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Live Report: Solstafir + Oranssi Pazuzu + Helga @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 03/12/2024

Di Jennifer Carminati - 5 Dicembre 2024 - 11:44
Live Report: Solstafir + Oranssi Pazuzu + Helga  @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 03/12/2024

Live Report: Solstafir + Oranssi Pazuzu + Helga @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 03/12/2024
a cura di Jennifer Carminati

Hellfire Booking e ERocks Production riportano finalmente in Italia per un’unica tappa i Sólstafir con il loro Nordic Descent Tour 2024, supportati da Oranssi Pazuzu e Helga.

La serata è quella di oggi, martedì 3 dicembre 2024, spostata nelle ultime settimane, dall’Alcatraz di Milano allo Slaughter Club di Paderno Dugnano (Milano), club con tesseramento ACSI obbligatorio molto frequentata dai metallari di tutta la Penisola, che anche oggi sono accorsi da ogni dove per assistere ad un live che si rivelerà ben al di sopra delle aspettative.

Una serata che non vedrà il pienone di gente, e già lo si immaginava visto il cambio di location; vuoi che sia un giorno infrasettimanale, vuoi che il metal di un certo tipo, come quello proposto questa sera, resta un genere di nicchia, ma comunque, poteva andare peggio, vediamola così.

Arrivo al locale poco dopo l’apertura porte, ora dell’aperitivo per intenderci, e già sono presenti un certo numero di fan pronti ad accogliere le tre band in arrivo sul palco del locale alla periferia di Milano.

Durante la serata con piacere riconosco alcuni dei componenti delle band che gironzolano nel locale e assistono alle altre esibizioni, o si mettono al proprio banco del merchandising; a dimostrazione che in questi contesti, più piccoli ma non per questo meno importanti, si è mantenuta una dimensione intima e personale, non so come dire, quella famigliarità che fa sempre piacere ritrovare.

Bando ai convenevoli ed iniziamo con il racconto di una serata veramente unica.

Helga

Il locale si deve ancora popolare per bene quando salgono sul palco gli Helga, unitisi in corsa a Sólstafir e Oranssi Pazuzu in questa serie di spettacoli europei a sostegno del loro album di debutto “Wrapped in Mist”, uscito nel novembre del 2023, che ci faranno ascoltare quasi per intero nei quaranta minuti a loro disposizione.

Originari di Dalarna, in Svezia, il suono degli Helga evoca visioni di foreste e natura in una magica miscela di diverse atmosfere, combinando al testo sia la lingua svedese che quella inglese.

Sonorità versatili le loro, che mischiano il progressive al black e al post-metal, ma c’è anche dello shoegaze/pop, per non farsi mancare nulla; la voce particolare della cantante Helga Gabriel, dolce e ammaliante, è il fil rouge del tutto. Brani lenti, malinconici e riflessivi che si alternano ad altri più aggressivi e pesanti.

Non possiamo negare che gli Helga sono un qualcosa di unico nel grande panorama del metal moderno, in grado di catturare l’attenzione con un’esibizione live molto teatrale e scenica, da parte della carismatica frontwoman.

Il loro passaggio dal palco dello Slaughter Club in questo freddo martedì di inizio dicembre non è stato invano, molti dei presenti son certa che avranno fatto una piacevole scoperta, come spesso accade con i gruppi di apertura.

Solitamente non amo questi suoni difficili da definire ma ho ascoltato gli Helga molto volentieri e non escludo di poterlo rifare anche a casa, magari con un plaid sulle gambe e una tazza di the fumante tra le mani.

Lineup
  • Helga Gabriel – voce
  • Cai Sumption – chitarra
  • Cameron Gledhill – chitarra
  • Ryan Fairclough – basso
  • Sami Javed – batteria

 

Oranssi Pazuzu

Gli ospiti speciali di questo tour sono nientemeno che i finlandesi Oranssi Pazuzu, per supportare il loro sesto e ultimo album, “Muuntautuja” (che si traduce in “mutaforma”) uscito lo scorso ottobre sempre per Nuclear Blast Records.

Per quanto mi riguarda, e mi rendo conto di essere di parte, i loro dischi sono uno più bello dell’altro e le loro esibizioni dal vivo sono incredibili, quasi impossibile da spiegare a parole, bisogna viverle per capire cosa si prova.

Approcciarsi agli Oranssi Pazuzu non è cosa semplice: ascoltare la loro musica quasi intangibile richiede molto impegno, anche o forse soprattutto in sede live, dove non è concessa alcuna distrazione.

Aprono con l’aggressività martellante di “Bioalkemisti” mentre le inquietanti “Muuntautuja” e “Hautatuuli”, sempre dal loro ultimo lavoro in studio, hanno ritmi elettronici e una voce più calma, meno graffiante. “Valotus”, è un brano pesante e aggressivo, ma trovano spazio al suo interno le note più morbide della tastiera e dei synth, presenti massicciamente nelle loro composizioni.

Suoni distorti e loop ipnotici, black metal e psichedelia space rock, elettronica e tanto altro, irrequietezza fatta musica estrema. Jun-His canta con toni aspri e graffianti, a volte la sua voce sembra provenire da un’altra dimensione, le chitarre e le tastiere sono sommerse da effetti e distorsioni, il basso e la batteria di Ontto e Korjak danno luogo ad un’intensa e peculiare sezione ritmica.

Nulla è lasciato al caso: è impossibile non rimanere a bocca aperta e gli occhi sgranati per tutto ciò che accade sul palco, ad evocare un certo sentimento di disagio distopico ma allo stesso tempo una grande soddisfazione per essere qui a goderne.

