Hard Rock

Live Report: The Dead Daisies + The Treatment + Broken Wings @ Hall, Padova 09/03/2025

Di Marco Donè - 13 Marzo 2025 - 12:00
Live Report: The Dead Daisies + The Treatment + Broken Wings @ Hall, Padova 09/03/2025

Live Report: The Dead Daisies + The Treatment + Broken Wings @ Hall, Padova 09/03/2025

Il 2025 si apre all’insegna dell’hard rock, mandando in fibrillazione tutti gli appassionati. Sì, perché la macchina da guerra che risponde al nome The Dead Daisies è in tour per promuovere l’eccellente “Light ‘Em Up”. E in questa ennesima scorribanda tra un palco e l’altro, la compagine capitanata da David Lowy toccherà il Bel Paese con ben due date: l’8 marzo al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna e il 9 marzo all’Hall di Padova. Due serate imperdibili, in cui i rocker italiani potranno vivere e assaporare lo show di una delle formazioni più in forma del momento. Ad accompagnare l’ensemble delle margherite morte in questa nuova avventura on the road ci saranno i rocker inglesi The Treatment, ormai una sicurezza per qualità e intensità.

 

 

Live report a cura di Marco Donè

 

Arriviamo all’Hall di Padova verso le 19:00, giusto il tempo di una birra e accediamo al locale. Il live club patavino non ha certo bisogno di presentazioni: è ben strutturato, ampio, capace di accogliere folle importanti e, soprattutto, garantisce un’ottima acustica. Prendiamo quindi posizione e attendiamo che il primo gruppo di giornata, i friulani Broken Wings, entri in azione.

BROKEN WINGS

Alle 19:45 le luci dell’Hall si spengono e i Broken Wings possono entrare in scena, pronti ad aggredire il palco con tutta l’irruenza del loro hard rock stradaiolo. La band di Massimo Zanuttini è un nome storico della scena del Nord-Est e proprio dal vivo sa dare il meglio di sé. Il combo friulano sale sulle assi dello stage con la consueta grinta, pronto a regalare adrenalina e tanto divertimento. Nonostante l’orario, i Broken Wings si esibiscono di fronte a una platea numerosa, con un Hall che sta via via riempiendosi. La formazione di Udine sfoggia un gran tiro, potendo contare su un’indiavolata Ilenia Serini alla batteria e sull’adrenalinica singer Sabrina, che sa come coinvolgere e trascinare il pubblico. Il coinvolgimento dell’Hall, infatti, aumenta di canzone in canzone. E se puoi contare su pezzi come l’aggressiva ‘Hunter’, la hit ‘Banana Zombie’ e il classico ‘Damnation’ il risultato è garantito. L’esibizione dei Broken Wings termina alle 20:15, con un Hall che saluta con calore la prova dei quattro friulani. Il compito dei Nostri consisteva nello scaldare il pubblico, beh, possiamo dire che ci sono riusciti alla grande. Giusto il tempo della classica foto dal palco e i Broken Wings si ritirano soddisfatti nel backstage. Ottimo inizio di serata.

