Live Report: Metallica @ I-Days Milano 2024, Ippodromo SNAI La Maura – 29/05/2024
Live Report: Metallica @ I-Days Milano 2024, Ippodromo SNAI La Maura – 29/05/2024
a cura di Jennifer Carminati
Dopo gli AC/DC lo scorso sabato all’ RFC Arena di Reggio Emilia, un’altra band leggendaria si prepara a conquistare l’Italia. I Metallica tornano a Milano oggi mercoledì 29 maggio, per l’unica data italiana del loro M72 Tour, dove sono attesi oltre 70mila fans.
James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett e Robert Trujillo si esibiranno all’ Ippodromo Snai – La Maura di Milano nell’ambito degli I-Days Milano 2024, manifestazione che inizia col botto proprio oggi con questo imperdibile concerto, per gli amanti della musica di tutte le generazioni.
Nato nel 1999 e inizialmente noto come Independent Days Festival, l’I-Days ha ospitato fin dagli esordi grandi nomi della musica mondiale, diventando negli anni garanzia di un cast artistico di alto livello e sempre attuale che risponde alle esigenze di un pubblico eterogeneo appassionato di musica e dei concerti.
L’ M72 Europe Tour, che ha preso il via da Monaco venerdì 24 maggio, li porterà in giro per diversi festival europei e conquisteranno il palco degli I-Days Milano 2024 con il loro show più imponente mai visto in Italia.
Quello di oggi, infatti, sarà un esclusivo concerto che i Metallica porteranno ad un numero limitatissimo di live per il loro M72 Tour, accompagnati da un palco spettacolare sulla scia di quello visto al Power Trip di Indio in California lo scorso ottobre e che ha lasciato tutti a bocca aperta: un palco di grandi dimensioni, come lo sono fortunatamente anche i megaschermi posti ai lati e la presenza dell’iconico “snake pit” a completare una scenografia davvero imponente.
Un’occasione davvero immancabile per i fan della band che in queste quasi due ore intraprenderanno un viaggio in musica con canzoni immortali e iconiche che hanno fatto la storia dell’heavy metal oltre ai brani dell’ultimo e dodicesimo album, 72 Seasons, pubblicato ad aprile 2023.
I Metallica non sono di certo da soli nell’ M72 Tour e per soddisfare i gusti di ogni metallaro, hanno assemblato una lineup killer di artisti in apertura, trasformando ogni spettacolo in un piccolo festival metal a tutti gli effetti.
Gli Ice Nine Kills e i Five Finger Death Punch sono le due band scelte per aprire il maestoso concerto che i Metallica terranno oggi all’ Ippodromo Snai La Maura di Milano, che si preannunciava come una notte di metal indimenticabile, e in effetti così è stato.
Non vi anticipo altro e leggete in questo Live Report come è andata.
Per tutta la “Metallica Family” il conto alla rovescia è finalmente terminato.
Five Finger Death Punch
Live Report a cura di Vittorio Cafiero
Sono le 19 in punto quando, dopo che Balls To The Walls degli Accept e Mother dei Danzing hanno fatto da introduzione, salgono sul palco i Five Finger Death Punch. Senza esitazioni o convenevoli, i cinque da Las Vegas attaccano con Lift Me Up davanti ad un pubblico che li accoglie sicuramente in modo positivo, ma certo con la reazione di chi si trova davanti ad una proposta ancora poco conosciuta. I Nostri, benché passati svariate volte dalle nostre parti e in un’occasione anche da headliner con nientepopodimeno che i Megadeth di spalla, sono relativamente poco conosciuti al grande pubblico italiano. Un destino simile a quello di band quali Godsmack e, ancora di più, Disturbed, questi ultimi davvero popolarissimi negli Stati Uniti e decisamente meno nel Vecchio Continente. Con Godsmack e Disturbed condividono anche lo stile: un metal ultra-moderno, melodico, con chitarre a sette corde compresse e accordate ai limiti del nu-metal, voce calda e profonda, in qualche modo disperata e “vissuta”, una proposta musicale fatta di pezzi facilmente memorizzabili e di veloce presa.
