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Live Report: Rhapsody of Fire @ Revolver Club, San Donà di Piave (Ve)

Di Marco Donè - 27 Aprile 2023 - 11:00
Live Report: Rhapsody of Fire @ Revolver Club, San Donà di Piave (Ve)

Live Report: Rhapsody of Fire, Symphonity, Avaland, Anthenora

Revolver Club, San Donà di Piave (Ve)

22 Aprile 2023

 

Dopo aver girato in lungo e in largo l’Europa per promuovere l’ultimo lavoro “Glory for Salvation”, i Rhapsody of Fire toccano finalmente il suolo italico. La compagine di Trieste, con le date al Revolver Club di San Donà di Piave e al Legend Club di Milano, chiude un tour di due mesi che si è rivelato carico di soddisfazioni. Il “Glory for Salvation Tour 2023” ha infatti regalato vari sold out alla band di Alex Staropoli, e anche le due serate italiane non potevano essere da meno: il Legend Club è annunciato sold out da tempo, il Revolver Club, invece, risulterà sold out a show in corso. E non poteva essere altrimenti: i Rhapsody of Fire sono una delle formazioni più amate e più importanti uscite dal territorio nazionale; una band che, da subito, è stata in grado di rivoluzionare un certo modo di intendere il metal. Quel che è di Cesare deve essere dato a Cesare, c’è poco da fare.

Ma andiamo con ordine.

22 aprile 2023: arriviamo al Revolver Club di San Donà di Piave in perfetto orario, pronti ad assistere allo show degli Anthenora, previsto per le 19:30. Basta uno sguardo all’ingresso del locale per capire che stiamo per assistere a una serata importante: ci troviamo nel bel mezzo di una vera e propria fiumana di gente, pronta ad accaparrarsi l’agognato tagliandino e poter vivere uno degli eventi più attesi dal Nord-Est metallico. Una vera e propria bagarre, generatasi dall’annuncio fatto dall’organizzatore in cui segnalava che i biglietti disponibili in cassa, la sera dello show, sarebbero stati limitati. Vedere una simile risposta dagli appassionati è davvero uno spettacolo.

 

Live Report a cura di Marco Donè

 

ANTHENORA

Puntuali come un orologio svizzero gli Anthenora entrano in scena alle 19:30. Il Revolver Club sta iniziando a riempirsi e la compagine piemontese può esibirsi davanti a una platea già numerosa. Gli Anthenora sono una band esperta e sanno bene come scaldare il pubblico. Potendo poi contare su un frontmam carismatico come Luigi Bonansea e un chitarrista adrenalinico come Stefano “Pooma” Pomero, diciamo che gli Anthenora sono quasi sicuri di portare il risultato a casa. I Nostri propongono un set incentrato sull’ultimo lavoro “Mirrors and Screens”, pescando alcuni pezzi dal proprio passato, in particolare la splendida ‘Operation Sea Lion’, che accende il Revolver Club. Lo show degli Anthenora è in crescendo e con ‘Low Hero’ conquistano definitivamente la platea, tanto che il pubblico intonerà a più riprese il ritornello. Sebbene siamo solo a inizio serata, i suoni risultano buoni e gli Anthenora, nella mezz’ora a loro disposizione, regalano una prestazione convincente, riuscendo nel non facile compito di scaldare a dovere il locale. Meglio di così non si poteva partire.

Setlist:

Tiresias
Operation Sea Lion
30th
Low Hero
The Old Guard

 

AVALAND

Alle 20:20 tocca poi agli Avaland di Adrien G. Gzagg salire sul palco. Gli Avaland possono contare su due voci maschili – quella del già citato Adrien G. Gzagg e di Jeff Kanji – particolare che permette al combo francese di rappresentare a dovere i caratteri del concept fantasy che sta alla base della band. Gli Avaland si presentano con dei costumi di scena un po’ forzati che, forse, meritavano di essere curati meglio. I suoni sono buoni e nonostante un piccolo problema tecnico – subito risolto – affrontato dal chitarrista Lucas Martinez gli Avaland mettono a segno una buona prova, trascinati in particolare dalla voce aggressiva di Jeff Kanji, stasera in stato di grazia. La formazione francese pesca a piene mani dall’ultimo lavoro “The Legend of the Storyteller”, uscito via Rockshot Records lo scorso marzo. Sebbene le canzoni ci siano, va detto che ai Nostri manca un po’ di botta, di tiro, elementi necessari per fare la differenza quando si sale su un palco. Poco importa, però, il pubblico – che non smette di aumentare, di minuto in minuto – dimostra di apprezzare l’esibizione del quintetto di Grenoble, risultando sempre più partecipe, canzone dopo canzone. Gli Avaland chiudono il proprio set con ‘Crimson Tyranny’, dando vita a un autentico delirio sul palco: Giacomo Voli dei Rhapsody of Fire e David Åkesson, Mayo Petranin e Johannes Frykholm dei Symphonity entrano in scena, a sorpresa, per partecipare al chorus della canzone. Il Revolver esplode in un boato e partecipa con ancora maggior enfasi alla prova degli Avaland. Il finale è tutto dedicato alla classica foto dal palco, ormai appuntamento di rito dopo ogni concerto, che trova grande partecipazione tra il pubblico. Il Revolver Club, insomma, promuove la prova degli Avaland.

