Live Report: SoloMacello Fest @ Circolo Magnolia, Segrate – 05/08/2023
Live Report: SoloMacello Fest @ Circolo Magnolia, Segrate, Milano – 05/08/2023>
a cura di Jennifer Carminati
Rieccomi nella cornice del Circolo Magnolia in versione estiva, oggi sabato 05 agosto 2023, per la dodicesima edizione del SoloMacello Fest, organizzato sempre da HardStaff Booking, vero punto di riferimento per una proposta musicale di un certo tipo, quello che piace più a me per intenderci.
Un festival che da sempre unisce l‘intransigenza alla buona musica e che quest’anno ha affidato il compito di trapanarci i timpani ai GLOD, i nostrani GUFONERO, i giapponesi CHURCH OF MISERY e ci penseranno gli americani EYEHATEGOD, a chiudere un evento diventato ormai appuntamento fisso nel mio calendario di inizio agosto.
Anche se credo molti di voi che state leggendo conosciate il Magnolia, spendo comunque due parole sulla location. Sulle rive dell’Idroscalo di Milano, nel comune di Segrate, nella stagione estiva il Circolo nell’area verde esterna offre un’area food, a prezzi più che onesti, con varie proposte di ottima qualità, io personalmente adoro il pollo fritto e la pizza cotta nel forno a legno, birra e drink ovviamente, e soprattutto acqua gratuita. Inoltre, per chi ci passasse più di qualche ora e volesse rilassarsi un attimo, nel mezzo del bosco che lo circonda son presenti delle sdraio in legno oltre che tavoli e panche, insomma, un bel posto dove passarci del tempo in buona compagnia e con dell’ottima musica a fare da sfondo a tutto come quest’oggi.
L’affluenza non è esattamente quella delle grandi occasioni e viene scelto quindi di far esibire le band sul palco più piccolo presente nell’area esterna; forse la concomitanza con altri eventi in questa serata e il fatto che la proposta musicale di oggi nel nostro paese purtroppo resta pur sempre di nicchia, i grandi numeri ahimè si vedono sempre in altri contesti più blasonati e a mio parere sopravvalutati, ma non c’è di che lamentarci dai, qualche centinaio di persone son sicuramente qui presenti, e ora vi racconto quello a cui abbiamo assistito grazie all’organizzazione impeccabile come sempre del buon Corrado e la sua HardStaffBooking.
GLOD
Il SoloMacello Fest 23 inizia alle 19 precise con i Glod, progetto proposto da Andrea Ghiacci (voce dei The Death of Anna Karina e ex bassista dei KINT) e accompagnato da Adriano Pratissoli alla batteria, dedito a improvvisazioni con la tecnica del No Input mixing board, acide e dissonanti. Ci propongono una sequenza di brani in maniera precisa ma senza riuscire a coinvolgere il pubblico, che ben presto abbandona il sottopalco per andare a mangiare o bere qualcosa. Sicuramente un gruppo da vedere in sede live perché con le cuffie in testa, almeno a mio parere, credo rendano ancora meno, ma ecco, dovrebbero un attimo essere meno freddi e impostati, mi han dato proprio l’idea di voler fare il loro compitino e via, e questo si sa, non piace mai a chi sta sotto il palco.
Ma siamo solo a inizio serata, d’ora in poi si cambia registro eccome.
GUFONERO
Rapidissimo cambio palco e tocca ai nostri Gufonero, progetto dei trentini Andrea e Marcella, con il loro sludge imbevuto di noise che dal vivo vi assicuro centrano in pieno l’obiettivo, non per niente l’unico full-lenght pubblicato nel 2020 è intitolato Live quarantined. La scaletta proposta in un crescendo continuo è fatta di nove pezzi pesanti come macigni, dove confluiscono sentimenti di vario tipo, dalla rabbia alla frustrazione, al dissenso sociale messo in musica, passando attraverso brevi momenti di più ampio respiro, il tutto accumunato dalla loro impeccabile tecnica nel suonare i rispettivi strumenti. Andrea alla batteria e Marcella al basso, entrambi alla voce, sono in grado di creare suoni distorti e disturbanti che ti travolgono fisicamente e mentalmente, non so come rendere meglio l’idea di quello a cui danno luogo con la loro musica. Andrea con la sua voce lancinante e graffiante si consuma le corde vocali nel raccontarci i testi delle loro canzoni che vi invito ad andare a leggere, davvero degni di nota, non è mai facile parlare di certi temi, e ancora meno lo è trasportarlo in musica, e loro ci riescono alla grande. Dopo aver assistito ad un live dei Gufonero ci si sente un po’ smarriti, ecco, questo sì, ma di quello smarrimento piacevole, che ti fa perdere la retta via per qualche tempo, per poi renderti conto che sei qui, al Magnolia, circondato da gente come te che apprezza la musica di qualità e vuole condividere queste emozioni spezzo indescrivibili a parole. Quanto mi piace partecipare ai concerti, penso si sia capito vero?! Grazie ai Gufonero per ricordarci il senso più profondo del perché bisogna partecipare ai live e non limitarsi a vivere la musica attraverso delle asettiche cuffie o auricolari.