Il frontman Ivan Moody (la cui voce ricorda Mina Caputo dei Life Of Agony quando ancora si faceva chiamare Keith), notevole animale da palco, sembra non accettare la risposta tiepida di un pubblico non coinvolto al 100%, chiama a se Andy James (chitarra solista) sull’orlo del palco e invita chiaramente gli astanti a “causare qualche problema”: è infatti la scusa per partire in quarta con Trouble. Nonostante i volumi non altissimi, la band dimostra di sapere il fatto suo, in modo particolare proprio la solista di Andy James, ultimo arrivato (2020) nella line up e tecnicamente davvero impressionante (da menzionare cinque album da solisti, masterclass e corsi di chitarra online), capace di declinare una tecnica tutto sommato classica in un genere decisamente moderno.
E’ buono il lavoro di Zoltan Bathory e Chris Kael ai cori e si continua di buon ritmo con una serie di pezzi sempre molto orecchiabili, ma dotati comunque di un’ottima percentuale di metal. Arriva poi il momento di The House Of The Rising Sun, vecchia canzone della tradizione folk americana e risalente all’Ottocento, resa celebre dalla versione degli Animals negli anni ’60. Pezzo lento decisamente struggente, che Ivan Moody interpreta con il tono classcio dell’uomo vissuto, iniziando in tono dismesso e poi trovando metaforicamente una sorta di rivalsa, in un crescendo tutto da gustare. Discorso simile per l’altrettanto tormentata Wrong Side Of Heaven.
Alle volte un po’ Clawfinger (quelli di “Do What I Say”, ricordate?), a volte quasi Rammstein, i Five Finger Death Punch portano a termine il loro ruolo di special guest senza tentennamenti, non prima di aver invitato sul palco una giovane ed emozionatissima fan a godersi i suoi istanti di celebrità, che sicuramente porterà con sé per sempre.
Ottima figura quindi per la band del Nevada, che sicuramente ha guadagnato qualche fan in più: del resto non è difficile venire catturati da una decina di pezzi strutturati attorno a breakdown alternati a cori trascinanti, per una proposta certamente godibile e apprezzabile soprattutto da un pubblico ormai generalista come quello dei Metallica.
Setlist
- Lift Me Up
- Trouble
- Wash It All Away
- Jekyll and Hyde
- The House of the Rising Sun
- IOU
- Wrong Side of Heaven
- Salvation
- Under and Over It
- The Bleeding
Metallica
Live Report a cura di Jennifer Carminati
Per impegni lavorativi arrivo nell’area dell’Ippodromo dopo le 20, quando le band in apertura, che vedrò in altri festival quest’estate fortunatamente, hanno già suonato. Ma ne avete potuto leggere i Live Report di Vittorio che ringrazio nuovamente per la disponibilità e gentilezza.
Dopo una scarpinata non indifferente dall’uscita della metro lilla arrivo a ritirare il mio press stampa e quando entro a tutti gli effetti nell’area concerti, ovviamente la trovo già gremita di fan in delirio in attesa degli headliner della serata.
Visto il mio orario di arrivo non posso dire di aver vissuto disagi nello smaltire la fila all’ingresso e siccome non mi sono neanche avvicinata ai bagni non posso esprimermi su questi aspetti ma sui prezzi delle bevande si: sempre troppo alti con questi token davvero poco comodi e le file interminabili che ti facevano passare la voglia. Ci vorrebbe davvero poco sapete per migliorare le cose? Basterebbe vedere uno solo dei tanti festival all’estero, posso parlare per quelli metal a cui ho presenziato più volte, per prenderne ad esempio l’organizzazione.
Sui prezzi del merchandising invece posso e voglio esprimermi in positivo: per una volta erano accessibili o comunque, in linea col mercato attuale in circolazione. Magliette a 40€, bandane a 10€, accessori vari sia del concerto che degli I-Days Milano 2024a prezzi popolari, e menomale direi.
Tornando alla musica, a distanza di due anni dal loro ultimo concerto in Italia, il 19 giugno 2022 al Firenze Rocks, e cinque anni dal loro ultimo concerto a Milano, l’8 maggio 2019, i Metallica tornano nel capoluogo lombardo per esibirsi nella rassegna I-Days Milano 2024.
L’ultima volta a Milano i Metallica trovarono la pioggia, e che pioggia. Era l’8 maggio 2019 e all’ Ippodromo SNAI di San Siro, lo ricordo bene, sembrava stesse per finire il mondo di lì a breve. Un maltempo davvero pesante che accompagnò l’intera loro esibizione, che, almeno per quanto mi riguarda, mi ha lasciato non poco amaro in bocca, visto che ero tornata a casa col fango fino alle ginocchia e senza quasi aver sentito una canzone per intero.
