Luca Turilli (Luca Turilli’s Rhapsody)
Dopo uno split che ha colto i più di sorpresa, Luca Turilli torna a calcare le scene alla testa dei suoi nuovi Rhapsody con il nuovo disco, Ascending to Infinity. Per tutti coloro che avessero avuto dubbi, perplessità o fossero anche solo curiosi della nuova direzione intrapresa dal fondatore dei Rhapsody of Fire, mettiamo a disposizione l’intervista a un disponibile e assai loquace Luca Turilli.
Intervista a cura di Federico Vicari
Iniziamo l’intervista. Nuovo disco, nuova formazione: senz’altro una delle prima domande che vengono alla mente riguarda il nuovo cantante, Alessandro Conti. Vuoi parlarci un pò di lui?
Alessandro l’ho scoperto grazie a Fabio. L’altra estate io e Alex sapevamo che dopo l’ultimo cd della saga avremmo proceduto allo split. Abbiamo dato la notizia ad agosto e pensa che a giugno e luglio non sapevo ancora che avrei continuato come Rhapsody! Dopo aver finito la saga c’è stato un momento in cui pensavo a scrivere musica solo per il cinema e per le colonne sonore, la mia grande passione. Mi avevano anche proposto un progetto stile Avantasia, con tanti cantanti famosi. Mi ricordo che Fabio mi suggerì Alessandro Conti proprio per questo progetto. Io ero curioso di vedere se poteva essere un cantante che in qualche modo a livello creativo mi potesse stimolare, quindi Fabio mi dice di controllare su youtube, durante il tour europeo l’ultima volta tutti assieme. Controlla Alessandro Conti, mi dice, sono sicuro che ti piacerà perchè quando va in alto ricorda proprio il Kiske dei tempi d’oro degli Helloween. Allora sono andato su youtube, ho trovato questi Trick or Treat e ho sentito questa voce che mi ha davvero stupito: non avevo mai trovato una voce così vicina al Kiske dei tempi dei Keeper. Ho sentito molti cantanti che vanno in alto, ma lui, con questo timbro particolare, mi ha subito attirato. Allora l’ho contattato per questo eventuale progetto tipo Avantasia, ma non ero ancora soddisfatto appieno. Siccome con Fabio potevamo comporre canzoni come Lamento Eroico e Reign of Terror, per via della sua incredibile versatilità, volevo avere la stessa possibilità anche con un nuovo cantante. Allora ho testato subito Alessandro chiedendogli di cantare decine di canzoni di generi completamente diversi. Quando mi hanno mandato indietro le registrazioni ho scoperto la sua notevole abilità di cantare in stili completamente diversi. La cosa più inusuale è che allo stesso tempo riusciva a essere potentissimo sulle tonalità più alte (alla Kiske appunto) ma anche nei range più bassi, cosa abbastanza inusuale per un cantante: o si esprime lassù o laggiù al massimo delle potenzialità. Alessandro ha potuto esprimere queste potenzialità grazie ai suoi studi da tenore alla Scuola Corale Lirica Rossini di Modena, la stessa scuola di Pavarotti. Ha costruito la sua tecnica vocale cantando per anni con i Trick or Treat Keeper I, Keeper II e Walls of Jericho: uno che riesca a cantare brani di quel genere in tonalità originale era il cantante perfetto per me! File dopo file avevo capito tutte le sue potenzialità durante l’estate e poco prima dello split, quando con Alex abbiamo deciso di continuare su strade diverse sotto il monicker Rhapsody, in quel momento ho comunicato ad Alessandro che sarebbe stato non il cantante di un progetto generico, ma il cantante dei nuovi Rhapsody. Puoi immaginare la sua reazione, da fan di vecchia data!
Parliamo del disco. Raccontaci di come si è svolta la fase compositiva. Come avete lavorato alla genesi di Ascending to infinity?
