Mantic Ritual (Adam Haritan)
In occasione dell’uscita di Executioner, debutto dei ruspanti Mantic Ritual, abbiamo contattato il batterista Adam Haritan. La band è sulla bocca di tutti, ha un contratto fresco di firma con Nuclear Blast e si candida a competere per il titolo di best newcomer del 2009. La parola ai protagonisti!
Federico Mahmoud
Ciao Adam e benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it!
Due parole sulla band per chi non vi conosce: quando e come nasce Mantic Ritual?
Tutto è iniziato nell’estate del 2004 grazie a Dan (cantante e chitarrista, ndR) e Ben (bassista, ndR). I due sono amici di vecchia data, si conoscono dai tempi del liceo; la passione in comune per Mercyful Fate, Metallica, Diamond Head li ha spinti a fondare la band. Poco dopo è stato il mio turno, poi Jeff (chitarrista, ndR) ha completato la formazione. Il resto è storia: abbiamo suonato avanti e indietro per Pittsburgh, registrato diversi demo-tape, vissuto un anno a Los Angeles, firmato un contratto con la Nuclear Blast, preso un aereo per la Germania, registrato il fatidico debutto e… siamo partiti immediatamente in tour. That’s us in a nutshell!
In principio la band si chiamava Meltdown: come mai il cambio di monicker?
C’erano e ci sono varie formazioni con questo nome, tanto che più volte abbiamo considerato l’opportunità di trovare un altro monicker. Quando la band ha raggiunto un certo “livello” abbiamo deciso liberamente per il cambio, onde evitare confusione con altri gruppi o ritorsioni legali. Mantic Ritual è una trovata di Dan: ci è piaciuto subito e in un batter d’occhio abbiamo risolto il problema. Ha un valore più soggettivo, meno stereotipato; non ci vincola necessariamente a una categoria e ci concede libertà d’azione.
Alla voce “influenze” citate thrash band (Metallica, Slayer, Destruction) ma anche nomi insospettabili, da Yngwie Malmsteen a Sham 69: come li mescolate?
È vero, d’altronde non ci limitiamo ad ascoltare thrash metal. Anzi, a essere onesti non andiamo oltre le band che hai citato. Siamo cresciuti a pane e Ramones, Misfits e compagnia: la genuinità del punk ci ha sempre affascinati e credo che abbia influenzato il nostro approccio alla musica. Detto questo, non abbiamo una ricetta segreta: il nostro sound è figlio di un processo naturale, senza alcuna forzatura stilistica. Come musicista non intendo fossilizzarmi su un solo genere; la mia vita non funziona così. Ogni esperienza ci aiuta a crescere e ciò vale anche per la musica che suoniamo. Senza dubbio le influenze heavy metal hanno il sopravvento, ma siamo aperti a tutto.
I vostri pezzi abbinano riff devastanti a melodie pregevoli: qual è il segreto, a tuo parere, per comporre il brano perfetto?
L’ingrediente essenziale è la spontaneità. Quando buttiamo giù delle idee non seguiamo regole predefinite: cerchiamo brani aggressivi e catchy allo stesso tempo, ben assortiti, ma non forziamo la mano. È un approccio genuino, che ragiona col cuore e non col cervello. Se ci limitassimo a ricalcare uno schema, brano dopo brano, la qualità del prodotto ne risentirebbe. In una parola sola, bisogna essere sinceri… veloci, cattivi e rumorosi! (ride, NdR)
Che mi dici dei testi? Avete a cuore qualche tema specifico?
La maggior parte dei testi è farina di Dan, che vi esprime le sue personali visioni del mondo. Come band cerchiamo di lasciare al fruitore una certa libertà, non vogliamo imporre le nostre opinioni. Un soggetto che ricorre spesso è una critica velata dell’uomo apatico, passivo, che vincola la propria esistenza a dogmi imposti dall’alto. Una manciata di brani più datati è infarcita di cliché heavy metal, ma col passare del tempo siamo cresciuti come autori e i nostri testi hanno assunto un’impronta più matura, personale. Continueremo su questa linea, d’altronde è coerente con la “libertà” artistica che ci siamo prefissi.
