Live Report: Suffocation @ Legend Club, Milano – 03/02/2024
Live Report: Suffocation @ Legend Club, Milano – 03/02/2024
a cura di Jennifer Carminati
Attesissimo ritorno dei Suffocation in Italia, che portano con sé una corazzata terremotante costituita da Organectomy, Sanguisugabogg e Enterprise Earth, sul palco del Legend Club di Milano oggi, sabato 3 febbraio 2024, grazie a Hellfire Booking in collaborazione con Erocks Production.
L’obiettivo è chiaramente quello di travolgere e tramortire con il primo ascolto live dell’ultimo album in studio, Hymns from Apocalypse, per quest’unica data nel nostro Paese che ha fatto, inaspettatamente per molti ma non per la sottoscritta che se lo aspettava, vista la caratura di tutta la lineup, un sold-out che ha lasciato purtroppo fuori molti avventori senza biglietto acquistato in prevendita.
L’apertura porte è prevista per le 18.30, molto presto quindi … ma le band sono quattro ed è sabato sera; quindi, non ci sono scusanti. Per chi mi legge sa che abito qui vicino, non è un dunque problema per me arrivare all’orario dell’aperitivo, che peraltro si può fare qui ed è molto meglio che in certi locali più blasonati della “Milano bene”.
Vista l’ottima affluenza già a quest’ora, noto con piacere che non è stato un problema raggiungere il locale di Viale Enrico Fermi anche per molti altri amanti del metal estremo come la sottoscritta.
Un pubblico eterogeneo in termini di età, che si abbassa notevolmente per i primi tre gruppi, giovani e tutti realtà molto promettenti nel panorama del metal estremo, per poi rialzarsi attestandosi poco oltre la quarantina come media per gli headliner della serata, che la Storia di questo genere l’hanno scritta … non sono certo meteore.
Sarà una serata a dir poco debilitante, al limite dello sfinimento fisico, già lo so. Il Legend, pieno fino all’orlo quasi da subito, è sicuramente una soddisfazione per le band ma per chi sta sotto il palco diventa un po’ invivibile, una bolgia infernale di spintoni, birre rovesciate, caldo e sudore.
Ma siamo ad un concerto di metal estremo, non alla Scala e ne varrà sicuramente la pena, quindi … va bene così! basta con gli spoiler e iniziamo.
Organectomy
Ad aprire le porte poco dopo le 19.00 ci pensano i neozelandesi Organectomy, in attività dal 2010 e con tre album all’attivo da cui estrapoleranno i pezzi della scaletta proposta questa sera, che include anche l’ultimissimo singolo Tracheal Hanging, uscito pochissimi giorni fa.
La loro è una dichiarazione d’intenti ben precisa: scaraventarci addosso una mezz’ora buona di quella che è la loro visione del death metal moderno.
Ovvero un tripudio di suoni slam, gore e deathcore con moltissimi breakdown che devo ammettere, mi hanno convinto molto più dal vivo che su disco.
Con gli efficacissimi cambi di groove si innesca da subito, oltre ad un pogo devastante, il primo dei tanti circle pit della serata grazie alle ripartenze vertiginose e sezioni più slam a cui gli Organectomy danno luogo, con un Alex Paul davvero molto carismatico: nonostante la giovane età ci sa fare davvero. Orfani di un chitarrista, per problemi di salute, la loro performance nel complesso non ne risente poi molto.
Buona la prima stasera? Direi proprio di sì.
Lineup
- Alex Paul – voce
- Sam McRobert – chitarra
- Matthew Bolch – chitarra
- Tyler Jordan – basso
- Levi Sheehan – batteria
Sanguisugabogg
Ammetto di essere alquanto prevenuta nei confronti della band from Ohio che sta per salire sul palco. Li ho sfortunatamente incontrati lungo il mio cammino di tanti concerti di metal estremo più volte e ogni volta li ho trovati davvero beceri al limite del demenziale e grottesco.
I Sanguisugabogg con i loro breakdown ignoranti e una proposta tutto sommato semplice e genuina, risultano comunque vincenti e trascinano il pubblico in un moshpit continuo e headbanging sfrenato, per cui, va bene così!
I loro testi esplicitamente sanguinari, oltre che volgari, vengono cantati, si fa per dire, dal carichissimo Devin Swank, che, con i suoi vari growl urlati e scream micidiali, risulta essere un buon frontman. Simpatico il giusto, un po’ forzatamente sopra le righe, ma disponibile poi a scendere tra il pubblico e vedere l’esibizione da lì delle ultime due band, come uno spettatore qualunque.
