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Mind Key (Colella/De Cicco)

Di Nicola Furlan - 7 Agosto 2009 - 15:26
Mind Key (Colella/De Cicco)

“Pulse For A Graveheart” è uno di quei dischi in grado di dar gusto alla scena musicale moderna molto spesso contraddistinta da prodotti insapore, ma ancora peggio identificata da songwriting scontati e freddi d’emozioni. Tutti questi ‘ingredienti’ sono ampiamente assaporabili nella seconda fatica discografica dei Mind Key, combo laziale che osa anche andare oltre, sperimentando ritmiche e soluzioni compositive di ottimo livello. Entuasiasmo che loro per primi devono aver vissuto quando ha bussato contratto alla mano Frontiers Records, label nostrana attenta e professionale nello scegliere i nomi del proprio roster. Personalmente non li conoscevo e quindi la curiosità di iniziare un’intervista partendo dalle origini è stata forte…

(E. C.) Beh…difficile riassumere dieci anni in un breve laso di tempo, ma farò comunque del mio meglio. Conobbi Dario attraverso un’inserzione. Andai a fare una prova con il suo gruppo dell’epoca (che aveva un nome terribile, Exsurge Domine).Venni scartato per decisione democratica.
Leggende metropolitane narrano che le motivazioni furono delle più disparate, tra le quali: “è troppo progressive (Mah); porta la chitarra troppo in alto (?) ecc… Venni richiamato dallo stesso Dario, che nel frattempo era uscito dal gruppo, e di lì incominciammo a suonare. La prima sala prove fu ricavata in una casetta che lui aveva, e penso abbia ancora, in campagna. Un posto molto agreste, con galline, alberi da frutta, ortaggi e un cane incazzato.
Mind Key? Al tempo facemmo una scelta dei nomi proposti da tutti i componenti. Buttammo giù le idee su una lista.. e tra tutti venne scelto Mind Key che, a dire il vero, era il migliore (immagina il resto…!). All’inizio suonavamo in localini del luogo, vere e proprie cantine…ricordo molte emozioni…e un discreto esito.

(D. C.) Non credo ci sia da aggiungere nient’altro a quanto detto da Emanuele. Da buon avvocato penalista ha il dono della sintesi ed è riuscito a dire tutto. Voglio solo precisare che durante quel famoso provino con la mia prima band, gli Exsurge Domine (per inciso, il nome fu scelto da me…e chi mi conosce sa che non mi distinguo positivamente per la scelta dei nomi …), rimasi piacevolmente sorpreso dalla performance di Emanuele. Obiettivamente non era il chitarrista che cercavamo, visto il genere trattato (un epic/power metal..). Per cui, appena uscito, o per meglio dire cacciato da quella band, cercai immediatamente Emanuele riuscendo a reperire il suo numero di telefono grazie a un amico. E così cominciammo a provare insieme e a stendere le prime idee.

Mi sembra che nemmeno manchi entusiasmo dato che siete alla seconda release sotto questa motivatissima Frontiers Records, fucina di talenti e raffinata diplomatica quando si tratta di mettersi a tavolino per ingaggiare artisti dal curriculum molto importante….

(E. C.) Moltissimo! Io in special modo ho un buon rapporto con tutti, che va oltre l’attività professionale. Siamo tutti amanti della musica e ci intendiamo bene. Inoltre c’è molta stima reciproca. Spesso vado lì anche solo per un caffè o per fare quattro chiacchiere. Sono molto grato a Frontiers Records.

(D.C.) Con i ragazzi (anche se per alcuni di loro, la parola “ragazzo” è un vero complimento in quanto già sul “viale del tramonto” ahah) di Frontiers c’è stato da subito un rapporto stupendo. Ovviamente la vicinanza geografica Roma/Napoli ha facilitato molto i nostri rapporti. E’ davvero un privilegio lavorare con dei professionisti simili ed è anche un piacere visto che, oltre ad essere persone competenti, sono anche molto simpatici e con alcuni di loro, si è instaurato un bel rapporto d’amicizia.
Ti dirò di più. Questa particolare complicità creatasi tra noi e la nostra label ha fatto scattare anche un po’ di pettegolezzi e malelingue.

