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Loudness (Minoru Niihara)

Di Riccardo Angelini - 7 Gennaio 2006 - 2:18
Loudness (Minoru Niihara)

Se c’è una band giapponese che possa dirsi famosa anche dalle nostre parti, quella è la band dei Loudness, e se c’è un cantante nipponico noto anche in occidente, quello è Minoru Niihara. Benvenuti al cospetto di una delle band che hanno contribuito a rendere grande l’heavy metal negli anni ottanta, una band che forse con un passaporto diverso avrebbe ottenuto ben altri riconoscimenti.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Minoru Niihara, che ha accettato di rispondere alla valanga di domande che il sottoscritto ha preparato per lui. Armatevi dunque di tempo e un po’ di pazienza e dedicatevi con tutta la dovuta calma a uno dei più rappresentativi esponenti del movimento hard ‘n’ heavy dell’estremo oriente.
Buona lettura!

E’ un dato di fatto che i Loudness siano stati una delle più importanti, se non la più importante band nella storia dell’Heavy Metal giapponese. Tu che hai vissuto gli anni della nascita e della diffusione dell’Heavy Metal, potresti raccontarci come si è sviluppato il movimento nella tua patria?

In effetti, prima del debutto dei Loudness nel 1981, non c’erano molte altre band professioniste dedite all’Heavy Metal in Giappone.
Dopo l’uscita del nostro primo album (The Birthday Eve
, ndr), ci fu molto clamore e sorpresa per lo stile e le capacità della chitarra, per l’altezza delle note toccate dalla voce, per lo stile musicale molto duro, pesante, aggressivo e progressivo dei Loudness, qualcosa che prima d’allora non si era mai visto in Giappone.
Penso di poter dire che lo stile dei Loudness abbia completamente cambiato la scena heavy rock all’inizio degli anni ottanta (come dargli torto, ndr). La nuova ondata del metal giapponese ha cominciato a crescere sempre più da allora.
Inoltre, quasi contemporaneamente giunse da noi l’attacco della NWOBHM. Alla fine i giovani giapponesi diventarono completamente pazzi per l’Heavy Metal!

Quindi anche il Giappone ha avuto una sorta di NWOJHM?

Sì, in seguito al debutto dei Loudness, penso proprio che si possa dire così.

A proposito della passata scena musicale del Giappone, spesso la conoscenza degli appassionati occidentali si limita ai soli Loudness. Mi sapresti dire i nomi di qualche band dell’epoca a cui eri particolarmente legato?

Intendi vecchie band giapponesi che mi piacevano? In tal caso ti dico subito che c’era un’ottima band chiamata Murasaki di Okinawa. Erano una sorta di versione giapponese di Deep Purple. Hanno avuto una grossa influenza sulla scena rock dalle nostre parti, quando ero al liceo li ascoltavo in continuazione.
C’era un’altra grande band chiamata Bow Wow. Sono stati il gruppo di apertura per Aerosmith e Kiss alla fine degli anni ’70 in Giappone. Io ero tra il pubblico in entrambi i concerti, e rimasi esterrefatto dalla prestazione e dalla professionalità dei Bow Wow sul palco. Dopo quei concerti diventarono subito i nostri eroi.

E quali erano le band che amavi di più all’inizio della tua carriera?

Amavo e amo gli Scorpions, i Van Halen, i Kiss, gli UFO, e gli Aerosmith

E quali sono le band che ascolti maggiormente oggi?

Devo dire che mi piacciono parecchio i Rasmus, i Masterplan e anche gli Evanescence.

Dalle mie parti l’opinione pubblica è spesso vittima di pregiudizi non proprio favorevoli nei confronti dell’heavy metal. Come mai in un paese con regole civiche e morali tanto severe quale è il Giappone l’heavy metal è diventato tanto popolare?

Mah vedi, da noi l’heavy metal non viene preso così tanto sul serio, è solo una questione di intrattenimento. Ci sono canzoni heavy metal che vengono utilizzate anche per le versioni animate dei manga (gli anime, cioè i cartoni animati) e in alcuni show televisivi. Inoltre è opinione diffusa che i musicisti appassionati di heavy metal siano gli studenti più seri: non danno problemi come violenza, taccheggio o risse perché sono troppo occupati a far pratica con il loro strumenti per creare problemi.

E per te che cosa significa suonare heavy metal?

