Malnatt (Porz)
I Malnatt sono una delle più promettenti e originali realtà dell’underground bolognese, li abbiamo raggiunti per intervistarli in seguito all’uscita del loro ultimo album, uno split cd tra loro e i Thodde. Siamo quindi qui, al cospetto del Porz, Gran Maestro Supremo dell’Ordine Mistico Musicale di Malnatt, per porre a lui le nostre domande.
Engash-Krul: Ave a te! Per cominciare stavo pensando di lasciarti carta bianca per commentare e presentare il disco, questo Necro Swine Black Metal, per dirci come è nato, quali erano le premesse e quali gli obiettivi di questa pubblicazione.
Porz: AIL! (ti piace il nostro saluto?) Necro Swine Black Metal è nato dopo aver conosciuto i “wild-boars” dei Thodde: gente che vive la disperazione di avere una scena umbra composta da due bands in croce e che apre le bottiglie di birra con i denti… Questi ragazzi mi hanno mosso una tale compassione che mi sono deciso ad intervenire: ho usato un nome internazionalmente osannato come Malnàtt e gli ho proposto di fare uno split per diventare ricchi e famosi come noi. E i risultati direi che si vedono, in un mese abbiamo venduto circa tre copie del cd!
Engash-Krul: Potresti dedicare due parole in particolare all’ultima traccia, quella nascosta, che chiude proprio il disco? Riguardo a cosa rappresenta la traccia nella sua interezza e in particolare gli ultimi 10 secondi.
Porz: Nonostante le cose “nascoste” siano molto care a noi Massoni, ti rivelerò un’indiscrezione sull’ultima traccia di NSBM: si tratta di una poesia di Ungaretti interpretata in modo allucinato e allucinante dal Coro Polifonico Euridice, e reso marcio dal tastierista Giaz grazie all’utilizzo di sovraincisione di suoni elettronici (solo perché oggi vanno di moda) e di mosche, le stesse mosche che ronzano a sciami intorno agli stronzi, e sappiamo bene quanti ce ne sono nel black metal…
Gli ultimi 10 secondi sono un mio delirio per stemperare la malattia che la traccia trasudava, e soprattutto perché il clima generale del cd è molto serioso e depresso e mi mancava un tocco pacchiano come ciliegina sulla torta.
Engash-Krul: Il “porco” ho notato essere un’icona sempre presente nella produzione dei Malnatt, e in particolare in ciò che viene toccato da te. Perchè se per esempio già il precedente demo del gruppo si chiamava proprio “Perle per Porci”, anche l’etichetta “Il Male Production” della quale sei a capo, ha come simbolo il naso di un maiale. Ecco, devo ammettere che questa cosa mi ha sempre molto incuriosito, potresti spiegarcela?
Porz: Il marchio del Male Production è ambivalente: inizialmente era nato come stilizzazione della mia testa in face-painting ma ovviamente non potevo evitare di farlo influenzare dal maiale, poiché del “pig-concept” è intrisa ogni cosa cha faccio.
Quando sia nato questo concept (e la conseguente mania che ha colto tutti nella band) nessuno riesce a ricordarselo… Sarà un po’ come “l’Archetipo Wotan” che aveva posseduto il popolo germanico prima dell’avvento del Nazismo, a loro era riemerso il lato oscuro-pagano e a noi è riemerso il lato suino-padano.
L’unica cosa che deve essere chiara è che è il Porco ad essersi impossessato di noi, e NON noi ad averlo scelto come icona.
Fondamentalmente il mio comportamento è una manifestazione della frase “del maiale non si butta via niente”: in Malnàtt infatti potrai trovare influenze musicali che vanno dai Celti passando da canoni medievali e arrivando a sondare un po’ tutti i generi di rock e metal da trent’anni a questa parte.
Ripensando ai musicisti che sono passati in Malnàtt dal 1999 a oggi si potranno contare circa una ventina di individui, come vedi non abbiamo buttato via proprio niente, li abbiamo raccolti tutti! (Al limite si sono buttati via da soli).