Sono indiscreto se ti chiedo che è successo?

Ti racconto per il piacere di farci quattro risate assieme. Alcuni nostri concittadini, facenti parte di band rock e metal, hanno cominciato a diffondere notizie davvero “extra-ordinarie” sul nostro conto. Tra queste, quella davvero “meravigliosa” per cui i Mind Key realizzerebbero album con Frontiers per via dei rapporti di amicizia tra alcuni componenti della band e i ragazzi della label. Ora, premesso che ognuno può davvero pensare quello che vuole, credo che sottovalutare fino a questo punto una label che lavora con artisti del calibro di Toto, Asia, Journey, Extreme, ecc…, adducendo che la loro mancanza di professionalità possa arrivare a tal punto da produrre un band, anche di merda (quale sarebbe Mind Key, secondo alcuni), per mere questioni di amicizia, secondo me significa due cose:
1) non comprendere per nulla cosa vuol dire lavorare ad altissimi livelli e con professionisti del genere;
2) purtroppo il mondo musicale della nostra città (tutto il sud), ma un po’ di tutta Italia, è davvero intriso di personaggi insoddisfatti che sfogano le proprie insoddisfazioni e frustrazioni prendendosela con gli altri: è sempre colpa degli altri….mai nostra!
Intendiamoci, noi siamo davvero l’ultima band del panorama europeo, non siamo nessuno e abbiamo, tra l’altro ottimi rapporti con molte realtà musicali nderground del sud oltre che italiane. Non vedo cosa ci sia di male nel riconoscere a qualcuno quelle poche, piccole cose che riesce a ottenere sudando, lavorando tantissimo, investendo tempo, denaro e passione. Ma andiamo avanti…

Hai fatto bene a rimarcare questo malessere, molto diffuso in un paese sempre più affezionato al nepotismo e poco incline alla meritocrazia. Ma andiamo avanti…parliamo del disco.
Quali sono le principali differenze che caratterizzano l’esordio da questo secondo studio album?

(E. C.) Beh…il primo disco è più derivativo e aveva un imprinting molto deciso. Nel tempo abbiamo cambiato carattere e forse anche la vita ci è cambiata dinnanzi, tanto da mutare anche i gusti e le preferenze dei singoli. “Pulse For A Graveheart” è un promiscuo di tutte queste cose; è possibile ascoltare vene hard rock, aor, metal e progressive, non solo quest’ultima come nel primo.

Avete prodotto un disco dal songwriting incredibilmente vario e raffinato. Non che avessi mai dubitato sul valore dei musicisti che abbiamo in Italia, ma qui davvero c’è da restar a bocca aperta; ma quanto ci avete lavorato?

(E. C.) Poco! E’ stato tutto molto naturale e immediato. La maggior parte del tempo è stato speso per problemi vari di line-up, personali e di tour. “Pulse For A Graveheart” nasce da un’esigenza del momento, forse da una maturità acquisita che prepotentemente si è fatta avanti con la voglia di mostrarsi.

(D. C.) Emanuele ha ragione, il lavoro di songwriting è stato, fortunatamente, molto spedito.
Durante le date del tour europeo avevamo appena tre dei dieci pezzi finiti su “Pulse For A Graveheart”, ma appena tornati dal tour, in pochi mesi, abbiamo avuto davvero uno sprint ispirativo che ci ha consentito di entrare in studio all’inizio del 2007. E’ strano a ripensarci perché erano già passati tre anni dall’uscita di “Journey of a Rough Diamond” . Infine, molto accurato è stato tutto il lavoro di arrangiamento. Le recording sessions sono durate davvero tanto tempo per i motivi cui accennava Emanuele. Dopo è entrato in gioco Mr. Dennis Ward. E qui si passa davvero su un altro pianeta! Le cose sono davvero cambiate.

Quali sono state le ispirazioni principali che vi hanno aiutato a metter giù i temi base delle melodie e delle ritmiche?

