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Live Report: Melvins + Ufomammot @ Link, Bologna 2023

Di Sailor Metal - 11 Agosto 2023 - 16:42
Live Report: Melvins + Ufomammot @ Link, Bologna 2023

Live Report: Melvins + Ufomammot @ Link, Bologna – 12/07/2023
a cura di Sandra Neuburger

 

Detentori del titolo di più pionieristica tra le più pionieristiche band per quanto riguarda l’Alt Rock ‘80 – ‘90, lo sludge, il grunge e piú o meno qualsiasi altra cosa storta e pesante sia nata successivamente, i Melvins sono tornati in giro per l’Europa a festeggiare il loro quarantesimo anno di carriera. L’Italia è stata il capolinea di questo tour con doppia data Torino/Bologna ed ho optato per Bologna non solo per vicinanza geografica ma anche per la validissima aggiunta degli Ufomammut in apertura, una band che dire che venero è dire poco.

Riesco fortunatamente a raggiungere il Link abbastanza presto e dal parcheggio già traboccante mi rendo conto che l’affluenza sia più di quella che prevedevo, ma si tratta comunque di una band i cui fan sono universalmente presenti in tante sottoculture musicali diverse e incontrare persone venute da Napoli o addirittura dalla Sicilia non mi fa altro che piacere.

Con sorpresa, anziché nel grande spazio interno del locale trovo un palco ridotto allestito fuori, cosa che da un lato mi rincuora visto il caldo insopportabile ma che da un altro mi lascia perplessa riguardo alla qualità dell’audio. Parliamoci chiaro: si tratta di due band la cui performance necessita di suoni sopraffini e di volumi assordanti per essere godute al meglio, e nella mia decisamente lunga esperienza di cultrice di questi concerti so che in molti casi l’open air può penalizzare la resa di queste performance.

 

Ufomammot

Gli Ufomammut si presentano sul palco intorno alle 20:30 con la luce del giorno ancora a regime ed anche questo elemento mi fa storcere un pochino il naso, l’atmosfera psichedelica tipica di questa band è certamente più godibile a luce bassa. Comprendo che la data infrasettimanale voglia delle tempistiche più ortodosse, ma al contempo diverse persone che conosco sono ancora per strada (non tutti hanno la possibilità di uscire prima dal lavoro) e non riescono ad arrivare in tempo per la band di supporto.

Come in qualsiasi altra delle forse più di 20 volte in cui ho avuto il piacere di vederli dal vivo, i nostri meravigliosi conterranei Urlo, Poia e Levre ci trascinano lentamente in un poderoso viaggio lisergico che parte da brani più rilassati sviluppandosi in un continuo crescendo verso i pezzi più massacranti. Ammetto che purtroppo le sonorità di questo palco non siano nè rifinite nè potenti abbastanza per elevare la band al suo massimo splendore, ma i nostri non si esimono dall’eseguire la loro scaletta con la passione e la padronanza che li contraddistinguono.

All’apice del crescendo con Pyramind, un violentissimo brano tratto dall’ultimo LP Fenice e a mio parere gioiello di punta dell sopracitato, il palco dà forfait costringendoli ad interrompere per una decina di minuti durante i quali i tecnici sistemano il problema. Può capitare, ma purtroppo uno stacco del genere va a penalizzare ulteriormente una scaletta continua costruita a pennello per portare l’ascoltatore in un mondo parallelo.

Dal riattacco in poi, la performance prosegue senza intoppi e senza tagli alla scaletta. Nonostante il disguido, gli Ufomammut mantengono la calma e non perdono un battito della loro esecuzione, ma ho l’impressione che tra il caldo micidiale, il suono mediocre, la luce del giorno e il piccolo intoppo, il pubblico sia stato meno coinvolto del normale.

Purtroppo avendo visto la band molteplici volte su palchi esteri, posso dire che l’Italia, con le sue normative improbabili in fatto di suoni ed organizzazioni a volte precarie, non sia tra i migliori paesi ad esaltare questo nostro gioiello musicale che fa del volume la sua arma principale, un vero peccato considerato anche che sono quasi indubbiamente il più valido e popolare gruppo del panorama Stoner nostrano.

 

Melvins

Calato il sole, dopo la regolare mezz’ora e poco di cambio palco, i Melvins ci ricordano subito quanto folle e imprevedibile possano essere presentandosi sul palco sulle note di “Take on me” degli A-ha, che scorre quasi fino alla fine mentre Buzz Osborne e la sua iconica chioma da scienziato pazzo, Steve McDonalds e Dale Crover si apprestano ad interrompere il synth pimpante del classico anni ‘80 con il veloce e dissonante attacco di “Snake Appeal”.