Nel Male Production valeva più o meno lo stesso discorso: si partiva dal concetto che tutti hanno qualcosa di buono da dare, anche se suonano Power o Nu metal, e inoltre che qualsiasi attività sarebbe tornata utile: attorno al Male hanno gravitato musicisti, giornalisti, grafici, disegnatori, costumisti, organizzatori di eventi… Ma l’intervista è a Malnàtt, non al Male, quindi la pianto qui.
Engash-Krul: Dopo la piccola divagazione torniamo alla musica e soprattutto ai progetti futuri. Ho notato una grande differenza tra le vecchie composizioni dei Malnatt e quest’ultimo disco, anche le due canzoni riprese da “Perle per Porci” sono state riarrangiate in maniera diversa. Si è lasciato da parte gran parte della vena folk in favore di una maggiore cupezza. Quale scelta, se è una scelta voluta, è alla base di questo cambiamento e di conseguenza cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Porz: Ogni scelta è voluta, altrimenti che scelta è?
A parte gli scherzi: eravamo rimasti orfani di fisarmonica per un litigio e quindi decisi di sciogliere il gruppo. Lo spirito del Nero Maiale dei boschi però voleva ancora vittime sul suo cammino e così nacque Rifondazione Malnàtt, ovvero ciò che siamo oggi.
Non conoscendo un altro fisarmonicista valido come Bistia decidemmo di assumere il tastierista Giaz con il quale eravamo già amici, e che nascosto tra le file del pubblico si era già imparato ad orecchio tutti i nostri pezzi semplicemente ascoltandoli nei concerti.
Contemporaneamente all’acquisto del gotico Giaz abbiamo preso nel nostro kampfgruppe anche il chitarrista Lerz (aka Helkor dei Tod), che ha portato in Malnàtt un’ondata devastante di depressione e voglia di morire…
(Non è assolutamente vero, ma se si venisse a scoprire che la mente dei Tod è una persona allegra e gioviale i blacksters ignoranti di tutto il mondo se ne avrebbero a male, non credi?)
Engash-Krul: Come di rito di solito chiudo le mie interviste chiedendo cosa ne pensano i musicisti della tecnologia sempre più diffusa e intersecata alla musica, quindi anche tu non puoi fare eccezione e ti chiedo in particolare cosa ne pensi dell’elettronica nel metal e quale sia la tua opinione riguardo alla particolarissima questione del file-sharing.
Porz: Trovo che l’elettronica nel metal sia solo uno strumento in più. La musica stessa la trovo più un mezzo che un fine. È un fine per gli ottusi come i prog-metaller (odiatemi pure) ma per i “veri” musicisti è solo un canale per trasmettere dei CONTENUTI, o comunque per fare qualcosa di carino aspettando la morte.
Non trovo che l’uso di un synth sia più disdicevole dell’uso di un pezzo di legno (che avrebbe voluto rimanere albero) a cui sono stati montati 6 fili di ferro che sollecitati danno impulsi elettrici amplificati da uno scatolone nero pieno di valvole…
Lo stesso Conservatorio, così monolitico ed accademico, attiva ogni anno sempre nuovi corsi, tra i quali (toh!) proprio corsi per l’uso di strumenti per fare musica elettronica.
Per quanto riguarda il file-sharing trovo sia giustissimo solo se autorizzato, oppure fatto veramente di nascosto all’insaputa di tutti e non in una rete mondiale aperta a tutti. Si potrebbe usare non il World Wide Web ma qualche altro canale simile a quello militare, roba che gira il mondo ma che nessuno può vedere…
Ma cosa sto dicendo? Fermami ti prego.
Engash-Krul: Proprio per concludere ti lascio tutto lo spazio che vuoi per un ultimo messaggio o un saluto ai nostri lettori…
Porz: Un messaggio alle bands: Se volete delle interviste intelligenti scrivete ad Alex Calvi (slap) e non continuate a tempestare le riviste cartacee, che tanto vogliono 6000 euro a pagina per parlare di voi.
E un messaggio a Nina Moric: Non ti ho dimenticata, anche se ci siamo lasciati in un modo un po’ burrascoso sappi che ti porto sempre nel cuore.
Un messaggio anche a mio nonno: Sei morto, cosa vuoi ancora da me? Lasciami dormire!
Alex “Engash-Krul” Calvi