Mesmerize – Studio Report di ”Stainless”

Di Alessandro Calvi - 17 Gennaio 2005 - 12:40
Mesmerize – Studio Report di ”Stainless”

Con ampio anticipo rispetto alla pubblicazione dell’album, e ancora in pieno fermento per il lavoro su ogni singola canzone, i Mesmerize nel novembre del 2004 ci hanno invitato nel loro nuovissimo studio di registrazione personale per farci ascoltare in anteprima quattro brani dal loro prossimo disco, ecco come è andata.

Solo quattro brani perché il resto dell’album è ancora in fase di mixaggio, e le stesse quattro tracce fatte ascoltare a noi giornalisti non sono ancora state masterizzate, un’anteprima assoluta insomma. Lo stesso studio di registrazione è ancora in fase di montaggio, i lavori non sono stati ancora completati e si possono facilmente immaginare i disagi incontrati dalla band durante la realizzazione e la registrazione del disco. Dall’altra parte i musicisti ci assicurano che al contrario la disponibilità di uno studio personale è tutta un’altra cosa rispetto al dover fare un disco a casa, uno per uno, e poi ritrovarsi in studio solo per registrare con i tempi strettissimi dati dall’affitto. Stavolta la band ha potuto prendersela comoda, sperimentando tantissimo, cambiando molte cose proprio “in divenire” che altrimenti in precedenza avrebbero dovuto lasciare com’erano solo per una questione di tempo.
L’atmosfera è davvero molto rilassata, ci si sente subito tra amici, e così basta pochissimo perché si cominci a scherzare e comincino a saltare fuori tanti piccoli aneddoti legati alle registrazioni del disco. Dall’iniziale non perfetta insonorizzazione delle sale, con il risultato che a volte riascoltando le tracce si trovavano pezzi di canzoni di altri gruppi che provavano nella sala a fianco, ai rapporti stessi tra i musicisti e i tanti piccoli scherzi che sono normali tra amici.
Intanto che aspettiamo di esserci tutti (un collega giornalista si è sobbarcato un viaggio fin da Roma per essere presente, lode al merito! Io probabilmente non sarei mai stato capace di tanto), ci viene offerto un piccolo rinfresco a base di salatini appena sfornati, davvero buoni, e di dolci tipici del posto e di quel periodo dell’anno, che scopriamo una volta venivano chiamati “ossa dei morti”.
Battute a parte, una volta tutti presenti e adeguatamente rifocillati e dissetati, ci accomodiamo su un divanetto per ascoltare le quattro tracce d’anteprima, ognuna presentata e commentata dalla viva voce dei principali artefici.

Si comincia con “The Burn”, una canzone potente e aggressiva che segue lo stile tipico dei Mesmerize, la band come sempre è legata a un immaginario fantastico e letterario che spazia dalla fantascienza al fantasy, in questo caso si tratta del primo caso. La song parla di un ipotetico futuro non troppo lontano in cui il sole comincia ad espandersi fino a risucchiare e distruggere anche Mercurio e poi Venere, nel frattempo sulla terra si vedono gli effetti di un abnorme aumento del calore. Gli oceani evaporano e il nostro pianeta diventa un grande deserto in cui l’acqua è il bene più prezioso con paesaggi di desolazione a metà tra Mad Max e Ken il Guerriero. È indubbio che Tito (Andrea Tito, bassista) sia un estimatore della fantascienza, e in particolare dei due personaggi sopra citati, ed è infatti uno dei principali artefici dei riferimenti quasi continui da parte della band al fantastico letterario in ogni sua forma. Tra le song proposte in anteprima in questa occasione è forse quella che più si lega al sound tipico della band, anche se comunque presenta già qualche spunto di originalità. Le chitarre in particolare presentano un fraseggio e un intreccio interessante, merito anche del nuovo chitarrista Luca Belbruno che ha portato il proprio gusto a fondersi nel sound dei Mesmerize in questo caso con riff e un suono di chitarra quasi più orientato verso il thrash.