Sono ripetitiva lo so, ma non mi stancherò mai i ribadire questo concetto per me ormai diventato uno stile di vita. La musica live va supportata sempre e comunque, e i nostri gruppi underground meritevoli come i Gufonero ancora di più.
Bravissimi ragazzi, davvero mi siete piaciuti moltissimo e spero già di rivedervi presto.
Lineup
- Marcella – basso e voce
- Andrea – batteria, noise e voce
Setlist
- Scoperto
- Distanze
- Abbaglio
- Gufonero
- Assenze
- Polaroid
- Fidele
- Legami
- Palpitazione
CHURCH OF MISERY
E con 15 minuti di anticipo rispetto alla tabella di marcia dichiarata, sono le 20.30 quando, ancora seduta sulle panche a mangiarmi una pizza e bere una birra in ottima compagnia, sento i primi accordi arrivare dal palco, e mi ci fiondo subito ovviamente. È la prima volta che assisto ad un live dei doomster giapponesi Church Of Misery e che vi posso dire se non che mi hanno completamente lasciato esterrefatta. Hard rock anni Settanta, psichedelia, blues, heavy metal e storie macabre di serial killer, queste le basi quando si parla di loro, band giapponese in giro da trent’anni che vede nel bassista e fondatore Tatsu Mikami l’unico punto stabile in formazione e dallo scorso anno il ritorno del cantante originale Kazuhiro Asaeda, con il quale hanno composto l’ultimo full-lenght Born Under a Mad Sign.
Il loro doom psichedelico e ricco di groove trova in un suono sporco ma allo stesso tempo ricercato, la ricetta sonora che li ha resi una delle band più importanti in questo genere sempre più per pochi intenditori. Con le loro ritmiche rallentate fatte di riff ossessivi psichedelici e una voce in grado di passare da un cantato quasi pulito, ma pur sempre tiratissimo, ad un registro aggressivo e lancinante, ci raccontano le gesta dei più efferati assassini seriali dei nostri tempi, e credetemi se vi dico che addentrarsi nei loro testi non è cosa facile da fare, soprattutto se si pensa che son fatti realmente accaduti e non frutto della più orrorifica delle immaginazioni. I nipponici, da sempre devoti al culto di Toni Iommi, nell’ora abbondante che si sono presi, ci inanellano uno dopo l’altro pezzi che sono entrati nella storia dell’heavy metal e che il pubblico conosce perfettamente, con un basso iperdistorto, la batteria ovattata e assoli di chitarra sparsi qua e là, muovendosi egregiamente tra il doom e lo stoner/sludge, trascinandoci in una sorta di lisergia seventies in cui è sempre piacevole farsi cullare. Kazuhiro Asaeda è un frontman a tutti gli effetti, sa trascinare e coinvolgere il pubblico e nello stesso tempo ci offre una prestazione notevole come tutti gli altri componenti della band nipponica, che ha il suo buon seguito di fedeli qui dalle nostre parti, e come dar loro torto.
E dopo questo viaggio oscuro tra i meandri più neri e inconcepibili dell’essere umano insieme ai Black Sabbath con gli occhi a mandorla, come spesso son stati definiti, sappiate che il peggio deve ancora arrivare…non c’è limite oggi alla dose di pesante malanimo che assorbiremo.
