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Made Of Hate (Michal Kostrzynski)

Di Alberto Fittarelli - 4 Marzo 2008 - 7:57
Made Of Hate (Michal Kostrzynski)

Intervista a cura di Davide Iori

I Made of Hate sono la nuova sensazione del metal
polacco in un genere, il power metal che strizza l’occhio al death, che finora
non ha avuto esponenti di grande rilievo se non gli osannati Children of Bodom.
I nostri si presentano con una proposta particolarmente interessante che riesce
anche a discostarsi da quella dei maestri scandinavi in virtù di metronomi meno
veloci ed una voce non del tutto estrema che lascia dunque ancora più spazio
alle melodie cantabili. Incontro in via telefonica Michal Kostrzynski (Mike),
cantante e chitarrista solista di indubbio talento che si candida a diventare il
successore legittimo di Alexi Laiho, e l’unico dubbio che mi rimane è scoprire
se siamo davanti ad un predestinato oppure ad una meteora. La speranza è che
questa intervista possa gettare un po’ di luce sulla faccenda.

– Ciao Mike. Cominciamo un attimo parlando di generi, in
modo da evitare incomprensioni in seguito. Pensate che Death Metal Melodico sia
una buona definizione per quello che fate?

E’ sempre difficile descrivere qualcosa che è scaturito da
un processo continuo e che non è stato costruito a tavolino… penso che il
nostro gruppo sia influenzato da un po’ tutto ciò che costituisce il linguaggio
metal. Definirsi può essere utile quanto pericoloso, se dovessimo usare una
parola credo che Death Metal Melodico sarebbe l’accezione più adeguata, anche
se non mi piace mai attaccare delle etichette alle cose.

– Nel vostro myspace però avete inserito anche la
parola “progressive” per definirvi. Vi riferite a guitar heroes come
Yngwie Malmsteen oppure a bands come ad esempio i Dream Theater?

Eheh, è una bella domanda, in quanto amo entrambi. La
chitarra neoclassica di Yngwie Malmsteen è sempre stata una grande influenza
nello sviluppo della mia tecnica strumentale e del mio gusto melodico, tuttavia
anche i dream theater sono una band che adoro e che ho sempre ascoltato.

– Nonostante tutto però l’influenza più grande che ho
avvertito ascoltando la vostra musica è quella scandinava, in particolare dei
Children of Bodom, ho ragione?

Certo, come ti ho detto noi prendiamo da un po’ tutto il
panorama metal, quindi se vogliamo dire un altro gruppo ancora penso che i
Children of Bodom potrebbero essere tranquillamente posti in un’ipotetica lista
di coloro che ci hanno influenzato. Potremmo anche metterci i Nightwish se è
per questo, ma non penso che fare questo tipo di discorsi sia molto importante.
Ciò che importa invece è che noi siamo noi e che la nostra musica è “made
of hate”, fatta di odio appunto.

Per il pubblico italiano la scena metal polacca è
completamente legata al Brutal, con gruppi come ad esemio Vader e Behemoth.
Siete i primi che fanno Death Melodico nel vostro paese oppure fate parte di una
corrente consolidata che però non è mai uscita dai confini nazionali?

In effetti noi siamo il primissimo gruppo che si cimenta
nel death metal melodico in Polonia. Di solito i musicisti che decidono di darsi
al metal qui da noi vanno a parare su lidi molto più estremi come hai detto,
quindi si potrebbe dire che siamo dei pionieri (risatina soddisfatta nda).

– La Polonia è un buon paese dove formare una band
metal? Ci sono i locali, c’è il pubblico?

Lo è come non lo è, in quanto ci sono diversi fattori da
considerare. I posti per suonare ci sarebbero, ed anche la gente interessata ad
ascoltare, ma il problema è più che altro culturale. Non sto dicendo che ci
sia un clima da caccia alle streghe, ma negare che suonare generi estremi in
Polonia sia una situazione svantaggiata rispetto ad altri tipi di musica non è
proprio possibile e da ciò dipende il fatto che bands come Behemoth e Vader
siano più proiettate verso il mercato internazionale piuttosto che verso quello
interno. Diciamo che cercare di vivere facendo la nostra musica è praticamente
impossibile qui da noi.

– Naturalmente guadagnare suonando metal è difficile in
ogni paese, ma pensate che emergere in Polonia sia più difficile che altrove?

Forse da noi l’elemento di diversità è il fatto che ci
siamo liberati solo in tempi relativamente recenti dei governi di tipo comunista
che rendevano davvero difficile far passare un certo tipo di proposta.

