Intervista Manilla Road (tutta la band)
Dopo avervi raccontato le gesta degli headliner di serata della seconda edizione del TrueMetal.it Fest, torniamo a parlare di Manilla Road. Lo facciamo lasciando la parola alla Nostra preparatissima Tarja Virmakari, la quale, proprio in occasione del festival, ha avuto a completa disposizione l’intera band per una dettagliata ed interessante intervista che riportiamo di seguito. Non rimane, perciò, che augurarvi buona lettura!
Intervista a cura di Tarja Virmakari
– Ok, siamo qui al Truemetal.it Festival a Milano in compagnia dei Manilla Road. Stanotte suonerete su questo palco, perciò quali sono le vostre sensazioni? Cosa vi aspettate dal pubblico italiano?
Mark: siamo molto eccitati per il nostro ritorno in Italia dalla quale manchiamo da 5 anni. Stasera suoneremo qui a Milano e per noi è veramente bello. Ci auguriamo che il pubblico sia pronto a rockeggiare e dimenarsi perché noi abbiamo intenzione di spaccare culi stanotte!
– Cosa inserirete nella setlist?
Mark: Suoneremo un brano dal nostro nuovo album, “Mysterium”, e sarà “Only The Brave”. Dato che non abbiamo mai suonato precedentemente a Milano e quindi qualcuno non avrà mai sentito dal vivo determinati brani storici, faremo molto materiale dai primi album. Un estratto da “Metal” e vari brani da dischi come “Crystal Logic”, Open The Gates”, The Deluge” e “Mystification”.
– Quali ricordi avete del vostro primo show in Italia? Anche allora condivideste il palco con i Battle Ram…
Bryan: C’erano anche i Doomsword per il loro primo concerto dal vivo… Si tenne a Porto D’Ascoli e fu uno show speciale. Per noi era tutto una novità, dato che al tempo non avevamo ancora affrontato tournée fuori dagli Stati Uniti. La line-up di allora era completata da Mark Anderson (basso) e Scott Peters (batteria), davvero due bravissimi ragazzi ed ottimi musicisti.
Mark: Da parte mia è stato uno show memorabile anche perché ho conosciuto varie persone che continuano tuttora ad essere dei buoni amici
– Non avete suonate spesso in Italia… Eppure in passato avete anche registrato un disco per un’etichetta italiana, My Graveyard…
Bryan: Abbiamo tenuto uno show in Italia grazie a My Graveyard, al Play It Loud… Suonammo assieme agli Helstar quella notte e fu uno spettacolo molto bello grazie anche ad un pubblico entusiasta.
Mark: Ricordo un problema al volo, quella volta, con conseguente ritardo, tanto che l’organizzazione venne a prenderci con il van catapultandoci direttamente dall’aeroporto al palco per fare il sound check. Non ci fu possibilità di parlare con nessuno e tanto meno riposarci. Fu una visita lampo all’Italia in quell’occasione!
Comunque fu divertente e posso dire di aver stretto una bella amicizia con Gianluca, Pierpaolo e gli altri ragazzi dei Battle Ram.
– Torniamo a quando tutto è iniziato. Mark ha fondato i Manilla Road nel ’77, quando “Heavy Metal” non aveva riferimenti in campo musicale ma apparve sulla rivista fantasy francese Metal Hurlant. Da allora come avete visto cambiare la scena fino a giungere ai giorni nostri?
Mark: Il panorama musicale di allora offriva una certa varietà di proposte: la musica psichedelica di Hawkwind e Pink Floyd, il rock in generale passato per radio ed il country rock dei vari Allmann Brothers, ZZ Top, Lynyrd Skynyrd. Tutti generi che, fusi con il rock di Jimi Hendrix, in qualche modo hanno contribuito alla nascita di quello che di lì a poco sarebbe diventato l’heavy metal. In seguito non saprei dire chi abbia inventato la definizione di epic metal, ma la nostra musica era abbastanza differente da quella delle altre band heavy metal e perciò abbiamo iniziato a definirci una band epic metal. Nel corso degli anni, poi, le cose sono cambiate tantissimo, ma vedo che negli Stati Uniti, così come nel resto del mondo, c’è un ritorno a sonorità più datate… diciamo classiche. Sono molto soddisfatto dalla direzione che sta prendendo la musica heavy metal!
– Nei Novanta vi siete sciolti e poi riformati circa nel 2000. Volete parlarmi di quel periodo?
Mark: Parliamone pure… Voglio che la persone in Europa sappiano che quello è stato un periodo infelice per i Manilla Road, durato circa otto/nove anni. Questo è il motivo per cui dal ’91 al ’93 circa ho formato una band chiamata Circus Maximus, perché non ero felice del periodo che stavano passando i Manilla Road. Solo quando ritenevamo che i tempi fossero maturi ho sciolto i Circus Maximus e, assieme a Randy Foxe, Bryan e Harvey Patrick abbiamo riformato i Manilla Road. Abbiamo riniziato a suonare dal vivo localmente qui in Kansas fino a quando non abbiamo deciso di provare a tornare in studio per comporre del nuovo materiale. Ė stato in quel periodo che abbiamo iniziato a registrare circa sette/otto brani che sarebbero finiti poi su “Atlantis Rising”. Poi è arrivata l’offerta di suonare al Bang Your Head in Balingen… Per qualche ragione Randy decise di non partecipare, mentre io ritenevo davvero importante cogliere questa occasione, perciò ho reclutato un nuovo batterista per affrontare il concerto, Troy Olson, e un nuovo bassista, Mark Anderson e siamo volati al festival. Ritornati dallo show abbiamo ringraziato Troy e ci siamo messi alla ricerca di un batterista a tempo pieno: Scott Peters. Con lui abbiamo lavorato al resto dell’album (Atlantis Rising, ndr).