Suonare heavy metal per me significa divertirmi, portare avanti il mio sogno, seguire la mia vocazione, e senza dubbio anche portare a casa la pagnotta per la mia famiglia!

Quali sono i successi ottenuti con i Loudness che ti hanno dato maggior soddisfazione?

Te ne dico tre. Il fatto di aver visitato tanti e di aver conosciuto tante persone meravigliose, l’aver avuto la possibilità di comporre grandi album con produttori di fama internazionale, e la possibilità di suonare nelle grandi arene, come il Madison Square Garden di New York!

E quali sono invece i momenti che hanno segnato i passaggi più importanti nella carriera dei Loudness, quelli che ne hanno determinato i cambiamenti più rilevanti?

Il momento cruciale della nostra carriera è stato quello in cui siamo riusciti a sfondare i confini del Giappone! E’ stato quando abbiamo firmato con la Atlantic Records: allora ci si sono aperte le porte del mondo!

Vuoi parlarci delle vostre radici musicali? Quali sono i gruppi che hanno avuto la maggiore influenza su di te e sulla band, a tuo parere?

Per quanto mi riguarda, ci sono tantissimi di cantanti che amo, ma il migliore rimane a mio avviso Ronnie James Dio!
Poi, in ordine sparso, ti cito altri capisaldi per me fondamentali: Robert Plant, i Beatles, Otis Redding e James Brown.

C’è chi dice che sul vostro album “The Law of Devil’s Land” siano presenti influenze delle sigle dei cartoni animati degli anni ’70. Sei d’accordo?

Non l’avevo mai sentito dire! Dici sul serio???

E’ quel che si dice. In ogni caso, ti piacevano quelle sigle?

Beh sì, quand’ero ragazzino mi piacevano.

Cambiamo argomento: tra i tanti album che hai ascoltato e apprezzato, immagino ce ne saranno alcuni che, per una ragione o un’altra, avrai preferito ad altri. Se potessi portarne solo tre sulla fantomatica isola deserta, quali sceglieresti?

Porterei di sicuro qualcosa di Wolfgang Amadeus Mozart, senza dubbio. Poi prenderei anche Sergent Peppers Lonley Hearts Club Band dei Beatles, e uno degli album blues di Ray Charles.

Nella storia dei Loudness, c’è qualche album che preferisci agli altri o a cui ti senti particolarmente legato?

Uhm, tra i vecchi devo ammettere di essere piuttosto orgoglioso delle mie prestazioni su The Law of Devil’s Land e Hurricane Eyes, mentre tra i nuovi, anche se ti sembrerà scontato, cito Racing.

E ce n’è qualcuno che a posteriori ti lascia insoddisfatto, per qualcosa che cambieresti o non vorresti aver fatto? C’è, in breve, un qualche album dei Loudness che non ti piace?

No, ti dirò che non ce n’è nessuno che non mi piaccia.

Bene, torniamo ora alla storia. Forse non è noto a tutti che i Loudness sono una delle più vecchie band heavy metal ancora attive della storia. Avendo vissuto in prima persona pressoché la totalità delle fasi nella storia del genere, che cosa pensi della scena attuale? La consideri migliore o peggiore rispetto alle origini?

Guarda, io penso che in ogni epoca ci siano band non tanto buone e band eccezionali, non ha importanza che si tratti di oggi o del passato.
Per il resto, posso solo dirti che, per quelli che sono i miei gusti, non ascolto musica rumorosa e priva di melodia.

In questo lungo lasso di tempo, il suono tipico dell’heavy metal ha assunto molteplici forme, alle quali sono state attribuite le più varie definizioni: dal thrash al power, dal progressive al death, dal doom al black. Tu cosa pensi della suddivisione in questi differenti ambiti musicali?

Ti dirò che le definizioni non sono il mio forte, come forse avrai già capito a me piace qualsiasi band che abbia buone melodie.
Come ho già detto, inoltre, non sono un grande fan di quelle band che fanno musica senza melodia, come certe cose con un cantato simile rap e canzoni pieni di urli di sorta.

Ora una domanda che interessa a molti fan: in Italia è veramente difficile trovare gli album originali dei Loudness. Avete in programma di ristampare i vostri classici più o meno recenti anche per il mercato europeo nel prossimo futuro?

Guarda, se conosci una label europea disposta a farlo, faccelo sapere! Siamo pronti a firmare in qualsiasi momento!

