Live Report: Rock In Roma @ Ippodromo delle Capannelle, Roma – 19/07/2022
Il 19 Luglio 2022 abbiamo assistito al Rock in Roma dell’Ippodromo delle Capannelle al Summer Festival tour 2022 dei Testament, che vede partecipare in seconda linea ospiti che di secondo non hanno proprio nulla: parliamo di Exodus, Death Angel e Heathen. Togliendo la denominazione del tour, che probabilmente per motivi di marketing qui lungo i nostri lidi non si chiama “Bay Area Strikes Back Tour” (avranno pensato facesse meno presa? Diritti di immagine di qualche tipo? Vai a capire) abbiamo assistito ad un tripudio di sano e puro thrash metal, di quello che ti lascia il collo a pezzi e le orecchie fischianti per giorni. Dopo l’ingresso nell’area concerto ci avviamo celermente verso il palco, consapevoli che la temperatura avrebbe giocato uno scherzo terribile alle nostre ghiandole sudoripare; ma in realtà il palco copriva di una piacevole ombra la platea (per lo meno le prime file), rendendo largamente sopportabile tale tedio atmosferico.
HEATHEN
Pronti? Via! 5 minuti e salgono sul palco gli Heathen. Forse le principali vittime dell’orario un po’ scomodo: apertura dei cancelli alle 17.30 durante un giorno lavorativo, considerando l’età media degli spettatori di esibizioni di questo tipo, porta inevitabilmente a suonare davanti ad un gruppo non troppo nutrito di persone. Grande peccato, perché i ragazzi suonano forte e sin da subito fanno sbattere il piede a terra ed il pugno sulle transenne, da sottolineare un David White che ogni tanto è sembrato poco a suo agio sul palco, ma ci sta: dovevamo scaldarci noi, ma anche loro. In ogni caso il coinvolgimento è stato ottimo seppur dato più dalla musica che dagli interpreti, con uno sbilanciamento sonoro che forse pendeva troppo verso la batteria, che tendeva a coprire un po’ gli altri suoni (condizione valida in particolare per loro, ma che saltuariamente si è presentata un po’ con tutti), in particolare la voce di White in certi casi era totalmente sovrastata dal muro sonoro. Neo che comunque non intacca un’esibizione ottima e ragazzi in gran forma, che hanno suonato per lo più brani tratti dall’ultimo album “Empire of the blind”, oltre ad una fantastica “Hypnotized” fra le altre.
DEATH ANGEL
Dopo Gli Heathen è il turno dei Death Angel, con un Mark Osegueda carico a pallettoni, al punto da prendersi un momento propagandistico sotto l’egida metallica, ringraziando i presenti per rendere possibile il per lui e soci lavorare facendo ciò che amano e (con una spiccata vena polemica nei confronti del resto del mondo) rendendo onore a tutti coloro che ancora portano avanti e supportano la “vera” musica: comizio moment folkloristico che apprezziamo. Musicalmente parlando i Death Angel tirano fuori una scaletta niente male, brani celebri e presi qua e là una po’ da tutti i dischi, l’apertura con l’incipit di “The ultra-violence” è stata pazzesca. Brani come “Mistress of pain”, “The moth” e “Thrown through the wolves” sono stati eseguiti allo stato dell’arte, nulla da dire se non bravi. Unica nota stonata è stata forse la presenza scenica di un Ted Aguilar decisamente a disagio (o per lo meno questa è stata l’impressione): statico e per nulla coinvolgente, a differenza dell’omologo collega; premio chitarrista moscio 2022.
EXODUS
A questo punto si presentano sul palco gli Exodus, con un Souza in forma più che smagliante. Vero mattatore sul palco, esplosivo, energico, quasi isterico ha tirato fuori dal pubblico tutta l’anima schiacciasassi della sua band, che tra l’altro per l’occasione presentava sul palco Brandon Ellis dei Black Dahlia Murder in sostituzione di Lee Altus, assolutamente promosso. Il complesso di Gary Holt e soci si è mosso egregiamente fra i classici come “Blacklist” e “And then we were none”, fino ad arrivare a pezzi dell’ultimo album “Persona non grata”, con sempre il momento topico di “Toxic Waltz” che davvero live è qualcosa che dovrebbero vivere tutti almeno una volta nella vita. Fra tutti i gruppi forse gli unici a coinvolgere il pubblico tanto quanto i Testament, con un tarantolato Souza che dialogava con i fan da ogni lato del palco, urlava in faccia ai colleghi, si sbracciava…insomma, un matto scocciato. Anche qui show decisamente sopra la media.
TESTAMENT
Arriviamo alla conclusione della serata con gli headliner di questo tour: i Testament. Alla batteria Dave Lombardo in sostituzione di Gene Hoglan per l’ormai noto ritorno dei Dark Angel, e noi comunque non ci lamentiamo, anzi. La classicissima “Rise up” per fomentare il pubblico era quotata a 0.99, ma ha avuto ovviamente efficacia totale, introducendo una scaletta da urlo, seppur con un paio di assenze abbastanza pesanti (“Brotherhood of the snake”, “More than meets the eye”, “Low”, “Disciples of the watch”, “Apocalyptic city”), ma è pur vero che non è facile fare una cernita di una discografia così vasta e così costantemente su alti livelli. Inaspettato e divertente il siparietto della blasfemia ritmica incoraggiato da Steve DiGiorgio, che è stato un momento di stacco dalle bordate musicali lanciate prima e dopo. I momenti più alti dello spettacolo sono stati senz’altro “D.N.R.”, “Over the wall” e “Into the pit”, con i brani dell’ultimo album che (tolto WWIII che viene proposto live pur essendoci altri brani del disco decisamente più trascinanti) manifestano un problema di forse eccessiva prolissità, ma comunque molto apprezzabili. Anche qui coinvolgimento alle stelle, Chuck Billy non molla il pubblico nemmeno per un secondo, come anche un esplosivo Eric Peterson, molto più stimolante rispetto ad un Alex Skolnick che si è un po’ più specchiato nei suoi (fantastici) assoli.
Effetti di luce ed atmosfera al top, anche se inevitabilmente qualcuno ha subito qualche faro in pieno volto, ma purtroppo può capitare. Il palco è stato allestito in maniera abbastanza semplice, gli unici ad avere degli elementi di scena sono stati proprio i Testament, con fuochi e rialzi davanti ai microfoni. Come già accennato, volume tarato in modo leggermente più marcato sulla batteria, che a volte ha coperto un po’ il resto; ma il bello della musica dal vivo è anche questo! Se avessimo voluto suoni cristallini e voci da usignolo avremmo messo un paio di cuffie e via…ma la musica viva e dal vivo sarà sempre un’altra cosa.
E ci era mancata.