– Bryan, tu sei stato storicamente il roadie della band… Ma quando è stato il momento in cui hai realizzato che potevi diventare il cantante dei Manilla Road, che eri la persona giusta?
Bryan: Devo tornare con la mente circa al 1981, quando Scott Peters e Mark Anderson stavano suonando in sala prove con la loro band southern e irruppi io proponendomi come cantante. La loro reazione fu divertita, ma quando ho cantato alcuni brani la cosa ha funzionato… Negli anni poi ho cercato sempre di migliorarmi, allenandomi giorno dopo giorno ed oggi eccomi qua.
Mark: Beh il fatto è che la sua voce suona dannatamente simile alla mia… Ahahah
– Qual è la situazione attuale? State lavorando ad un nuovo album?
Mark e Bryan: É finito e pronto!
Mark: Uscirà con buona probabilità a Gennaio/Febbraio del prossimo anno (e si intitolerà “The Blessed Curse”, ndr). Sarà una sorta di concept album filosofico sull’inizio della civilizzazione.
– Dal punto di vista lirico sappiamo che le vostre influenze principali provengono da scrittori come Lovecraft, Poe, Burroughs, Howard, Conan Doyle, ma dal punto di vista musicale quali sono state le band che hanno contribuito maggiormente a definire il vostro sound o comunque che ascoltavate di più agli inizi?
Mark: All’inizio ascoltavo molto hard rock, oltre al grande Jimi Hendrix, dei vari Black Sabbath, Led Zeppelin, UFO, Scorpions e così via… e sono gruppi che continuano a influenzarmi in qualche modo ancora oggi. Sicuramente i grandissimi Judas Priest e gli Iron Maiden, non tanto per il loro modo di suonare quanto per il loro modo aggressivo di suonare sul palco e alcuni dei temi da loro trattati. Queste sono le band che ci hanno influenzato maggiormente.
– Dite sempre che per voi la cosa più importante sono i vostri fan, senza i quali non potreste esistere, ma quale è stato l’episodio più bello o brutto che li riguardi che vi viene in mente?
Josh: Senz’altro qualche settimana fa in Sudamerica, quando siamo dovuti letteralmente fuggire nel bus ed una folla di fan ha invaso il pullman chiedendo con veemenza ancora foto ed autografi… eravamo quasi intrappolati e dovevamo entrare nel locale per preparare lo show… Ahahah è stato incredibile!
– Lo scorso anno avete tenuto uno show speciale al Metal Assault, suonando per intero Crystal Logic con lo storico batterista Rick Fisher. Ci sono stati o ci saranno altri show del genere?
Mark: Rick ha suonato solo la prima metà dello show, l’altra metà Neudi…
Neudi: Personalmente, da fan della band, sono meravigliose situazioni da esplorare e non vedo l’ora di testare Randy Foxe il prossimo anno in Grecia, perché, ripeto, oltre che un membro della band, sono prima di tutto un fan.
Mark: Siamo tuttora in buoni rapporti con i passati batteristi, perciò mi auguro che anche in futuro faremo tanti altri show speciali con loro!
Neudi: potremo combinarli entrambi sul palco! Ahahah
Mark: Per quanto mi riguarda la miglior esperienza dal vivo è stata nel corso del tour dello scorso anno, quando abbiamo suonato all’Hellfest in Francia, in compagnia di band del calibro di Kiss o ZZ Top, coi quali abbiamo fatto colazione e pranzo assieme.
Bryan: É stato bello anche perché con gli ZZ Top ci eravamo incontrati nei primi anni Ottanta e finalmente abbiamo potuto parlarci di nuovo!
Mark: ricordo uno show in Kansas assieme a Rick, il quale si era appena seduto dietro alla batteria quando un camion guidato da un’autista ubriaco è praticamente entrato sul palco sfondandolo da dietro… c’era polvere dappertutto ed ho visto Rick balzare nel buco perché voleva picchiare il guidatore! Ahahah
– State lavorando a qualche video o cose del genere?
Mark: l’unico video ufficiale, di recente, è il dvd registrato all’Hammer Of Doom Festival rilasciato con l’album “Mysterium”. Al momento, però, stiamo lavorando ad un documentario…
– Adesso lascio a voi la possibilità di dire qualcosa ai lettori di TM…
Bryan: grazie di cuore a tutti i fan per continuare a seguirci attraverso gli anni. Continueremo a rockeggiare per tutti voi! Up The Hammers!