Live Report: Rage+Secret Rule+Girish And The Chronicles, Paderno Dugnano (MI) – 10/11/2024
E’ tempo di festeggiare i 40 anni di carriera per i Rage e quale occasione migliore per portare in giro per il mondo la loro musica, con show celebrativi che prevedono una setlist antologica? Finalmente tocca anche all’Italia, questa volta siamo allo Slaughter di Paderno Dugnano (Milano) per una serata che si prospetta decisamente scoppiettante. Ad aprire, i Girish And The Chronicles dall’India e gli italianissimi Secret Rule.
Girish And The Chronicles
E’ la prima volta che i Girish And The Chronicles suonano in Italia e probabilmente è la prima volta in assoluto che una band indiana viene in tour dalle nostre parti. Forti di una certa notorietà acquisita negli ultim anni anche in Occidente (mentre in casa sono già piccole celebrità), i GATC propongono un heavy rock snello con un marcato flavour americaneggiante. Questo in generale in studio, perché questa sera – forse pensando ad un’audience particolarmente old school metal – le distorsioni sembrano irrobustite, tanto da rendere la band di Bangalore più vicina ad un certo american metal in stile Leatherwolf, Icon et similia.
All’inizio i suoni sembrano impastati, ma migliorano abbastanza velocemente e permettono alla band di concentrarsi sulla performance. Sul palco il gruppo sembra a suo agio, forte già di una certa esperienza internazionale e appare sicuro e ben attrezzato come immagine e atteggiamento. “Primeval Desire”, “Ride To Hell” e “I’m Not The Devil” vengono proposte in rapida sequenza, nonostante i problemi del chitarrista Suraz Sun con la tracolla del suo strumento. Per “Love’s Damnation” il cantante Girish Pradhan lascia la chitarra, per concentrarsi solo sul cantato e a metà pezzo, cosa bizzarra, chitarrista e bassista si scambiano gli strumenti per portare a termine l’assolo di un pezzo dal sapore realmente a stelle e strisce. Con “Killer Of The Night” si omaggiano i The End Machine (supergruppo con Girish assieme a George Lynch e Jeff Pilson), mentre “Kaal” è l’occasione per permettere alla band di incrementare la quantità di variazioni all’interno di un solo pezzo. “Angel” è una ballata che parla dei sogni che si realizzano e si chiude con “Rock’N’Roll Is Here To Stay”, che permette nuovamente a bassista e chitarrista di mettersi in mostra.
Il gruppo c’è ed è di sicura sostanza, come ha dimostrato questa sera. Resta da vedere, se, oltre al fascino dell’esotico, i GATC sapranno in futuro continuare a proporre contenuti tali da permettergli di passare dallo status di promessa a quello di certezza del panorama hard rock internazionale.
Girish And The Chronicles setlist:
Primeval Desire
Ride to Hell
I’m Not the Devil
Love’s Damnation
Killer of the Night (The End Machine cover)
Kaal
Angel
Rock ‘n’ Roll Is Here to Stay
Secret Rule
I Secret Rule sono una band romana attiva già da una decina d’anni e particolarmente prolifica, tanto da avere all’attivo una media di circa un album in uscita all’anno dai tempi della formazione. Sulle note dell’introduzione cinematica di rito, il quartetto prende posto sul palco con non poca grinta ed entusiasmo. L’impatto è ottimo, così come la gestione della scena, il bilanciamento dei suoni e l’affiatamento in generale. In particolare, sia la cantante Angela Di Vincenzo che Andrea Menarini alla chitarra che Nicola Pedron al basso dimostrano grandissimo entusiamo ed insieme al batterista Sebastiano Dolzani riescono a produrre un notevole wall of sound, specie per un gruppo non headliner.
Lo stile proposto è un metal moderno e melodico (stile che ricorda quello proposto da act quali Beyond The Black, per intenderci), con discreto uso di inserti elettronici. Esempio in questo senso il secondo pezzo “I Am”, che presenta anche una buona dose di break. L’approcco è quindi attuale, benché molto lontano dagli eccessi (non in senso negativo) di band quali Ad Infinitum, Spiritbox o Jinjer, mancando oltretutto la parte vocale in growl.
Con la più datata “The Son Of The Universe” un tappeto di tastiere ci riporta indietro di qualche anno, quando ancora le female-fronted band non erano di moda e le strutture dei pezzi erano più standard.
I Secret Rule dimostrano veramente un’ottima esperienza, si capisce quindi che non sono affatto alle prime armi, anche se effettivamente il loro stile non è personalissimo.
E’ comunque ottima la dinamica che si viene a creare tra la linea melodica guidata dalla voce (sempre molto alta come tonalità) e l’impatto generale creato da base ritmica e chitarra, che lavorano in sinergia, ma si permettono anche discreti excursus solistici.
Dopo “Disorder” (singolo dall’ultimo album “Universe” del 2023) e “Birth” da “The 7 Endless” del 2019, con “Obsession”, Angela dà veramente il suo meglio a livello di performance ed interpretazione.