Successivamente troviamo “Princess of the Wolves”, una song che già dal titolo mi aveva orientato sulla pista giusta e infatti dopo poco, dalla voce stessa di Piero (Paravidino, chitarrista e fondatore dei Mesmerize insieme a Folco Orlandini e a Andrea Garavaglia) scopro di aver ragione quando ho pensato che la song potesse centrare qualcosa con “Princess Mononoke”. La canzone è infatti ispirata al capolavoro di Mijazaki di cui più di un componente dei Mesmerize è un fan. Si tratta di una canzone a tratti molto dolce, quasi come una ballad, ma che così come il film è in grado di presentare vari passaggi alcuni dei quali decisamente più power, che anzi definirei quasi speed. Già in questo brano compare l’uso del violino suonato da Vito Gatto, che dona un maggiore spessore a gran parte della song, notevole inoltre l’utilizzo di alcuni strumenti musicali giapponesi nello stacco melodico centrale a ricreare maggiormente l’atmosfera più adatta perchè questa canzone sia quasi la colonna sonora ideale per il film.
Gli ultimi due brani che noi giornalisti abbiamo ascoltato sono stati quelli che maggiormente a mio avviso hanno fatto salire l’attesa e l’attenzione nei confronti di questo nuovo album dei nostrani Mesmerize. Entrambi infatti sono molto lontani dalle normali coordinate musicali di questo gruppo e oltre a essere stati delle felici sorprese, dimostrazione di un gruppo che non si siede sugli allori ma è in continua evoluzione, si è trattato di un paio di canzoni veramente molto interessanti.

Cominciamo a parlare di “Bitter Crop”, un brano per certi versi davvero strano e che la band stessa ci ha presentato definendolo quasi come la loro “canzone nu-metal”. Naturalmente questa espressione è una forzatura, non si tratta di una song nu-metal per davvero, ma presenta diverse scelte, sia sonore che di song-writing, così diverse da quello che è l’uso del gruppo che la band l’ha scherzosamente definita “nu-metal”. Diciamo subito che si tratta della song più aggressiva tra quelle ascoltate in anteprima, e probabilmente lo sarà anche di tutto l’album. È un brano che suona in media più rozzo rispetto a quello che ci si aspetterebbe dai Mesmerize che anche quando realizzano song aggressive e potenti, comunque hanno ben più di un orecchio rivolto alla melodia. In questo caso l’effetto è fortemente voluto e ottenuto con un suono di chitarra decisamente più orientato verso il thrash e un uso delle tastiere meno marcato rispetto al solito. Fa inoltre la sua comparsa il synth con alcuni suoni dal sapore elettronico, senza esagerare, che d’anno un’atmosfero quasi acida a tutta la song. Da sottolineare infine l’ottima prova di Folco (Orlandini, voce), che ci dimostra nettamente come tutti i problemi che avesse avuto alla voce sono decisamente superati e nel migliore dei modi perchè qui presenta una delle interpretazioni più varie, dal cantato aggressivo, quasi roco, al falsetto, passando per una gamma molto varia di intonazioni, della sua carriera.

A chiudere il novero delle anticipazioni della giornata abbiamo infine “Windchaser”, probabilmente la canzone che per quanto mi riguarda mi è piaciuta maggiormente della giornata. Un nome su tutti per quanto riguarda l’ispirazione: Skyclad, e mi riferisco alla vena più folk e allegra della band. Pur non avendo ascoltato gli altri brani del disco, non penso di temere smentite se affermo che questa è la song in cui il violino fa il lavoro maggiore, e lo fa oltretutto nel migliore dei modi. I Mesmerize con “Windchaser” si lasciano fortemente andare al folk e personalmente devo ammettere che ascoltandola ho avuto seri problemi a rimanermene fermo, seduto e compunto sul divanetto dove eravamo accoccolati noi giornalisti. Se non avessi dovuto mantenere una parvenza di serietà dovuta al nome del portale per cui scrivo, probabilmente mi sarei subito alzato per mettermi a ballare la giga in mezzo allo studio di registrazione!

Solo quattro brani si diceva, da un disco, “Stainless”, che ne conterrà ben dieci. Forse un po’ pochino per dare un giudizio definitivo a un disco che al momento dell’ascolto di quelle canzoni doveva ancora essere finito. Ma non è certo nostra intenzione esprimere ora dei giudizi affrettati o fuori luogo, di certo però quanto ascoltato finora è tutt’altro che da buttar via, anzi!. L’attitudine della band è indubbia, per usare le loro parole: “inossidabile” proprio come il titolo di questo disco che nelle intenzioni del gruppo dovrebbe rappresentare un po’ un punto di svolta. La grafica stessa dovrebbe puntare molto su questo punto abbandonando immagini di chiaro sapore fantasy. Dal punto di vista della musica di certo i Mesmerize, come abbiamo notato anche da questo primo ascolto, non intendono tradire le proprie origini, piuttosto si ha l’impressione che intendano arricchire il proprio sound con nuove influenze e se tanto mi dà tanto, e tutto il resto del disco suonerà come questi primi quattro brani d’anteprima, penso proprio che potremo aspettarci qualcosa di veramente buono.

Alex “Engash-Krul” Calvi