Live Report: Punk Is Pink Female Festival @ Legend Club (MI) – 8/03/2023
Live Report: Punk Is Pink Female Festival @ Legend Club (MI) – 8/03/2023
a cura di Giulio Miglio Taminelli
Un festival musicale creato da uno dei capisaldi del garage punk italiano di inizio 2000 con l’idea di promuovere la musica al femminile informando contemporaneamente sul tema della violenza di genere.
Questo è stato il Punk is Pink organizzato dalle Bambole di Pezza al Legend Club di Milano per la giornata internazionale della donna. Sei gruppi per quasi altrettante ore di musica dal vivo, tra nuove proposte e formazioni affermate, per rimarcare che la musica, esattamente come qualsiasi altro ambito della vita, può e deve essere anche donna.
A scaldare una sala ancora fin troppo fredda ci pensano le Shaskull, quartetto di chitarra, voce, basso e batteria che allieterà i presenti (purtroppo non molti per via dell’orario ma in questi eventi fa parte del gioco) con alcune cover di Offspring, Metallica e Rage Against the Machine. Qualche sbavatura qua e là, oltre a forse poca confidenza con il palco, ma tutti difetti su cui si può lavorare per crescere al meglio. L’importante è esserci stati e ricordarsi sempre che anche i migliori sono partiti da una cover band che si esibiva davanti agli amici. Io mi son divertito e ho trovato il tutto molto rock, per cui aspetto qualche pezzo originale.
Checkmate
Il secondo gruppo della serata per me è stato una piacevolissima sorpresa. I Checkmate sono una band nata nel 2012 che ha saputo sfruttare oltre un decennio di peripezie musicali e cambi di formazione per arrivare nel 2023 con quella che credo sia la formula corretta per poter veramente “spaccare”.
Deeplay e White Stone sono i due pezzi scelti per aprire l’esibizione, perfetti per creare una sorta di “crescendo” molto rapido in grado di esaltare la voce dell’incredibile Bea Gentile. Non sto esagerando, ha una voce VERAMENTE incredibile: potente, impostata ma contemporaneamente naturale e incline ad essere sporcata. Il tutto va unito all’enorme capacità polmonare che le permette di sostenere note per moltissimi secondi.
Mi è piaciuto anche particolarmente il fatto di non avere di fronte una cantante concentrata solo sul microfono ma una musicista a tutto tondo che non esita a “sporcarsi le mani” quando si tratta di accompagnare con la chitarra o creare effetti sonori con vari oggetti.
Spostando lo sguardo verso il resto della formazione, ho apprezzato davvero molto la dinamicità dimostrata da tutti i componenti della band, con il bassista Matteo Cogo e il batterista Simo D’Alpaos (due dei pochi maschietti che calcheranno il palco durante la serata) in grado di creare la perfetta base ritmica su cui far scatenare le due chitarriste Simona Parisi e Marina Borlini.
L’esibizione in totale conterà sei tracce di cui una sarà un fantastica cover mash up di As It Was di Harry Styles e Take On Me degli a-ah.
Per approcciare la loro musica consiglio, oltre ovviamente al cercare qualche evento dal vivo, l’ascolto del brano Arthur & Maya di cui hanno da poco pubblicato un fantastico video musicale.
Scaletta:
Deeplay
White Stone
Self Control
Arthur e Maya
As it Was/ Take On Me
Revolution
Deeplay Outro
Missklang
Giusto il tempo di una birra durante il cambio palco che compaiono le Missklang, quartetto rock con testi in italiano e sonorità prettamente orientate ad un pubblico giovane.
Sinceramente, devo ammettere che avrei preferito si esibissero prima dei Checkmate, poiché il contrasto tra il loro stile di “tenuta di palco” e quello della formazione precedente le ha fatte risultare un po’ spente.
In ogni caso, un’esibizione molto buona la loro che, nelle otto tracce a disposizione, dimostrano di avere trovato la sonorità che le caratterizza.
Sin dall’apertura si nota la capacità della cantante Chiara Fogliani di coinvolgere il pubblico, prendendo i giusti spazi tra una canzone e l’altra per permettere alle altre componenti del gruppo di settare di volta in volta gli strumenti e riprendere fiato (e anzi, proprio un piccolo accenno di fiatone sulle presentazioni finali fa intendere che questa ragazza abbia spinto davvero parecchio durante il concerto).
Se cercate un buon rock all’italiana con qualche uscita alla litfiba qui e là (non so perchè, ma la prima parte del testo di Elettrica mi fa venire in mente Piero Pelù), questo è il gruppo che fa per voi.
