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Mastercastle (Pier Gonella)

Di - 17 Aprile 2009 - 0:05
Mastercastle (Pier Gonella)

Come di consuetudine sulle pagine di Truemetal, intervista più recensione pubblicate il giorno dell’uscita sul mercato del disco della band in oggetto. Nella fattispecie la chiacchierata si è svolta con Pier Gonella, chitarrista storico dell’HM italiano, in occasione della pubblicazione di The Phoenix, album di debutto del suo nuovo progetto Mastercastle.

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Sei un musicista a tutto tondo con un curriculum invidiabile che ti permetterebbe di cimentarti in parecchi generi musicali. Di fatto, però, hai scelto l’HM. Quali sono stati i presupposti di una decisione del genere?

Si, in effetti ho studiato un po’ di tutto, anche Jazz e cinque anni di fagotto (davvero) al Conservatorio, dove ho conseguito il diploma di Teoria e Solfeggio. Ho cominciato a suonare a quindici anni quando ascoltavo in particolare Scorpions e Deep Purple. Dopo qualche anno mi  prese la passione dei soliti grandi Satriani e Malmsteen e da lì trovai la mia strada come chitarrista e compositore. La mia scelta di studiare altri generi musicali non è stata solo per cultura ma anche perché all’epoca non c’erano i mezzi e la facilità di oggi per approfondire e reperire materiale. Non ho avuto mai nessuno che mi insegnasse le tecniche rock-heavy metal

Il grande pubblico inizia a conoscerti nel momento in cui entri a far parte dei Labyrinth, nonostante avessi avuto esperienze discografiche precedenti. Come nacque la tua chiamata alla corte della Tyrant&Magnani corporation?

Ricordo che all’epoca avevo registrato vari demo strumentali, che mandavo in giro un po’ come curriculum. Grazie a quelli conobbi Tiranti e De Paoli. Col primo in particolare doveva partire un progetto (che poi fu il mio disco “Odyssea”) , che però per vari motivi in quel momento andò a monte. Col secondo ebbi modo di suonare più volte in progetti e in varie situazioni musicali. Quando Olaf lasciò la band furono Rob e poi De Paoli a proporre anche a me un’audizione, che andò alla grande e di lì tutto il resto…

Con Loro hai suonato dal vivo praticamente ovunque: dai Festival con poche pretese a monumenti come Wacken e Dynamo. Aneddoti ne avrai a go-gò.

Per dirtene uno è risaputo che io sono un tipo distratto, cosi in partenza per la Spagna (Metalway Festival), dimenticai la valigia a Milano in sala prove. Me ne accorsi all’aeroporto e me la feci portare da un taxi per un pelo. Forse l’aneddoto più divertente è avvenuto durante il tour europeo Necrodeath del 2007 di spalla ai Marduk, quando persi il portafoglio con tutti i documenti in un autogrill, così passai varie frontiere nascosto sotto un letto del camper… anche questo è rock’n’roll!

Hai stretto contatti durevoli con altri musicisti durante le date con i Labyrinth?
    
Ho conosciuto tantissimi musicisti, italiani e non, ma nulla che al momento sia sfociato in un progetto vero e proprio progetto.

Con loro hai suonato spesso anche in Giappone. Quali sono le principali differenze rispetto all’Italia?

Si, sono stato due volte in tour in Giappone, Cina e Taiwan: esperienze indimenticabili sotto tutti i punti di vista. In ottica tecnica le location sono molto professionali, abbiamo suonato in posti dove il palco era grande quasi quanto lo spazio per pubblico, a dimostrare l’importanza che si dà al musicista e allo spettacolo quando si dividono le metrature. I tecnici che avevamo a disposizione osservavano già la prima sera i nostri collegamenti degli strumenti e il giorno dopo si arrivava sul palco per il sound check con tutto pronto e montato. I fan sono sicuramente più entusiasti e scatenati di quelli europei. Qui siamo un po’ più “pigri”, si va a sentire un concerto solo se proprio ci piace il gruppo. In Giappone ogni concerto è vissuto come una festa, un’occasione per divertirsi. Qui questa cosa passa spesso in secondo piano e tante volte si va a un concerto più per verificare l’abilità di un gruppo che per divertirsi.

Nella foto: Pier Gonella

Hai partecipato al progetto Rezophonic di Mario Riso all’interno del brano Alien. Che ricordi hai di quell’esperienza?

E’ stata un’altra grande avventura. Conobbi Mario Riso durante le puntate di “Database” a cui ogni tanto prendo parte presso Rock TV. Saremo prossimamente lì anche con i Mastercastle. Mario mi spiegò l’intento benefico del progetto e i tanti grandi musicisti che già ne erano parte per cui fui molto felice di unirmi a loro.