Lineup
- Kazuhiro Asaeda – voce
- Fumiya Hattori – chitarra
- Tatsu Mikami – basso
- Toshiaki Umemura – batteria
EYEHATEGOD
È passato un anno dalla loro precedente esibizione live sempre qui al Magnolia e oggi rivedo molto volentieri gli Eyehategod, capitanati dal redivivo Mike Williams, tornati in scena discograficamente parlando nel 2021 con l’album A History Of Nomadic Behavior, dopo l’omonima uscita risalente al 2014. La formazione della Louisiana è ormai una realtà consolidata nel proprio genere e ad ogni loto incursione in suolo italico io ci sono, e come me molti altri fortunatamente, oggi in quel del SoloMacelloFest, e mai nome fu più azzeccato. La scaletta proposta ripercorre un po’ tutta la loro carriera e quel che è bello di loro è che non si sente molto la differenza tra i brani storici e quelli più recenti, la loro impronta è davvero unica e immediatamente riconoscibile, riescono sempre a tenere altissimo l’entusiasmo e il coinvolgimento viscerale del loro pubblico che li segue fedelmente da anni, e io come avrete intuito, mi annoverò orgogliosa tra questi. Quando, poco dopo le 22, gli Eyehategod decidono di iniziare a sbatterci addosso la loro marcissima furia sludge-hardcore non ce n’è davvero per nessuno: il chitarrista Jimmy Bower e il frontman Mike Williams, il quale vi ricordo aver subito un trapianto di fegato nel 2016, sono due personaggi dal carisma incalcolabile, non ti fanno staccare gli occhi dal palco, altrimenti ti perderesti un’espressione divertente di Jimmy che incita il pubblico o segue le note da lui stesso suonato, o un Mike che ne fa di ogni con quel microfono. Il suo scream iper-caratteristico, graffiante, acido e sporco, marcissimo come lo è lui, sembra gli stia per distruggere le corde vocali durante l’esecuzione dei brani in cui le loro radici hardcore riaffiorano tutte in superficie e il delirio tra il pubblico si fa sempre più tangibile. Son costretta quindi ad indietreggiare un po’ e mettermi lateralmente per non essere travolta dal mosh-pit inevitabile che si scatena durante New Orleans is the New Vietnam e Medicine Noose, dove il loro sludge-core viene tirato davvero al massimo e tra le prime file si vedono volare botte da orbi oltre che corpi sopra le nostre teste, come non ne vedevo da un bel po’ di tempo, si dice così vero? In realtà è solo una settimana, ovvero al Death in Summer Festival (potete leggere qui il LiveReport) il livello di devasto era stato pari. I quattro della Louisiana sono sicuramente tra i principali interpreti di un disagio esistenziale insano, rabbioso, schizofrenico a cui il buon Mike da aggressivamente voce con i suoi testi crudi, di vita vissuta in prima persona, che raccontano di degrado e dipendenze, da cui sembra esserne quasi definitivamente uscito, se non fosse per i numerosissimi diti medi lanciati verso il pubblico, ma vabbè, fa parte del suo personaggio irriverente oltre che oltraggioso, e ci piace così. E sul finale non poteva certo mancare l’annichilente Every Thing, Every Day, ripetitiva al limite dell’esaurimento psicotico a cui in effetti siamo quasi giunti dopo questo concerto, in piena simbiosi con chi sta sul palco.
Un’ora secca travolti da questo continuo senso di fastidio e disagio, brano dopo brano il tempo in loro compagnia scorre veloce, niente bis, ma dopo un concerto così intenso va benissimo così, sono in primis e siamo tutti più che soddisfatti della serata appena trascorsa, all’insegna della buona musica regalateci da vere e proprie leggende nel genere che hanno contribuito ampiamente a creare e definire e che ad ogni occasione in sede live non si risparmiano in quanto a intensità e sudore versato sul palco, ribadendo a gran voce, qualora ce ne fosse bisogno, che non ne vogliono proprio sapere di farsi da parte, e noi ne prendiamo felicemente atto. Mike hai fatto una promessa, ci si vede l ‘l’anno prossimo sempre qui al Magnolia, vedi di mantenerla, che noi ti aspettiamo per rivedere la tua faccia da pazzo diventata un simbolo ormai di questo genere dissonante e melmoso come le rive del Mississippi di cui siete grandi rappresentanti.
Ah, quasi dimenticavo di dirvelo, neanche stavolta ho trovato la taglia S della loro maglietta che tanto volevo, una gioia in meno oggi, e sapete che c’è scritto sopra? Una frase che quasi quasi mi tatuo alla prossima occasione e con cui vi lascio:
“Amps speak louder than words”
E credo capirete tutti perché la voglio.
Lineup
- Mike Williams – voce
- Jimmy Bower – chitarra
- Gary Mader – basso
- Aaron Hill – batteria