Thrash

Live Report: Megadeth+Game Over @Alcatraz, Milano – 17/06/2024

Di Vittorio Cafiero - 25 Giugno 2024 - 0:22
Live Report: Megadeth+Game Over @Alcatraz, Milano – 17/06/2024

Le immagini della serata nel photoreport a cura di Michele Aldeghi.

A quasi un anno di distanza dall’ultimo concerto in Italia, i Megadeth fanno ritorno dalle nostre parti, questa volta con la tappa del “Crush The World Tour”. La band di Dave Mustaine per l’occasione è accompagnata dai ferraresi Game Over. E’ forte l’attesa per il gruppo americano, tanto che il sold out è già stato annunciato da diverse settimane. Vediamo se tanto entusiamo ha trovato le sue giustificazioni.

Game Over

I Game Over sono uno dei tanti gruppi italiani nati nel pieno dell’ondata revival thrash di una quindicina di anni fa e forse ancora uno dei pochi che, in Italia, con tenacia porta avanti un genere che ultimamente si è dimostrato un po’ appannato (ricordiamo poche band veramente significative dopo Vektor e Power Trip). I quattro capelluti thrasher per l’occasione presentano brani tratti dal recente album “Hellframes” uscito tramite Scarlet Records e pezzi tratta dalla loro ormai fitta discografia. Non siamo quindi al cospetto di una band di primo pelo, tuttavia questa per loro sarà una notte da ricordare, complice un pubblico già numeroso a cui probabilmente non sono abituati. I suoni sembrano da subito più che discreti, la band dimostra fin dall’inizio molta energia e non si percepisce nessun timore reverenziale, al contrario la gestione del palco è quella di veterani navigati, in quando a movimenti e pose. Da sottolineare che per il nuovo cantante e bassista Leonardo Molinari si tratta di una delle primissime date con la band. Quello dei Game Over è un thrash classicissimo, che si ispira certamente ai grandi nomi del genere (perché no, anche agli headliner di oggi), con qualche vago riferimento agli Slayer qua e là (nella più tirata “Masters Of Control”, ad esempio), ma hanno anche modo di dimostrarsi pesanti con situazioni più cadenzate (“The Cult”). La pronuncia dell’Inglese è forse un po’ casereccia, ma l’impegno è elevatissimo e anche la preparazione generale convincente, specialmente nello scambio di assoli fra i due chitarristi (“Seven Doors To Hell”). Dal nostro punto di osservazione, non percepiamo mosh-pit, ma i Game Over prendono applausi convinti alla fine di ogni pezzo.
L’alternanza di velocità di ritmo tra un pezzo e l’altro dimostra che la scaletta è stata attentamente studiata per l’occasione e che nulla è stato lasciato al caso. Addirittura, nella conclusiva “Neon Maniacs” si palesano influenze thrash-core dei bei tempi che furono.
I Game Over mettono a segno una prestazione buona e convincente e l’obiettivo di cogliere l’occasione importante per guadagnare qualche nuovo fan è stato centrato di sicuro.

Game Over setlist: 
Another Dose Of Thrash
The Cult
Masters Of Control
Call Of The Siren
Path Of Pain
Seven Doors To Hell
Neon Maniacs

Megadeth

Osservando l’Alcatraz riempirsi all’inverosimile, tanto che gli effetti dell’impianto di aria condizionata sono velocemente svaniti, tre sono gli interrogativi che ci sorgono relativamente all’imminente salita sul palco dei Megadeth: si sarà integrato come si deve Teemu Mäntysaari, ennesimo chitarrista alla corte di Dave Mustaine? Quali sono le condizioni vocali del biondo  chitarrista californiano? I pezzi più recenti, apprezzabili su album, tengono testa ai classici del passato?