Spiace solo di non aver sentito dal vivo il singolo Piccolo Mostro, uno dei pezzi più maturi della band e che prima o poi dovrò sentire dal vivo perchè mi ronza in testa da due settimane.
Scaletta:
Solo un Sogno
MDF
In Ogni Attimo
Estate
Alter Ego
Elettrica
Sigarette
Complice
Lizi and the Kids
Avete presente quelle band che in cuffia non vi dicono molto ma poi dal vivo vi svoltano la giornata? (disse quello che se ne va in giro da due anni con le stesse cuffiette da cinque euro. Forse è per questo che i gruppi non mi dicono nulla, sono io che non li sento)
Questi sono stati per me i Lizi and the Kids, trio perugino con due album all’attivo di cui l’ultimo, Keep Walking, prodotto da Gilby Clarke.
Innanzitutto va detto che Lizi, voce e chitarra del gruppo, ha un carisma unico. Molto spesso si giudica un frontman in base alla sua capacità di farti sentire sempre di fronte ad un grande palco, ma Lizi ha l’enorme pregio di riuscire a farti sentire in ogni caso come se tu fossi a vedere un concerto del classico trio di amici che il punk lo suona per passione, senza badare al contesto e pensando solo a divertirsi il più possibile.
Ovviamente questo non significa che l’esibizione non sia stata di spessore. Nonostante i soli tre componenti, il palco dava l’impressione di essere sempre totalmente occupato.
Ogni pezzo è stato presentato a dovere e il pubblico è stato sempre coinvolto sia nelle pause, sia durante le canzoni (anche indirettamente, perché una delle peculiarità di Lizi è quella di avere una sorta di mimica facciale innata che va a seguire il testo, caratteristica molto sottovalutata ma assolutamente comune a moltissimi cantanti punk di successo).
La scaletta della serata alterna brani di entrambi gli album, segno evidente della volontà di sottolineare una continuità nei lavori della band. Mi ha fatto molto piacere sentire anche Crazy Eyes, pezzo tratto dall’EP del 2018 Life’s Too Short for Guitar Solos.
Se vi piace il punk rock del periodo a cavallo tra i novanta e duemila e volete guardare un buon concerto, questo è il gruppo giusto per voi.
Scaletta:
Never Enough
This Town is the Place We Call Home
Loveless
No Friends
Overthinker
You Don’t Need Anyone
Crazy Eyes
Dying Inside
Stand On My Own
Go Hard Or Go Home
ROS
Nati nel 2015 e arrivati al grande pubblico nel 2017 con la partecipazione ad X-Factor, i ROS sono un trio musicale eclettico ed estremamente interessante.
Arrivano sul palco del Legend con l’esperienza accumulata da anni all’insegna di grandi soddisfazioni (il Rumore in Tour su tutti) ma anche di momenti di pausa e lavoro come i quasi quattro anni necessari per dar vita all’album Allegria Maldistribuita.
Insomma, una band decisamente da non sottovalutare, in cuffia come dal vivo.
Al primo ascolto live, quello che stupisce di più è la grande contrapposizione tra la voce di Camilla Giannelli alta e pulita, molto spesso più incline alla narrazione che al canto, contrapposta a linee di chitarra (sempre Camilla Giannelli) basso e batteria insolitamente pesanti per il genere.
Parlando di voce, apprezzabilissimo il secondo microfono con megafono usato per creare effetti sonori, oltre che rimando all’intro dell’ultimo singolo Tragedia Moderna eseguito in questa occasione per la prima volta dal vivo.
“Ciao, qui ROS”.
Presentazione rapida al megafono e di nuovo sotto con la musica, in un misto di punk, noise e rock che, in un modo o nell’altro, fa venir voglia di muoversi e saltare a tempo.
A tal proposito, vanno necessariamente citati Kevin Rossetti al basso e Lorenzo Peruzzi alla batteria, non solo musicisti d’accompagnamento ma veri coprotagonisti sonori della serata.
Esibizione interessantissima in cui la selezione dei brani va pienamente a sposare l’intento punk della serata. Nonostante mi piacciano molto alcuni dei “lenti” dei ROS, ho apprezzato la scelta e sono anche riuscito a non far cadere la birra mentre saltavo sulle note di Hard Cuore.
Dopo la fine del concerto dei ROS c’è stato un bellissimo momento in cui Ketty Passa e Enzo Onorato hanno presentato il progetto Lady Day, nato in ambito artistico per sensibilizzare su argomenti come discriminazione e violenza di genere. A mio parere vale sempre la pena di dare un’occhiata a questo tipo di progetti. Molto spesso propongono eventi coinvolgenti (in questo caso molti concerti) e permettono soprattutto di discutere e confrontarsi apertamente su temi importanti per tutti.
