare con loro in tante delle altre date già programmate.