Questi sono i live che mi piacciono: nessuna parola di troppo, niente di niente, se non la musica a parlare per loro.  Il loro black metal psichedelico d’avanguardia è sempre riconoscibile e speriamo continui ad essere così.

Questo sono gli Oranssi Pazuzu che mantengono con orgoglio la propria personalità, e questo ci aspettavamo e volevamo vedere stasera. A mio modesto parere sono una delle migliori band dal vivo che abbia mai avuto il piacere di vedere, e credetemi, ne ho visti davvero tanti di live, ma l’intensità emotiva, l’esperienza incredibilmente profonda che questi minacciosi demoni arancioni sanno offrire è cosa più unica che rara.

Io li trovo geniali nella loro follia, e voi che ne pensate?

E dopo questo viaggio frastornante in loro compagnia, non ci resta che aspettare gli headliner di questo Nordic Descent Tour 2024.

Oranssi Pazuzu

 

Lineup
  • Juho “Jun-His” Vanhanen – voce, chitarra
  • Niko “Ikon” Lehdontie – chitarra, tastiere, samples, voce
  • Toni “Ontto” Hietamäki – basso
  • Ville “Evil” Leppilahti – tastiere, organo, effetti, voce
  • Jarkko “Korjak” Salo – batteria
Setlist
  1. Bioalkemisti
  2. Kuulen ääniä maan alta
  3. Muuntautuja
  4. Uusi teknokratia
  5. Valotus
  6. Hautatuuli
  7. Vasemman käden hierarkia

 

Solstafir

Ed eccoci al momento tanto atteso dalle centinaia di persone ormai qui presenti. Il ritorno in Italia dei Solstafir. Non la solita band facile da etichettare. Erano un gruppo black metal, ma ora attingono a molte influenze diverse: dal folk svedese al progressive metal, al post-rock, al black metal e alcune virate di troppo per i miei gusti verso suoni melodici e ritornelli orecchiabili.

Cosa suonano quindi è difficile dirlo, quello che è certo è che Aðalbjörn Tryggvason è un grande frontman, con un carisma pazzesco; canta per lo più nella loro lingua nativa islandese e insieme costruiscono intricati paesaggi sonori, tra cui è difficile districarsi a volte.

Si parte con la travolgente anche se solo strumentale “78 Days in the Desert” per poi sentire per la prima volta la voce in “Silfur-Refer”, un brano misurato e accessibile, nonostante gli inserti prog.

Questo è un concerto in cui non ha particolarmente senso commentare i singoli brani proposti, ma piuttosto, vederne e carpirne l’insieme, o almeno io la penso così.

La setlist spazia dal materiale più recente, dall’ultimo album “Hin helga kv​ö​l”(che si traduce in “La santa sofferenza”) uscito meno di un mese fa, prima di passare a materiale più vecchio: la martellante “Svartir Sandar”, dall’omonimo album del 2011, è forse il momento più pesante della serata.

Abilissimi nel mescolare i generi senza rendere il tutto caotico e inarrivabile, i Solstafir, sono anche ottimi intrepreti in sede live, regalandoci una performance onesta e sincera, in una miscela unica di suoni atmosferici, cupi a volte, melodici in altre.

La voce di Aðalbjörn Tryggvason, unico membro originale, è da sempre il loro marchio di fabbrica, attraverso cui è facile riconoscerli.

Lo spettacolo dei Sólstafir si conclude come era iniziato, con un brano tratto dall’album del 2009, “Köld”, la coinvolgente “Goddess Of The Ages”, durante la quale il buon Aðalbjörn si cimenta in una sorta di funambolismo sulla transenna, per la gioia delle primissime file che riescono a vederlo, toccarlo e fotografarlo molto da vicino.

Questa era la seconda canzone cantata in inglese di stasera, dopo “Ritual of Fire”; ma poco ci importa di capire le parole se come filo conduttore a tracciarci la via c’è una musicalità superba e una passione condivisa che trascende qualunque barriera linguistica.

Mi piace pensare che la musica abbia l’enorme potere di far sì che le canzoni raccontino la loro storia, anche se non ho la minima idea di cosa stiano cantando, lascio viaggiare la mia immaginazione, e come me, credo lo facciano in tanti.

I giganti islandesi sono tornati, o forse, non se ne erano mai andati, è proprio il caso di dirlo.

I Sólstafir si godono appieno dal vivo, con la loro musica ti trasportano in un Altrove immaginario dove è davvero bello stare; se fate ancora in tempo, vi consiglio vivamente di provare a vederli, e poi fatemi sapere che ne pensate.

La tappa italiana del Nordic Descent Tour 2024 è stato un vero e proprio viaggio attraverso alcune delle interpretazioni più insolite del metal; band interessanti ed uniche che ci hanno offerto un bellissimo modo di trascorrere questo martedì di dicembre, che diversamente, sarebbe stato un giorno come tanti altri.

Sólstafir

Lineup
  • Aðalbjörn Tryggvason – voce
  • Sæþór Maríus Sæþórsson – chitarra
  • Svavar Austmann – basso
  • Hallgrímur Jón Hallgrímsson – batteria
Setlist
  1. 78 Days in the Desert
  2. Silfur-Refur
  3. Blakkrakki
  4. Svartir sandar
  5. Ljós í stormi
  6. Hún andar
  7. Fjara
  8. Hin Helga Kvöl
  9. Ritual of Fire
  10. Ótta
  11. Goddess of the Ages