Nel 2006 fai parte dei Necrodeath di Peso e Flegias. Un bel “salto” rispetto ai Labyrinth. Come entrasti nella band?

Conosco Peso, batterista e fondatore, da parecchi anni in quanto viviamo entrambi nella provincia di Genova. Abbiamo collaborato spesso per iniziative legate all’insegnamento, organizzando stage e clinic di chitarra e batteria. Entrai nella band prima temporaneamente sostituendo il chitarrista Andy di allora per il tour di supporto all’album ”100% Hell”, poi stabilmente dopo la registrazione dell’album “Draculea”. Certo il genere è molto diverso dagli altri gruppi – Labyrinth, Mastercastle, Odissea etc -, però mi appartiene comunque. Li trovo molto in sintonia col Thrash vecchia scuola tipico degli Stayer, band di cui ho divorato “Reign In Blood” e “South Of Heaven”. Poco dopo l’uscita dell’album dei Mastercastle uscirà anche il nuovo album Ncerodeath.

Cosa ti è rimasto principalmente delle esperienze con Labyrinth e Necrodeath?

Sono grato ad entrambe le band per tutto quello che ho imparato da loro. I Labyrinth mi hanno fatto conoscere al grande pubblico e oggi Necrodeath sono sempre in giro per concerti un po’ ovunque, in Italia e all’estero. Fra entrambe le band ho condiviso quattro studio album, un Dvd e una gran quantità di date live. In questo momento sono molto fiducioso per Mastercastle proprio perché ho concentrato tutte le mie energie ed esperienze su di esso.

L’anno scorso suoni le chitarre del pezzo “Nunu” racchiuso nell’album Datevi Fuoco di Pino Scotto. Come ti ha contattato e cosa pensi di un personaggio sempre sopra le righe come lui?

Io e Pino ci siamo incrociati un mucchio di volte, soprattutto durante i Festival estivi e nelle trasmissioni di Rock tv. Siamo stati assieme sul palco varie volte interpretando cover  di Deep Purple, Led Zeppelin etc. Così in una di quelle occasioni Pino mi propose di suonare un brano del suo disco, lo stesso dove alla voce ha collaborato Roberto. Mi ha fatto molto piacere, dietro al suo personaggio c e’ un musicista che ha sudato tanto per farsi un nome, e non ha paura di dire quello che pensa. Proprio di questo con Mastercastle abbiamo parlato nel testo della opening track del disco, “Words Are Swords”: avere sempre il coraggio e la forza di lottare anche quando ci si trova contro tutti e con nessuno dalla nostra parte.

Timo Tollki degli Stratovarius ti vuole al suo fianco nelle due date italiane dell’agosto scorso. Come è nata questa collaborazione e che effetto ti ha fatto condividere il palco con un personaggio come lui?

Ero venuto a sapere dell’avvenimento da Antonio, l’organizzatore delle date italiane. Raccolse un bel po’ di curriculum di vari musicisti e li ha mandò a Timo, fu lui a scegliere. E’ stata una grande esperienza. Ho avuto modo di trascorrere tempo con lui e di conoscerlo bene. Nel tormentone di solite voci o polemiche di cui lui e le sue band son state vittime ultimamente io l’ho apprezzato molto come persona. Tra l’altro, siccome in quei giorni avevo appena finito il demo Mastercastle, Timo fu una delle prime persone che lo ascoltò. Mi disse che era il progetto più importante sui cui puntare in quel momento. Ricorderò sempre quel discorso perché era un momento in cui avevo tante situazioni incerte in ballo e sentirmi consigliare da lui mi diede molta sicurezza. Circa un paio di settimane dopo arrivò la risposta positiva della Lion e da lì la band Mastercastle è partita alla  grande.

In qualità di artista ligure, cosa ti sovviene se ti cito due band come Crossbones e Vanexa?
 
Sono due realtà molto importanti. E’ sempre un piacere ricordarle, sono nate prima dell’80 e sono stati sicuramente promotori del metal ligure ma anche italiano. E’ anche un piacere sapere che tutt’ora i Vanexa sono di nuovo “in pista” col Robby alla voce, e Dario Mollo e i fondatori dei Crossbones abbiano comunque trovato la loro strada (fra collaborazioni con Glenn Hughes e tante altre cose).

Nella foto: Mastercastle

In generale cosa pensi della NWOIHM?

Penso che negli ultimi anni ci siamo dati molto da fare per dare al metal nostrano dignità internazionale e sono stati fatti tanti passi avanti rispetto agli Eighties. Purtroppo il pubblico italiano è ancora troppo esterofilo e schiavo di tante mode e tendenze che ci fanno piacere per forza canzoni o gruppi indipendentemente dal loro valore. Del resto nella scena Metal in generale onestamente non vedo grosse novità. Ai più grandi festival si vanno sempre a cercare i soliti nomi, come se senza di loro finisse tutto. E’ un errore non scommettere su band nuove; ed è anche vero che non sono venute fuori band tanto forti da prendere il posto di quelle precedenti.

