Lucky Bastardz (Mark)
Una potenza inarrestabile dal vivo, ora convincente anche su disco. Approdati alla seconda release sulla lunga distanza, con il nuovo “Bite Me Dude” gli alessandrini Lucky Bastardz sfoderano puntualmente tutte le qualità che avevano lasciato intravedere molto da lontano nel loro album d’esordio, l’altalenante e derivativo “Hated For Who We Are”.
Determinati, non banali, arguti nel pensiero a dispetto di un’immagine studiata per apparire grezza ed aggressiva, il commando piemontese è senza dubbio una realtà in ascesa da mantenere sotto stretta osservazione negli anni a venire.
Passato, presente ed un pizzico di futuro nelle parole di Mark, fiero batterista del gruppo e nostro brillante interlocutore, ennesima dimostrazione della concretezza e della genuina sincerità che anima nel profondo il quartetto.
Buona lettura!
Intervista raccolta da Fabio Vellata
Ciao Mark. Non annoiamo i lettori raccontando tediose storie sulla vostra biografia. Una domanda però ci vuole: mi spieghi da dove arriva uno slogan come “Double Kick Engine R n’R”??? Sono certo ve lo avranno già chiesto un milione di volte ma…
Ahahah ti ringrazio, ultimamente la classica domanda sulla storia della band aveva cominciato ad asfissiarci!! Allora, qui c’è da fare una premessa: la musica dei Lucky Bastardz è sicuramente etichettabile come Hard/Rock’n’Roll o Hard’n’Heavy, e chi più ne ha più ne metta, ma ti assicuro che tutti i componenti della band hanno delle influenze e dei gusti musicali per lo più simili, ma nello stesso tempo diversi. Nel nostro sound c’è moltissimo thrash, hard rock, rockabilly, generi che spesso non vanno esattamente d’accordo. Noi riusciamo a fondere la cattiveria e la furia del thrash assieme alla tipiche melodie hard rock, infilandoci a sprazzi piccole dosi di rockabilly. Questo è per noi il “Double-Kick Engine R’n’R”: un Rock’n’Roll marcio e potente, caratterizzato da un’energia esplosiva, scatenata da un massiccio muro di chitarre e da una doppia cassa martellante, una voce sgraziata e un basso tritacarne!
E per quale motivo vi sentite dei “Fortunati Bastardi” ? ah ah…
Qui mi sento di citare la risposta del nostro Geppo, il quale ad una domanda simile alla tua rispose: siamo quattro alcolizzati che suonano come dei bastardi, e nello stesso tempo si reputano molto fortunati di poterlo continuare a fare, ad ogni concerto…
Veniamo subito al concreto. Le differenze tra il vostro primo album “Hated For Who We Are” e l’ottimo recente “Bite Me Dude” sono decisamente notevoli ed appariscenti. Mi racconti quali sono state le differenze nell’impostazione e nella creazione dei due cd?
Hai detto bene, c’è stato un enorme cambiamento nell’intero processo di creazione del nuovo album rispetto al primo. Prima però c’è da prendere in considerazione un fatto: con ‘Hated For Who We Are’ si segnava il nostro esordio discografico, quindi come capirai c’era molta adrenalina, entusiasmo, voglia di farlo uscire il più presto possibile. In altre parole, una certa fretta di far vedere a tutti quello di cui eravamo capaci. Con ‘Bite Me, Dude’ l’approccio è stato completamente diverso. Oltre a non rimanere più vittime di questa “fretta del debuttante”, abbiamo fatto tesoro di tutte le critiche (positive e negative) che avevamo ricevuto sul primo album, critiche che sono arrivate da altri musicisti, recensori, ma anche da amici e parenti. Abbiamo capito che dovevamo prenderci più tempo per la stesura dei brani, curarli di più in ogni dettaglio, negli arrangiamenti sia vocali che strumentali. Inoltre, abbiamo provato a staccarci da tutti i cliché che caratterizzavano il primo album. Se è vero che la copertina è molto ignorante ed efficace, che nei testi la parola Rock’n’Roll è sempre usata, è anche vero che alcuni brani si staccano molto dagli standard del genere (prendi per esempio Honour and Blood, The Ballad of kelly the Killer e Crawlin’ Under Snakes). Abbiamo cercato in ogni modo di essere più personali, non per forza legati ai soliti cliché, speriamo di esserci riusciti almeno in parte. C’è poi da dire che l’arrivo di Mr. TNT al basso ci ha aiutato ad osare di più, io stesso ho avuto modo di scrivere più canzoni, e lo stesso Paco è stato molto più attento alla stesura dei suoi pezzi: non è un caso se quelli più particolari sono nati dalla sua chitarra. Tutte cose che nel primo album erano mancate!