La grossa differenza per me con i Rhapsody of fire è che ora la saga è finita. E’ stato qualcosa di apocalittico, qualcosa addirittura da Guinness dei primati. Penso tu possa contare sulle dita della mano band che abbiano dedicato musica e testi a un solo concept per dieci anni di release ufficiali, mantenendo la line up sostanzialmente invariata (io e Alex compositori, Fabio cantante). Finito questo ciclo, con tutte le difficoltà che abbiamo trovato, le battaglie legali…
Mi ricordo quel periodo…
Si, un momento bruttissimo in cui la band era veramente vicina alla fine e se non fosse stato per me, la mia famiglia e per Alex, tutti insieme a investire personalmente per salvare la band adesso i Rhapsody non esisterebbero più. E’ anche per questo che lo split è avvenuto amichevolmente e non poteva essere altrimenti dal momento che tutti e due partiamo con le stesse possibilità artistiche, tutti e due partiamo come Rhapsody e mi sembrava ovvio lasciare Rhapsody of Fire ad Alex e a Fabio, non aveva senso che io continuassi come Rhapsody of Fire e magari Alex come Staropoli’s Rhapsody of Fire, ecco…
Colgo l’occasione per fare un piccola digressione. Rhapsody Of Fire e ora LT’s Rhapsody, non credi che questa “continuità” di nomi possa creare confusione? Quando qualcuno parlerà dei “Rhapsody” sarà un po’ difficile distinguere le due realtà al volo. Persino la cover del tuo cd Luca, è davvero molto simile a quella delle ultime uscite dei Rhapsody of Fire (The Frozen Tears Of Angels soprattutto)…
No, no, ti spiego, la confusione c’è adesso perchè si è parlato solo di nomi (ride). Per noi era comunque necessario andare avanti come Rhapsody per avere le stesse possibilità artistiche una volta finito il ciclo della saga. Nel mercato di oggigiorno se rinunci a un nome sei finito e non pareva giusto a me e ad Alex, dopo tutto quello che avevano fatto per portare il brand Rhapsody a un certo successo, anche a livello mondiale, che uno di noi rinunciasse al nome. Per l’altro significherebbe partire svantaggiato e vista la centralità dell’amicizia tra me e Alex non potevamo accettarlo, con tutti i sacrifici che abbiamo fatto. Il fattore confusione andrà svanendo. Tra tre quattro anni ci saranno abbastanza differenze artistiche tra i due Rhapsody, conoscendo Alex e Fabio, da giustificare la loro esistenza. Non ho idea di cosa faranno i Rhapsody of Fire, non posso dirti quanto saremo simili, non ho idea. Io ora faccio i Rhapsody come li vivo io, con l’elemento cinematografico alla base della composizione, i Rhapsody of Fire faranno quello che vogliono, l’unica certezza è che la saga è finita.
Chiusa questa digressione torniamo alla domanda principale, la genesi di Ascending to Infinity.
Fino allo split, con i Rhapsody le liriche e la musica sono state incentrate sulla saga; anche noi eravamo devoti spiritualmente ed emozionalmente a questo racconto che come saprai già può essere letto come storia heroic-fantasy o anche in senso più spirituale e metaforico, grazie alle tecniche del simbolismo narrativo. Al di là di questo, saga finita – dovevo iniziare qualcosa di nuovo. Ho sentito di voler affrontare questi argomenti che mi hanno sempre attratto. Li avevo già trattati nella saga, anche se, naturalmente, filtrati attraverso la storia fantasy. Sono sempre stato attratto da questi misteri del pianeta, dalla scienza, dalla fantascienza, la fantascienza che diventerà scienza, tutte queste teorie che aprono la strada nuovi incredibili studi e a nuove scoperte. Se vedi, ogni tanto ho affrontato le teorie del multiverso, della teoria dei quanti di Plank, Einstein, temi che mi hanno sempre attratto. Tutte cose che la scienza sta esaminando, portandoci sempre più a muoverci in direzioni che qualche anno fa potevano sembrare incredibili. Poi ci sono temi storici come Excalibur, il significato spirituale della spada…
Ecco, appunto, prima ancora di iniziare l’ascolto di Ascending to Infinity, sono rimasto colpito da alcuni dei titoli. A giudicare da essi si nota un distacco dalle saghe fantasy scaturite dalla tua penna della precedente produzione verso grandi temi della tradizione letteraria, religiosa e mitologica. Testi come Excalibur o Dante’s Inferno, riprendono i topos letterari o vanno letti in chiave metaforica?
