Live Report: Monkey3 & Humulus @ Legend Club, Milano – 27/10/2023
Live Report: Monkey3 & Humulus @ Legend Club, Milano – 27/10/2023
a cura di Jennifer Carminati
Corrado e la sua HardStaffBooking sono lieti e orgogliosi di portare tra le mura del Legend Club di Milano la formazione elvetica dei Monkey3 per un’unica data italiana venerdì 27 ottobre.
A causa dello scioglimento tanto inaspettato quanto poco pubblicizzato dei Toundra, in apertura ci saranno gli orobici Humulus, alle prese con formazione e canzoni nuove.
Una doppietta che unisce sonorità stoner, psych, post e prog rock, che ero davvero curiosa di vedere dal vivo, perché si sa che è un genere questo, non di facile ascolto, che spesso si apprezza maggiormente se si è comodamente spaparanzati sul divano, con il clima di questi giorni autunnale fuori poi ancora meglio. L’atmosfera comunque è quella giusta anche all’interno del locale di viale Enrico Fermi, dove vengo spesso anche solo per una birra e un saluto al caro Fil, e le premesse ci sono tutte per vivere una piacevole serata in buona compagnia e con dell’ottima musica a farla da padrona.
Sono da poco passate le 20 quando arrivo al Legend, oggi un po’ trafelata post ufficio, ma è venerdì e tutto è in discesa d’ora in poi. Con piacere trovo le porte già aperte e un po’ di gente si è appostata tra le prime file; io al solito mi prendo la mia birretta e mi posiziono lateralmente nella speranza che non mi si piazzi davanti nessuna montagna umana a coprirmi la visuale e costringermi così a spostarmi.
HUMULUS
In apertura abbiamo gli Humulus, band delle mie parti che purtroppo non ho mai avuto il piacere di vedere in sede live, e quale migliore occasioni di oggi. Il loro stoner venato di psichedelia mi è piaciuto sin dall’omonimo album di esordio da cui ci proporranno la conclusiva, neanche a dirlo, Humulus.
Il resto della scaletta è completamente dedicato all’ultima loro uscita, Flowers of Death del settembre appena trascorso, che devo ammettere, non ho ancora ascoltato bene bene, ne approfitto ora per sentire i pezzi come suonano live.
La loro musica unisce lo stoner rock alla psichedelica, con un’eccellente lavoro alla chitarra del nuovo elemento in formazione, Thomas Mascheroni, impegnato anche alla voce, sempre ben supportato dalla precisa e mai banale sezione ritmica gestita dai due membri storici della band, Giorgio Bonacorsi al basso e Massimiliano Boventi alla batteria.
Ritmi incalzanti si alternano sapientemente a riff pachidermici, che nella loro ripetizione ossessiva ti portano all’interno di un trip in cui è piacevole farsi trascinare, senza sapere con precisione dove si andrà a finire con questi loop Sabbathiani ripetuti a volte al limite dello sfinimento, emotivo si intende. Un mood questo che ci accompagnerà con piacere per tutta la serata, siamo qui per questo.
I brani che ho ascoltato questa sera mi hanno ulteriormente convinto che questo è un gruppo dal grande potenziale e può andare molto lontano, deve assolutamente attirare la giusta attenzione, perché meritano di uscire sempre più dai confini nazionali, come han fatto negli scorsi giorni suonando di fronte a mille persone in Germania.
Non sono assolutamente di parte o ruffiana nel dirlo perché sono miei compaesani o perché sono italiani, sapete bene che se quello che vedo e ascolto non mi piace o non è fatto bene, lo scrivo, qualunque sia la provenienza di chi sta sul palco.
Questa era la prima volta che vedevo gli Humulus dal vivo, ma sicuramente non sarà l’ultima.
Alla prossima ragazzi e grazie per questo gran concerto, ne abbiamo davvero bisogno di gente così in giro e su di un palco soprattutto.
E ora mi faccio un giro al banco del merchandising per vedere le maglietta e le bellissime copertine dei loro album su vinile e vediamo se trovo anche la birra omonima di loro produzione che ancora non ho avuto modo di assaggiare.
Lineup
- Thomas Mascheroni – chitarra e voce
- Giorgio Bonacorsi – basso
- Massimiliano Boventi – batteria
Setlist
- Black Water
- Secret Room
- Shimmer Haze
- Seventh Sun
- Flowers of Death
- Operating Manual For
- Spaceship Earth
- Humulus
MONKEY3
Purtroppo, la birra degli Humulus non la trovo, mi dovrò accontentare, si fa per dire, di una buona Guinness che qui al Legend fortunatamente non manca mai.
Ed eccoli finalmente, son le 22 quando i quattro elevetici, artefici di uno stoner rock viscerale fatto con tutti i crismi fanno il loro ingresso sul palco.
I Monkey3 sono una band strumentale, non c’è spazio per la voce nei loro brani, e il microfono non lo usano neanche per interagire con il pubblico, ma si sa che son fatti così questi gruppi; danno spazio alla loro musica che grazie anche al gioco di luci che sottolinea e rafforza le emozioni ci regala 90 minuti intensi, senza dire una parola. A dire il vero, il carismatico Boris con gesti ed espressioni facciali si esprime eccome, e il suo pubblico che lo acclama spesso durante il concerto, lo segue fedelmente.
