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Live Report: This Will Destroy You + The Ocean @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 16/10/2023

Di Jennifer Carminati - 18 Ottobre 2023 - 10:55
Live Report: This Will Destroy You + The Ocean @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 16/10/2023

Live Report: This Will Destroy You + The Ocean @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 16/10/2023
a cura di Jennifer Carminati

 

Cinque anni dopo il loro precedente tour europeo, i This Will Destroy You finalmente tornano in Europa nell’autunno 2023 appena iniziato, accompagnati dai The Ocean, in veste di co-headliner. Sono previste due date in Italia, grazie all’organizzazione di HardStaffBooking, rispettivamente il 16 ottobre al Circolo Magnolia di Milano e il 18 ottobre all’Estragon di Bologna.

Rieccomi, quindi, dopo qualche mese al Circolo Magnolia, che abitualmente frequento nei mesi estivi, quando lo spazio a disposizione è sicuramente più ampio, come anche la possibilità di cenare e bere all’aperto nella cornice che vi ho descritto in altri miei live report. Da settembre inoltrato in poi le condizioni climatiche cambiano, come anche la logistica dei concerti che si continuano a fare qui, nel palco all’esterno coperto da una tensostruttura che ne garantisce un’acustica più che buona devo dire, oltre che una visibilità del palco garantita per tutti.

L’affluenza inizialmente è di qualche decina di persone, vuoi che sia lunedì, vuoi che l’orario di apertura porte fino a ieri sera fosse dichiarato alle 20 mentre oggi, a quanto ho scoperto, è stato anticipato di oltre un’ora e mezza, con inizio del gruppo di supporto alle 19. Non si fa così, perché molti come me non lo avranno saputo, non tutti possono leggere i social durante la giornata lavorativa, e arrivare a concerto già iniziato mi ha fatto un po’ incazzare son sincera.

Lavorando da casa a Milano, e anche in questo, non tutti sono fortunati come la sottoscritta, riesco ad arrivare all’Idroscalo per le 19.30 circa, e sul palco sento suonare un gruppo, che poi scopro essere i Spurv, band post-rock/metal di Oslo. Non avevo letto da nessuna parte ci fosse una band in apertura e come detto prima mi dispiace molto essermeli persa, magari non sarei riuscita comunque ad arrivare in tempo, ma il non averci neanche potuto provare è peggio. Per i tre pezzi che ho potuto sentire mentre ero in coda a rifare la tessera ARCI che il circolo richiede per poter entrare, devo ammettere che mi sono piaciuti parecchio, ma ovviamente non posso esprimermi ulteriormente non avendo assistito all’intera esibizione. Spero ci saranno presto altre occasioni per recuperare perché credo proprio meritino.

Non voglio fare ulteriori polemiche, però quando succedono cose di queste genere, non bisogna poi lamentarsi se ci sono poche persone a vedere i concerti, perché non è un disguido da poco anticipare di tanto l’apertura porte e di conseguenza l’inizio dei concerti per chi viene da fuori città e ancora peggio da fuori regione, e magari si deve prendere delle ore di permesso o giorni di ferie per assistere ad un concerto.

A questo punto, con tutta calma, mi prendo la mia prima birra della serata e mi apposto davanti al palco, in compagnia di qualche fotografo amico con cui scambio quattro chiacchiere prima dell’inizio effettivo dei live, almeno per me e le altre decine di persone che arriveranno nel proseguo di quella che si rivelerà poi essere una serata davvero ben riuscita, perché Corrado e la sua HardStaffBooking le cose le fanno pur sempre bene, inconveniente sugli orari a parte, l’affluenza sarà di qualche centinaio di persone, quasi 400 se non ho capito male, ed è davvero un gran bel numero che dimostra che quando la qualità della proposta c’è, la gente accorre, qualunque giorno sia.

Se conoscete un po’ le band e state leggendo questo report sapete bene che il fil rouge della serata sarà il post-rock e il post-metal, definizioni che non amo particolarmente, ma che rendono un po’ l’idea di quello che ora vi sto per raccontare.

 

THE OCEAN

E così, tra una risata e l’altra, arrivano presto le 20.20, e al grido “Buonasera bella Italia, noi siamo i The Ocean” lanciato da Loïc Rossetti ha inizio il loro concerto, all’insegna della controluce piena, per buona pace dei fotografi presenti. Freschi di pubblicazione di Holocene, undicesimo loro lavoro e ultimo tassello della quadrilogia paleontologica del gruppo tedesco, come sempre molto attento ai concept delle loro creazioni. Per un’analisi dettagliata dei loro album, che meritano davvero un approfondimento che in poche righe io non posso e non devo farvi, vi rimando alle recensioni che trovate anche qui su TrueMetal. Io mi limito ora a farvi un resoconto di quello che è stato il loro live di questa sera, ovvero una prova di deflagrante potenza che mi ha entusiasmato dal primo all’ultimo minuto.