Assolutamente in chiave metaforica. Io avevo già incluso questo passaggio a una lettura metaforica con la saga ma tanta gente ancora pensava che l’Emerald Sword fosse la spadina di smeraldo, senza pensare al senso spirituale e metaforico – questo più i detrattori dei Rhapsody, naturalmente. Quelli che si interessavano alla band, seguendo le interviste, penso abbiano compreso abbastanza i vari significati spirituali che ho spiegato. Adesso posso affrontare in maniera più esplicita questi argomenti: non è che parlo della Divina Commedia in Dante’s Inferno…
Beh, c’è chi ci ha provato in passato…
Io non oso neanche avvicinarmi all’opera del Sommo! (ride) Dante’s Inferno parla della tragedia della perdita di una persona cara in situazioni che puoi leggere ogni giorno sul giornale, fatti di cronaca, insomma. Sin dalla saga prendevo ispirazione dalle cose più brutte e le cose più belle che mi accadono intorno. Alcune cose sono tanto brutte che sentivo e sento il bisogno di esorcizzarle attraverso la musica. E’ la stessa cosa che ho sentito dire a Tuomas dei Nightwish, è anche per questo che, come persone, ci troviamo artisticamente molto in sintonia. Perchè il riferimento alla Divina Commedia? Perchè anche nel caso di una perdita improvvisa c’è da affrontare un lungo viaggio, psicologico, interiore un pò come quello di Dante e Virgilio con l’ascensione verso il Paradiso. Quando leggo un fatto di cronaca mi identifico molto e soffro mentre scrivo i testi. Per me ogni canzone rappresenta un frammento di interiorità, qualcosa di difficile da rendere. Mi sembra quasi di aver vissuto il lutto io stesso mentre scrivo la canzone, mi struggo a scrivere di questo passaggio emozionale per questo Inferno, quando ti senti in colpa per non aver fatto niente per aver salvato la tua amata. Alla fine devi andare oltre, capendo che non è colpa tua, che è così che funziona la natura e devi cercare di superare il trauma, andando avanti per la tua strada, cercando di evolvere spiritualmente anche in funzione di questa esperienza.
Da un punto di vista strettamente musicale, nei dischi precedenti avevo notato vari omaggi e riferimenti. Per esempio, in Queen of the Dark Horizons citavi i Goblin di Phenomena, in March of the Swordmaster una danza francese del cinquecento, assai recentemente hai citato Beethoven in un ritornello di Heroes of the Waterfalls’ Kingdom: c’è qualche riferimento del genere da cogliere nell’ultimo disco?
In quest’ultimo album il ritornello di Excalibur è un mio riarrangiamento di un brano di pianoforte di Schubert, il momento musicale n. 5. La musica classica è una mia costante fonte di ispirazione, io mi diverto a comporre pezzi classici, specialmente nelle parti relative agli assoli. Ho immagazzinato talmente tanta musica barocca e rinascimentale, che spesso ho riversato nei brani dei Rhapsody…
Mi ricordo, parlando di musica barocca, l’inizio di Dark Tower of the Abyss…
Ecco, per esempio, l’inizio di Dark Tower of the Abyss l’avevo originariamente composto per la chitarra classica, trasformandolo solo successivamente a un quartetto d’archi. Quel tipo di composizione classica mi piace da morire e in Ascending to Infinity, anche per riavvicinarmi ai primi due album dei Rhapsody, ho voluto comporre proprio in quella direzione.
Definiresti quindi Ascending un riavvicinamento alle sonorità originali dei vecchi Rhapsody?
Io non l’avevo concepito così. Certo, alla base c’era la volontà di cedere più spazio alla melodia rispetto allo shredding, ma non è stata una decisione presa a tavolino, diciamo che intervista dopo intervista me l’hanno fatto capire (ride).
Una piccola curiosità: di chi è la voce femminile in Tormento e Passione?
La voce è di Bridget Fogle, ormai una di famiglia, che è già comparsa in alcuni miei solisti e talvolta anche in alcuni brani dei Rhapsody of Fire. E’ una soprano nera, bravissima, canta musical americano a New York.
Al di là del disco…avete in progetto un tour?
Proprio oggi abbiamo comunicato le prime date del tour, che saranno oltre trenta. Per ora abbiamo confermato le prime dodici, riguardanti anche l’Italia. Proporremo una grande varietà di canzoni, nel senso che grazie alla voce di Alessandro potremo avere qualche canzone dei miei vecchi solisti, che mi sono comunque richieste tantissimo. Oltre ai nuovi brani, riproporremo anche alcuni brani dei primi dischi dei Rhapsody. Inoltre ti posso dire che ci saranno delle sorprese dal punto di vista visivo. Stiamo facendo investimenti importanti per garantire uno show che possa davvero accuratamente sottolineare la parola “cinematic” all’interno del mondo Rhapsody…
Ci puoi dare qualche anticipazione?
Ovviamente no (ride). Posso solo dirti che lavoriamo con la Dreamday Media. Il titolare questo Owe Lingvall, già regista di un fantastico video dei Kamelot, The Great Pandemonium, che per me è uno dei migliori video metal mai girati è anche il responsabile del video per il nostro primo singolo, Dark Fate of Atlantis.
Considerando che ti occupi contemporaneamente della chitarra solista e di tutte le orchestrazioni, avete in progetto di assoldare un turnista alle tastiere o c’è la possibilità di vedere, oltre ad Alex Landenberg, un nuovo membro nella formazione?
Per l’Europa avremo un session player. Ti posso dire che essere anche tastierista e orchestratore è per me la più importante differenza. Prima io e Alex componevamo comunque insieme tutti gli arrangiamenti orchestrali. L’unica differenza rispetto a prima è che ora io finalizzo gli arrangiamenti. Questa parte è quella che mi dà più soddisfazioni, dal momento che punto a comporre per il cinema, per le colonne sonore…è proprio l’orchestra che io amo.
Posso immaginare la soddisfazione, con tutta la musica classica che mi hai detto di aver immagazzinato…
Non puoi immaginarti, molta più soddisfazione che essere chitarrista. Per esempio mettersi a suonare il piano per Tormento e Passione è stato qualcosa di un’emozione che neanche la chitarra elettrica mi può trasmettere. Vorremmo quindi proporre dal vivo molte tastiere e orchestrazioni; mi ricordo che noi eravamo i primi a proporre queste orchestrazioni da backing track e all’inizio qualche giornalista aveva storto il naso. Adesso dopo dieci anni, quando le usano i Nightwish e persino band che non suonano orchestrali, adesso sono contentissimi di sentirle. In fondo non fanno che arricchire la proposta musicale.
Una piccola digressione conclusiva: nel bene e nel male, le vostre (inteso come Rhapsody prima dello split) sonorità hanno fatto scuola. Tra emuli e imitatori, sono numerosissimi i gruppi che hanno calcato le vostre orme. È una cosa che vi fa piacere o vi infastidisce? Cosa ne pensate degli omaggi di quei gruppi che, come i Nanowar, vi porgono un tributo faceto e irriverente?