Qual è il vostro punto di forza? La concorrenza è agguerrita: convinci un potenziale cliente ad acquistare il vostro album.
È vero, c’è grande competizione, ma scommetto su Executioner. Non è il “solito” disco thrash metal: ci puoi sentire influenze punk, heavy metal classico e tanta passione. Ce la caviamo bene con gli strumenti e i nostri chitarristi non vanno mai fuori scala (ride, NdR). Scherzi a parte, non facciamo proclami da rockstar montate: lasciamo che sia la musica a parlare per noi, il disco ci rappresenta al 100%. Abbiamo lavorato sodo per ottenere un risultato soddisfacente, ne siamo orgogliosi e ci auguriamo che la gente pensi altrettanto. Non voglio peccare di falsa modestia: Executioner è un bel debutto, sono convinto che i fan apprezzeranno.
La prima versione di Executioner fu pubblicata nel 2007: a posteriori, come giudichi la reazione del pubblico? Come siete entrati in contatto con la Nuclear Blast?
La release del 2007 è stata accolta molto positivamente. L’attesa per un full-length è stata grande e finalmente l’abbiamo ripagata con questo album. Abbiamo guadagnato un sacco di nuovi fan e ora abbiamo qualcosa di “ufficiale” da proporre. La gente continua a chiedere copie! Con questa release abbiamo mandato press kit a qualche label, inclusa la Nuclear Blast. Nel giro di poche settimane ci hanno contattato, mostrandosi interessati a noi. Dal momento che non avevano la possibilità di vederci dal vivo, gli abbiamo fatto avere un video registrato al Whisky a Go Go, a Hollywood. A quanto pare gli è piaciuto perchè dopo pochi mesi eravamo ufficialmente sotto contratto. Siamo felci di far parte del loro team e abbiamo grandi aspettative pe il futuro. Si tratta di una label molto influente e ha rapporti con alcuni dei più grandi nomi in ambito metal. Per questo ci sentiamo onorati di aver firmato con loro.
Avete ri-registrato l’album con Andy Classen: siete soddisfatti del suo lavoro? Cosa avete imparato da un produttore e musicista esperto come Andy?
Siamo davvero entusiasti della produzione! Non avevamo rapporti con Andy prima di entrare in studio, ma speravamo di trovare un professionista serio e in grado di accontentarci. Andy è un tipo alla mano, estremamente disponibile con la band e molto ricettivo: ci ha coinvolti attivamente e ha avuto la pazienza di ascoltare le nostre idee. Il risultato è semplicemente perfetto, è esattamente il suono che volevamo. Per quanto si tratti di una registrazione moderna, ha un taglio grezzo, incisivo: cattura perfettamente l’essenza dell’heavy metal. Non avevamo mai registrato prima d’ora con un produttore: è stata un’esperienza divertente e istruttiva allo stesso tempo, ci sentiamo più maturi come musicisti. Inoltre abbiamo scoperto a nostre spese che un bravo produttore può essere un insospettabile campione di Mario Kart, in grado di ridicolizzare qualunque avversario. Andy, se stai leggendo, voglio la rivincita!
L’underground statunitense pullula di giovani talenti: che opinione vi siete fatti di questo “revival” del thrash? È un fenomeno sincero o sta diventando una moda?