Prendiamo posto in zona centrale, poco davanti al mixer (anche perché è impossibile muoversi oltre) e questa forse si rivelerà una scelta azzeccata, in quanto solitamente è l’area dove il la situazione audio rende meglio: infatti i suoni ci sembrano subito più che discreti e ben calibrati (bello per una volta non dover lamentarsi di acustica e fonici), tanto che immediatamente possiamo apprezzare la sontuosità della base ritmica, la batteria di Dirk Verbeuren e il basso di James LoMenzo mostrano immediatamente i muscoli e fanno da fondamenta alla resa live della band, con le due chitarre che possono concentrarsi sulle loro scorribande, sicure dell’energia fornita dai due suddetti. In particolare, è proprio il batterista che impressiona: il Belga (tra l’altro, con un curriculum corposo come un’enciclopedia) oltre a non sbagliare un colpo, è un musicista di spessore e personalità. Oltre, appunto, ad essere tecnicamente dotato e impeccabile nell’esecuzione, riesce a dare un suo tocco alla ritmica dei pezzi e non abbiamo timore di affermare che era dai tempi del compianto Nick Menza che il ruolo del picchiatore di pelli non ci gasava così tanto nei Megadeth. Oltre ai suoni, anche le luci sono di particolare effetto e mettono splendidamente in risalto i musicisti sul palco, senza stancare o infastidire la vista degli astanti. Dopo l’iniziale “The Sick, the Dying… and the Dead!”, titletrack dell’ultimo lavoro in studio, sfruttata come riscaldamento, la band tira fuori una tripletta da paura: “Wake Up Dead”, “In My Darkest Hour” e “Hangar 18” che – frase fatta – da sola vale il prezzo del biglietto. Il pubblico è facilmente conquistato e la band potrebbe vivere di rendita fino alla fine del concerto. Ma non è tutto, le note positive offerte dalla scaletta fanno il paio con un Dave Mustaine in buona forma, sia fisica che vocale: Megadave è fresco, lucido, attivo, splendidamente concentrato sull’esecuzione, non troppo loquace (tutto normale, non lo è mai stato!), ma per nulla affaticato dagli anni e dai recenti acciacchi. Per utilizzare un’espressione in voga presso i giovani, ci viene da pensare ad un frontman “preso veramente bene”. Certo la complessa costruzione dei versi di “Hook In Mouth” è difficile da intepretare anche per chi l’ha scritta, ma poco importa, è più forte la sorpresa nell’ascoltare un pezzo storico che non è necessariamente un classico. Ma c’è dell’altro, “Rust In Peace” e “Countdown To Extinction” sono abbondantemente saccheggiati, a scapito di tutta la fase post 2000 sostanzialmente. E quindi spazio a pezzi come “Sweating Bullets” seguita a ruota da “Dawn Patrol” che funge anche da break strumentale (la voce in sottofondo è registrata) per far rifiatare Mustaine (di fatto è un assolo di basso/batteria), dove Lomenzo può mettersi in bella mostra. Anche lui, di sicuro come importanza storica sicuramente inferiore a David Ellefson, ma altrettanto solido nel suo ruolo. E, sempre tenendo il focus sui musicisti, Teemu Mäntysaari sembra tranquillamente a suo agio nel suo scottante compito, per nulla intimidito dalla situazione e perfettamente integrato: durante “Trust”, ad esempio, lo si vede prima interagire coreograficamente con il bassista, salvo poi staccarsi e buttarsi a capofitto nell’assolo.
Si diceva prima di un Mustaine storicamente non troppo loquace. Vero, trova comunque il tempo anche per fare annuncio di servizio in relazione a portafoglio smarrito nel moshpit e per un toccante momento di riflessione, pensando agli ultimi anni di difficoltà, alle “battute d’arresto”, tra malattie (ricordiamo il cancro alla gola diagnosticato nel 2019), cambi di formazione, pandemia e del pensiero ricorrente ai fans, con una sola cosa in mente: il ritorno sulle scene ed è la scusa per introdurre la roboante “We’ll Be Back”, primo singolo estratto dall’ultimo album. Le canzoni nuove ovviamente non smuovono la folla come quelle più storiche, ma non stonano per niente, dimostrando come i Nostri, dopo due album solidi come “Dystopia” e il suddetto “The Sick, the Dying… and the Dead!” siano in ottima forma, in quanto a idee e composizioni. Del resto, se analizziamo la discografia della band degli ultimi vent’anni, l’unico vero passo falso può essere individuato in “Super Collider” del 2013.
Ci si avvicina al gran finale: “Peace Sells” è oggi più che mai attuale e si chiude con l’eterna “Holy Wars…The Punishment Due”, dove Mäntysaari e Lomenzo si avvicinano affiancati sul palco a Mustaine, contribuendo a fornire un’immagine di grande unità.

Cos’altro aggiungere? Un plauso agli spettatori per l’ordine e la correttezza in un contesto soffocante e risposta assolutamente positiva ai tre interrogativi iniziali. Lunga vita alla mega…Morte!

Megadeth setilist:
The Sick, the Dying… and the Dead!
Wake Up Dead
In My Darkest Hour
Hangar 18
Dread and the Fugitive Mind
Hook in Mouth
Skin o’ My Teeth
Angry Again
This Was My Life
Sweating Bullets
Dawn Patrol
Poison Was the Cure
Countdown to Extinction
Tornado of Souls
Trust
We’ll Be Back
Symphony of Destruction
Peace Sells
Encore:
Holy Wars…The Punishment Due

Vittorio Cafiero