Mi sono chiesto, come faranno i Nanowar adesso che abbiamo finito la saga? (ride) Mi ricordo che io e Alex ci trovavamo in tour a ridere come pazzi, altro che irriverenza! Chi ci conosce sa che siamo gente talmente umile… ben vengano queste forme di “irriverenza” e magari fossero solo queste! Riguardo all’influenza su altre band siamo naturalmente contentissimi! C’era questo nome che definiva il nostro stile, Hollywood metal… io ero sempre stato per Cinematic metal come definizione, figurati poi quando ci avevano detto che Hollywood richiamava più lo stile di band come Motley Crue. Alla fine la casa discografica scelse Film-score metal. Cinematic metal è comunque la definizione che preferisco. Cinematic è un aggettivo che racchiude in sé la parola cinema, è una parola che capiscono tutti al volo e che rispecchia la mia passione, il mio amore, quello che vogliamo fare con la band…
…e anche la direzione che vuoi intraprendere tu, insomma!
Si, si, assolutamente, questi Rhapsody saranno sempre più cinematografici…un anno fa volevo aprire una compagnia per scrivere musica da trailer. Sono sicuro che quel tipo di sonorità si adatterà bene allo stile dei Rhapsody. Metal di impatto e sempre più apocalittico ed epico. Un pò come tradurre in musica le stesse emozioni che riceviamo al cinema quando andiamo a vedere dei filmoni, big budget hollywood movies, che hanno questi effetti speciali incredibili…in breve: musica da trailer unita all’impatto power speed di helloweeniana generazione.
Bene. In conclusione, ringraziandoti per l’intervista, ti chiedo se vuoi lasciare qualche saluto ai fan che ti seguono su Truemetal.it…
Certo! Voglio mandare un grandissimo saluto e assolutamente invitarli agli show italiani, pensando alle sorprese che stiamo preparando e alle energie che stiamo mettendo dietro alla realizzazione di questi show. Sarà bellissimo passare delle serate di Cinematic metal tutti insieme. Il momento più bello di un artista è quello della composizione, certo, ma anche quello della condivisione dal palco di ciò che ha composto. Io e Alessandro scalpitiamo all’idea di suonare in Italia. Non vediamo l’ora di vedervi tutti per regalare quelle stesse emozioni che proviamo noi nel comporre la nostra musica.
Allora ci vedremo nel tour! Grazie e buon proseguimento!
Grazie mille! La tua era l’ultima intervista di stasera, così posso finalmente rilassarmi che stasera c’è un match importante, Germania-Grecia…sei tifoso di calcio tu? Dimmi di si!
Abbastanza. Senz’altro sto seguendo gli Europei…
Perchè sai, nell’ambito metal trovo che ci siano pochissimi estimatori del calcio…
Sinceramente non lo so. Negli ultimi anni il metal mi sembra si sia talmente diffuso che magari il loro numero potrà pure essere cresciuto, ma non saprei!
Ti fanno sempre fare le promozioni nel periodo dei festival, che sono ovviamente sempre d’estate, in concomitanza con i campionati del mondo o i campionati europei. Per la promozione che sto facendo ora in Francia ho perso sette match e non mi succedeva dal 1982, l’anno in cui l’Italia ha vinto. Questa è la prima volta che ho perso sette match di un campionato Europeo. L’ho fatto per amore del nuovo album (ride).
Beh, speriamo tu possa vedere anche il match di domenica!
Lo spero, ma tanto non preoccuparti, se anche passiamo con l’Inghilterra, la partita dopo siamo fuori!
Dai, speriamo di no! Lo dicevano anche nel 2006, quindi mai dire mai!
Hai ragione! (ride). Passa una buona serata, col caldo…ora mi trovo in Francia, ma vedo che a Trieste ci sono 32 gradi, immagino anche dalle tue parti.
Anche qui in Toscana bene bene non si sta…il mare sarà pure vicino, ma la stagione mi rimane insopportabile.
Sono d’accordo. Mai più un album a giugno! (ride) Buona serata e stammi bene. Ci vediamo in tour!