Ma quanto vi ha dato fastidio ad inizio carriera, il continuo paragone con i Motorhead?
Devo essere sincero nel risponderti che ci va e continua ad andarci un po’ stretto questo paragone. E non per una questione di scomodità, anzi, a quale rocker che si rispetti non farebbe piacere essere paragonato alla band di Lemmy?! Più che altro non troviamo tutti questi fattori comuni tra noi e lui. Se fai caso alle nostre chitarre, a certi arrangiamenti, al basso che a tratti passa quasi da ritmico a solista, sono sicuro che non troverai qualcosa di così maledettamente uguale nella musica dei Motorhead. La voce stessa di Geppo è, a mio modo di vedere, diversa da quella di Lemmy: quest’ultimo ha un timbro molto particolare, la voce roca e sgraziata, certo, ma non urla. Intona e basta. Geppo urla come un disperato, a tratti è quasi screaming, a mio modo di vedere il paragone sarebbe più azzeccato con un Phil Anselmo o con un Tom Angelripper. Sono sicuro che se non avesse barba e occhiali scuri, quell’aria cattiva e potente, i paragoni cambierebbero improvvisamente!
Parlando con Paco (il chitarrista del gruppo NdA), mi è parso chiaro come il vostro intento sia quello di affrancarvi sempre più da modelli che, alla lunga, avrebbero potuto far smarrire un’identità precisa al gruppo, pregiudicandone un po’ la credibilità artistica. Dobbiamo attendere un’evoluzione del suono sempre più marcata nei prossimi vostri album?
Questo non te lo so dire, come ti spiegavo prima il nostro intento è sicuramente quello di staccarci il più possibile dai classici cliché del genere. Siamo sicuri che è un processo che avverrà nel tempo, non certo dall’oggi al domani. Ripartiremo dai pezzi più particolari del nostro ultimo album, proveremo a riproporre qualcosa in quello stile e cercheremo di essere sempre più noi stessi. Senza però dimenticare la caratteristica fondamentale del genere, e cioè il divertimento. Penso che pezzi come “Fire, Beers, Rock’n’Roll”, “Death All Day, Life All Nite”, “Drunkard”, saranno sempre presenti nelle nostre future uscite discografiche, perché il nostro punto di forza è l’energia e il divertimento.
Poco fa mi hai citato Honour And Blood e The Ballad Of Kelly The Killer, due pezzi singolari che rappresentato, senza dubbio, alcuni tra i momenti migliori del disco. Vorresti approfondirli, descrivendomi qualcosa, ad esempio, dei testi?