 

SYMPHONITY

Dopo dieci minuti di cambio palco tocca ai Symphonity entrare in scena. Il Revolver Club è ormai stracolmo e il sold out è un dato di fatto. È bellissimo vedere tra il pubblico molti giovani metalhead, tutti in attesa del gruppo principale, un particolare che fa ben sperare per il futuro del genere. Ma torniamo ai Symphonity. Sono circa le 21:10 quando il combo ceco inizia il proprio show e bastano le battute iniziali per capire che la formazione di Brno va tenuta sott’occhio. I Nostri hanno tiro da vendere e sanno tenere molto bene il palco, guidati da due cantanti carismatici – che sanno interagire in modo magistrale tra loro e con il pubblico – e dal tastierista-corista Johannes Frykholm. Il pubblico reagisce subito alla grande, venendo coinvolto a più riprese dai due cantanti. D’altronde, già a partire dal primo pezzo proposto, ‘Marco Polo, Pt. 2: Crimson Silk’, Mayo Petranin si dimostra un autentico animale da palco, oltre che un ottimo singer. Spiritosissimo il momento in cui simula di strizzare i gioielli di famiglia a David Åkesson, durante uno dei falsetti eseguiti dal cantante svedese. A fine pezzo, poi, Petranin inizia a dialogare con il pubblico in spagnolo venendo subito richiamato dal collega Åkesson, che gli spiega che ci troviamo in Italia, non in Spagna. Ovviamente è uno sketch programmato visto che Petranin si scusa immediatamente con il Revolver Club, inizia a parlare in italiano e, non domo, regala colorite espressione, tra cui varie imprecazioni. E se lo fai in Veneto, nella patria della bestemmia, beh, hai vinto, hai il pubblico dalla tua! Al di là della simpatia, i Symphonity dimostrano di saperci fare, davvero. Il loro set è energico, caratterizzato da una grande aggressività sul palco, ottima padronanza dello strumento, e dalla capacità di saper interagire con il pubblico. Fino a questo momento, insomma, i Symphonity si rivelano la miglior band della serata.

 

HUECCO

Durante il cambio palco tra Symphonity e Rhapsody of Fire avviene un colorito fuori programma: sul palco del Revolver club entra in scena un pazzo scatenato che risponde al nome di Huecco, un musicista spagnolo amico della formazione triestina. Durante lo show della band giuliana scopriremo come sia nata la loro amicizia e di come Huecco abbia preso parte a questo tour. Resta il fatto che il cantante-chitarrista si esibisce con due pezzi deliranti, a confine tra punk, hardcore e musica tradizionale spagnola. Huecco suona da solo, con la sua chitarra, accompagnato da delle basi, e proietta sul pubblico una carica esplosiva, dinamite pura. Il Revolver Club apprezza, e Huecco esce tra gli applausi, con tanta soddisfazione in corpo.

 