Nell’ambiente hard ‘n’ heavy i Loudness sono una delle pochissime band orientali che siano riuscite a valicare i confini nazionali, ottenendo una certa fama anche dalle nostre parti. Come spieghi questa difficoltà nel farsi conoscere all’estero dei tuoi connazionali?

A mio parere, se una band è valida e ha talento, alla fine riesce a oltrepassare i confini di patria. Forse se per certe band giapponesi è difficile diventare popolari, non è colpa di questa o quella nazione, ma è perché non sono abbastanza brave. Un altro enorme problema che hanno tutti i giapponesi, e che senza dubbio nel limita la diffusione, è la lingua inglese. Un problema che non ti nascondo di avere in pieno anche io.

E secondo te come mai i Loudness sono riusciti a superarli, i confini di patria?

Se devo essere sincero, non ne ho la più pallida idea. Penso che forse la persona chiave sia stata Akira Takasaki. E’ riuscito a fare dei Loudness una band a suo modo unica nel suo genere. E’ necessario essere diversi dagli altri e in qualche maniera unici per avere successo nello show business.

Molti fan italiani aspettavano molto dalla data fissata a Gualtieri lo scorso 17 settembre 2005, ma è stata cancellata, è stato detto, per “problemi tecnici”. Più dirci qualcosa di più specifico a riguardo?

Ci siamo molto arrabbiati per questo, e ci è dispiaciuto un sacco! Ti spiego: in quel momento eravamo nel bel mezzo delle trattative con un agente europeo per decidere insieme la programmazione del nostro tour in Europa. Eravamo ormai prossimi alla conclusione dell’accordo e stavamo per firmare il contratto. Ma improvvisamente un giorno l’agente è sparito nel nulla e non sappiamo perché! Abbiamo perso il contratto e il tour è naufragato. Ci siamo sentiti come quella barca che andava col vento in poppa e che ha finito per schiantarsi contro una scogliera.

Tornerete in Italia in futuro?

Adesso stiamo lavorando per prendere accordi che ci permettano di tornare. Comunque sì, torneremo a trovarvi in Italia!

Ti piace l’Italia? (sii onesto!)

Ti dico solo questo: sono venuto in Italia per la mia luna di miele.
Abbiamo visitato Roma e la Città del Vaticano, e siamo stati in un museo di cui ho dimenticato il nome. Siamo anche stati a Milano a fare shopping, e abbiamo mangiato in un ottimo ristorante tradizionale dove ho mangiato i migliori spaghetti e bevuto il miglior vino della mia vita!

Torniamo ai live: ce n’è qualcuno memorabile di cui ci vuoi parlare, o qualche prestazione di cui vai particolarmente orgoglioso?

Direi che non c’è nessuna prestazione particolare di cui io sia orgoglioso, posso solo dirti che a Tokyo negli anni ’80 abbiamo tenuto concerti per me indimenticabili, e ho ottimi ricordi anche dei più recenti.

C’è qualche posto in cui non avete ancora suonato e in cui ti piacerebbe andare?

Sì: qualsiasi posto in cui io non sia ancora stato! In Italia sarebbe fantastico!

In tanti anni di carriera, ti è mai capitato qualche episodio insolito di cui ti andrebbe di parlare?

C’è stata una volta in cui per errore attraversai il confine messicano senza passaporto. Visto che agli occhi dell’ufficiale dell’ufficio immigrazione sembravo messicano, non volevano più farmi tornare negli Stati Uniti perché non potevo provare di essere giapponese!
Sono stato arrestato e messo in una specie di cella. Allora ho pregato l’ufficiale di chiamare il mio manager all’hotel. Lui mi disse: “Hai solo una possibilità per chiamarlo”. Sono stato estremamente fortunato, perché avevo con me la tessera dell’hotel, cosa che non mi ero mai portato dietro prima. Alla fine sono riuscito a chiamare il mio manager e a farmi portare il passaporto, così alla fine mi hanno rilasciato.
Di storielle divertenti ne avrei molte altre, ma forse è meglio che non ne parli su una rivista pubblica!

 

Prima della popolarità, ogni band comincia dalla gavetta. Che cosa mi puoi dire della situazione dell’underground negli anni ottanta? E’ stato difficile trovare una label che pubblicasse il vostro primo album?