In qualità di chitarrista, quali sono i tuoi colleghi di riferimento fino a ora?

Non mi vergogno mai di citare sempre Joe Satriani e Y.Malmsteen tra i miei ispiratori. Di quest’ultimo a differenza di tanti pareri per i quali dopo il primo disco è andato perdendosi, apprezzo molto gli album più recenti come “Seventh Sign” e “Magnum Opus”. In tanti oggi dicono solo che è un ciccione, ma secondo me farebbero meglio a stare zitti e aprire le orecchie quando lo ascoltano. Mi piace tantissimo anche Vinnie Moore, nei suoi dischi “Meltdown” e “Out of Nowhere”. Poi ci sarebbero molti altri dischi da citare, fra gli altri “Premonition” di Tony Macalpine. Inoltre ho studiato e ascolto anche chitarra classica. Nel disco dei Mastercastle infatti il brano “Memories” – uno dei due pezzi strumentali -, è un rifacimento in chiave Metal del brano “Recuerdos de la Alhambra”, scritto dal chitarrista classico Francisco Tarrega.

Quali sono i presupposti che ti hanno indotto a iniziare un nuovo progetto come i Mastercastle?

Il progetto è nato dalla mia collaborazione con la singer, Giorgia Gueglio. Assieme abbiamo condiviso svariati gruppi e progetti. Avevo scritto un paio di brani che suonavano molto diversi rispetto al mio precedente disco Odissea, in quanto scritti con una chitarra baritona, con un’accordatura molto bassa. E’ da un po’ che sono endorse delle chitarre “Carlo Pierini” (un liutaio genovese) e progettammo assieme questo strumento. Provai a far cantare i pezzi a Giorgia, proprio per sperimentare su di essi una voce femminile e il risultato fu immediatamente positivo, perché univa i miei riff chitarristici con la voce femminile in una maniera diversa da tutto il filone gotico o di “fermale vocals”. L’altro importante presupposto per portare avanti un nuovo progetto è il fatto che, appena contattati Bix alla batteria e Steve Vawamas al basso, il progetto divenne subito una vera e propria band, cosa che non riuscii mai a fare con Odyssea.

Nella foto: Giorgia Gueglio

Da dove deriva il monicker della band?

L’intuizione del nome è avvenuta durante un viaggio di ritorno da un concerto. Io e Giorgia cercavamo un modo per rappresentarci entrambi, al momento non c’era ancora la band (che poi si formò con l’ingresso del bassista Steve Vawamas e del batterista Alessandro Bissa detto Bix). Nacque la parola “master” riferita alla mia serietà e abilità chitarristica e compositiva. Successivamente “Castle”perché si parlava anche di un castello scozzese che Giorgia visitò lo scorso anno e ne rimase molto colpita. Sono due termini molto comuni, ma che accostati acquistano originalità. Trasmette un senso di imponenza e ambiguità allo stesso tempo e ciò mi affascina non poco. Mastercastle rappresenta il nucleo dei sogni e dei desideri di ognuno di noi, che ci porta a sostenere continue battaglie per difenderlo.

Il Vostro full length esce per la label finlandese Lion Music. Come nasce il contatto con loro?   

Nella maniera più semplice… una volta registrato il promo coi 4 pezzi più rappresentativi l’ho mandato a Lion Music e Lars Mattson mi ha immediatamente risposto proponendomi un contratto. Quest’ultimo lo trovai nella cassetta della posta quando ancora mi chiedevo se me lo aveva mandato. Devo dire che tutto lo staff Lion Music si è dimostrato di una onestà e precisione davvero esemplare. Tutto questo è avvenuto ad agosto 2008. Abbiamo pianificato tutto il da farsi con rapidità, calcolando il tempo strettamente necessario a ultimare i pezzi e registrarli, e a dicembre 2008 Lion Music aveva già ricevuto il master del disco con tutta la grafica e materiale promozionale. Mi stupisco ancora adesso di come abbiamo fatto ad essere così veloci, sicuramente merito è anche degli altri membri della band che si sono immediatamente attivati creando una squadra vincente.

Come già da te specificato, alla voce della band c’è Giorgia Gueglio. Come definiresti il suo stile canoro?

Giorgia è l’anello principale della band. Fin dai primi contatti con Lion Music la sua voce è stata definita come “ultra powerful”. E’ molto melodica, ma allo stesso tempo aggressiva e potente. Giorgia ha un background musicale legato in particolare all’hard rock inglese (Whitesnake per intenderci). Il suo stile vocale potente e melodico allo stesso tempo, contribuisce molto all’identità dei Mastercastle, distinguendoli decisamente da tutto il filone gotico o di fermale vocals. Oltre all’apporto canoro c’è quello compositivo. Giorgia ha scritto tutti i testi e abbiamo lavorato assieme sulle melodie vocali, che a mio parere son un altro punto di forza e originalità della band.

