Vario

Mastercastle

Di - 30 Maggio 2013 - 21:04
Mastercastle

 
Siete arrivati al quarto disco in cinque anni. Sembrate essere una band piuttosto prolifica, in che modo date vita ai nuovi brani?
 
Steve: Prima di tutto ciao a te e a tutti i lettori di TrueMetal! Rispondo subito col dirti che le idee che abbiamo sono molteplici, quindi non perdiamo tempo e le tiriamo giù. La maggior parte sono di Pier, il quale lavora sulla stesura del brano per poi lavorare tutti insieme all’arrangiamento (di basso per quel che mi riguarda e di voce per ciò che concerne Giorgia). Grazie all’affiatamento che c’è tra noi il tutto risulta molto semplice,veloce e senza problemi: uniamo le forze e questi sono i risultati!
 
Giorgia: Direi spontaneamente. Nel mio caso, come scrittrice di testi, aspetto di isolarmi un po’, concentrarmi su ciò che ho attorno, lasciare libera la mente di vagare e l’ispirazione arriva e mi fulmina all’improvviso. Così è sempre stato per ogni album, per ogni brano.
 
La grossa novità che questo disco porta è l’ingresso di John Macaluso nella band. Come siete entrati in contatto con lui? Lo possiamo considerare un membro effettivo della band che vi seguirà anche dal vivo?
 
Pier: John e’ di origine italiana e cerca sempre di suonare il più possibile nel nostro Paese, per cui mi è capitato di incontrarlo diverse volte in occasioni di festival o rassegne musicali varie. Un giorno in cui suonava vicino alle mie parti lo portai a vedere la mia struttura Musicart, scuola e studio di registrazione, gli feci sentire un po’ tutti i miei lavori e rimase molto entusiasta del materiale Mastercastle. Da lì nacque l’idea di fare delle “clinic” assieme, di chitarra e batteria rock e metal, e negli stessi giorni in cui le organizzavamo John si fermava in studio dove improvvisavamo e suonavamo sui pezzi Mastercastle che stavamo preparando.
 
Steve: John è un membro della band. È impegnato a livello mondiale con mille band, eppure riusciamo a conciliare tutti i nostri impegni. Possiamo dire che ai nostri fan e agli ascoltatori ai nostri live possiamo offrire un gran bello spettacolo!

 

I brani che compongono il disco sono molto vari e, in particolare, mi ha stupito l’approccio vocale di Giorgia, sempre ben bilanciato su quello che è l’umore del pezzo. Oltre ai doverosi complimenti, vi chiedo come avete conciliato tutte le influenze presenti nei brani.

 
Giorgia: Intanto ti ringrazio, poi ti rispondo: ascoltare ogni genere musicale è utile per sviluppare una certa duttilità, mentale in primis, e poi applicata al lavoro che si sta svolgendo. Le parti musicali che mi giungono da Pier sono articolate, magiche, a volte complesse. Cerco di entrare nel brano completamente, farmi trasportare dalla musica e poi lo faccio mio.
 
L’unico appunto che viene da fare ascoltando il disco riguarda i suoni: forse una produzione più potente e “metal” avrebbe dato più spessore ai brani… come mai la scelta, invece, di dare meno spinta?
 
Pier: Diciamo che non c’è mai stata una scelta vera e propria sul suono generale di un brano, anche se di volta in volta per ogni strumento facciamo sempre varie prove differenti. Indubbiamente il precedente “Dangerous Diamonds” è uscito fuori con suoni più effettati e li abbiamo cercati di contrasto a tante produzioni moderne acutissime e scatolose. Per questo “On Fire”, a mio parere, abbiamo ottenuto un suono generale superiore, molto cristallino e pulito che da risalto alle dinamiche dei brani. In giro anche i pareri sulla produzione sono molto entusiasti, ma dipende anche dai tipi di album con cui lo si confronta,e chiaramente ben venga ogni appunto.
 
40 minuti, la durata dei dischi ai tempi del vinile, e soli 9 brani. Perché? Che cosa vi ha spinto a dire che era sufficiente come durata?
 
Steve: Sai, a volte fai dei dischi con 15 brani che potrebbero essere alla fine stucchevoli e non dare il giusto valore al disco stesso. Sono del parere che un disco debba scorrere tranquillamente. Sai, come quando sei in macchina e dici “Siamo già all’ultimo brano?”, ma in realtà hai ascoltato 40 minuti di musica e non te ne sei accorto. Questo perché il disco scorre. 9 brani perché… abbiamo pensato che al nono brano il disco fosse finito!
 