La pioggia e il vento avevo rovinato completamente l’acustica dell’Ippodromo, e in certe posizioni, tipo la mia, era quasi inarrivabile la voce di James Hetfield, che ce la mise comunque tutta ad offrire ai suoi fan un concerto degno di tale nome, ma contro le intemperie che la natura ci sta scatenando contro sempre più di frequente ormai, poco se non nulla si può fare.
Oggi fortunatamente le condizioni climatiche sono molte diverse e riusciremo a goderci tutto lo spettacolo nel migliore dei modi, anche grazie ai maxischermi che permettono di seguire con partecipazione attiva lo show anche ai fan rimasti a centinaia di metri dal palco. Ecco, forse non proprio tutti però, altrettanti maxischermi almeno a metà dell’area concerti dovrebbero essere aggiunti, per permettere davvero anche a chi è rimasto molto lontano dal palco di vedere qualcosa.
Lo storico gruppo heavy metal statunitense composto che non ha bisogno di ulteriori introduzioni ci regalerà questa sera un concerto esclusivo, che solo pochi altri festival europei avranno la fortuna di ospitare.
E qualunque cosa io scriva, andrò sempre incontro a critiche o polemiche di chi la pensa in altro modo o ha vissuto diversamente il concerto e la serata in generale. Io come sempre cerco di raccontarvi l’esperienza come l’ho vissuta io e se poi volete commentare vi leggo volentieri.
Come già anticipato, il palco è spettacolare e ha lasciato tutti a bocca aperta, me compresa: è la prima volta che vedo l’iconico “snake pit”, di cui tanto ho sentito parlare, ovvero un’esclusiva sezione, soprannominata “la fossa dei serpenti”, ricavata al centro del palco per un ristretto numero di fan che, stando in piedi, possono avere un’esperienza di visione a 360 gradi dello spettacolo.
Scenografia imponente sullo sfondo dove scorrono sempre immagini riprese live sul palco dei Four Horsemen alternate a spezzoni d video o immagini, introduzione affidata a It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock ‘n’ Roll) degli AC/DC prima, e come al solito, la storica intro tratta dal film “Il buono, il brutto e il cattivo”, The Ecstasy of Gold di Ennio Morricone, e siamo ora tutti consapevoli del fatto che i Metallica stanno per salire sul palco.
Il tour celebrativo per i 30 anni del Black Album è ormai un lontano ricordo, e a parte qualche incursione di troppo nell’ultimo e dodicesimo album 72 Seasons, pubblicato un anno fa ormai, la setlist privilegia i loro primi lavori, per buona pace di noi affezionati a quelli.
Si parte col botto, con l’immortale Creeping Death seguita a ruota da For Whom the Bell Tolls, tratti da Ride the Lightning del 1984, ed è subito chiaro a tutti che magari James non sempre c’azzecca l’intonazione come il plettro non sarà sempre preciso, ma quel che conta è che questi signori, vicini tutti ormai ai 60 anni, sul palco danno sempre l’anima, con una carica ed un’energia elevatissime davvero contagiose.
E poco importa se nessuno di loro può definirsi un musicista della madonna e commettono errori qua e là, sono i Metallica e tutto, o quasi, gli è concesso.
Si prosegue con una carrellata di 15 brani tra hit storiche, vere e proprie chicche come Holier Than Thou e Welcome Home (Sanitarium), ai loro brani iconici e quasi immancabili nelle loro setlist, Enter Sandman.
Arriva poi finalmente la lunga intro di One con tanto di fiamme ed esplosioni sul palcoscenico, ed è accolta con grande entusiasmo oltre che cantata dalla stragrande maggioranza dei presenti.
Da Kill ‘em All del 1983 (mio anno di nascita ci tengo a dirlo) prenderanno solo Seek & Destroy, sul finale di show, a ricordarci di quando eravamo giovani e incazzati, ma sapevamo anche divertirci con poco. Cantata con la stessa foga ed entusiasmo dai fan storici della band, che questo loro album d’esordio lo hanno letteralmente consumato d’ascolti. Questo è stato anche il momento più divertente della serata perché sopra le nostre teste hanno cominciato ad arrivare mega palloni gonfiati, tipo quelli che si usano in spiaggia per intenderci, ma davvero enormi. Forse un tantino troppo grandi davvero perché per minuti interi praticamente sulla folla si vedevano decine di questi palloni e il palco quasi non si intravedeva più, però ammettiamolo, ci siamo divertiti tutti come bambini, almeno per un attimo.