I testi di ‘Bite Me, Dude’ sono stati scritti tutti da Paco, ad eccezione di ‘Fire, Beers, Rock’n’Roll’ e ‘Drunkard’, scritti dal sottoscritto. ‘Honour and Blood’ è un pezzo che parla di una grossa piaga che qui in Italia conosciamo bene: la Mafia. Non ha messaggi particolari, niente di educativo o che la gente già non sappia, spiega solo come sia molto facile farsi corrompere, o rimanere invischiati in brutte situazioni. Il passo per entrare dentro questa ‘grande famiglia’ è molto semplice, il vero problema sta nell’uscirci. Li sono cazzi amari! ‘The Ballad of Kelly the Killer’ è una storia ideata da Paco. Parla di una ragazza, Kelly (interpretata da Cathleen Koplets), che vive una doppia vita: di giorno rappresenta lo stereotipo della brava ragazza, mentre di notte si occupa del suo vero lavoro, quello del Serial Killer. Uccide solo persone di sesso maschile, senza nessun motivo, se non la vendetta personale. Quando era solo una bambina, infatti, suo padre uccise ferocemente sua madre, e lei vide tutta la scena. Questo per lei fu un trauma, al punto di non riuscire ad avere più nessun rapporto con l’altro sesso: infatti, ogni volta che guardava un uomo, rivedeva in lui il padre. La voce maschile che racconta la storia (interpretata da Paco), rappresenta il migliore amico di Kelly, il quale uno giorno, leggendo il giornale, viene a conoscenza del suo arresto, essendo accusata di omicidio. Rammaricato, rivive tutti i momenti della loro amicizia, e non riesce a darsi pace per la bruttissima storia della sua migliore amica, che, seguendo questo suo istinto, sarà destinata a fare la stessa fine di suo padre: giustiziata per omicidio!
Questo è il vostro primo cd per Red Pony. Come siete venuti in contatto con questa label e per quale ragione non avete proseguito con Swedmetal?
Conoscevamo Gianrico Cuppari già da parecchio tempo, aveva assistito ad alcuni nostri shows e ci aveva già dato una mano, procurandoci un paio di serate interessanti. Ci siamo trovati molto bene con la Swedmetal, con la quale siamo ancora in buoni rapporti, se non fosse che ci ha dato pochissimo supporto quando si trattava di aiutarci nel trovare sempre più posti dove suonare, anche all’estero. In questo, la Red Pony si è mostrata da subito molto disponibile, ed è stato questo il motivo fondamentale per cui abbiamo deciso di cambiare.
Le vostre ambizioni, mi pare d’intuire, sono quelle di ottenere il maggior successo e richiamo possibile, alla luce di una proposta con molte frecce al proprio arco. Questo nuovo deal discografico pensate vi possa garantire la giusta esposizione, o in futuro cercherete di addentrarvi in orizzonti discografici più “ampi”?
Siamo nel 2011 ormai, la crisi si è ormai ampliata e tocca quasi tutti i campi, pensi che sia facile fare di questa nostra passione una professione vera e propria?! È diventato quasi impossibile, purtroppo. Poi guarda, noi non abbiamo certo la presunzione di proporre un genere musicale innovativo o di suonare qualcosa che non ha mai suonato nessuno, sarebbe assurdo pensare una cosa del genere! Pensiamo di avere delle potenzialità, crediamo molto in noi stessi ovviamente, quindi penso che continueremo ad andare avanti in questa maniera, scrivendo sempre più pezzi senza mai sospendere l’attività Live.
Siete riconosciuti per una carica live straordinariamente potente. Come io stesso vi ho definito, “duri come il cemento, potenti come un caterpillar e determinati come un commando all’assalto”. Qual è il motore che scatena questa grande determinazione dal vivo?
Grazie mille per la definizione, bellissima e perfettamente appropriata! Il motore funziona semplicemente grazie a noi stessi: siamo una ‘Live Band’. Amiamo entrare in studio per registrare, comporre pezzi e concentrarci su di essi, ma la cosa che ci rende più Lucky Bastardz di tutte è suonare dal vivo, non c’è paragone! Non c’è niente di più gratificante che entrare in un club, grande e piccolo che sia, per suonare le tue canzoni davanti a della gente. Abbiamo suonato tantissimo in questi due anni di attività, abbiamo quasi raggiunto la soglia delle 160 date. Abbiamo vissuto qualsiasi tipo di esperienza, suonando dal baretto di provincia alla grande arena assieme a grossi nomi del Rock/Metal modiale, ed abbiamo affrontato ognuna di queste esperienze nella stessa identica maniera. Con energia, voglia di spaccare tutto e voglia di divertirsi, e di far divertite. Non penso che si sia qualcosa di più bello che suonare davanti anche solo a 50-60 persone che pogano, fanno un casino assurdo, e cantano le tue canzoni!