Il loro sound non c’entra nulla con il death metal propriamente detto, è un miscuglio mal riuscito, a mio parere s’intende, di hardcore, gore-grind e chi più ne ha più ne metta.
Per me i Sanguisugabogg continuano ad essere indecifrabili, come il loro logo, ma sicuramente moltissimi ragazzini erano qui per loro, quindi hanno un tiro e un’attitudine che piacciono a generazioni diverse dalla mia, appunto.
Lineup
- Devin Swank – voce
- Ced Davis – chitarra
- Drew Arnold – chitarra
- Cody Davidson – batteria
Enterprise Earth
Strappando il proprio nome da una conferenza sugli Illuminati, e sticazzi aggiungerei, gli Enterprise Earth sono una detonazione massacrante di deathcore ultra-tecnico che darà luogo ad una performance davvero sopra le righe.
Sul palco del Legend Club questa sera il combo statunitense, che ha raggiunto il traguardo dei dieci anni di carriera in questo 2024 appena iniziato, porta i brani estratti dal loro quinto album in studio Death: An Anthology uscito ufficialmente oggi ma che ho già avuto la fortuna di ascoltare in anteprima nei giorni scorsi.
Il loro è un death metal rivisto nuovamente in chiave moderna, con molte influenze metalcore, meccaniche djent e un approccio al deathcore più groovy, e non si fanno mancare neanche l’utilizzo alquanto insolito di tastiere che però non fanno capolino sul palco questa sera, peccato, mi sarebbe piaciuto vedere l’effetto che fanno in sede live.
Nella scaletta proposta si alternano quindi brani dall’approccio più progressive con i numerosi cambi di tempo che ne derivano, ad altri più brutali ed altri ancora che strizzano l’occhiolino al cosiddetto symphonic blackened death-core.
Non inventano nulla di nuovo neanche gli Enterprise Earth, i nomi che ti riportano alla mente ascoltandoli son davvero parecchi, però ci trovo un tocco personale che li rende godibili e ascoltabili sia su disco che dal vivo, dove oggi era per me il loro banco di prova e, sinceramente, l’han superata alla grande.
Il nuovo cantante Travis Worland è molto bravo nel passare con estrema disinvoltura dal growl a parti vocali tipiche del brutal più estremo ed a grida lancinanti e suoni non ben definiti che provengono dalla sua gola. Vi ricorda qualcuno questa descrizione? A me sì, vediamo se indovinate a chi sto pensando.
Il resto del gruppo, forte di una notevole base technical deathcore, non è certo da meno e nell’insieme suonano davvero compatti ed estremamente convincenti nella loro proposta.
Gli Enterprise Earth sicuramente si distinguono all’interno del panorama mondiale del deathcore contemporaneo che sta diventando ormai sempre più dilagante e non è certo facile emergere dal marasma di band che son venute a crearsi negli ultimi anni.
Continui moshpit, pogo, crowdsurfing e circle pit, che è raro vedere tra queste piccole mura, complimenti sinceri verso un pubblico tanto vario, in quanto a età e stile, quanto partecipe e entusiasta e che ha certamente contribuito all’ottima resa della serata.
Lineup
- Travis Worland – voce
- Gabe Mangold – chitarra
- Dakota Johnson – basso
- Brandon Zackey – batteria
Suffocation
Finalmente ci siamo. Il momento che tanto aspettavo è giunto. Dopo troppo tempo rivedo i miei adorati Suffocation, una macchina da guerra brutalmente abrasiva di ultima generazione, anche se, a ben vedere, sono in giro dai primi anni ’90, altroché.
Una carriera, la loro, che può essere divisa in tre parti: la prima, che va dall’esordio del 1991 fino allo scioglimento del 1996, la seconda che va dal 2002 al 2019 e la terza, con il nuovo cantante a sostituire una leggenda vivente ad oggi, con un ritorno in grande stile con l’album Hymns from Apocalypse, uscito lo scorso novembre e da cui stasera ci faranno ascoltare ben quattro pezzi.
Album come Breeding the Spawn (1993) e Pierced from within (1995) hanno tracciato la via per la creazione di un genere vero e proprio, il brutal death metal tecnico, marchiando a fuoco tutti i gruppi nati dopo di loro e che da loro hanno preso ispirazione.
Da questi capolavori che ho letteralmente consumato di ascolti estrapolano solo le titletrack purtroppo, ma bastano e avanzano per ribadire ancora una volta quali sono l’ABC del manuale del death metal e “tutto il resto è noia”, come direbbe qualcuno.