Dietro alle pelli vi è, in prestito, Alessandro “Bix” Bissa dei Vision Divine. Hai intenzione di far entrare nel gruppo un batterista definitivo in futuro?

Bix si è rivelato un’ottima persona oltre che un grande professionista. Avevo già collaborato con lui in passato e ha preso parte al progetto con molto entusiasmo, “scommettendo” sui brani quando non c’era ancora nulla di pianificato a livello discografico. Abbiamo rispettato ogni suo vincolo pur di averlo nella band, e ha collaborato con noi come se fosse il batterista in pianta stabile. Sarà lui che suonerà dal vivo nei concerti che stiamo approntando in questo periodo, compatibilmente coi suoi impegni, e anche di quelli degli altri membri della band del resto.

Dove risiede, secondo te, l’originalità della proposta musicale della band?

Secondo me in un ambiente musicale pieno di cloni e imitazioni di gruppi già affermati, questo disco ha saputo unire elementi di ispirazione neo classica con melodie fresche e orecchiabili, perfettamente digeribili anche da chi non ascolta solo Metal.

Esistono altri ensemble, a tuo modo di vedere, che si avvicinano al suond dei Mastercastle? 

Secondo me no. Oggi il modo di accostare una voce femminile al metal avviene per lo più in stile gotico, alla Lacuna Coil, o epico, alla Nightwish. La voce di Giorgia è molto differente in timbro e stile, ed è accostata a brani molto più chitarristici rispetto al gotico, e molto più heavy classico e “solido”rispetto all’epic arrangiato con tante tastiere e orchestre.

Quali sono le principali influenze musicali della band?

Ognuno all’interno dei Mastercastle ha influenze musicali differenti. Oltretutto io ti ho spiegato le mie ispirazioni chitarristiche ma ho scritto dei brani dove c’è grande spazio per delle melodie vocali, e Giorgia Gueglio cita fra le sue fonti di ispirazione soprattutto voci maschili come David Coverdale o Mike Vescera. Tutto questo contribuisce a rendere la proposta musicale dei Mastercastle più originale.
    
Cosa rispondi a chi ti accuserà di aver in qualche maniera scimmiottato i Nightwish con i tuoi Mastercastle?

Rispondo che deve togliersi i tappi dalle orecchie… : – ) Come ti dicevo prima, premesso massimo rispetto e stima per i Nightwish, li trovo completamente differenti sia a livello strumentale che vocale. Ci tengo a precisare questo perché sicuramente il classico metallaro che legge di Mastercastle da qualche parte senza aver ascoltato nulla lo etichetta subito in mezzo ai classici Nightwish, Lacuna Coil, Evanescence, solo perché è cantato da una donna. Ci fa anche piacere essere accostati a questi nomi, ma ritengo che Mastercastle abbia una propria identità. Non ascolto tantissimo i gruppi sopra citati, ma li considero “epici” o “gotici”. Se vogliamo etichettare Mastercastle allora è giusta la definizione della Lion Music come “metal melodico neoclassico”, qualcosa di nuovo e diverso nel panorama metal.

Qual è il sogno nel cassetto che speri si avveri con il  progetto Mastercastle?  

Al momento non ci poniamo obbiettivi particolari, siamo già pienamente soddisfatti di come stanno andando le cose. Tutto è nato con serenità e passione e non vogliamo forzare nulla. Di sicuro la rapidità con cui è nato questo disco ci ha dato tanto entusiasmo e sicurezza per cui The Phoenix è solo il primo capitolo di una bella e lunga storia. Spesso tanti gruppi si mettono insieme solo per lo scopo di fare dischi e arrivare chissà dove. Così se tale scopo non viene raggiunto diventa tutto inutile e non ci si diverte. Le band dovrebbero nascere spontaneamente, per la passione di costruire assieme della musica, e allora nascerebbero gruppi veri, capaci di superare i tanti ostacoli del mercato odierno.

Chiudi come vuoi, Pier. Grazie.

Sono grato a te, Steven, e a tutto lo staff di Truemetal per la disponibilità. Il disco dei Mastercastle uscirà il 17 aprile e invito tutti quanti ad ascoltare le preview e guardare i video sulla nostra pagina www.myspace.com/mastercastle
Il 18 aprile farò una presentazione del disco durante un mio guitar stage presso “Guitarland” a Genova, Vico del Ferro. Presto pubblicheremo le date dei concerti, dove vi aspettiamo numerosi!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti