Live Report: Magnolia Stone Fest @ Circolo Magnolia, Segrate – 06/08/2023
Live Report: Magnolia Stone Fest @ Circolo Magnolia, Segrate – 06/08/2023
a cura di Jennifer Carminati
Domenica 6 agosto 2023 torna il Magnolia Stone al Circolo Magnolia, l’evento di stoner/doom/psych rock giunto alla sua quarta edizione con band di tutto rispetto in cartellone, leggete qui i nomi e mi darete ragione: gli americani Acid King e Sasquatch nella parte alta, e i nostri Ponte del Diavolo e Rancho Bizzarro in apertura.
In questa giornata di inizio agosto l’afa a Milano fortunatamente se n’è andata già da una settimana ma quel che non ci lasceranno mai, qui al Magnolia, sono queste terribili zanzare, che mi azzannano le caviglie con la stessa foga con cui io morsico il mio pollo fritto; menomale che una birra e quattro chiacchiere in compagnia mi distraggono, e comunque l’essere qui ne vale sempre la pena.
Location che, come ho già avuto modo di descrivere in altri report è immersa nel verde dell’Idroscalo, con un punto di ristoro di qualità e ben fornito, a prezzi onesti e gestito molto bene, con la possibilità di sedersi sulle panchine all’ombra del boschetto adiacente, e per gli astemi (che chiaramente non frequento) o semplicemente chi vuole risparmiare, c’è la possibilità di dissetarsi al distributore gratuito di acqua potabile, non come quella roba biancastra che scende dal rubinetto di casa mia.
E che dire dell’acustica di questo posto, se non che è perfetta da ogni posizione uno scelga di posizionarsi per assistere al concerto, con due palchi rialzati di dimensioni diverse, utilizzati a seconda dell’affluenza, professionali e ben organizzati come i fonici a cui vanno tutti i miei complimenti per il lavoro svolto anche quest’oggi.
Discreta l’affluenza di pubblico a questa quarta edizione del Magnolia Stone che ora vi racconto, e al solito, peggio per chi non c’era, vi siete persi quattro ore di questo genere del metal, un po’ sinistro ed oscuro per certi versi, acido e psicotico per altri, che mi sta sempre più appassionando negli ultimi tempi, grazie anche a band come quelle di oggi che ne sono più che degni rappresentanti.
Rancho Bizzarro
Ma andiamo con ordine e iniziamo alle 19 spaccate con i livornesi Rancho Bizzarro, ovvero Matteo Micheli e Marco Gambicorti alle chitarre, Patrizio Orsini al basso posizionato nel mezzo e Federico Melosi alla batteria; non c’è voce in questo gruppo dedito a uno stoner/desert rock di chiaro stampo Seventies.
Questi ragazzi hanno voglia di farci ascoltare il loro sound genuino senza troppe pretese, diretti e semplici nelle linee compositive, con uno stile rockeggiante di base che riesce a coinvolgere il pubblico già presente a riempire la parte antistante il palco piccolo scelto per oggi, e tanto basta a far scorrere veloce i quaranta minuti a loro disposizione.
Un pensiero però ho avuto per tutta la durata della loro esibizione, e già mi ronzava in testa, come le zanzare attorno stasera, quando li ho ascoltati a casa negli scorsi giorni, ovvero che inserire una voce in alcuni momenti potrebbe essere un valore aggiunto, voi che ne pensate? Mi spiego meglio, lato strumentale il loro stoner rock spacca e mi piacciono molto i riff delle chitarre, ma credo che se arrangiassero i brani, o almeno qualcuno, per poterci cantare sopra sarebbe ancora migliore il loro impatto, live sicuramente. Ma ripeto, è solo una mia considerazione, tutto qui.
Detto questo, mi siete piaciuti molto, e ora vi vengo a cercare, così ve lo dico di persona e ci facciamo una birra insieme, che male non fa.
Lineup
- Matteo Micheli – chitarra
- Marco Gambicorti – chitarra
- Patrizio Orsini – basso
- Federico Melosi – batteria
Setlist
- Intro
- Ziko
- Sabbath
- Open Bar
- Meteor
- Fu Rancho
- Iron Maiden
- Mondo
- Low
- Humungus
Ponte del Diavolo
Sono le 20 quando tocca ai torinesi Ponte Del Diavolo salire sul palco, e devo ammettere che sin dagli ascolti in cuffia ho avuto difficoltà a inquadrare il loro sound evocativo, oscuro e cupo.
Nati nel 2020 per iniziativa di alcuni nomi già noti nell’underground nostrano, nei loro tre EP all’attivo, ci propongono un miscuglio, ben amalgamato, di doom e il mio tanto amato black metal, a tinte darkeggianti per certi versi. Ci sono la batteria incombente di Segale Cornuta, il riffing potente di Nerium alla chitarra e ben due bassisti, Abro e un session in sostituzione oggi di Laurus, tutti bravissimi musicisti che ho notato suonare spesso a occhi chiusi, ma i nostri di occhi son tutti per lei, Erba del Diavolo, con il suo cantato ossessivo e spesso ipnotico, nel ripetere la stessa parola o frase più volte, come a volerti entrare in testa e condurci per le vie di un viaggio dalla meta ignota, almeno ai più.
La sua voce femminile, maligna come le risate che fa scrutando il pubblico dietro quel suo microfono simbolico, e accattivante in alcuni brani, ben si presta a questa loro predilezione per le melodie ripetute che risultano essere spesso delle affascinanti litanie, grazie anche al suo modo di cantare ricco di gestualità e teatralità che arricchisce ulteriormente la resa finale.
Ho appena trovato un nuovo gruppo italiano di cui devo assolutamente approfondire la conoscenza, che soddisfazione poterlo scrivere tra queste righe poi. Non vedo l’ora di ascoltare il loro primo album in uscita a breve per Season Of Mist, sinonimo di qualità, e non potrebbe essere diversamente; bravi davvero.
“Io vivo solo dove Dio non c’è”, questa frase mi risuona in testa mentre vado a prendermi un’altra birretta, risultato ottenuto.
Lineup
- Erba del Diavolo – voce
- Laurus – basso (sostituita da session)
- Abro – basso
- Nerium – chitarra
- Segale Cornuta – batteria
Setlist
- Covenant
- Scintilla
- I
- Un bacio a mezzanotte
- Zero
- Ave
Sasquatch
Finalmente il buio è tra noi e mi appresto a vedere due innegabili potenze nello stoner rock mondiale. Iniziamo con il primo dei due gruppi posti nella parte alta del cartellone di questo Magnolia Stone Fest, giunto alla sua riuscitissima quarta edizione.
I Sasquatch, trio formatosi nel 2001 a Los Angeles, con i loro sei album in studio hanno girato il mondo in lungo e largo per spargere il verbo dello stoner fatto con tutti i crismi. Dopo un velocissimo soundcheck partono con Live Snakes ed è subito chiaro quale sarà l’andazzo dei prossimi 70 minuti, un tiro micidiale di puro Southern stoner rock dai riff orecchiabili e per questo ancora più travolgente.
Questi ruvidi e sinceri ragazzotti, da notare il batterista con la maglietta dei nostri Ufomammut, sono oramai dei veri maestri sul palco e dopo tanti anni di carriera e km macinati sulle spalle, riescono a mettere in piedi un concerto perfetto, sotto ogni punto di vista. La loro ruvida pesantezza settantiana fatta di chitarre distorte e una voce sporca, che sa di fumo e parecchio alcool, rende il loro groove sudato ancora più compatto, e al pubblico tutto questo piace, e risponde in maniera più che adeguata ai loro ritmi potenti come macigni, dando luogo a numerosi mosh pit e un movimento generale di corpi e testi che non si è mai fermato.
I nostri si lasciano andare anche a quelle che sembrano vere e proprie libere jams sessions, con assoli di chitarra e basso istintivi e viscerali, per la gioia di chi come me ama vedere sul palco un po’ di improvvisazione e non l’esecuzione del mero compitino come fossero in sala a registrare. Nella scaletta proposta c’è spazio per tutta la loro discografia, continuativa negli anni e senza mai cedimenti, ferma ora all’ultimo album Fever Fantasy del 2022, dal quale oltre l’opener traggono anche la conclusiva It Lies Beyond the Bay, con cui ci salutano sommersi da applausi e la promessa di rivederci presto, e noi ci contiamo davvero.
I Sasquatch non hanno inventato nulla si intende, ma quello che fanno, lo fanno con il cuore e la passione, e tutto questo esce fuori chiaramente quando sei su un palco e di fronte hai un pubblico, che può conoscerti o meno, ma che dopo un’esibizione del genere sicuramente non rimarrà indifferente a questo onesto trio statunitense che con sudore e fatica sono arrivati sin qui.