Quanto aiuta la vostra fama di live act molto “performante” nell’ottenimento di date dal vivo?
Beh, che dire, è molto bello essere considerati ‘performanti’ in sede live. Ricevere complimenti per la propria performance, spesso e volentieri anche da parte di persone che non vedono nel Rock’n’Roll il loro genere favorito, è per noi motivo d’orgoglio. Ci piace molto l’idea di riuscire a coinvolgere lo spettatore magari non solo ed esclusivamente per la qualità dei brani, ma anche e soprattutto con la potenza che sfocia dal nostro show! Quindi chiaramente è una cosa in più, essere etichettati come band spaccaossa dal vivo aiuta sempre!
Di certo vi aiuterà molto avere buoni rapporti anche con il resto della scena hard italiana. Ci sono altri gruppi in circolazione ai quali vi sentite in qualche modo legati e che stimate in particolar modo?
Certo che ci sono, e ci teniamo sempre a citarli nelle varie interviste non perché dobbiamo leccargli il culo, semplicemente perché il nostro rapporto va al di la di una semplice telefonata per uno scambio date, si tratta di amicizia sincera, e il ringraziamento doveroso perché queste band ci hanno aiutato durante tutto il nostro percorso. Sto parlando di band quali Dustineyes, Ul Mik Longobardeath, Backstage Heroes, Sgregio e Lethal Poison! Sono tutti degli ottimi ragazzi, è un piacere condividere le serate con loro!!
Come abbiamo ripetuto più volte sinora, le situazioni dal vivo sono il vostro punto di forza. Dopo tanti live show, avrai sicuramente qualche aneddoto simpatico da raccontare, successo sul palco o dietro le quinte…
Mah guarda, come puoi immaginare ce ne sarebbero veramente tanti da raccontare, ma se devo dirti il primo che mi viene in mente… Poco più di un anno fa, nel mezzo di un nostro live show (se ricordo bene non eravamo nemmeno tanto ubriachi ahahah), Paco si apprestò a fare il classico gesto di farsi roteare la chitarra intorno al collo, per poi riprenderla e continuare a suonare. Ecco, nel farlo non si rese però conto che, in quel momento, Geppo gli stava esattamente dietro!! E nemmeno lo stesso cantante se ne accorse, dato che erano praticamente schiena contro schiena! Io che vidi la scena perfettamente davanti a me, e ricordo che pensai: “Adesso lo uccide!!”. Paco partì per lanciarsi la chitarra alle spalle, proprio in quel momento Geppo si voltò leggermente (per puro caso!!) e si rese conto che stava per morire!! Si lasciò letteralmente cadere per terra, con tanto di mani sopra la testa, e riuscì ad evitare la chitarra, che gli sfiorò la nuca di un niente. Ma la sua faccia di terrore, in quel millisecondo in cui si rese conto cosa stava per succedergli, me la ricorderò per tutta la vita!! Ahahahahah!
Cambiando per un attimo prospettiva, spostandoci da quella live a quella meramente strumentale: pensi che al fine d’ottenere un ottimo prodotto discografico, l’essere in possesso di una buona tecnica come la vostra, sia un requisito fondamentale o un aspetto comunque ovviabile con grandi dosi di feeling?