Alle prime note di Seraphim Enslavement si apre il pit: come inghiottiti in una voragine i fedelissimi metalheads stasera accorsi copiosamente e che arduamente si cimentano in pogo e moshpit, contribuiranno a far si che questo evento raggiunga livelli di brutalità che raramente ho visto tra queste mura.
La band dimostra di avere una carica ed un’energia impressionanti, oltre che un evidente affiatamento che si palesa non in maniera esplicita tra loro ma nel modo in cui suonano: un’esecuzione tecnica impeccabile, una macchinario con tutti gli ingranaggi ben oliati che funzionano sempre alla perfezione.
Ricky Myers, in formazione dal 2019, fa rimpiangere solo in parte leggendario cantante Frank Mullen; anche il suo growl è micidiale come lo è la sua presenza scenica, massiccia e imponente in tutti i sensi e altri paragoni non hanno senso di essere di fatti a mio parere.
Le esibizioni dei Suffocation sono intense, sotto ogni punto di vista: lo sapevo già e ne ho avuto solo l’ennesima riprova questa sera.
Tecnicissimi e brutali, non c’è spazio per nient’altro che l’esecuzione velocissima di un brano dietro l’altro, con una perfezione esecutiva che lascia davvero sbalorditi. Terrance Hobbs, ormai unico storico membro della band, non suona semplici riff violentissimi ma dei veri e propri assoli chirurgici che fanno impazzire il pubblico quasi adorante di fronte a tali virtuosismi, perché di questo si tratta.
Eric Morotti dietro le pelli infila con precisione un blast dopo l’altro dando luogo a veri e propri vortici di beat folli che, con il supporto di Derek Boyer al basso, hanno presa rapida sulle prime file che si scatenano in numerosi moshpit e pogo violento e ho intravisto pure qualche temerario crowdsurfing.
L’altro chitarrista, Charlie Errigo, non è certo da meno, esibendo le sue eccellenti abilità tecniche senza superbia ma solo con tantissima passione e voglia di essere su quel palco, come tutti del resto.
Dopo l’ennesimo ringraziamento da parte di Myers a chiudere la prima parte ci pensa Infecting the Crypts dall’album di esordio Effigy of the Forgotten e chi l’ha mai dimenticato dico io, dall’ headbanging sfrenato che si scatena direi proprio nessuno.
I Suffocation questa sera ci concedono anche il bis con Bind Torture Kill e Clarity Through Deprivation, ottima conclusione di una setlist e di un’esibizione praticamente perfetta.
Neanche il tempo di riprendersi dallo sforzo fisico del concerto che i nostri li ritroviamo fuori dal locale, disponibili a fare foto e scambiare quattro chiacchiere con i loro fan, bravi, cosi si fa.
I Suffocation, in una parola sola, sono immensi.
Tecnicamente irraggiungibili, solidi e spietati, pesanti e aggressivi come non mai; un assalto sonoro deflagrante che disarmerebbe chiunque, distruttivi sotto ogni punto di vista, ed ad ogni loro passaggio in suolo italico lasciano dietro di sé solo macerie e devastazione.
Con questo concerto e son certa con l’intero fittissimo tour europeo che stanno affrontando, il combo statunitense ancora una volta ribadisce la reputazione di Maestri incomparabili del genere e la loro incrollabile e inattaccabile presenza sul podio della musica estrema mondiale.
Ogni altro aggettivo superlativo che potrei aggiungere sarebbe superfluo, penso che il concetto di cosa siano ancora dopo oltre trent’anni di carriera i Suffocation sia chiaro a me, come a tutti quelli che stanno uscendo con un’aria stremata ma più che soddisfatta dal Legend Club di Milano.
Questo è il vero death metal, questi sono i concerti a cui voglio assistere.
Ci rivediamo al Graspop Metal Meeting e al Brutal Assault ragazzi, non vedo l’ora.
Lineup
- Ricky Myers– voce
- Terrance Hobbs– chitarra
- Charlie Errigo– chitarra
- Derek Boyer– basso
- Eric Morotti- batteria
Setlist
- Seraphim Enslavement
- Cataclysmic Purification
- Breeding the Spawn
- Dim Veil of Obscurity
- Pierced From Within
- Funeral Inception
- Perpetual Deception
- Effigy of the Forgotten
- Hymns From the Apocrypha
- Catatonia
- Liege of Inveracity
- Infecting the Crypts
Encore
- Surgery of Impalement
- Clarity Through Deprivation