Live Report: Wolves In The Throne Room – Gaerea – Mortiferum @ Legend Club, Milano – 23/05/2024
Live Report: Wolves In The Throne Room – Gaerea – Mortiferum @ Legend Club, Milano – 23/05/2024
a cura di Jennifer Carminati
Photo report completo: Photo Gallery: Wolves In The Throne Room – Mortiferum – Gaerea@Legend Club 2024 – truemetal.it
La band black metal americana Wolves In The Throne Room ha intrapreso nei mesi di maggio e giugno il Crypt of Ancestral Knowledge EU 2024 Tour, che vede, come gruppi di supporto, Gaerea e Mortiferum, e farà tappa anche in Italia per un’unica data, oggi giovedì 23 maggio.
Inizialmente prevista al Campus di Parma e spostata da Vertigo, per motivi logistici, una decina di giorni prima al Legend Club di Milano, vede tutto sommato una buona affluenza di pubblico, se si considera che è giovedì e il cambio di location ha spiazzato sicuramente chi per una volta sarebbe potuto andare più comodamente nel capoluogo emiliano piuttosto che dover salire sino a quello meneghino, sempre meta preferita per le tappe italiane.
Arrivo al locale di viale Enrico Fermi giusto in tempo per una birra e quattro chiacchiere in compagnia prima dell’inizio concerti e quando entro, con molto piacere vedo che la gente assiepata ad occupare le prima file non è poi così poca, e andrà via via aumentando col passare del tempo.
Addentriamoci quindi in questa sorta di inquieto viaggio interiore all’insegna del metal estremo nelle sue varie sfaccettature…e vediamo come ne usciremo alla fine.
Mortiferum
L’inizio è previsto alle 19.45 e puntuali salgono sul palco i Mortiferum, band americana molto apprezzata in ambito underground, ed è li che li ho scovati pure io.
Dediti ad un death metal vecchia scuola venato non poco di doom e con 2 album all’attivo da cui estrapoleranno i cinque brani previsti nella loro scaletta, i quattro ragazzi di Seattle ci offrono uno spettacolo potente e compatto, senza sbavatura alcuna, se non fosse per la voce che si sentiva davvero poco, ma non è certo imputabile a loro.
Il coinvolgimento del pubblico è evidente, con un headbanging praticamente continuo che si va ad unire a quello dei musicisti sul palco, che dimostrano una presenza scenica non indifferente ed una forte personalità che li rende distinguibili nel calderone di band che fanno pressoché lo stesso genere, death metal anni Novanta misto al doom più cupo e sinistro.
Sezioni ritmiche veloci e trascinanti si alternano a parti più lente e cadenzate, al limite del funeral doom, pochi altri come loro sono in grado di riproporlo così bene anche in sede live.
La ferocia del death metal e la pesantezza del doom nella loro formula trovano il giusto equilibrio, e sono rimasta piacevolmente stupita dalla performance live dei Mortiferum, che mi riprometto di approfondire ulteriormente su disco, meritano davvero, fatelo anche voi
Lineup
- Bowman – voce, chitarra
- Slaker – chitarra
- Wolfe – basso
- Rhea – batteria
Setlist
- Funereal Hallucinations
- Seraphic Extinction
- Incubus of Bloodstained Visions
- Putrid Ascension
- Inhuman Effigy
Gaerea
La serata iniziata nel migliore dei modi prosegue con il quintetto portoghese, dai volti coperti, Gaerea, che non avevo mai avuto occasione di vedere in sede live prima di oggi.
Ottima anche per loro la presenza scenica, con una setlist ben studiata che si divide tra i tre album: Unsettling Whispers, Limbo e Mirage del 2022, escludendo l’EP omonimo del 2016 ma trovando spazio per l’ultimissimo singolo World Ablaze.
Una performance di altissimo livello che mette in evidenza come la band sia rodatissima e sappia tenere il palco catalizzando completamente l’attenzione del pubblico.