C’è un forte feeling tra di loro e tutto questo è evidente, negli sguardi che si lanciano, nei sorrisi d’intesa che si fanno vicendevolmente, e nel fatto che suonano come fossero un’entità sola. Non è facile parlare di un concerto strumentale, e come sempre quando mi capita di farlo, non menzionerò neanche una canzone fatta perché non avrebbe particolarmente senso. Preferisco sempre raccontare quello che è stato e le emozioni che ho provato stando qui, e spero tutto questo sia di vostro gradimento.
Ricordate la premessa che ho fatto all’inizio sul fatto che forse è meglio sentirli su disco a casa? Ecco, ho detto una cazzata. Dal vivo è molto meglio, sono un gruppo che dall’energia del pubblico trae a sua volta energia e ispirazione per far evolvere in maniera diversa i loro brani durante l’esecuzione degli stessi, quasi come stessero facendo una jam session. Sensazione che ho provato spesso questa sera nei vari momenti di assolo e virtuosismi non fini a sé stessi che si sono giustamente presi i singoli componenti di questa band storica troppo spesso sottovalutata.
La loro continua sperimentazione negli anni e nei vari album fatti, dall’omonimo del 2004 al successivo 39 Laps del 2006 che mi è particolarmente rimasto impresso, fino all’ultimo Sphere del 2019, da l’idea della caratura di questo gruppo, dal nome bizzarro che non incuriosisce certo ad un ascolto, ma per fortuna tutti noi qui presenti questa sera siamo andati oltre, scoprendo e apprezzando così quello che poi sarebbe diventato un pilastro del genere rock psichedelico.
Poche band riescono come loro a comporre canzoni che in un momento ti fanno sentire un figlio dei fiori sotto effetto di acido e l’attimo dopo sei dentro un viaggio distorto e ipnotico. Quello che ti viene spontaneo fare assistendo ad un loro concerto come me oggi è chiudere gli occhi, aprirli solo ogni tanto quando i bagliori delle luci caleidoscopiche ti colpiscono la pupilla, e muovere ritmicamente corpo e testa in un lento headbanging, e farti trascinare così dalla loro musica, tanto pesante quanto melodica.
La scaletta viene eseguita tutta d’un fiato, quasi senza interruzione tra un pezzo e l’altro, tutto si sussegue in maniera fluida e naturale che ti viene persino il dubbio sia un unico brano eseguito senza soluzione di continuità; in realtà nell’ora e mezza a loro disposizione faranno una decina di pezzi attraversando un po’ tutti i passi della loro carriera.
Boris alla chitarra ogni tanto trova anche il tempo per farsi un tiro della sua sigaretta elettronica e aggiungere altro fumo a quello che già satura l’aria del locale ma soprattutto del palco. Stessa cosa per il tastierista dB, quasi nascosto dietro la folta barba e chioma di capelli, si intravedeva appena tra le luci spesso accecanti e il fumo eppure, emergeva chiaramente grazie ad una presenza scenica ed un carisma degno di un frontman. Walter alla batteria e Jalil al basso, con degli improbabili occhiali da sole, portano avanti la sezione ritmica con una coesione davvero efficace, e quello che non manca mai sul palco sono i sorrisi compiaciuti tra di loro e verso di noi che è davvero bello vedere.
Il coinvolgimento del pubblico è massimo, pochissimi i cellulari alzati, viviamo tutti immersi in questo trip allucinato ed emozionale da cui non vorresti mai uscirne, perché si sa che una volta fuori da qui, i problemi della vita quotidiana ti ripiombano addosso pesanti come macigni, ma mentre si è ad un concerto tutto questo sparisce per un po’.
Ma prima o poi ogni esperienza di trance che si rispetti ha una fine, come questa serata che giunge troppo presto al termine. Son sicura che se i Monkey3 avessero continuato a suonare ancora per ore e ore nessuno qui si sarebbe mosso, perché quando la musica è fatta bene, con esperienza, professionalità, e soprattutto con il cuore, non se ne hai mai abbastanza.
La forza di questa band, che me li ha fatti amare da subito, nonostante non sia fan accanita di queste sonorità, è proprio la pluralità di atmosfere e di effetti sonori che riescono a creare in un solo brano, permettendoci ad ogni loro ascolto di spegnere il rumore del mondo fuori ed accendere quello interiore, facendoci vibrare le corde dell’anima con la loro musica.
Me ne sto andato dal Legend a piedi verso casa, così ho tempo di assimilare e rivivere mentalmente le emozioni appena vissute, e mentre penso a cosa scrivere in questo report, ho chiaro in testa una cosa: io questi “Pink Floyd versione incazzata” li preferisco di gran lunga agli originali, e voi?
Lineup
- Boris – chitarra
- Jalil – basso
- dB – tastiere
- Walter – batteria
Setlist
- Prism
- Mass
- Jack
- New Track
- Icarus
- Through the desert
Encore
- Once Upon a Time in the West
- Pintao
- Bimbo