THE TREATMENT

Dopo un velocissimo cambio palco, alle 20:25 le luci dell’Hall si spengono di nuovo e il pubblico, ormai davvero numeroso, fa sentire la propria carica. Dalle casse dell’Hall parte il classico ‘Highway to Hell’, l’intro scelto dai The Treatment, il support act ufficiale in questo tour dei The Dead Daisies. Ultimato il pezzo degli AC/DC, i cinque inglesi entrano in scena, sfoggiando un look curato e ricercato: tutti in giacca nera, eleganti ma con un taglio dannatamente rock. Il livello sale esponenzialmente: ci troviamo al cospetto di una band giovane ma con esperienza da vendere. Le movenze del quintetto sul palco sono quelle di un gruppo navigato e le canzoni sembrano essere nate per la dimensione live. Il pubblico risponde alla grande: canta i ritornelli, regala cori a raffica e si lancia in svariati battiti di mani ritmati. I The Treatment, d’altronde, stanno regalando una prova superlativa, con un gran groove, in cui a dettare legge è l’accoppiata basso-batteria. I suoni migliorano vistosamente, sia per volume che per qualità, anche se non raggiungono ancora la perfezione. Il set dei The Treatment punta in particolare sull’ultima fatica “Waking Up the Neighborhood”, ma non dimentica di certo il resto della discografia. Ecco quindi arrivare delle assolute petardate rock del calibro di ‘Let it Begin’, ‘Eyes on You’, ‘Man on the Highwire’ e l’epica ‘When Thunder and Lightning Strikes’, in cui il pubblico partecipa con enfasi nel vocalizzo che introduce il ritornello. Tutto l’Hall è in estasi per la prova del quintetto inglese, guidato con grinta dal cantante Tom Rampton che, sebbene influenzato, regala una prestazione al fulmicotone. Ci avviciniamo alle battute conclusive dello show, l’Hall ha ormai raggiunto la sua massima affluenza e l’adrenalina scorre a fiumi. I The Treatment chiudono la performance con il classico ‘Shake the Mountain’, pescato dal debutto “This Mighty Hurt”, il cui ritornello è cantato dall’intera platea: che prova, che botta, che carica. La serata regala davvero grandi emozioni. Sono circa le 21:05 quando i The Treatment ricevono il meritato plauso e salutano il pubblico con l’immancabile foto dal palco.

THE DEAD DAISIES

Ora non rimane che attendere il main event della serata. Come dicevamo, l’Hall ha raggiunto la sua massima affluenza e tra il pubblico incontriamo un sacco di facce amiche, tra cui un sorridente Tony Mad, il Capitano dei White Skull. Verso le 21:20 le luci del club patavino si spengono per la terza volta e dalle casse dell’impianto parte un’infuocata ‘Bitch’ dei The Rolling Stones, seguita da un’adrenalinica ‘Rock and Roll’ dei Led Zeppelin. Il pubblico è già carico come una molla e quando sul palco iniziano a salire i The Dead Daisies, l’Hall esplode in un autentico boato. L’ultimo a entrare in scena e John Corabi, che mette subito in evidenza tutto il suo carisma. Il cantante americano sa interagire con il pubblico come pochi altri e ogni suo minimo gesto riceve una risposta infuocata dalla platea. I The Dead Daisies non hanno certo bisogno di presentazioni: sono dei professionisti assoluti e il loro show tocca vette stellari. I movimenti sul palco sono tutti studiati e rodati: non c’è un minimo angolo dello stage che non venga occupato durante le rotazioni dei musicisti. Tommy Clufetos, dietro la batteria, si rivela un autentico randellatore di pelli, riuscendo a eseguire coreografie coinvolgenti. Insomma: l’impatto scenico è mostruoso. I suoni, poi, risultano curati e potenti, garantendo la famosa “pacca”, componente necessaria per la riuscita di un concerto rock’n’roll. Ovvio: i suoni possono solo mettere in risalto la botta espressa dai musicisti e in questo i The Dead Daisies non sono secondi a nessuno. La prova del quintetto è a dire poco stellare, trascinante. Un aspetto che viene evidenziato dalla risposta del pubblico e dalle espressioni dei musicisti presenti in platea. L’atmosfera, infatti, è elettrizzante e carica di entusiasmo. Sul palco, intanto, i The Dead Daisies pestano duro, grazie anche a una setlist pensata per la dimensione live. Viene dato ampio spazio alla discografia con Corabi alla voce, in particolare all’ultima fatica “Light ‘Em Up” e a “Burn It Down”. Arrivano quindi bordate come ‘Long Way to Go’, ‘Rise Up’ e ‘Dead and Gone’, in cui il pubblico canta a squarciagola il vocalizzo a metà ritornello: spettacolo puro. Aldrich sale in cattedra con la sua sei corde ed è davvero uno spettacolo vederlo suonare con l’entusiasmo di un ragazzino, come se fosse il suo primissimo concerto. Lo show prosegue con un terremotante assolo di batteria, seguito da ‘Love That’ll Never Be’ in versione acustica, con il solo Corabi sul palco. Bellissimo lo sketch di Corabi a fine di ‘I’m Gonna Ride’, in cui il cantante racconta di essere di origini calabresi ma in italiano sa dire solo “Grazie” e “Pizza” che, assieme a “Pussy”, sembrano essere parole molto care a John! Originale, poi, il momento della presentazione della band: a turno vengono introdotti i componenti dei The Dead Daisies ma al posto dell’assolo di ogni musicista, la band esegue un pezzo significativo per ogni protagonista. E così, il primo a essere presentato è David Lowy, l’ideatore della band, che viene omaggiato con ‘Higway to Hell’. Subito dopo è il turno di Tommy Clufetos, definito “Punisher of the drum”, che dà il via a ‘Seven Nation Army’, classico dei White Stripes. Il pubblico risponde con il celebre coro e per un attimo sembra d’essere tornati a Berlino 2006. Tocca poi a Michael Devin, al basso, che fa esplodere una maestosa ‘Heaven and Hell’, seguito dal “Golden Fingers” Doug Aldrich. Il chitarrista, dopo un assolo al fulmicotone, lascia partire un’acclamata ‘Whole Lotta Love’. È poi Lowy a presentare Corabi e per lui vengono scomodati i Judas Priest, con ‘Living After Midnight’. E il pubblico? Eh, è letteralmente fuori di sé. Le battute conclusive dello show vedono i The Dead Daisies omaggiare alcune compagini del passato, eseguendo dei classici immortali del rock. Ecco quindi ‘Fortunate Son’, ‘Get a Hair-cut’ – cantata da Lowy – e la conclusiva ‘Midnight Moses’. I The Dead Daisies salutano la platea patavina e si ritirano nel backstage. Il pubblico, però, ne vuole ancora e inizia a rumoreggiare sempre più forte, fino a quando il quintetto rientra in scena, attaccando con l’iconica ‘Resurrected’, brano molto sentito da Corabi. Sono quasi le 23:00 ma i The Dead Daisies dimostrano di avere ancora energie da vendere, tanto che il tiro e il groove non vengono meno. La chiusura dello show è poi affidata a un tributo ai The Beatles, con ‘Helter Skelter’. Siamo giunti alla fine, il pubblico esplode in un fragoroso boato e non smette di osannare i The Dead Daisies. La formazione capitanata da Lowy si dispone in fila, l’uno a fianco dell’altro, riceve il meritato plauso e ringrazia il pubblico. Giusto il tempo di qualche scatto dallo stage e poco dopo le 23:00 le luci dell’Hall si riaccendono, segnando la fine della serata. Le espressioni dei presenti? Sono la perfetta rappresentazione di soddisfazione ed entusiasmo. Show riuscitissimo!