Guidati dal carismatico Guillerme Henriques, gestuale e coinvolgente come pochi frontman ho visto, dietro ai loro cappucci, i Gaerea, riescono a trasmetterci tutto il malanimo contenuto nelle loro canzoni, carico di sofferenza emotiva e disagio, stati d’animo dove i nostri sembrano destreggiarsi con disinvoltura, almeno su di un palco.
Chiudono con un trittico di sfuriate micidiale: Urge, Mirage e la catartica Laude, con la quale si congedano da noi, non prima di ringraziare un’ultima volta tutti i loro fan accorsi questa sera a riempire il locale milanese e promettere loro di tornare presto
Ne è davvero valsa la pena di vedere questa sera i Gaerea, che riescono a trasmettere in sede live in maniera tangibile sotto tutti i punti di vista il trasporto emotivo con cui vivono le proprie composizioni, con le quali tra l’altro hanno dimostrato che il luogo comune che il terzo album di una band ne rappresenta la prova del fuoco, non viene mai smentito, o quasi mai almeno.
A mio personalissimo parere i Gaerea rappresentano una delle migliori realtà metal in circolazione: sono ispirati, mai scontati né banali, e le “maschere” sono certo un orpello ormai inflazionato, ma loro dietro non ci nascondono nulla, se non un’indubbia personalità e qualità espressiva non indifferente.
Questi quarantacinque minuti in loro compagnia sono stati un ottimo preludio per quel che deve ancora venire: gli attesissimi headliner della serata, che a distanza di quasi due anni rivedo molto volentieri sempre qui, tra le accoglienti mura del Legend Club di Milano.
Lineup
- Guilherme Henriques – voce, chitarra
- Sonja Schuringa – chitarra
- Lucas Ferrand – basso
- Diogo Mota – batteria
Setlist
- Mantle
- Salve
- Deluge
- World Ablaze
- Null
- Urge
- Mirage
- Laude
Wolves In The Throne Room
Leggendo il comunicato stampa del Crypt of Ancestral Knowledge EU 2024 Tour si parlava del ritorno sul palco del batterista originale, Cedar Serpent, che altro non è che il nome d’arte di Aaron Weaver, fondatore insieme al fratello Nathan dei Wolves In The Throne Room.
E già questo basta e avanza per tornare volentieri a rivedere dal vivo una band che ha sempre fatto parlare di sé, dividendo nettamente i seguaci della fiamma nera tra chi li ama e chi li detesta, senza mezze misure.
Io ovviamente, se no non sarei qui a scriverne un live report, faccio parte della prima categoria, ovvero di chi li ha sempre apprezzati molto, forse più in sede live che su disco. Devo ammettere che alla lunga, tranne che per i primi 3 loro dischi per me intoccabili, in cuffia un po’ mi annoiano, ma dal vivo è tutt’altra cosa.
Sanno sempre stupire anche se li si è già visti varie volte come la sottoscritta, per il loro modo di approcciarsi al black metal cosiddetto atmosferico, e per la resa sotto forma di rituale su di un palco.
Ai fratelli Weaver non servono particolari ammennicoli o simboli occulti ed esoterici per ottenere il risultato: riescono a far arrivare al loro pubblico tutto l’amore per la loro terra e per Madre Natura in generale, con un incredibile energia ed un evidente trasporto.
Sul palco fa comunque capolino una sorta di scenografia, con tanto di candele, teli con simboli pagani, fiori secchi ecc. Ma è tutto un di più, quel che conta è qui di sostanza ce ne è davvero tanta.
Questa sera li vedo per la prima volta accompagnati da un bassista, l’amico Galen Baudhuin, che arricchisce la sezione ritmica, e con la seconda chitarra di Kody Keywort, il quadro è completo. Entrambi impegnati spesso anche alla voce e devo ammettere che questo mi ha piacevolmente colpito.
Nell’attesa un’intro ambient lunga e prolungata, che spazientisce un po i presenti.
Ad un certo punto salgono sul palco uno ad uno e danno il via a questa sorta di performance rituale che è un loro concerto.