Tutte e due. Da un lato plaudo a questa “riscoperta”, ci sono decine di gruppi davvero interessanti. Tutto ciò ha favorito la nostra affermazione. Fare fronte comune con le altre band è un ottimo modo per guadagnarsi visibilità, suonare in giro e conquistare nuovi fan. D’altronde, temo che si corra il rischio di spingersi troppo oltre. Ultimamente il revival del thrash è diventato una moda, specialmente nella West Coast. Un sacco di gente ama vestirsi a tema, sfoggiare un look stereotipato e sciorinare i nomi underground più improbabili. A noi questo non è mai interessato, volevamo solo suonare del buon heavy metal. Naturalmente ci sono fan appassionati e leali che continueranno a supportarci nonostante tutto e li apprezziamo per questo. Ma ritengo che il nuovo movimento finirà inevitabilmente per scemare, come tutte le tendenze. E di conseguenza le band ne risentiranno. In ogni caso, i gruppi che continueranno per la loro strada, non si adegueranno alle regole altrui e troveranno la loro collocazione nella comunità musicale avranno successo garantito. Pensa a Metallica, Slayer o Megadeth: negli anni ottanta facevano parte della scena thrash emergente, ma hanno saputo evolvere il loro stile e sono riusciti a raggiungere un’audience maggiore. In questo modo hanno superato la prova del tempo e sono sopravvissuti al decadimento del genere. La stessa cosa vale anche per noi. Quando tutto sarà finito, vogliamo solo essere conosciuti come una buona band heavy metal.
Ho l’impressione che Mantic Ritual e altre band abbiano più chance in Europa che nel vostro paese: sei d’accordo?
Hm, non ne ho proprio idea. Non seguo molto la scena in Europa. Ho sentito che è piuttosto competitiva e molto più seguita che negli States, per cui avremmo probabilmente una risposta più positiva in Europa. Inoltre, il thrash è sempre andato bene oltreoceano, e apparentemente non è scomparso negli anni novanta come è successo da noi. A ogni modo stiamo andando bene negli Stati Uniti, non abbiamo di che lamentarci. Lo scopriremo quando finalmente suoneremo dalle vostre parti!
Siete in procinto d’imbarcarvi in tour con i Destruction per promuovere il nuovo album: che sensazioni provate? Ci sono possibilità di vedervi in Europa, magari in qualche festival?
Non vedo l’ora che parta il nuovo tour con Destruction e Krisiun. È un pacchetto interessantissimo, non sto davvero nella pelle. Siamo appena rientrati dal tour con i Rotting Christ, ci siamo divertiti e siamo impazienti di tornare on the road. E come sai il nostro album verrà pubblicato nel corso del tour (negli U.S.A. il disco è uscito il 10 marzo, NdR), per cui sarà una grande occasione per promuoverlo. Al momento non ci sono piani per sbarcare in Europa, ma ci stiamo organizzando per la fine dell’anno. Se non dovessimo riuscire, ci rifaremo senz’altro l’anno prossimo. Per noi è vitale suonare in Europa e conoscere i fan che ci hanno sostenuto fin dagli inizi.
Cosa bolle in pentola oltre alla promozione live?
Al momento stiamo lavorando su nuovo materiale per il secondo album, perciò entro l’inizio del prossimo anno entreremo in studio. Ci piacerebbe anche girare un secondo video per il debutto (il primo è stato girato per One By One, NdR). Sono certo che saremo molto impegnati con il tour fino alla fine dell’anno, per cui dovremo sfruttare al meglio le pause.
Una curiosità: la tua top ten del 2008?
Peschi male, sono la persona sbagliata per questa domanda (ride, NdR). Non credo di arrivare a dieci uscite contemporanee, ma farò del mio meglio…
1) Dystopia – Dystopia S/T
2) Warbringer – War Without End
3) Toxic Holocaust – An Overdose of Death
4) Cavalera Conspiracy – Inflikted
5) Exodus – Let There Be Blood
6) Testament – The Formation of Damnation
Eccotene sei!
Ok, ho finito con le domande. Ti lascio carta bianca per concludere l’intervista.
Voglio ringraziare i nostri fan per il grande supporto. Il nostro debutto, Executioner, sarà pubblicato in Europa il 27 febbraio e in America il 10 marzo. Se vi avanza qualche spicciolo, fateci un pensiero e acquistate una copia. E fateci sapere cosa ne pensate, ci contiamo!
We’ll be out to bang some heads in your town soon!