E quando sugli schermi compare il colore giallo capiamo tutti che stanno per fare canzoni dell’ultimo album, 72 Seasons, come il primo singolo estratto Lux Æterna, semplice ed efficace, la poco convincente Too far Gone?, Shadows Follow dal ritornello orecchiabile e la titletrack.
Le 72 stagioni del titolo rappresentano i primi diciotto anni di un individuo, con tutto ciò che ne consegue: questo è il leitmotiv dell’album (qui potete leggere la nostra recensione), con testi introspettivi, spesso oscuri, incentrati sul malessere dell’animo umano, che è la cosa che ho apprezzato maggiormente, per il resto, evito commenti personali, non è questa la sede opportuna.
Impattanti e devastanti: non c’è altro modo per definire i Metallica dal vivo, e chi prima di oggi li ha già visti su di un palco, sa bene a cosa mi riferisco.
Al di là del gusto personale o di quando si ha smesso di seguirli, per un motivo o per l’altro, tutti opinabili ma allo stesso tempo insindacabili, i Four Horsemen dal vivo sono oggettivamente una macchina da guerra perfettamente oliata da decenni di concerti in giro per il mondo e probabilmente, non hanno rivali da questo punto di vista.
Sono davvero poche le band in grado di far smuovere folle così numerose e diversificate per genere di ascolti musicali ed età, dopo oltre 40 anni dall’esordio, e questo M72 tour certifica una volta di più il posizionamento dei Metallica fra i protagonisti indiscussi e assoluti nel mondo metal mondiale.
Potenza, velocità, furia, aggressività ma anche malinconia a tratti, tutto questo esce dalle numerose casse sparse nella grande area concerti, riversandoci addosso un’energia travolgente che non dà tregua. Anche su questo anticipo eventuali commenti: lo so bene che il fatto di sentire più o meno bene, in un contesto come l’ippodromo di Milano ancora di più, dipende moltissimo dalla posizione in cui ci si trova.
Io ero in un’area privilegiata, quella concessa alla Stampa, centrale tra il pit e il resto del pubblico per intenderci, e sentivo oltre che vedevo molto bene, e questo posso quindi raccontare.
Kirk e Rob omaggiano l’Italia con un siparietto divertente, definirlo cover mi pare esagerato, facendoci ascoltare qualche minuto di Acida dei Prozac+, in un italiano improponibile ma fortunatamente coperto quasi interamente dalla voce del pubblico che cantava a squarciagola il ritornello indimenticabile di questa famosa canzone del trio di Pordenone.
L’inossidabile James Hetfield è sempre carismatico, magnetico, un aizzatore di folle nato, e sembrerebbe finalmente essersi lasciato alle spalle i problemi di dipendenze, a cui non fa nessun accenno questa sera. Conoscere le vulnerabilità e le fragilità di un personaggio pubblico come lui lo rende in qualche modo più umano agli occhi di tutti i fan, che non lo hanno mai abbandonato, anzi. E Hetfield lo sa bene che il pubblico italiano lo ama e ripaga l’affetto ricevuto dalle migliaia di fan accorse anche questa sera regalando loro un concerto indimenticabile per molti.
Al mio orecchio (e non solo il mio), e gradirei non ricevere insulti per questa mia opinione, Lars Ulrich ha commesso vari errori nel corso del concerto, con attacchi sbagliati clamorosi. Sad but true, e scusatemi per il gioco di parole, ha dato il massimo, ma energia ed entusiasmo a discapito della precisione nell’esecuzione dei brani in sede live, beh, che dire…gli si vuole bene lo stesso.
Il buon Kirk Hammet mi ha piacevolmente stupito invece, pochi errori anche per lui, ma nulla a che vedere con l’effetto “prima donna” che avevo avuto anni fa: oggi ha tenuto a freno la sua indole a strafare, per cui l’ho apprezzato maggiormente.
E che dire di Robert Trujillo, se non che, come i suoi compagni, non si è risparmiato un secondo, né con gli strumenti né con l’interazione con il pubblico chiamato spesso a rispondere alle prestazione dei musicisti sul palco, pronto a reagire ad ogni minimo cenno dei loro idoli.
