Maze Of Sothoth (Fabio Marasco)
I Maze Of Sothoth sono una delle band rivelazione di questo inizio anno. Il giovane quartetto lombardo ha pubblicato da poco, per la Everlasting Spew Records, il primo full-lenght “Soul Demise” (qui da noi recensito). Il loro è un death metal moderno, ricco di tecnicismi e caratterizzato da un notevole impatto sonoro che ne accresce la godibilità all’ascolto.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Fabio Marasco, il cantante, ed il gruppo cercando di scoprire qualcosa in più sul loro conto. Ci siamo tolti alcune curiosità ed abbiamo analizzato insieme il presente ed il futuro di un genere musicale che sembra essere sempre più solido ed apprezzato.
Questo è il mondo dei Maze Of Sothot, benvenuti.
Ciao ragazzi, dopo aver pubblicato il primo demo “Guardian of the Gate” nel 2011, siete giunti al primo full-length della vostra carriera. Di voi si sa molto poco, volete aprirci il sipario sul mondo dei Maze of Sothot?
I Maze of Sothoth sono stati fondati da Fabio, il principale compositore del gruppo, nel 2009. Fabio ha avuto fin da adolescente una grande passione per il death metal, soprattutto per band americane come: Cannibal Corpse, Deicide e Morbid Angel. Nonostante in quel periodo fosse impegnato con altre band, Fabio, decise di fondare i Maze of Sothoth per dedicarsi totalmente alla composizione di musica ispirata agli artisti sopracitati. Pochissimo tempo dopo venne raggiunto da Matteo alla batteria e i due, insieme ad Ivo e Omar (i precedenti cantante e bassista), nel 2011 incisero il primo EP “Guardian of the Gate”. Qualche mese più tardi, quasi contemporaneamente, sia Ivo che Omar lasciarono il gruppo. Fece quindi il suo ingresso Cristiano al basso ed alla voce. Dopo ulteriori ricerche entrò a far parte della formazione anche Riccardo. Nell’estate del 2013 il gruppo trovò finalmente una stabilità a livello di line-up che perdura fino ad oggi.
Siete giovanissimi, da dove nasce la vostra passione per il metal, quali band vi hanno ispirato maggiormente?
La nostra passione è nata per tutti in fase adolescenziale ed ha avuto origine inizialmente dall’ascolto di gruppi rock ed heavy metal classici. Successivamente è arrivato il desiderio di voler imparare a suonare uno strumento e la curiosità ci ha spinti a voler provare ad ascoltare qualcosa di più pesante, fino ad arrivare al death metal. Le band a livello collettivo che più ci hanno influenzato sono: Slayer, Morbid Angel, Deicide, Immolation, Dying Fetus ed i Behemoth (fino alla pubblicazione dell’album “The Apostasy”). Ognuno di noi poi ha le proprie band preferite dalle quali prende ispirazione e spunti per suonare e cercare di essere più creativo e personale possibile, a livello di singolo elemento, nella fase di composizione.
Il vostro “Soul Demise” ha riscosso un buon successo, è stato difficile concepirlo? Per la composizione dei brani vi siete affidati più al vostro istinto o ad una ricerca più accurata?
Ci sono stati dei momenti musicalmente difficili; ma più che altro è stato un lavoro lungo. Sono passati praticamente quasi cinque anni da “Guardian of the Gate” e pensiamo che nell’ascolto del disco si riesca a notare distintamente la differenza tra i pezzi concepiti subito dopo la pubblicazione dell’EP e quelli più recenti. Ci sono brani che sono stati molto intuitivi e più semplici da sistemare e suonare, come ‘Lies’ o ‘Multiple Eyes’, mentre alcuni hanno richiesto un lavoro più accurato in quanto sono stati costruiti, distrutti in certe parti, rielaborati ed infine risistemati finchè il risultato ottenuto non ci ha soddisfatti. Sicuramente il più impegnativo i questi termini è stato ‘The Outsider’.