Bambole di Pezza
Disclaimer: Se siete in cerca di una recensione negativa sulle Bambole di Pezza al Legend siete nel posto sbagliato. Il concerto è stato fantastico e la motivazione era forte. fatevene una ragione.
Arriviamo quindi alle headliner della serata. Le Bambole sono state una vera e propria icona musicale dell’underground italiano dei primi 2000, uno dei primi esempi moderni di una donna che non deve per forza essere solo cantautrice o voce bianca.
Due album ormai storici per la formazione, ormai profondamente cambiata (del gruppo originale rimangono solo le chitarriste Morgana Blue e Dani Piccirillo) ma con un singolo uscito lo scorso giugno dal titolo Favole (Mi hai rotto il caxxo) che ha saputo imporsi sul mercato.
Sulle note di “Sei Tu”, primo brano della serata, facciamo la conoscenza di Cleo (Martina Ungarelli), energica voce del gruppo che porta al sound ormai consolidato delle Bambole una nota molto più dura frutto della passata esperienza come frontwoman delle Killin’ Baudelaire. Folle, violenta, con una naturale inclinazione allo scream e intrattenitrice nata in grado, tra una canzone e l’altra, di coinvolgere pubblico e band per creare un continuo scambio di battute. Citando il messaggio che ho scritto ad un mio amico dopo il concerto: “musicalmente parlando me ne sono innamorato. Non di quell’amore fasullo per una canzone che ascolti da sobrio, ma di quello che hai per la canzone esagerata che ti fa muovere la testa tra la sesta birra e l’amaro”.
Tornando al concerto, è sempre bello sentire pezzi come Stato Puro D’Odio, Strike e Anima G., firma potente di un passato musicale che ha ancora tantissimo da dire.
A riprova della validità del concerto (al netto di certi commenti che avevo letto nei giorni precedenti) sono rimasto colpito nel vedere altre tre componenti del gruppo alternarsi al microfono per cantare pezzi diversissimi l’uno dall’altro. Kaj (Caterina Dolci), la bassista, ha eseguito splendidamente una Hardley Wait dalla pesante eredità artistica, mentre la potentissima chitarrista Dani ha dato sfogo al suo animo nel pezzo Revolta.
Cleo, oltre ad aver sostenuto parte della sezione ritmica durante questi pezzi suonando un timpano, ha anche ceduto il microfono a Xina (Federica Rossi) andandola a sostituire alla batteria durante una più che discreta cover della canzone “Pop Porno” (ancora un po’ e a fine concerto la si trovava al bar a spillare la birra mentre mandava in pausa i baristi. Davvero, era ovunque!!!). In tutto questo, Morgana Blue ha assunto la funzione di guida, dedicandosi alla linea di chitarra principale e presentando alla bisogna.
Da segnalare i pezzi Non Sei Sola, brano perfettamente in tema con il dialogo precedente sulla violenza di genere e, ovviamente, Favole con le sue sonorità orecchiabili ma non per questo meno violente.
Prima di chiudere, vorrei soffermarmi su due momenti. Il primo è stato la splendida cover di Rumore di Raffaella Carrà con la partecipazione di Giuly delle Roipnol Witch e Ketty Passa, momento davvero coinvolgente. Il secondo è stato il finale semplicemente enorme, dove tutti i componenti di tutte le band della serata sono saliti sul palco per suonare insieme I Love Rock & Roll e trasformando la serata in un fantastico disastro.
Tornando alla macchina, posso dire tranquillamente di aver passato una serata splendida dove ho ascoltato tanta ottima musica a vari livelli di professionalità a prescindere dalle mie preferenze musicali. Ho visto tanta voglia di suonare, di coinvolgere, di stare insieme e sostenersi (giusto per capirci, durante le prime due tracce della prima esibizione c’era almeno un rappresentante per ogni gruppo sotto il palco a incitare), il tutto per una causa giusta come quella della parità di diritti.
Personalmente, non avrei potuto chiedere nulla di meglio.
Scaletta:
Sei Tu
Rock’n’Roll
Stato Puro d’Odio
Strike
Blitzkrieg Bop
La Mantide
Anima G
Non Sei Sola
Hardly Wait
Revolta
Contropressione
Pop Porno
Peace and Love
Favole
Sweet Paradise
Rumore
Le Streghe
I Love Rock’n’Roll