– Nella vostra biografia infatti sottolineate che avete
dovuto fare “sacrifici personali” per diventare musicisti. Cosa
intendete con questo?

Il fatto è che quando siamo partiti eravamo tutti giovani
di belle speranze con la voglia di suonare, ma in seguito ci siamo accorti che
occorreva fare delle rinunce, crearsi una scala di valori in base a quello che
volevamo fare nella vita. Siccome io ho sempre saputo che volevo fare il
musicista e null’altro mi sono ritrovato dover a concludere una relazione
sentimentale pur di continuare a suonare, anche il nostro bassista ha dovuto
prendere scelte difficili per rimanere nella band.

– Parlando un po’ dell’aspetto grafico che vi siete
voluti dare (copertina del CD, grafica del sito ufficiale) devo dire di essere
rimasto abbastanza sorpreso: a prima vista sembra di avere a che fare con un
gruppo metalcore, ma voi in realtà non suonate quel tipo di musica. Come mai
una scelta simile?

Questa è una domanda che in molti ci hanno fatto, posso
solamente dire che volevamo sottolineare il fatto che il nostro è “heavy
metal made of hate” e quindi dotarci di una grafica più aggressiva che si
discostasse dalle classiche copertine power metal o che di solito si vedono nei
dischi melodici. La nostra musica vuole essere un “colpo in testa”,
qualcosa che arrivi diretto nelle orecchie degli ascoltatori e si faccia
sentire, quindi la grafica è venuta di conseguenza.

– Sembra infatti che abbiate un’attitudine quasi hip-hop.
Non sto parlando della musica, quella è metal naturalmente, ma dei testi e del
vostro modo di porvi come musicisti. Sembra quasi che la vostra missione sia
“portare il metal nelle strade”.

Sinceramente non ci avevo mai pensato! Ora che mi fai
questa domanda penso che effettivamente nei testi delle nostre canzoni ci siano
tematiche che possono essere ricollegate all’universo hip-hop, ma ti assicuro
che non l’abbiamo fatto apposta (ride nda). Forse questo dipende dal fatto che
la nostra attitudine verso la società è abbastanza simile a quella degli
artisti rap.

– Dal punto di vista musicale l’elemento più
interessante del vostro CD è la predominanza delle chitarre, che oltre agli
assoli veri e propri, si ritagliano spazi esecutivi che spesso in termini di
lunghezza superano anche quelli del cantato. Questa è una cosa indubbiamente
lodevole, ma non pensate che a qualcuno potrebbe non piacere una simile
preponderante presenza?

Beh, credo che il metal sia fatto principalmente di
chitarre. Ho sempre adorato sentire gli assoli ed i riff dei grandi guitar
heroes, quindi non vedo perchè nel nostro disco la componente chitarristica
dovrebbe sembrare esasperata. Penso che se qualcuno pensa cose simili allora
farebbe meglio ad ascoltare altri generi musicali, come l’hip-hop ad esempio
(ride nda).

– Avete in programma un tour per i prossimi mesi?

Non abbiamo ancora niente di confermato, ma ci stanno
arrivando parecchie proposte, dunque penso che annunceremo un tour in tempi
brevissimi.

– Visiterete anche l’italia?

Proprio oggi mi è arrivata una mail con qualche proposta
di locali italiani, quindi credo proprio ben presto potrete vederci anche nel
vostro paese.

– A che punto pensi che sia la carriera dei Made of Hate?

Diciamo che, se di carriera possiamo parlare, allora il
massimo che possiamo dire è che stiamo cominciando ad averla. Siamo appena
usciti con il nostro primo album quindi speriamo di continuare su questa strada
ed acquisire sempre più fan lungo la strada.

– Avete qualche altro progetto futuro?

Le canzoni per il nostro prossimo album sono già in
preparazione, ma per ora non c’è nulla di finito. Prima penseremo al tour, poi
alla nostra prossima pubblicazione.

Ci salutiamo cordialmente e l’intervista ha termine,
intervista che lascia l’impressione di aver avuto a che fare con un musicista
determinato, talentuoso e con i piedi per terra, anche se forse ancora un po’
acerbo in termini di mentalità e non troppo sciolto nel trattare con la stampa.
La difficoltà incontrata a rispondere ad alcune domande, al dilà di una
padronanza dell’inglese forse non perfetta, è probabilmente da imputarsi ad una
mancanza di esperienza sul campo, ma siamo sicuri che le cose miglioreranno ben
presto, anche perché la proposta musicale c’è, e nel metal è ancora questo
l’importante.

Davide Iori