Devo ammettere che su disco, l’ultimo soprattutto, mi annoiano abbastanza, perché i loro brani mancano completamente di imprevedibilità, sai benissimo cosa arriverò alla strofa successiva, essendo strutturate sempre allo stessa maniera: inizio lento alternato ad un ritornello più veloce e poi si ripete da capo, sempre così, come se non esplodesse mai davvero, o almeno questa è la mia impressione dopo i numerosi ascolti fatti a casa. Ma dal vivo, tutta questa ripetitività non si percepisce affatto, i The Ocean sono assolutamente uno di quei gruppi che vanno visti on stage perché spaccano davvero e regalano un’esperienza che non può passare inosservata e i gusti personali se ne vanno a farsi benedire.

I primi 5 pezzi della scaletta proposta sono esattamente i primi 5 dell’ultimo album, perché tutto nelle loro scelte ha un senso e un ordine logico che non può essere variato perché ne cambierebbe anche il senso: Preboreal, Boreal, Sea of Reeds, Atlantic e Subboreal, ovvero quattro (non fanno Subatlantic) delle cinque cronozone in cui l’Olocene viene suddiviso, seguendo gli andamenti climatici al suo interno. In questi pezzi a farla da padrona è la parte elettronica, anche se in sede live il tastierista Voigtmann non è presente, si sente eccome, con i samples gestiti dal chitarrista mastermind del gruppo Robin Staps.

Indubbie le capacità tecniche dei singoli, che suonano davvero come un gruppo affiatato e coeso, ma è palese che l’attenzione è catalizzata dal Frontman Loïc Rossetti, con una versatilità vocale davvero fuori dal comune e un carisma che lo porta a coinvolgere il pubblico completamente nella sua performance, con uno stage diving che lo vede protagonista nell’entusiasmo collettivo che ormai ha preso il sopravvento.

Nella loro proposta ci sono davvero commistioni di vari generi e i gruppi che mi riportano alla mente sono numerosi e non ne citerò neanche uno per non far torto a nessuno come si dice in questi casi; si va da riffoni post-metal a scariche adrenaliche post-core, a cambi di tempo e d’atmosfera repentini di chiara ispirazione djent, il tutto sbattutoci in faccia con un’energia e una potenza che ti lasciano senza parole, altro che un lento viaggio onirico nelle profondità marine come mi sarei aspettata.

Dopo la strumentale ed emozionante Abyssopelagic I: Boundless Vastsla, eseguita con il bassista in piedi posto al centro palco e i due chitarristi seduti ai lati, la band lascia lo stage ma per pochissimi istanti davvero, perché viene subito richiamata a gran voce dal pubblico che non ne vuole sapere di lasciarli andare, vista la performance eccezionale a cui stiamo assistendo.

L’encore si concentra su pezzi tratti dal precedente Phanerozoic II: Mesozoic | Cenozoic, in particolare scelgono di farci ascoltare: Pleistocene e Jurassic | Cretaceous, cantate a squarciagola da gran parte del pubblico, come degna conclusione di questa performance davvero sentitissima sia da chi sta sopra il palco che sotto.

Quasi un’ora e mezza di concerto che non ha lasciato insoddisfatti i fan accorsi e anche chi come me, non li ama particolarmente per i motivi che vi ho detto prima e si è ricreduto con enorme piacere a riguardo.

Ci sono davvero decine di gruppi che ormai fanno quello che fanno i The Ocean, ma loro sono tra quelli che lo fanno sicuramente meglio, e tra i primi ad avere iniziato a farlo, non lasciano davvero nulla al caso e con la loro bravura riescono decisamente a distinguersi nella massa, soprattutto ripeto in sede live.

Ancora scossa e direi quasi stordita dai The Ocean, vado a prendermi un’altra birra e nel mentre cerco di sgomberare la mente e prepararmi a quello che sta per arrivare, ovvero un altro concentrato di emozioni che non vedo l’ora di rivivere in sede live a distanza di qualche anno.