Nei primi anni ottanta l’heavy metal diventò molto popolare, una specie di moda. Certo c’era molta competizione, ma le cose andavano abbastanza bene. Al giorno d’oggi invece è quasi impossibile ottenere un contratto da una label se fai heavy metal.

E dell’underground odierno che cosa pensi? La situazione era migliore un tempo o ti convince maggiormente oggi?

Dici a livello tecnico? In tal caso, oggi la tecnologia digitale è presente ovunque, e certi programmi sono estremamente economici. Sei una frana a cantare? Nessun problema! Ce ne sono alcuni che in dieci secondi aggiustano tutto. Non sai suonare uno strumento? Di che ti preoccupi! Ci sono programmi che lo suonano per te.
Certo, ci sono persone capaci di fare grandi album grazie alla tecnologia digitale, ma alcune di loro non sono poi capaci di riprodurli dal vivo nei concerti.
Negli anni ottanta, invece, dovevi per forza di cose essere un grande musicista sia dal vivo sia in studio. Almeno questo posso dirlo: negli anni ottanta dovevi essere veramente un grande musicista, o potevi scordarti di ottenere un contratto
.

Veniamo al presente. Il vostro ultimo album (Racing, 2004), suona decisamente diverso dallo stile con cui gli italiani aveva conosciuto (e amato) i Loudness. Come descriveresti il vostro sound moderno?

I nuovi Loudness rispecchiano in tutto e per tutto i gusti di Akira. Gli piace il lato più diretto e potente del rock, e questo è quel che abbiamo suonato. E’ musica pesante e aggressiva, un bel pugno in faccia per chi ascolta!

Quale credi che sarà la reazione degli ascoltatori che passano direttamente da un Lighting Strikes a Racing?

Penseranno che i Loudness hanno cambiato la loro attitudine al rock. Sono sicuro che alcuni possano apprezzarlo, mentre altri non lo sopporteranno affatto. Ogni volta che abbiamo fatto un album, ci è stato detto così. Ma noi non possiamo ripetere continuamente la stessa musica. Vogliamo creare qualcosa di diverso dal passato. E’ una delle proprietà intrinseche in un musicista.

Per un certo periodo di tempo, l’ex-bassista degli X-Japan, Taiji, si è unito ai Loudness. Ora, gli X-Japan sono stati capostipiti di un nuovo movimento musicale che affonda le radici proprio nell’heavy metal. Che cosa pensi di questa band?

Sono una buona band, anche se non è esattamente il mio genere. Ma hanno scritto canzoni veramente belle, per esempio Endless Rain!

E del movimento che dagli X-Japan ha preso vita, l’eccentrico e appariscente visual rock?

Sono un po’ troppo effeminati per i miei gusti, alcuni sembrano proprio delle ragazze. Decisamente non è il mio genere.

Escludendo l’hard ‘n’ heavy, a quali altri settori della musica ti interessi?

Mi piacciono molto la musica ricca dal punto di vista delle voci.
Per esempio l’R&B degli anni ’50 e ’60, come Ray Charles e Otis Redding, che ti ho già citato prima. Tra i più moderni, oltre ai già menzionati Rasmus, mi piacciono molto i Muse.
Apprezzo anche quel tipo di punk sulla scia di Sum41, Green Day e Chemical Romance.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Attualmente sto lavorando al mio secondo album solista, uscirà a febbraio 2006. Sarà un album di “vocal rock”, e mi sto divertendo molto nel farlo.

Domanda spinosa: spesso dalle nostre parti il timbro tipicamente giapponese non è tra i più apprezzati. Mi chiedo quindi: il timbro occidentale dalle vostre parti è apprezzato?

Certamente! Soprattutto la musica rock suona molto meglio associata a una voce di tipo occidentale. Noi pensiamo che l’inglese esista per il rock.

E secondo te perché lo stile di Minoru Niihara riesce a riscuotere successi anche dalle nostre parti?

Dici davvero? Grazie mille, buono a sapersi!
Comunque non so, la mia è una voce decisamente particolare, la riconosci subito se la senti. Ma dirti per quale ragione possa piacere… questo non lo so proprio.
Posso solo ringraziare i miei genitori per avermi dato questa voce, che ha avuto tanta influenza nella mia vita.

Questa era l’ultima domanda! Grazie mille della disponibilità, un saluto!

Faccio a te e a tutti i lettori di Truemetal i miei migliori saluti! Ciao!