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Massimo Izzizzari

Di Massimo Ecchili - 17 Settembre 2011 - 23:50
Massimo Izzizzari

Approfittando dell’uscita di Electrifying, secondo lavoro solista del talentuoso chitarrista Massimo Izzizzari, lo abbiamo contattato per farci raccontare come vanno le cose. Tra le risposte riguardanti la sua formazione, il suo modo di intendere la musica e i suoi progetti futuri, abbiamo scoperto un artista che ha le idee piuttosto chiare.

Buona lettura.

 

Intervista a cura di Massimo Ecchili

 

Ciao Massimo, sono un tuo omonimo ed è un piacere per me darti il benvenuto su TrueMetal.it. Come vanno le cose ad un paio di mesi dall’uscita di Electrifying?

Ciao! È un piacere per me essere qui sulle pagine di TrueMetal. Electrifying ha già avuto molti riscontri positivi, grazie anche a Lion Music che lo ha distribuito in tutto il mondo sui maggiori canali online. Per ora lo si può acquistare solo in formato digitale.

Com’è nata la collaborazione con Lion Music, etichetta sempre attenta e che ha un occhio di riguardo per i chitarristi (penso a Cyril Achard e Michael Harris, per esempio)?

Nel 2006, quando terminai le registrazioni del mio primo cd Unstable Balance, lo feci ascoltare al grande tastierista Mistheria che mi mise subito in contatto con la Lion Music. Il disco piacque molto e così firmai il contratto.

Parlaci un po’ della tua formazione e del tuo background di musicista.

Sono cresciuto ascoltando musica fin da bambino, quando mio padre batterista per hobby comprava dischi dei grandi della musica come Beatles, Rolling Stones, ma anche De Andrè, Vasco Rossi, ecc. Successivamente mi comprò una chitarra classica e iniziai a prendere lezioni privatamente per circa 3 anni. La svolta fu quando mio padre mi regalò, un paio di anni dopo, una Fender Stratocaster nera che ancora conservo. Scoprii i grandi gruppi rock come Scorpions, Deep Purple, Van Halen e studiavo ad orecchio le parti ritmiche e solistiche. Poi arrivarono i guitar hero degli anni ottanta Malmsteen, Vai, Satriani e fu amore a prima vista per il grande virtuosismo. In seguito mi appasionai alla fusion con Howe, Scott Henderson, Mike Stern, Kotzen… e ho memorizzato molti dei loro assoli. Ma ho anche studiato jazz, frequentando un corso presso il conservatorio di Frosinone.

Quando componi segui uno schema fisso o parti indifferentemente da un riff, una melodia o, magari, dalla struttura che vuoi dare al pezzo?

Di base cerco di creare musica che abbia un significato melodico; posso partire da un riff come per esempio in “Funny Walk” o da una melodia come “Plastic Theater“. Con le strutture quasi sempre cerco di ricreare la forma canzone A-B con alcune varianti all’interno, e lascio spesso spazi solistici ai miei musicisti.

 

Electrifying (come già in precedenza Unstable Balance) non è il classico disco da shredder, nel quale si pensa più a mettersi in vetrina che al reale valore dei pezzi. Credo che il tuo interesse per fusion e funky giochi un ruolo fondamentale in questo. È così?

Mi fa piacere questa tua affermazione. In realtà non amo molto ascoltare dischi shred, nonostante magari qualcuno possa ricollegarmi a questo stile per il fatto di eseguire passaggi veloci o  tecnici. Per quanto riguarda lo stile hai ragione nel dire che il mio orientamento è il funk, è lì che trovo ispirazione, anche se poi vado ad esplorare anche altri territori.

Nel tuo passato c’è la militanza nel gruppo pop-rock Misturafina. Puoi spiegarci le differenze tra suonare in una band che passa su MTV e la tua carriera solista, che ha un target per lo più di appassionati?

Premetto che sono due situazioni che mi appassionano allo stesso modo e mi diverto molto sia nell’una che nell’altra. Nelle band, naturalmente, devi suonare in modo diverso; spesso non ci sono parti solistiche vere, è tutto studiato; le parti sono sempre le stesse o quasi, ma di sicuro hai più occasioni di esibirti dal vivo. Nel mio progetto invece posso permettermi di suonare più liberamente, c’è più interplay, mi sento più appagato come musicista perchè in ogni concerto puoi esprimere tutto te stesso. Le emozioni però sono identiche sia con un pubblico di trenta, sia con uno di trentamila persone.

Parliamo dei musicisti che ti accompagnano: com’è nato il sodalizio con Azeglio e con Mario Mazzenga?