Com’è nata la collaborazione con la vostra casa discografica, la Everlasting Spew Records? Quali vantaggi vi ha portato?
Siamo entrati in contatto con Everlasting Spew Records grazie ad una conoscenza comune di Cristiano e Giorgio (il propietario dell’etichetta). Abbiamo mandato il disco a Giorgio e dopo qualche giorno abbiamo ricevuto la sua risposta affermativa nel voler collaborare con noi. Dal punto di vista pratico abbiamo subito pensato al da farsi riguardo alle stampe dei dischi e del nuovo merchandise; ma soprattutto abbiamo trovato in Giorgio una persona veramente professionale e mossa da una grande passione per quello che fa, che per quanto ci riguarda è un aspetto assolutamente fondamentale in una collaborazione di questo tipo.
Fabio, ho notato che dalla tua creatività nascono quasi tutte le musiche ma non solo, scrivi anche i testi. Le tue ispirazioni arrivano dall’universo sonoro o da quello letterario?
Ci sono canzoni e canzoni, per la maggior parte mi faccio guidare dalla musica, si dai primi riff durante la composizione riesco istantaneamente ad aprirmi un varco di idee infinite, idee e pensieri da estrapolare, elaborare ed infine buttare giu per la stesura di un testo. Innegabile è inoltre l’influenza portataci da H.P. Lovcraft. È un autore che ammiro moltissimo per via della sua capacità di descrivere situazioni, oggetti e creature in maniera ultra meticolosa in certe situazioni e di lasciare parte del lavoro al lettore, gettando solo le linee guida e permettendogli di immaginare, in certe altre. Altro lato che ho sempre apprezzato di Lovecraft è quella sorta di inquietudine che lasciano i finali delle sue storie; quasi mai descritti nel dettaglio ma che in un modo o nell’altro guidano il tuo pensiero verso quello che è l’immaginario più angosciante possibile i quel contesto.
Dagli ormai lontani anni novanta sembra che il death metal non si sia mai fermato, un fiume sotterraneo che scorre continuamente in tutto il globo. Pensate che questo genere possa evolversi ancora?
Senza dubbio può evolversi ancora, solo che magari in maniera più lenta e difficoltosa. Riuscire ad apportare innovazione in un’epoca dove pare che tutto o quasi sia già stato fatto non è facile. Per i mezzi che abbiamo oggi innovare ed innovarsi non è affatto impossibile, la cosa difficile è capire in che direzione ci si vuole evolvere e soprattuto se ci si vuole evolvere, nel senso che evolversi può significare in certi casi abbandonare la propria strada per aprirsene una nuova e questa cosa non è di certo prerogativa di tutti; anzi. Crediamo comunque che ci siano degli ottimi esempi di innovazione sia negli anni ’90 che oggi e soprattutto che vertono in diverse direzioni. C’è chi come gli Atheist ha provato a mischiare generi completamente diversi ottenendo dei risultati pazzeschi (ma questo è solo un parere in quanto sicuramente c’è anche chi pensa che dopo “Piece of Time” siano finiti). Oppure i Demilich che hanno aperto la pista ad un tipo di death metal tecnico veramente stravagante ed unico; o ancora i Portal che si sono spinti verso il punto più oscuro ed ignoto dell’estremismo musicale.
Frequento molto l’underground, è un continuo proliferare di nuove band che spesso non hanno nulla da invidiare a nomi più blasonati del panorama metal. Vi sentite di segnalare un nome che secondo voi merita attenzioni particolari?
Innanzitutto siamo pienamente d’accordo con questa affermazione, c’è davvero una coltre di gruppi veramente validi nell’underground. Penso che ognuno di noi abbia la propria preferenza riguardo alla risposta da dare a questa domanda; sicuramente un gruppo che ci sentiamo di consigliare all’unanimità in quanto molto distinti in ambito creativo-innovativo, tecnico, di gusto e di songwriting sono gli Ad Nauseam.
Avete suonato di recente al Colony di Brescia. La notizia di qualche giorno fa è che anche questo locale, come altri, rischia di chiudere per mancanza di fondi. Non vi chiedo una soluzione, ma dalla vostra esperienza pensate che il problema nasca da uno scarso seguito da parte del pubblico rispetto a questo genere musicale o a vostro parere ci sono altri fattori che incidono maggiormente?
La proposta musicale di un locale può essere un altro fattore principale di poco seguito, ma direi che non è assolutamente questo il caso. Da quando frequentiamo il Colony abbiamo sempre notato una proposta musicale varia e che va incontro a tutti e si nota l’infinita passione e volontà di far girare musica di qualità da parte di Roby e di chi organizza. Come dici tu, il fattore più rilevante è la scarsa affluenza che, personalmente crediamo, non sempre trova motivo nel prezzo del biglietto o in altri fattori inerenti all’organizzazione della serata stessa, bensì alla voglia o all’interesse che ciascuno ha di andare a vedere un concerto. Non di rado il Colony ha proposto anche serate gratuite di livello; ricordo, per esempio, quando vennero gli Hell americani, gruppo sludge/doom pazzesco e fecero uno show davvero figo; oppure le volte in cui sono stati ospiti gli Hideous Divinity, gruppo di spicco del technical death metal italiano e comunque l’affluenza non era alta nonostante l’ingresso libero.
Come è andato il vostro tour promozionale?
Le date di supporto al disco sono andate davvero molto bene. Abbiamo condiviso i diversi palchi con ottime band e abbiamo fatto delle nuove interessanti scoperte riguardo alla presenza di realtà veramente valide ed in certi casi molto particolari. Il disco è piaciuto e molta gente si è dimostrata interessata ed entusiasta nel venirci a sentire dal vivo; cosa che ovviamente ci fa molto molto piacere!
Al giorno d’oggi è sempre più difficile vivere di sola musica. Nonostante Internet sia un’ottima finestra per affacciarsi e mostrarsi a chiunque, ha trasformato la musica in un prodotto usa e getta incidendo negativamente sulla vendita dei dischi. Non credete?
Sicuramente l’immediata reperibilità della musica ha influito negativamente sul mercato del disco, ma internet ha l’unica colpa di essere il mezzo. In fin dei conti si tratta di scegliere, nessuno ti punta una pistola alla testa obbligandoti a scaricare musica illegalmente, per esempio, e a farne un prodotto usa e getta. C’è una specifica tipologia di offerta e una conseguente risposta ad essa, come in tutto. Per quanto mi riguarda, la curiosità di spulciare nelle varie distro alla ricerca di qualche disco che mi interessi è impagabile. Inoltre da quando ho inziato a suonare, a seguire concerti underground e a capire costi, sforzi e sacrifici che stanno dietro ad un disco e alla produzione di esso ho sempre preferito comprare i dischi, a maggior ragione se di gruppi underground o emergenti. Inoltre, da qualche tempo a questa parte, si ha anche la possibilità di comprare la versione digitale dalle apposite piattaforme se non si gradisce la copia fisica.
Nel ringraziarvi per questa intervista vi rinnovo i miei complimenti per il vostro lavoro e vi congedo con un’ultima domanda: il buon riscontro ottenuto da “Soul Demise” ha stimolato la vostra vena artistica per un eventuale nuovo album?
Grazie a te! Possiamo dirti che siamo già in fase compositiva per un nuovo lavoro, non sappiamo cosa ne potrebbe uscire perché fino ad ora non ci siamo posti dei paletti e continueremo a non farlo. Andremo alla ricerca di qualcosa che soddisfi e piaccia a noi in primis, come abbiamo fatto anche per “Soul Demise”, e che ci renderà ancora più soddisfatti se piacerà anche a chi lo ascolterà.
Intevista a cura di Daniele Ruggiero