Vario

Marco Poderi (Dynamic Lights)

Di - 18 Settembre 2005 - 20:20
Marco Poderi (Dynamic Lights)

Sino ad ora non mi ero mai cimentato in un’intervista ed iniziare con i Dynamic Lights, nelle vesti di Marco Poderi chitarra del gruppo, è stato veramente gratificante.

Quindi bando alle ciance e buona lettura……..

 

 

 

 

 

 

 

Ciao Marco che ne dici di iniziare con la classica presentazione della band?

 

Ciao a te e a tutti lettori! Abbiamo fondato i Dynamic Lights nel 1997 con l’intenzione di suonare brani di nostra composizione, senza porci tanti limiti a livello di genere o altro, e così abbiamo fatto per tutto questo tempo. Ad oggi abbiamo registrato un demo (Night Lights – 1998), un’Ep intitolato Resurrection (2002) ed il disco, pubblicato dalla DVS Records, “Shape”, da poco nei negozi anche in Italia (distribuzione Frontiers). Durante questi anni abbiamo poi suonato più di quaranta concerti dei quali alcuni all’estero.

 

Parlami delle vostre principali influenze musicali, che dall’ascolto del disco si deduce siano molto varie.

 

Effettivamente ascoltiamo tutti tantissimi generi differenti ed anche i nostri studi hanno riguardato molti tipi di musica. Non ci sono stili ai quali ci sentiamo particolarmente legati, ma ci piace ascoltare la musica ben fatta e ben suonata. Ci sta bene l’etichetta di “progressive band” proprio perché questo termine, così come lo intendiamo noi, lascia molte strade aperte e non è restrittivo, in ogni modo ci sono stati attribuite influenze metal, fusion, rock, jazz ecc: questo ci lusinga ed è per noi motivo di orgoglio. 

 

Cosa trattate nei testi, seguono un concept lirico o vivono di vita propria?

 

I brani di Shape sono indipendenti uno dall’altro. Avevamo tante idee e tanti temi da affrontare e quindi abbiamo preferito sviluppare più pezzi diversi. I testi possono riguardare fatti personali, storie vere, come possono anche essere soluzioni di fantasia: non ci sono regole e si segue di volta in volta l’ispirazione. Di solito è Matt, il nostro cantante, ad occuparsene perché è quello con più esperienza in questo ambito.

 

Pensi che il testo debba essere parte integrante della canzone o solo un contorno alla musica?

 

I testi sono importanti e vanno sviluppati con la musica. Non è facile creare un lavoro compatto ed unito da questo punto di vista, ma è fondamentale riuscirci per raggiungere livelli alti di qualità. Se da una parte, infatti, le liriche non sono sempre fondamentali (quanti pezzi strumentali belli conoscete?) , d’altra parte possono dare una spinta in più, possono portare al salto di qualità e sono un ulteriore incentivo per gli appassionati ad entrare nell’opera d’arte fino in fondo, a comprenderla nella sua essenza.

 

La vostra proposta è di ampie vedute ed i brani sono molto vari nel loro sviluppo mettendo in luce un uso intelligente della tecnica in vostro possesso, quanto pensi questa possa influire sulla buona riuscita di un brano?

 

La tecnica non è la prima cosa in un pezzo ma può far molto comodo. Mi spiego bene: l’arte, e quindi anche la musica, è una rappresentazione di idee ed emozioni, ok? La tecnica può essere utile nella fase di traduzione di un’idea in delle note. Se a me va di fare una cosa, di suonare un pezzo in un certo modo e non ho la tecnica per farlo rimane solo una gran rabbia. Se io invece ho molta padronanza dello strumento avrò sicuramente meno limiti e all’occorrenza potrò sempre decidere di suonare cose semplici.

 

Come nasce un pezzo dei Dynamic Lights?

 

Di solito lavoriamo tutti assieme alla stesura di un brano: si parte da un pezzo, o da un’idea, oppure da un testo e ci si lavora passo dopo passo, lo si evolve. Raramente gli spunti per partire ci vengono anche da improvvisazioni che facciamo in sala prove. La scrittura, comunque, è una fase piuttosto lunga della composizione ma anche l’arrangiamento finale, i ritocchi vengono seguiti con attenzione e ci piace curare ogni particolare del brano. Qualche piccola modifica poi può nascere anche direttamente in studio, in fase di registrazione o di mixaggio.

 

Mi è piaciuto l’intervento di Jamina Jansson in In The Hands Of A Siren, come siete arrivati a lei?

 

Abbiamo sentito cantare Jamina su The Window Pur pose dei Wolverine, un album davvero fenomenale. La sua parte ci colpì per intensità e passionalità ma la collaborazione è nata per una serie di casi. Matt (il nostro cantante), infatti, da tempo ormai si sente in chat con Stefan Zell, cantante dei Wolverine, e un giorno ha così scoperto che Jamina Jansson è la sua ragazza. Quindi si è creato un tramite, un canale tra noi e la singer Svedese che ha poi portato alla realizzazione di In The Hands Of A Siren. Una volta contattata Jamina si è dimostrata subito interessata e disponibilissima, quindi è stato davvero un piacere collaborare e il risultato ci ha resi entusiasti.