Setlist:

Long Way to Go
Rise Up
Dead and Gone
Last Time I Saw the Sun
Light ‘Em Up
Bustle and Flow
Drum Solo
Love That’ll Never Be
With You and I
I’m Gonna Ride
Take a Long Line
Highway to Hell / Seven Nation Army / Heaven and Hell / Whole Lotta Love / Living After Midnight (Presentazione band)
Cross Road Blues
Goin’ Down
Fortunate Son
Get a Hair-cut (David Lowy alla voce)
Mexico
Midnight Moses

Encore:

Resurrected
Helter Skelter

 

CONCLUSIONI

Serata indimenticabile quella vissuta all’Hall di Padova, che si conferma un locale di altissimo livello, per posizione, strutta, spazi e acustica. La speranza, per tutti i metalhead del Nord-Est, è che il live club patavino possa ospitare sempre più serate dall’alto tasso metallico. Ottima l’affluenza all’evento, anche se fa un po’ impressione notare come l’età media dei presenti fosse sopra i quarant’anni. Come interpretare questo dettaglio? Dobbiamo pensare che un certo modo di intendere la musica dura fatica a trovare un ricambio generazionale? Che le emozioni e la classe sfoggiata da una certa generazione di artisti non riesce a fare breccia nei più giovani? Che le nuove leve non sono interessate ai live? Domande a cui fatichiamo a trovare una risposta. A dire il vero, siamo ancora inebriati dalla magia regalata da Broken Wings, The Treatment e dai mastodontici The Dead Daisies. Rincasiamo con il sorriso stampato in faccia, e questo ci basta. A tutto il resto, almeno per questa sera, non ci vogliamo pensare.

Marco Donè