Si chiude con “One More” dedicata dalla cantante alle vittime di tutte le guerre: il pezzo, inizialmente darkeggiante, si sviluppa veloce ed energico, strizzando l’occhio ai capiscuola del genere (Within Temptation su tutti).
Tutto considerato, ottima figura da parte dei Secret Rule.
Secret Rule setlist:
Digital Revolution
I Am
The Song of the Universe
Shards of Time
The Showdown
Disorder
I Wanna Cry
Birth
Obsession
One More
Rage
Quarant’anni di carriera interrotta non sono pochi. È quindi giusto che i Rage si prendano il tempo per celebrarli con un tour che attraversa più continenti e una setlist che esplora la loro ricca discografia. Ovviamente, alcuni album sono stati esclusi, una scelta inevitabile vista la pubblicazione di oltre 25 full-length. Anche a causa di alcuni problemi di salute di Peter “Peavy” Wagner, ormai vicino ai 60 anni, la durata dello show non sarà da antologia. Tuttavia, l’occasione è davvero interessante per ripercorrere la storia di una band che ha vissuto numerose vite: dagli inizi con il moniker di Avenger, alla gloriosa fase con Manni Schmidt, passando per i fratelli Efthimiadis, il periodo Smolski/Terrana, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ora, il corpulento bassista/cantante si avvale della collaborazione di validi sodali quali Vassilios “Lucky” Maniatopoulos alla batteria e Jean Bormann alla chitarra.
Sebbene lontano dal sold-out, lo Slaughter accoglie con calore la band, affetto che il gruppo percepisce subito, dimostrandosi per nulla avaro di sorrisi verso il pubblico (un elemento costante per tutta la serata). In effetti, uno dei punti di forza dello show sarà proprio il clima di affetto e gratitudine reciproca che si instaurerà con gli astanti. Peavy è statuario e sostanzialmente immobile dietro il microfono, ma non manca di indicare e salutare le prime file, mentre Jean copre costantemente lo spazio del palco con grande dinamismo: la formazione in power-trio esalta l’energia della band. È anche un piacere ritrovare il leader in discreta forma a livello vocale.
Dopo l’apertura con la nuova “Cold Desire”, lo show procede con buon ritmo attraverso un viaggio nel viale dei ricordi del gruppo. Tra una battuta e l’altra, spicca la menzione al 40° anniversario della band, in contrasto con la giovane età del chitarrista. La potenza di Vassilios alla batteria si fa sentire soprattutto in un classico come “Black In Mind”, seguito da una memorabile “Refuge”, dove per l’occasione il break melodico è sostituito da uno stacco in pieno stile reggae (!). Osservando con attenzione la performance dei Rage, si apprezza il livello di professionalità che Peavy è riuscito a trasmettere ai suoi compagni di band. Lui stesso, carismatico, affronta ogni pezzo con estrema tranquillità e lascia saggiamente la parte più “fisica” a Jean Bormann, che sciorina assoli con tecnica sopraffina e tiene il palco con mosse e pose da veterano. Sono convinto che sentiremo parlare molto di lui in futuro. Entrambi sono sostenuti dall’impeccabile operato di Vassilios Maniatopoulos, che assicura tecnica e “botta” live. Il pubblico, composto in buona parte da veterani vista la storia della band, risponde alla grande, cantando a memoria tutti i ritornelli e dando il via a cenni di mosh nelle parti più veloci. Con “A New Land”, si torna al recente passato (2021), un pezzo che permette ai Rage di mettere in mostra una certa aggressività, sempre accompagnata dalla memorabile ricerca melodica di cui la band tedesca è maestra. Un buon esempio in questo senso è “End Of All Days”, al termine della quale il pubblico riprende in coro il riffing principale, colpendo i Rage, che riprendono con entusiasmo il motivo. Si prosegue alla grande e a ritmo sostenuto (impossibile non menzionare “Don’t Fear The Winter”, altro caso in cui è difficile non intonare il ritornello), arrivando ben presto al momento del bis. Prima della consueta conclusiva “Higher Than The Sky”, con i cori lasciati al pubblico, i Rage tornano a essere Avenger, riproponendo “Prayers Of Steel” dal relativo album del 1985.
Quarant’anni di una splendida carriera, praticamente priva di clamorosi passi falsi, passati a bilanciare potenza e melodia. Peavy Wagner e i suoi Rage andrebbero celebrati ancora di più, in quanto rappresentano un reale patrimonio dell’umanità Metal. E stasera ne hanno fornito l’ennesima prova.
Rage setlist:
Cold Desire
Straight to Hell
Solitary Man
Black in Mind
Refuge
Back in Time
Days of December
Let Them Rest in Peace
A New Land
Great Old Ones
End of All Days
Under a Black Crown
Don’t Fear the Winter
Encore:
Prayers of Steel (Avenger cover)
Higher Than the Sky
Vittorio Cafiero