Un pubblico quello di questa sera che diventerà molto spesso veramente un tutt’uno con chi sta sul palco, in un turbinio di voci ed emozioni che è sempre molto bello vivere in prima persona.
Inutile dire che tutti ci troviamo a cantare una delle ballad più famose del mondo heavy metal Nothing Else Matters, che neanche vi dico da che album è presa: l’avremo anche sentita un milione di volte, ma questa dolcissima canzone ci emoziona sempre come fosse la prima, e chi lo nega, mente spudoratamente.
E poi giunge il momento di Orion, uno dei capolavori di Master of Puppets, brano strumentale lungo 8 minuti, durante i quali il pubblico pare quasi assorto nell’ascolto silenzioso di questo brano che difficilmente ripropongono in sede live.
La conclusione è affidata a Master of Puppets, tanto attesa e cantata da tutti i presenti, che ve lo dico a fare, con tanto di fuochi d’artificio ed effetto wow che lascia tutti noi a bocca aperta e con gli occhi rivolti verso l’alto ancora per qualche istante, prima di renderci conto che il concerto è davvero finito.
E non avete idea di quanto sia bello vedere negli occhi dei presenti la meraviglia di fronte allo spettacolo di fuochi artificiali in chiusura di concerto. Un momento semplicemente impagabile che è difficile esprimere a parole.
Tantissimi i ringraziamenti di James e soci alla “Metallica Family”, per l’energia profusa durante il concerto dalle migliaia di fan accorsi da ogni dove a presenziare questa data, che si preannunciava un successo e in effetti così è stato.
Performance non forse eccezionale, che ha lasciato scontenti molti per alcun brani assenti in scaletta e ne avrà fatti contenti altri per quelli che abbiamo invece sentito questa sera; sicuramente tutti però pensiamo che avrebbero potuto suonare ancora qualche pezzo e tornare per il tanto acclamato bis che non c’è stato.
Pubblico estremamente eterogeneo sotto tutti i punti di vista letteralmente in visibilio per un gruppo che ha fatto la storia del metal mondiale e posso dirlo anche io, da fan non accanita della band, che, finché esisteranno i Metallica e i pochi altri nomi altisonanti nella musica che tanto amiamo, il messaggio è uno solo: il metal è più vivo che mai.
Se le premesse di vivere un grande evento c’erano tutte, a posteriori possiamo dire che le aspettative sono state soddisfatte: il ritorno dei Four Horsemen a Milano è stato un successo sotto ogni punto di vista, peccato solo per la breve durata del concerto e per qualche grave, a mio parere, assenza nella scaletta, ma si sa, non si può accontentare tutti e con una discografia così ampia è difficile fare selezione.
Si chiude così una serata a base di metal indimenticabile che verrà ricordata sicuramente da tutti noi presenti e di cui se ne parlerà ancora a lungo come uno dei maggiori eventi degli I-DAYS Milano 2024.
Ritrovarmi in un’eterogeneità di pubblico come quello di questa sera è già un evento di per sé: dai bambini con i genitori, ai classici metallari di nuova e vecchia generazione, alla gente cosiddetta normale, ma anche persone in camicia uscite dall’ufficio o che l’hanno tolta appena scappati dalla festa aziendale (vero Emanuele, Antonello e Luca?).
Nessuna distinzione tra noi, sentirci una cosa sola nel momento in cui tutti insieme cantavamo ogni singola parola, o quasi, delle canzoni dei Metallica, beh che dire, mi fa salire un brivido lungo la schiena ogni volta che ci ripenso, anche ora che ne sto scrivendo.
Metallica: di nome e di fatto, “Metal Up Your Ass”.
Questo è il potere della Musica.
E vi saluto con al solito, ma oggi più appropriato che mai.
Stay Metal, always.
Setlist
- Creeping Death
- For Whom the Bell Tolls
- Holier Than Thou
- Enter Sandman
- 72 Seasons
- Too Far Gone? (followed by Kirk & Rob doodle featuring ‘Acida’ by Prozac+)
- Welcome Home (Sanitarium)
- Shadows Follow
- Orion
- Nothing Else Matters
- Sad but True
- Lux Æterna
- Seek & Destroy
- One
- Master of Puppets