Pier: Personalmente non mi piacciono i brani lunghi, di qualunque genere. Questo è solo un mio parere, ma non so se sono io che ho da gestire molti impegni fra band studio di registrazione e scuola di musica. Mi pare che si ha spesso poco tempo e poca tranquillità nell’ascolto della musica. Preferisco il desiderio di riascoltare una volta finito il brano piuttosto che “skippare” prima. 

 

 

Pier, il gusto neoclassico emerge prepotente soprattutto nei tuoi assoli e nei due brani strumentali. Quant’è importante l’influenza di chitarristi come Yngwie Malmsteen nel tuo modo di suonare?

 
Pier: Yngwie è stato ed è tutt’ora un’influenza molto importante per tantissimi chitarristi, soprattutto nel metal, poi c’è chi lo ammette e chi no. Certamente il suo modo si suonare e le sue diteggiature sono sempre state fonte di ispirazione e studio. Tuttavia ultimamente ho cercato di attingere alla musica classica in modo un poco diverso dal solito rispettatissimo Barocco e doppia cassa. Nel precedenti album Mastercastle ho attinto al repertorio di chitarra classica del primo novecento, o cose ancora più moderne come Rondò Veneziano. Dei due brani strumentali di “On Fire” il primo è un rifacimento hard rock di una musica del compositore tedesco Chris Hülsbeck, più conosciuta come Soundtrack del videogioco “Turrican II”; la seconda è un rifacimento della cosiddetta “Sonata al Chiaro di Luna” di Beethoven. In entrambi i casi è stato fatto un complesso lavoro di arrangiamento anche nelle parti ritmiche con John e Steve, in modo da creare dei veri brani e non solo il rifacimento di temi conosciuti.

Prosegue il deal con la Lion Music. Come vi trovate con l’etichetta? Pensate stia facendo un buon lavoro per voi?

Steve: È un lavorare seriamente e diciamo addirittura con serietà e puntualità. Queste due parole, purtroppo, non sono alla portata di tutti. Quando hai a che fare con persone che danno un valore a questi due concetti allora puoi essere più che soddisfatto. Qualcuno dovrebbe imparare da questa gente! A mio parere una etichetta che ti supporta per 4 dischi in 5 anni sta facendo un ottimo lavoro!

 
La copertina del nuovo album cambia il leit-motiv di quelle precedenti. Com’è nata l’idea di un cuore metallico in fiamme?
 
Giorgia: L’idea iniziale era fare un intero concept sui metalli, la loro storia nel tempo, leggende e significati alchemici che li riguardano. Ti assicuro che c’era materiale per almeno dieci concept. Poi col tempo ho inserito (ti parlo di liriche) elementi emozionali, è un mio difetto, non riesco ad eliminarli da me. E il cuore metallico ha preso fuoco.
 

 

 

Agganciandomi a una delle domande precedenti, quando potremo vedervi dal vivo? Ci sono piani in merito?

 
Pier: Al momento abbiamo due date vicino a Genova, poi si vedrà. Oltre a questo disco tutti noi Mastercastle siamo stati recentemente impegnati anche nell’album MusicArt project e, personalmente, anche nell’attività live e studio Necrodeath oltre a varie produzioni in MusicArt fra cui il nuovo “Athlantis”. Aggiungasi la produzione del videoclip “Mastercastle Chains” (facilmente trovabile a questo indirizzo per chi volesse curiosare), per cui l’aspetto “manageriale” era passato in secondo piano, ma ci rifaremo con l’autunno.
 

Come di consueto, lascio a voi ragazzi le ultime parole per chiudere quest’intervista. Grazie per il vostro tempo!

Giorgia: Grazie a te, ai vostri lettori, restate sintonizzati e viaggiate sempre, almeno con la mente!


Steve: E’ stato bello scambiare 2 chiacchiere con te e saluto tutti i lettori di TrueMetal: ragazzi, tenete duro, che mollo viene da solo!

Pier: E poi vorrei fare un saluto alla buonanima di Jeff Hanneman, mancato poco tempo fa. Lui e gli Slayer, al di là dei gusti, sono stati un colosso della musica metal, per cui non lo dimenticheremo.