Nonostante i decenni di carriera, è subito evidente che la formazione non abbia minimamente perso il suo smalto e che un massacro sonoro di tutto rispetto stia per essere messo in atto: con le classiche “Zodiac” e “Copache”, l’eterogeneo pubblico si scalda subito iniziando a sbattere le teste e alzando le braccia al cielo.

Buzz è classicamente concentrato sul suo basso dai suoni rozzi e metallici mentre Steven e la sua attitudine più rock si occupano di guardare il pubblico negli occhi tra un riff e l’altro incitandolo con qualche parola tra i brani. La scaletta procede serratissima e continua con la più strampalata e dissonante cover di “I want to hold your hand” mai sentita dove Buzz e Steven ci divertono persino con un duetto vocale, proponendoci poi brani più recenti come “Hammering”, “Never say you’re sorry”, “Evil New War God” e “Blood Witch”. Si retrocede poi di qualche anno con “Let it all be”, per tornare al repertorio d’annata di “Your Blessened” e dunque andare avanti senza indugi con la più moderna “A History of Bad Man”.

Si ritorna finalmente ai brani super storici di “Houdini” con la sempreverde “Honey Bucket”, “Revolve” dall’egualmente celebre “Stoner Witch”, e ancora da “Houdini” un’ottima “Night Goat” a concludere in bellezza, prima di un’altrettanto infervorante e classico éncore a base di “Boris”.

Non c’è alcuna pecca, a mio avviso, nella scelta dei brani proposti che pur pescando anche da dischi minori e dall’ultimo “Bad Moon Rising” non lascia minimamente all’asciutto I fans desiderosi di ascoltare i pezzoni piú esaltanti e conosciuti.

E non c’è pecca neanche nella macinante e claustrofobica esecuzione della band che sembra non aver perso un briciolo né del proprio tiro punk, né della propria pesantezza, dove riff storti e pressanti vanno a braccetto con velocità dilanianti lasciando al pubblico la possibilità di sbatacchiarsi un po’ gli uni contro gli altri nonostante il caldo torrido.

La pecca, purtroppo, è stata a mio avviso la resa sonora del concerto che non ho trovato degna di una band di tale portata, con suoni bassi e confusi molto distanti dalle cornici in cui mi è capitato di vedere i Nostri in passato. In più, poca organizzazione al bar con fila chilometrica per bere come risultato, un altro particolare non adorabile considerata la calura estrema della giornata.

Ho frequentato il Link pochissimi mesi prima per altri eventi e suoni, palco e bar sono stati tutti efficientissimi e da manuale, e questo mi da da pensare che i disguidi siano forse stati dovuti ad un palco improvvisato all’aperto all’ultimo a causa delle eccezionali temperature della giornata.

Sarà la vecchiaia, sarà il cambiamento climatico, ma devo ammettere che tali temperature sembrano portare una grossa minaccia al regolare scorrere dei nostri amati concerti Heavy (lo dico con cognizione di causa perché ho assistito a tre altri eventi nella medesima settimana e nessuno di essi ha avuto una resa stellare… magari è un caso, magari è indisposizione personale alle alte temperature, ma confrontandomi con i miei compagni di avventure il feedback è stato piuttosto unanime).

In ogni caso, chi non ha, almeno all’apparenza, mostrato défaillance nonostante il termometro, sono stati i Melvins con i loro quarant’anni di performance alle spalle, oltre ad i sempre ottimi Ufomammut anch’essi impeccabili.

Se tutta la cornice avesse funzionato come dovuto, la serata sarebbe stata davvero pazzesca, ma nonostante una punta di amarezza a causa dei vari disguidi, sono lieta di poter concludere dicendo che questa pietra miliare di qualsiasi cosa possa definirsi “Heavy” non sembra voler retrocedere di un millimetro nè nella loro prolifica produzione su disco, nè nell’impatto live.

Cento di questi anni?

Forse un po’ troppi, ma sono certa che il trio di Washington sia comunque ben lontano dall’esaurire i colpi nella propria cartucciera.

Setlist:

Snake Appeal
Zodiac
Copache
I Want to Hold Your Hand (The Beatles cover)
Hammering
Never Say You’re Sorry
Evil New War God
Let It All Be
Blood Witch
Your Blessened
A History of Bad Men
Honey Bucket
Revolve
Night Goat

Encore:

Boris