Live Report: Tygers of Pan Tang @ Slaughter Club – Paderno Dugnano (MI) – 14/10/22
Tygers of Pan Tang + Angel Martyr + Sons of Thunder
@Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 14/10/2022
Live report a cura di Susanna Zandonà
Le tigri di giada “Tygers Of Pan Tang”, tornano in Italia con una tipletta di date: 13,14,15 ottobre, rischedulando le date previste a marzo e successivamente posticipate a causa dell’epidemia da coronavirus. Un modo per promuovere il nuovo album: “Ritual”, pubblicato a novembre 2019 da Mighty Music e riproporre i classici della band.
Siamo andati allo Slaughter Club di Paderno Dugnano (MI) per raccontarvi questa nuova ondata di British Heavy Metal!
All’ apertura si entra scaglionati, ci fanno un timbro sul polso e siamo dentro. Tranquilli è uno di quegli inchiostri che viene via facilmente, però! Non come quelli che facevano anni fa e dovevi tirare via con la brusca per i cavalli.
Sons of Thunder
Giusto il tempo di far prendere al divanetto la forma perfetta del mio fondoschiena ed ecco che i “Sons Of Thunder” fanno la loro comparsa sul palco. I sei giovanissimi di Roma – una formazione apocalittica – non si fanno problemi a fare gli onori di casa ed aprono a piena potenza, proponendo una sferzata di rock adrenalinico alla AC/DC, col martello di Thor ben puntato verso l’alto a voler raccogliere e incanalare verso il pubblico tutta la potenza del fulmine. E ci riescono!
L’attenzione dei primi sporadici spettatori è tutta loro, dimostrando di saper come tenere il palco, che trema sotto ai loro piedi. Il legno delle tavole scricchiola come se dovesse venire giù da un momento all’ altro e tutta la potenza dei loro riff fulminanti ci investe. Manca solo il whiskey: Lemmy Kilimster sarebbe stato fiero di loro. THUNDERHOOD!
Angel Martyr
Una rapida ripulita ed è la volta degli Angel Martyr, che tolgono la saetta dall’ asta del microfono e ci piazzano due vasi cerimoniali col fuoco dentro.
Sono solo in tre, ma riempiono il palco come una calata degli Unni. Si rivelano essere i veri fuoriclasse della serata: i metalheads toscani riescono ad ingraziarsi il pubblico, che inizia ad accalcarsi timidamente in prossimità delle transenne, complice un frontman dalla grande personalità: Tiziano Sbaragli (voce/chitarra) che si presenta vestito come un chierico di D&D.
Si capisce subito che la sua fede è l’heavy metal e i funambolismi vocali degni di Rob Halford – che per altro un po’ gli somiglia – uniti ad una batteria incessante, speed e scalmanata di Niccolò Vanni e un basso di Dario Rosteni, davvero molto presente (modello Epiphone Explorer, che mi pare si sia per altro scambiato col bassista Huw Holding dei TYOP), incantano e fanno (…danno) no, scherzo. Fanno solo venire voglia di scapocciare. Un gruppo che sicuramente merita di essere rivisto live.
Tygers of Pan Tang
L’aspettativa nei confronti delle tigri del Pan Tang è ormai altissima, ma tergiversano, si fanno attendere. Sembrano fin dall’ entrata con “Fireclown” decisamente fuori tono.
Un esecuzione magistrale, mai “stanca fisicamente” quando mentalmente e priva di un grande trasporto emotivo. Parliamoci chiaro: la performance è encomiabile e sarebbe stata perfetta in un locale di New Orleans. Da seduti. Schioccando le dita.
Per un attimo mi perdo nei miei pensieri e inizio a vaneggiare sul fatto che potevo portarmi la sedia pieghevole per guardare il cantiere…
Quello che manca è la grinta della tigre che ruggisce. Jacopo Meille (voce) si perde troppe volte a fare battute sull’ età anagrafica e si guasta il pubblico.
Vedo un animale stanco, con gli occhi tristi del felino tenuto in cattività. Mi aspetto che la tigre dia la zampata alla gabbia ed esca da un momento all’ altro, ma nonostante l’ottimo lavoro ritmico, il virtuosismo dell’ italianissimo Francesco Marras alla chitarra e il duro lavoro di gruppo, il felino rimane lì, fermo immobile e come imbalsamato.
La riproposizione di brani tratti dai loro grandi album culto: Wild Cat, Crazy Night e soprattutto… Spellbound non fa altro che aumentare il paragone che ci si fa. Il piede si muove, la testa ondeggia, ma nulla più. Potremmo scioccare le dita, però. E per uno dei gruppi che si fregia del titolo di fautore della NWOBHM è un po’ poco. Inutile dirsi: “non siamo più nel 1980”, è una di quelle classiche frasi fatte che si dovrebbero evitare. L’approccio giusto è “divertirsi” e come lo si fa? Semplicemente divertendosi sul palco!
Per fortuna Huw Holding (basso) muove quelle dita come un forsennato e Rob Weirr (chitarra) – unico membro e fondatore rimasto nella line-up – mi sembra abbia ancora tanta passione, tanto che quando al batterista Craig Ellis si rompe il pedale, è proprio Weirr a parlarci dell’ importanza di continuare a supportare la musica dal vivo, nonostante la triste situazione attuale dovuta ai rincari a cui devono andare incontro i locali. Finalmente la tigre reagisce e che bel ruggito! E’ ironico come “pantang” nel gergo di Singapore si riferisca al non-credo nei confronti di una superstizione radicata, ma poi durante i concerti dei Pan Tang versione band, succeda sempre qualcosa di spiacevole… forse hanno una strana maledizione vodoo e avrebbero bisogno di un mojo.
All’ uscita incrocio qualche sguardo triste e capisco che probabilmente non sono l’unica ad aver notato la piccola defiance della tigre.
Una serata partita molto bene che lascia un leggero amaro in bocca. Si poteva forse esagerare un po’ di più, si poteva fare di più.
Convincersi che sia sempre il pubblico a dover trasmettere il calore necessario – e quest’inverno probabilmente sarà proprio il nostro alito a scaldarci a vicenda, mentre ci stringiamo forte sotto a delle pelli di Mammuth per evitare il freddo glaciale nei locali sopravvissuti alla crisi energetica – è una convinzione erronea di partenza.
Il cambiamento lo facciamo sempre noi, andando avanti ogni giorno, mettendocela tutta per propagare il fuoco che abbiamo dentro e continuare – soprattutto – a trasmettere emozioni.
La prossima volta mi aspetto un ruggito bello forte…
Tracklist:
Fireclown
Love Don’t Stay
Destiny
Keeping Me Alive
White Lines
Gangland
Only the Brave
Raised on Rock
Don’t Stop By
Do It Good
Slave to Freedom
Damn You!
A New Heartbeat
Suzie Smiled
Encore:
Hellbound
Don’t Touch Me There
Love Potion No. 9