Non si sono esibiti nel buio totale come in altri occasioni: la presenza costante di fumo ed il gioco di luci, al solito molto basse e tendenti al rosso-arancio prevalentemente, per buona pace del fotografo Mauro che mi accompagna oggi, rendono i Wolves spesso delle figure evanescenti sul palco e sono di forte impatto emotivo.
Grande il potere evocativo di questo mix fumo-luci, che ben si addice alla tanta sostanza contenuta nella scaletta di questa sera.
Nell’ora e mezza a loro disposizione ci faranno ascoltare brani presi da un po’ tutta la loro discografia, con un occhio di riguardo per l’ultimo EP che da il nome al Tour, da cui ci ripropongono le ancestrali Beholden to Clan e Twin Mouthed Spring, con cui aprono il concerto, e sul finale Crown of Stone, pezzo da pelle d’oca, che ho apprezzato particolarmente anche riproposto in sede live.
Brani in cui il black metal più pesante incontra la melodia e l’atmosfera, in quel connubio ben riuscito che da sempre caratterizza i Wolves in the Throne Room e li rende facilmente riconoscibili.
Per mia grande gioia ci faranno ascoltare qualcosa anche da Two Hunters del 2007, la lunghissima ma sempre intensa Vastness and Sorrow e Cleansing, dove ancora una volta Nathan alla voce e chitarra è il grande maestro di questa cerimonia ancestrale, egregiamente supportato come già detto da tutti gli altri componenti della band.
E fa parte del rituale anche bruciare un mazzetto di salvia rivolgendosi agli astanti, come una benedizione pagana che tutti accettiamo volentieri.
Chiudono con quel capolavoro lungo ben 13 minuti che va sotto il nome di Queen of the Borrowed Light, dal loro seminale esordio discografico Diadem of 12 Stars del 2006, dove già era evidente la loro immensa bravura nel riuscire ad immergerci in un visionario mondo pregno di paesaggi quasi panici, che vanno dall’evocazione di foreste sterminate ai laghi ghiacciati, tralasciando eccessivi manierismi.
I Wolves in the Throne Room sono in giro da oltre 20 anni e per quanto mi riguarda, se questa è il loro stato di grazia attuale, mi auguro che ci stiano per altrettanti anni.
Io la vedo così e questo è quanto.
Lineup
- Nathan Weaver – voce, chitarra
- Kody Keyworth – chitarra, cori
- Galen Baudhuin – basso
- Aaron Weaver (Cedar Serpent) – batteria, synth, cori
Setlist
- Beholden to Clan
- Twin Mouthed Spring
- Vastness and Sorrow
- Thuja Magus Imperium
- Cleansing
- Crystal Ammunition
- Crown of Stone
- Queen of the Borrowed Light
I fratelli Weaver sin dagli esordi ci hanno sempre invitato all’ascolto dei nostri istinti più intimi, alla spiritualità più profonda e ad una simbiosi con la natura più primordiale, come loro stessi vivono in prima persona da tempo ormai.
Attraverso la loro visione del black metal danno voce a tutto questo e anche stasera al Legend Club di Milano abbiamo respirato tutta l’atmosfera ritualistica tipica dei concerti del gruppo americano, e ci siamo resi conto tutti quanti che non si tratta solo di musica, ma è molto di più.
I Wolves in the Throne Room, su disco o dal vivo, esperienza che vi consiglio caldamente, volenti o dolenti, spalancano le porte della nostra mente, accompagnandoci nel vagare dei nostri pensieri per tutta la durata di un loro concerto.
Si chiude qui una serata che attendevo da tempo, e mi spiace per gli amici di Parma e dintorni, ma io sono stata ben contenta che abbiamo spostato questa data al Legend Club di Milano, così ho potuto partecipare a questa meravigliosa esperienza che ha visto le tre band salite sul palco regalarci emozioni e sensazioni intense, a parole forse indescrivibili.
Till next time.