Megadeth: David Ellefson, “”Risk” è un gran disco, anche se suona diverso dal passato”
David Ellefson, l’ex bassista dei Megadeth, in una nuova intervista con Overdrive.ie, ha parlato del controverso “Risk” in occasione del 25° anniversario dell’uscita dell’album:
Con “Risk“, con i Megadeth abbiamo scritto l’intero album durante le prove, poi siamo andati a Nashville e l’abbiamo finito in studio, e non ha avuto il tempo di maturare e di diventare davver parte di noi.
Ecco cosa ho capito: se non sei tu per primo un fan della tua musica, è difficile convincere qualcun altro a diventarlo. E quell’album non è riuscito in quell’intento – ma ora lo riascolto, e rimane uno dei grandi dischi dei Megadeth, anche se non suona come un disco dei Megadeth del passato, fino a quel momento. Ma non abbiamo avuto abbastanza tempo per lasciarlo assorbire da noi. E poi, subito dopo, ci siamo ritrovati in tour a suonare queste canzoni e ci siamo detti: “Oh, merda! Queste canzoni non sono molto coinvolgenti”. Se solo ci fossimo presi il tempo di assorbire bene quel materiale…Jeff Young [ex chitarrista dei Megadeth N.D.R.] è molto convinto che siamo creature analogiche e per questo la musica digitale non entra in contatto con noi e non rimane con noi.
Quando gli è stato chiesto se cambierebbe qualcosa di “Risk“, Ellefson ha risposto:
No, perché si tratterebbe di ricominciare completamente da capo. Dovremmo tornare in sala prove e ripartire da zero.
Questo è quello che è successo: il nostro manager dell’epoca spingeva molto perché puntassimo ad un approccio più radio-friendly, uno stile che aveva funzionato molto bene con “Cryptic Writings” e quindi disse, “Ehi, continuiamo così, dobbiamo reinventare la band in un modo che sia competitivo con la scena musicale di oggi”.
C’è un formato radiofonico qui in America che si chiama “Active Rock radio”, oggi band come Disturbed, Shinedown, Godsmack, Halestorm, sono tutti molto bravi a fare questo tipo di musica. Anche noi abbiamo avuto successo in quello stile con canzoni come “Symphony of Destruction” e “Sweating Bullets” e musica del genere nei primi anni ’90. Poi con “Cryptic Writings” abbiamo avuto un terzo di canzoni più radiofoniche, un terzo Metal, e un terzo di altro ancora. E’ stato un approccio vincente.
Con “Risk” c’è stata questa spinta molto forte dicendo “Se con Cryptic ha funzionato bene, spingere in quella direzione funzionerà ancora meglio”. E anche il nostro approccio è stato questo, “Andiamo a Nashville a fare l’album, scriveremo lì i pezzi più Metal, nessun problema”. Ma la verità è che ci è voluto così tanto tempo a costruire le canzoni più radiofoniche che non abbiamo avuto davvero il tempo per scrivere le canzoni Metal che avrebbero dato più equilibrio al disco. Quindi il disco è finito per essere più spostato verso uno stile radiofonico.
Bisogna ammettere che c’è una parte di disco che non siamo riusciti ad includere, semplicemente abbiamo finito il tempo e l’energia, questa è stata sicuramente colpa nostra.
Penso sia stato educativo per noi, infatti per “The World Needs A Hero” abbiamo cercato di raddrizzare la rotta e di approcciare la musica con l’idea che prima di tutto dovevano piacerci le canzoni. Se piacciono a noi sicuramente ci sarà qualcun’altro a cui piaceranno. Andiamo a fare musica per il nostro pubblico anziché andare a cercarne un altro che non è nostro e che non ci ha mai neanche invitato alla festa.
Alla fine i Megadeth fanno Thrash, questo è il nostro genere ed è come siamo cresciuti.