See you soon guys.
Lineup
- Keith Gibbs – voce e chitarra
- Jason Casanova – basso
- Craig Riggs – batteria
Setlist
- Live Snakes
- Let it in
- Chemical Lady
- Bringing Me Down
- New Disguise
- Destroyer
- Heart so Lonely
- Rattlesnake Flake
- Smoke Signal
- Rational Woman
- Voyager
- Sweet Lady
- It Lies Beyond the Bay
Acid King
E dopo questa carica micidiale è difficile tenere il passo, sicuramente i ritmi rallentano con gli headliner Acid King che non hanno certo bisogno di molte introduzioni, basti dire che sono in giro dal 1993, con solo cinque full-length all’attivo, ma belli densi di ottimo materiale, sono stati tra i primi a portare un po’ di psichedelia e doom nello stoner rock classico.
Dopo diversi cambi di line-up e un album nel 2015, Middle of Nowhere, Center of Everywhere, non ben accolto dai fans, tornano prepotentemente in scena quest’anno con Beyond Vision, da cui attingeranno a piene mani per la scaletta di questa sera riproponendolo quasi interamente.
Quando salgono sul palco, son quasi le 22.30, con mia sorpresa mi rendo conto che il mio vicino sorridente e compiaciuto durante l’esibizione dei Sasquatch altro non è che il nuovo batterista Jason Willer, biondo platino ossigenato scusatemi ma non l’avevo proprio riconosciuto. Ritroviamo, ben contenti di farlo, l’inimitabile sacerdotessa Lori Steinberg con la sua liturgia mantrica dalle ritmiche cadenzate e ossessive, i riff disturbanti della sua chitarra e del basso di Bryce Shelton e un’impronta doom marcatamente ipnotizzante in alcuni momenti, che a dire il vero rischiano di risultare, almeno per me che non sono così avvezza a queste sonorità, un po’ noiosi nella loro ripetitività.
L’inserimento copioso di tastiere e sintetizzatori nell’ultimo album li ha resi particolarmente psichedelici e in sede live devo ammettere che questo forse un po’ è mancato, ma nonostante ciò gli Acid King sono maestri indiscussi in quello che fanno e hanno qui da noi un seguito fedelissimo che li apprezza e ama per quello che sono e son sempre stati, e si lascia travolgere molto volentieri da queste ritmiche ipnotiche che ci portano nuovamente attraverso un viaggio, forse mai interrotto da inizio serata, pezzo dopo pezzo, le nostre teste di muovono a ritmo con gli occhi chiusi e via, immaginando di essere chissà dove.
Un viaggio che parte con la strumentale One Light Second Away, un crescendo ambient- stoner psichedelico e termina con Sunshine and Sorrow, dal loro seminale album III del 2005. Nel mezzo del cammin di questo concerto troviamo Mind’s Eye e 90 Seconds, con i loro riff dilatati e ipnotici, e la voce di Lory, usata sempre con molta parsimonia, sempre più Seventy come impronta; chiude la prima parte Color Trails, nuovamente strumentale, ma con un tocco a mio parere più malinconico ad incupirci ulteriormente l’animo. E l’andamento di questi 60 minuti procede lentamente più o meno sempre così.
Prima di congedarsi da noi gli Acid King manifestano il loro amore verso i loro fans e il nostro paese e tutto il pubblico risponde in coro, we love you too, una vera dichiarazione d’intenti ambo i lati, insomma, come sempre dovrebbe essere ad un concerto ben riuscito come questo.
Gli appassionati di stoner e doom potranno ritenersi più che soddisfatti dopo una serata del genere, e anche io mi unisco ai ringraziamenti fatti dalle band verso Corrado per l’ottima organizzazione, sei davvero una garanzia bad man.
See you next year, for sure!
Lineup
- Lori Steinberg – voce e chitarra
- Bryce Shelton – basso
- Jason Willer – batteria
Setlist
- One Light Second Away
- Mind’s Eye
- 90 Seconds
- Coming Down from Outer Space
- 2 Wheel Nation
- Electric Machine
- Drive Fast, Take Chances
- Beyond Vision
- Color Trails
Encore:
- Lead Paint
- Free
- Silent Circle
- Teen Dusthead
- Sunshine and Sorrow