Live Report: Messa + Eralise + Di’Aul @ Legend Club – 16/12/2022
Capita di rado, nella seconda metà di dicembre, l’occasione di assistere a concerti metal di spessore. Fortunatamente ci pensa il Legend Club a regalarci una splendida serata, con Di’aul ed Eralise ad aprire un’esibizione dei Messa tanto azzeccata quanto liberatoria, a soli due mesi da un pesante incidente che ha colpito gli headliner durante il ritorno da un concerto in quel di Nizza.
Live Report a cura di Giulio Miglio Taminelli
Mi posiziono nell’angolo sinistro del locale con birra e panino mentre i Di’Aul salgono sul palco con una quindicina di minuti di ritardo sulla tabella di marcia.
Di’Aul
Già dalle prime note si può intuire la storia decennale della band, nata nel 2010 e pronta a scommettere sul proprio suono sino a creare uno stile unico che unisce doom, stoner e inflenze tipiche di quel metal sud USA che ha dato i natali a formazioni come i Black Label Socety.
Pesanti, ritmati, con voce graffiante e basso distortissimo: ciò che serve per gustarsi al meglio una birra il venerdì sera.
Spiace solo per le pochissime chiacchiere col pubblico tra un pezzo e l’altro, ma la laringite del cantante credo possa essere considerata una scusa più che valida per la poca interazione.
A tal proposito, devo ammettere che non vedo l’ora di poter sentire il cantante in piena salute perché, nonostante tutto, la voce è risultata potentissimo per tutta la mezz’ora del concerto.
Eralise
Tempo di salutare e prendere una seconda birra che sul palco si presentano gli Eralise, band giovanissima in attività dal 2018 che stravolge totalmente il clima precedentemente creatosi grazie ad un susseguirsi di pezzi nu-metal che, per sonorità, spaziano dai Linkin Park ai Disturbed senza però perdere di originalità.
Chiariamo un concetto: per gusto personale difficilmente sopporto il nu-metal, ma gli Eralise hanno fatto esattamente tutto ciò che una band dovrebbe fare su di un palco, ovvero muoversi, urlare, presentarsi, parlare con il pubblico e, in generale, dare spettacolo.
Anche per questo gruppo parliamo di circa una mezz’ora di esibizione, con sette brani presentati tra cui una splendida cover di One Step Closer dei Linkin Park.
A volergli trovare un difetto, ma solo dal punto di vista personale, avrei curato di più i finali di alcuni pezzi, non confidando troppo nei finali di brano per interruzione (insomma, finire un pezzo semplicemente interrompendolo) che regalano emozioni solo se centellinati. Per il resto non posso che essere estremamente soddisfatto di ciò che ho visto.
Messa
Ma veniamo al dunque.
Ulteriore birretta per inumidire la barba, coprendomi gli occhi per sopportare la luce bianca in stile “pomeriggio 5” e sul palco si presentano finalmente i Messa.
Headliner della serata, la formazione nata nel 2014 ha conosciuto negli ultimi anni una più che meritata fama dovuta alle sonorità che spaziano dal doom all’ambient e, inutile dirlo, anche in questo evento non è stata da meno.
Spetta a Sara, la cantante, il compito di accompagnare il pubblico nel clima cupo dello spettacolo, cantando in solitaria la prima strofa della meravigliosa If You Want Her to Be Taken, traccia dell’ ultimissimo album Close.
In contrapposizione alla voce angelica, la partenza del resto della band spezza l’incanto creatosi portando con sé suoni ritmati e pesantissimi, con il basso in particolare a condurre le danze grazie ad un suono particolarmente pieno e distorto.
Proseguendo con Babalon, primo singolo del primo album Belfry del 2016, cambia leggermente la struttura portante delle canzoni, più grezza rispetto ai nuovi pezzi, ma non la sostanza dell’esibizione.
Il basso continua a farsi carico della parte ritmica e di “riempimento sonoro” lasciando libertà artistica a chitarra e batterie che, seppur con volumi moderati e commisurati al tono di voce della cantante, riescono a dare una parvenza di sacralità all’insieme.
Proprio sulla voce vale la pena di soffermarsi, con Sara che gioca splendidamente con le note lunghe e sostenute grazie ad una voce potente ma ben calibrata, in grado di rapire i presenti e mandarli in stato di trance.
Con Suspended e Leah la serata acquista ulteriore valore, entrando quasi nella dimensione delle performance artistiche.
Troviamo infatti il chitarrista che “gioca” suonando la sua dodici corde con un archetto mentre il bassista è intento a entrare in risonanza con il proprio amplificatore, il tutto mentre il batterista colpisce con studiata moderazione i piatti creando effetti sorprendenti.
Inutile dire che la resa finale era eccelsa e per certi versi estraniante.
In un inarrestabile crescendo ritmico che vede comparire in scaletta anche Pilgrim, il concerto si chiude sulle note di quel capolavoro di Rubedo (sì, capolavoro, soprattutto perché l’ho ascoltata in macchina prima del concerto per ripassare ma, soprattutto, dopo per potermela gustare al meglio).
L’immancabile bis, sì preparato ma anche richiesto a gran voce dall’intera sala, è arrivato con Enoch, traccia in totale controtendenza con la deriva ritmata degli ultimi pezzi in scaletta.
So che molti potrebbero storcere il naso nel sentire nell’encore un pezzo che “rallenta” la serata, ma a mio parere la scelta è quanto mai azzeccata, poiché saluta il pubblico regalando un ultimo stralcio di quella che è l’anima oscura e profonda di questa band, vanto e orgoglio del metal Italiano contemporaneo.
Le luci si riaccendono e i presenti si avviano all’uscita accompagnati dal risuonare della tromba in El Diablo Tun Tun.
Bevendomi la mia ultima birra ho il tempo di riconsiderare la serata.
Tre gruppi, tre generi diversi, tre età diverse ma sonorità intriganti e ritmica da testa che si muove da sola a tempo, il tutto in un’atmosfera informale in cui abbiamo assistito anche ai soundcheck delle band, e si sa che se condividi con un gruppo il momento del soundcheck diventi automaticamente suo fan. Un po’ come un contratto matrimoniale, ma con una buona dose di “tom, rullo, charlie” in più.
Scherzi a parte, sono più che convinto che ci sia seriamente bisogno di più eventi come quelli di questa sera, poichè la veracità dei tre gruppi ha seriamente creato un clima unico nella sala concerti del Legend, regalando contemporaneamente la sicurezza di un concerto professionistico e quel sentore di evento musicale tra pochi intimi in cui si ha la possibilità di godersi a pieno le canzoni e i momenti.
Insomma, un ottimo lavoro!
Setlist:
If You Want Her to Be Taken
Babalon
Suspended
Leah
Pilgrim
Rubedo
Encore:
Enoch