Penso che un disco suonato da gente che sa tenere in mano il proprio strumento suonerà sempre anni luce meglio di un disco suonato da gente meno preparata, anche con tutti i miliardi di ritocchi e modifiche che si possono fare in fase di editing e mix. Il tocco e la mano di un singolo musicista sono cose troppo importanti, che nessun trigger o plug-in ti può dare! Detto questo, penso che la tecnica debba essere messa a servizio della musica che si sta suonando, non deve essere usata come pretesto per far vedere quanto si è bravi e fighi! Mr. TNT ed io, per esempio, abbiamo suonato assieme in una tribute band dei Dream Theater, ma non penso che abbiamo portato nei LBZ le stesse mirabolanti (e a volte fini a se stesse) evoluzioni strumentali, tipiche del gruppo americano. Lo stesso Paco proviene dalla scena power metal, ma il suo stile è assolutamente Rock’n’Roll! Bisogna mettere la tecnica a servizio della musica. E, come dici giustamente tu, è anche molto importante conoscersi l’un l’altro, ma per quello che mi riguarda, ormai conosco talmente bene i ragazzi che potrei suonare con loro anche senza bisogno di spie e monitor, fra noi ormai basta un’occhiata!
Avete già provveduto a realizzare qualche video clip per qualcuno dei vostri pezzi?
Abbiamo registrato il nostro primo videoclip ufficiale a inizio dicembre, al Faster di Moncalieri (TO), durante un festival che aveva come headliner Pino Scotto. E’ stata una gran bella serata!! Il video è stato montato sulla canzone “Sin City”, abbiamo avuto modo di vederlo proprio pochi giorni fa, è una bomba!! Ti farò poi passare la notizia non appena lo caricheremo su youtube, se sarai così gentile da pubblicarmela eheh! Ma lo sei sempre stato fino ad ora!!
È sempre stato un piacere! Il vostro nuovo album è disponibile già da qualche tempo. Quali sono state le reazioni? Com’è stato accolto da magazine e mercato in generale?
Le reazioni sono state ottime, molto migliori rispetto all’album d’esordio, che comunque aveva impressionato positivamente. Per quanto riguarda le varie recensioni, i voti spaziano tutti tra il 7,5 e l’8,5, solo un voto è stato inferiore al 7. Sinceramente penso sia un buon disco, i vari pareri dei recensori mi danno ragione, quindi fino ad ora è siamo molto contenti delle reazioni dei media!! Per quanto riguarda le vendite, anche in questo caso il paragone con il primo album risulta essere vincente, in quanto solo noi abbiamo venduto esattamente il doppio rispetto ad un anno fa. Abbiamo avuto qualche problemino con la distribuzione, nel senso che in molti negozi il nostro “Bite Me, Dude” non è ancora disponibile, ma arriverà presto a tutti.
Beh dai. Ora lo spazio lo lascio a te: spiegami perché un appassionato di musica dovrebbe correre a procurarsi il vostro nuovo cd…
Penso che valga la pena acquistare il nostro disco perché è vero, spontaneo e suonato col cuore, al 100%! Come ho già detto, non abbiamo inventato l’acqua calda, il nostro genere musicale è stato proposto e riproposto più volte da tanti altri, con molte sfumature. Siamo una band che si fa un culo così per cercare di far sentire la sua voce, girovagando dappertutto come dei vagabondi senza meta, ma un obiettivo in realtà ce l’abbiamo eccome: far divertire la gente! Farli schizzare per aria come dei missili e riempirli di calci in culo con il nostro energico Rock’n’Roll!
Ultima cosa allora…quando Lucky Bastardz III ?
Per adesso è ancora presto, vogliamo spremere questo “Bite Me, Dude” il più possibile, rilassarci un attimo e buttarci su un altro centinaio di concerti, poi ne riparleremo. Ma stai certo, arriverà anche quel momento, e saranno cazzi per tutti!!
Ti ringrazio per l’intervista e in bocca al lupo per tutto!!!
Grazie amico!
Fabio Vellata
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Discografia :
“Hated For Who We Are” (2009)
“Bite Me Dude” (2010)
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