Azeglio (mio fratello) è un grande batterista e sa sempre interpretare i miei brani con il giusto groove. Con Mario ci conosciamo da molto tempo e abbiamo suonato insieme diverse volte. Hanno suonato tutti e due in maniera impeccabile!

Escludendo Greg Howe, che è evidentemente un tuo punto di riferimento (o almeno così pare ascoltando i tuoi lavori), quali sono i musicisti che più ti hanno ispirato?

Ammetto la presenza di Howe nel mio stile… John Scofield sicuramente è tra i più importanti chitarristi che ha influenzato sia il mio modo di suonare che la mia musica. Per il resto ho cercato di tirar fuori tutto il mio bagaglio musicale seguendo il mio istinto.

Ti propongo un gioco: puoi descrivere con un aggettivo i chitarristi che ti elenco?

Paul Gilbert: Forte!
Al Di Meola: Camaleontico
David Gilmour: Geniale
Greg Howe: Innovativo
Jason Becker: Eclettico
Mark Knopfler: Melodico
Roine Stolt: Ruvido

Cosa ne dici della scena musicale italiana? Di sicuro ci sono molte cose interessanti negli ambienti underground, ma sembra che da noi emergere sia molto più difficile che in altri Paesi. Dove sbagliamo?

 

Credo che allo stato attuale siano pochi i Paesi  in cui è facile emergere. Siamo saturi di musica di ogni tipo e la figura del produttore sta scomparendo. Oltre a questo, qui in Italia ci sono pochi posti dove poter suonare musica originale, perchè tirano di più le cover band e altre forme di musica popolare. Però c’è anche da dire che nel nostro Paese ci sono molti musicisti che suonano benissimo e sono apprezzati in tutto il mondo. Quindi spesso è anche questione di trovarsi nel posto giusto e nel momento giusto per fare il “salto”. La bravura oggi non  basta.

A proposito di ambienti non proprio conosciutissimi: hai qualche nome interessante, di band o solisti che ti hanno colpito ultimamente, da segnalarci?

Chitarristicamente credo che Oz Noy meriti molta attenzione per il suo modo travolgente di fare musica in trio.

Torniamo a Electrifying: premesso che, secondo me, non ci sono punti deboli (e che se devo segnalare le mia preferita restringo il cerchio a “High Tension”, “Attraction” e “Funny Walk“), c’è un pezzo al quale sei più legato per qualche motivo?

Sicuramente il brano acustico “Romance“, che ho dedicato a mia moglie. Per i brani elettrici sono legato alla terza traccia “Attraction” per il buon groove e la melodia ossessiva del chorus. Forse è il brano che più di tutti rende l’idea della direzione che voglio dare alle song.

 

      
 
 

 


Una delle carte vincenti di Electrifying è indubbiamente il groove che accompagna le tue composizioni, e in questo, direi, giocano un ruolo fondamentale i musicisti che ti accompagnano. Cosa ne pensi?

Sui groove ho lavorato molto, soprattutto con i loop elettronici che ho inserito insieme alla batteria per rendere più particolare il suono. Si usano molto nel pop e credo possano funzionare anche su altri stili. Per quanto riguarda i musicisti, avevo bisogno di persone molto preparate per realizzare il progetto e la scelta non poteva che cadere su di loro. Inoltre suoniamo insieme da molto tempo quindi non avevo scelta!

Nel disco ha trovato posto “Romance“, che nella recensione definisco “un paio di minuti e mezzo acustici deliziosi“. È un aspetto che hai intenzione di approfondire, magari con un disco tutto sul genere?

Non so se mi dedicherò più approfonditamente all’acustica, ma sicuramente troverà sempre spazio nei miei progetti studio. L’ho usata anche in Unstable Balance in diversi brani anche se non in forma solistica e mi piace molto la sua sonorità all’interno dell’arrangiamento.

A proposito di futuro: hai già qualche progetto in mente o novità da annunciarci?

Sono al lavoro sui brani per il nuovo album, ma ancora è presto per parlarne. Sto lavorando anche per un metodo didattico sulla chitarra elettrica che vedrà la luce a breve, spero. Inoltre stiamo organizzando una serie di eventi per presentare l’album dal vivo. Comunque tutte le informazioni verranno inserite sul mio sito www.massimoizzizzari.com

Questa era la mia ultima domanda, Massimo. Ringraziandoti per la disponibilità e rinnovandoti i complimenti per Electrifying, ti lascio concludere e salutare i nostri lettori come meglio credi.

Volevo innanzitutto ringraziarti per la bella intervista e per lo spazio che TrueMetal mi ha dedicato. Inoltre saluto tutti i lettori di TrueMetal con l’auspicio che ascoltino e apprezzino i miei brani.

 

Massimo “Acid Rain” Ecchili