RHAPSODY OF FIRE

Sono le 22:30 quando le luci del Revolver Club si spengono di nuovo: i Rhapsody of Fire stanno per salire sul palco del locale di San Donà di Piave. Il pubblico è caldissimo e accoglie con clamore la band triestina. I Rhapsody of Fire partono subito alla grande con ‘I’ll Be Your Hero’, sprigionando grande intensità e adrenalina. La formazione di Alex Staropoli appare in forma strepitosa, entusiasta di potersi esibire nuovamente su un palco italiano. La gremitissima platea è in totale gaudio, in pugno a un superlativo Giacomo Voli che regala una prestazione spaventosa, toccando vette irraggiungibili con la sua ugola al vetriolo. Il set dei Rhapsody of Fire, come prevedibile, è incentrato sugli ultimi due lavori, quelli con Giacomo Voli alla voce. Non possono però mancare alcuni classici immortali, come ‘Unholy Warcry’ e ‘Dawn of Victory’, che fanno letteralmente esplodere il Revolver Club. La prova dei Nostri è convincente sotto ogni aspetto e i suoni risultano curati, anche se in alcuni frangenti le orchestrazioni tendono a dominare, sacrificando un po’ la chitarra in sede ritmica. Sul palco, inoltre, durante ‘March Against the Tyrant’ e ‘A New Saga Begins’ Manuel Staropoli, fratello di Alex, entra in scena suonando il flauto, rendendo ancora più unica la serata del Revolver Club. Fa inoltre tenerezza il coinvolgimento con cui gli Avaland e i Symphonity seguono la prova di Staropoli e soci dal banco merch, a fianco dello stage: come dei ragazzini in estasi incitano i Rhapsody of Fire, cantando dall’inizio alla fine ogni canzone proposta dal gruppo triestino. Lo show prosegue e i Rhapsody of Fire continuano con il loro incedere vittorioso, tra un campo di battaglia e l’altro, toccando un momento di pura follia con l’ingresso in scena di Huecco. Giacomo Voli ci spiega che il cantante-chitarrista spagnolo ha scritto una canzone e l’ha proposta ai Rhapsody of Fire, nella speranza che potessero apprezzarla e suonarla. Il risultato è ‘Fuego Valyrio’, canzone che il combo giuliano propone in questo tour, assieme allo stesso Huecco, accolta con entusiasmo dal pubblico del Revolver Club. Ci avviciniamo alle battute conclusive dello show e con ‘Dawn of Victory’ i Rhapsody of Fire salutano il pubblico e si ritirano nel backstage. Il Revolver Club inizia a rumoreggiare, chiamando a gran voce i propri beniamini: manca una canzone all’appello, un pezzo che ha reso immortali i Rhapsody of Fire. Il combo triestino ritorna quindi in scena e regala un trittico da paura. Si parte subito con un’autentica rasoiata come ‘Reign of Terror’, per proseguire con ‘Wisdom of the Kings’ e concludere con il classico dei classici, quella ‘Emerald Sword’ che viene cantata a squarciagola dall’intero locale. È l’apoteosi finale. Sulle note di ‘Act VII: The Angels’ Dark Revelation’ i Rhapsody of Fire salutano un Revolver Club in estasi, ricevono i meritati complimenti e, dopo aver scattato la consueta foto dal palco, si dirigono al banco merch per scambiare quattro chiacchiere con i fan. Si conclude in questo modo una serata stellare.

Setlist:

I’ll Be Your Hero
Chains of Destiny
The Legend Goes On
Unholy Warcry
March Against the Tyrant
A New Saga Begins
Son of Vengeance
Fuego Valyrio (with Huecco)
Master of Peace
Rain of Fury
Un’ode per l’eroe
Dawn of Victory

Encore:

Reign of Terror
Wisdom of the Kings
Emerald Sword
Act VII: The Angels’ Dark Revelation

 

COCLUSIONI

Serata da incorniciare quella andata in scena al Revolver Club. Basterebbe segnalare il sold out del locale per sottolineare la riuscita e l’importanza dell’evento. Il “pacchetto” band ha evidenziato come il movimento power sia in salute, combinando formazioni storiche e affermate, a compagini più giovani, agguerrite e con tanto potenziale, desiderose di ritagliarsi un posto nell’elite del metallo che conta. Concludiamo il nostro racconto con due considerazioni finali: la prima riguarda i Rhapsody of Fire. La formazione di Staropoli, nonostante tutti i cambiamenti e le disavventure che ben conosciamo, ha saputo rinnovarsi a dovere, riuscendo a confermarsi come punto di riferimento di un movimento, di un certo modo di intendere l’heavy metal. E scusate se è poco. La seconda riflessione riguarda il pubblico. E non ci riferiamo “solo” al sold out e alla presenza di tanti giovani metalhead, ma anche al fatto che molti musicisti del Nord-Est metallico, dai più noti ai meno noti, erano presenti allo show. E questo è il più grande insegnamento che si possa dare in merito al significato di “supportare la scena”: a qualsiasi livello tu sia, se la tua passione è vera, supporti il movimento andando ai concerti. Chapeau.

Marco Donè