 

Penso che il punto di forza del disco sia la varietà che contraddistingue ogni brano e, per conto mio, può essere un fattore che possa interessare un pubblico anche all’infuori del metal più tradizionale. Voi cosa ne pensate?

 

E’ probabile che sia così, anzi, è una cosa che noi speriamo, anche se sappiamo che la nostra musica è piuttosto articolata e per questo talvolta spaventa l’ascoltatore meno ferrato. D’altra parte pensiamo che le melodie e le parti più intense siano abbastanza dirette e con un po di pazienza ed attenzione ogni particolare potrebbe essere recepito e gustato anche dall’orecchio meno fine. Infine speriamo che tanta varietà renda i brani più interessanti e originali.

 

La vostra attitudine di arricchire i brani con diverse sfaccettature, a mio parere è paragonabile ai gruppi prog anni 70, pensi sia un’affermazione azzardata?

 

Ognuno può trovare nei nostri brani delle sfaccettature diverse, un collegamento con un genere diverso e a noi sta bene. Di sicuro nei settanta c’erano band veramente valide che dimostravano coraggio e voglia di sperimentare, oltre che capacità tecniche notevoli, quindi l’accostamento ci onora. Noi proseguiremo per la nostra strada ma sarebbe bello che in Italia la scena progressive tornasse a vivere e a brillare come in passato quando le nostre formazioni facevano scuola nel mondo. Ancora oggi, al di la del genere, abbiamo musicisti fenomenali che meritano attenzione: noi ad esempio abbiamo avuto l’occasione di accompagnare dal vivo band come i Lacuna Coil, i Labyrinth e gli Infernal Poetry e ti assicuro che sul palco sono eccezionali. Io e Simone (batterista) inoltre  abbiamo collaborato poco tempo fa alla realizzazione di una prog-opera composta da due amici (già impegnati con i Damage Done) e abbiamo avuto l’occasione di lavorare con musicisti eccezionali. Spero che questo progetto –sei il primo a sapere qualcosa in proposito- del quale tra poco sarà pronto un promo, susciti l’interesse delle label perché è davvero di ottima fattura.

 

Ho letto che avete supportato Nightingale e Tomorrow’s Eve in giro per l’Europa, come sono andate le date e come siete stati accolti?

 

Le date sono andate molto bene e tutto il tour è stata un’esperienza unica. Abbiamo viaggiato per tutta la Germania, siamo stati due giorni in Danimarca e in Olanda e tutto è andato per il meglio: con le altre band è nato un rapporto bellissimo e il pubblico ci ha accolto calorosamente, talvolta in maniera inaspettata. Per dieci giorni abbiamo suonato tutte le sere e fatto viaggi lunghissimi e questo ci ha dato l’occasione di vivere emozioni uniche assieme. Speriamo di poter sfogare anche in Italia dal vivo tutta la carica accumulata durante questo periodo.

 

Suonerete anche al Prog-power Festival in Olanda, una bella soddisfazione vero?

 

Non vediamo l’ora di essere in Olanda! Suoneremo con band eccezionali come Pain Of Salvation, Pagan’s Mind e Wolverine e il locale (nel quale abbiamo già suonato con i Nightingale, e che è veramente bellissimo e grande) sarà probabilmente pieno di appassionati. Faremo del nostro meglio per lasciare il segno e per sfruttare questa magnifica opportunità. Speriamo ci siano anche un po’ di supporters dall’Italia!

 

Che sensazione si prova girando l’Europa con la propria band portando in giro il frutto del vostro lavoro?

 

E’ una soddisfazione immensa, specialmente dopo tanti anni passati a lavorare duramente e seriamente. Durante tutto il tour dovevamo solamente pensare a suonare bene e a far conoscere ed apprezzare la nostra musica a più persone possibile ed è stato magnifico. E’ stato un grande riconoscimento per tutto l’impegno che abbiamo messo nella creazione di Shape e in generale le emozioni che si vivono sul palco sono speciali. L’energia che il pubblico ti da è qualcosa di indescrivibile e vedere che anche lontano dalla tua nazione il prodotto della tua passione è apprezzato è una sensazione indimenticabile.

 

Cosa vi aspettate da Shape?

 

Shape è un passo importantissimo per la nostra carriera: speriamo sia ascoltato ed apprezzato da molta gente, quindi che ottenga una buona visibilità e che ci dia la possibilità di suonare tanto dal vivo, non solo all’estero ma anche in Italia. Per ora abbiamo fatto un paio di concerti in Italia dall’uscita del disco, uno dei quali con i Labyrinth, e prima di partire per il Progpower saremo di nuovo live a Pesaro. Speriamo che queste date siano le prime di tante sul territorio nazionale.

 

Concludi come meglio credi.

 

Ti ringrazio molto per l’attenzione e per lo spazio concessoci, inoltre saluto e ringrazio tutti i lettori. Andate a fare un giro su www.dynamiclights.net e scaricatevi gli mp3 nella pagina media…troverete anche un brano intero di Shape e alcuni “estratti” del disco.

 

Ciao Ragazzi vi saluto e vi aspetto in zona Milano.

 

Ciao e grazie, ci piacerebbe molto risuonare a Milano e speriamo di riuscirci presto!

 

 

Recensione: https://www.truemetal.it/reviews.php?op=albumreview&id=3878