Lineup
  • Loïc Rossetti – voce
  • Robin Staps – chitarra
  • David Ramis Åhfeldt – chitarra
  • Mattias Hägerstrand – basso
  • Paul Seidel – batteria
  • Peter Voigtmann – tastiere, samples
Setlist
  1. Preboreal
  2. Boreal
  3. Sea of Reeds
  4. Atlantic
  5. Subboreal
  6. Permian: The Great Dying
  7. Statherian
  8. Miocene | Pliocene
  9. Abyssopelagic I: Boundless Vasts
Encore
  1. Pleistocene
  2. Jurassic | Cretaceous

 

THIS WILL DESTROY YOU

Partiamo subito col dire che io amo il gruppo che sta per salire sul palco; quindi, sarò sicuramente un po’ di parte nell’esprimere il mio gusto personale, non me ne vogliate. Ho già visto varie volte i This Will Destroy You dal vivo e ogni volta mi hanno sempre stupito in positivo per la loro capacità di interpretare in maniera autentica e viscerale un post-rock strumentale, che non è per niente facile e rischia spesso di finire nel calderone del “già sentita troppe volte questa roba”.

Ma i quattro texani che stanno ora sul palco, con la tastiera posta al centro, batteria dietro, uno dei due chitarristi seduto a lato e gli altri due musicisti che lo cercano sempre con lo sguardo, questa “roba” la suonano davvero con l’anima, e tutto questo si sente in ciascuna singola nota che esce dai loro strumenti.

Sembrano come in trance, chiusi in una timidezza che non permette loro di guardare in faccia il pubblico, ma totalmente presi e concentrati nel fare la loro musica, un post-rock ben fatto, potente e profondo, che con le sue vibrazioni ti entra dentro e ti scuote, è impossibile non uscirne provati da un’esibizione del genere.

E quando finalmente, li vediamo in faccia questi ragazzi, è come se gli leggessi addosso tutto questa sofferenza, questo male di vivere che spesso emerge dalle loro melodie, cupe e malinconiche, perché la loro musica la sentono davvero non la fanno solamente.

Non citerò nessuna canzone in particolare, anche perché mentre sto scrivendo non ho ancora la scaletta sottomano e non sono certa di aver riconosciuto tutti i pezzi, e poi, perché sinceramente, ha molto più senso in un concerto del genere dare l’impressione generale che ognuno di noi si porta a casa dopo esserci stato.

Le parole non ci sono, tutto è lasciato alla musica, chitarre rarefatte ed energiche picchiate sulle pelli, loop reiterati di suoni allungati e distorti, ritmi spezzati come lo siamo noi qui, ora. Il tutto accompagnato egregiamente da un gioco di luci che sottolinea con precisione le emozioni musicali, non so se rendo bene l’idea, ma chi c’era ha sicuramente capito che intendo, dissolvenze e bagliori improvvisi che seguono le note, davvero una meraviglia per i sensi.

Ogni minuto che passo qui in prima fila, ho una sensazione di coinvolgimento emotivo che aumenta, in una sorta di spirale fatta di melodia carica di pathos crescente. I This Will Destroy You sono delicatamente intimi ed emozionanti, a tratti addirittura commoventi, se chiudi gli occhi e ti lasci travolgere da queste sensazioni è davvero impossibile non rimanerne scossi nel profondo.

La loro inquietudine e instabilità emotiva emerge tutta nel finale, quando sembrano come posseduti dalla loro stessa musica, e un King più infervorato che mai si inginocchia a terra e riversa tutta la sua rabbia e agitazione interiore sulla pedaliera e sul suo strumento, che quasi aggredisce.

Il pubblico sempre coinvolto in lenti e ritmati headbanging è completamente rapito da questi ragazzi, che pur non dicendo una parola, riescono a trascinarci in un’esperienza completamente immersiva, un vortice emozionale da cui non vorresti mai uscirne. Ma purtroppo si sa, tutte le cose belle hanno una fine, e anche questo live non può esimersi da questo.

Che altro aggiungere, se non che me ne torno a casa, contenta, appagata, con un lieve senso di smarrimento si, ma con una grande consapevolezza, ovvero che “la musica salva l’anima dai rumori della vita” e Questo Vi Distruggerà, evidentemente, non è stato un nome scelto a caso.

Lineup
  • Christopher Royal King – chitarra
  • Jeremy Galindo – chitarra
  • Jesse Kees – basso
  • Robi Gonzalez – batteria
Setlist
  1. The Mighty Rio Grande
  2. Clubs
  3. 4.03.21
  4. Dustism
  5. Weeping Window
  6. Quiet
  7. Threads
  8. New Topia
Encore
  1. A Three-Legged Workhorse
  2. Little Smoke