(D. C.) Credo che nella fase di songwriting sia venuta fuori tutta la nostra attitudine melodica. Da autore di buona parte delle linee armonico/vocali posso dirti con franchezza che la mia formazione è prettamente di stampo hard rock/melodic rock/AOR, oltre che metal naturalmente. Pertanto era inevitabile che le linee melodiche seguissero quell’imprinting. Senza l’ascolto decennale di band quali Journey, Toto, Foreigner, Bad English da un lato e Whitesnake, Rainbow, Winger dall’altro, i pezzi di “Pulse For A Graveheart” avrebbero avuto tutt’altra personalità. Per i riff penso si possa fare lo stesso discorso. Trattandosi principalmente di elementi appartenenti al mondo chitarristico, l’elemento metal-prog ha certamente la sua influenza. Credo che band come Evergrey e gli ultimi Pagan’s Mind (che per inciso con “God’s Equation” hanno davvero tirato fuori un disco stellare!) abbiano influenzato parecchio il nostro lavoro. E poi, lasciamelo dire…c’è un bel po’ di farina del nostro sacco.

Mai messo in dubbio questo! eh eh…Senti, per restare in tema “Pulse For A Graveheart”. Ferma restando l’eccellente qualità del songwriting, mi ha particolarmente colpito Now Until Forever con ospite alla chitarra Reb Beach. Sono un amante della fusion da quasi dieci anni e, sebbene contenuta in termini di tempo, le sezioni ritmiche che avete incastonato hanno ricordato di grande, quel qualcosa che faceva capolino tra le sfumature più fusion di band come Yellow Jackets o The Rippingtons. Quando è che avete deciso di osare in tal senso e come è nato il brano?

(D. C.) Anzitutto ti ringrazio per il complimento. Siamo molto orgogliosi del songwriting di “Pulse For A Graveheart”. Riguardo a Now until Forever…che dire, è certamente uno dei brani più belli che abbiamo mai composto. Il pezzo parte da una serie di mie idee che coprivano la intro e tutta la parte musicale delle strofe, bridge e del ritornello. Lo sviluppo strumentale e degli special del brano invece è il risultato del tipico “brand” Mind Key. Nasce da uno splendido lavoro di “equipe”, se così si può dire. Sulla struttura che avevo composto, ci siamo messi insieme e abbiamo sviluppato le stesse idee utilizzate per la struttura base del pezzo. Ed è lì che è nata l’idea della parte funk/fusion cui accennavi. Sono contento davvero che ti piaccia.
Diciamo che non è stata una cosa nata a tavolino, ma uno sviluppo naturale. Già il carattere del brano piuttosto Melodic Rock con influenze funk, e l’inizio piuttosto nello stile fusion, comportava l’idea di uno sviluppo che mantenesse quegli elementi. Poi tutto è venuto spontaneamente. Sono uscite quindi fuori tutte le nostre influenze funk/jazz anni ’70 di altri artisti fondamentali per la nostra formazione: Herbie Hancock, Earth, Wind & Fire, Stevie Wonder piuttosto che Billy Cobham o anche anni ’80 come i vari Chick Corea, Dave Wackle, ecc… 
Credo sia uscita fuori una cosa davvero cool!

Raccontami qualcosa circa le ore spese in sala di registrazione e come avete operato la scelta sui suoni…

(E. C.) In sala di registrazone è stato tutto divertentissimo! Io poi sono sempre irriverente e mi piace creare momenti di tensione anche inutili! Abbiamo registrato le batterie, chitarre e basso ai GDS Studios di Napoli. Il clima era sempre molto rilassato, anche se ci sono stati momenti di maggior nervosismo, ma è normale in fase di recording..sei al 100% concentrato e le cose non vanno sempre come si vuole!

Come sta rispondendo la critica a questa seconda release?

(E. C.) Sembra bene. Le recensioni sono per lo più entusiastiche! Anche se, come al solito, c’è sempre, ma è giusto che sia così, qualcuno che sfodera i soliti discorsi odi soliti cliché. Leggendo delle recensioni a volte ti rendi conto che, probabilmente, chi ha redatto l’articolo o non ha ascoltato il disco con attenzione, o non lo ha ascoltato e basta, oppure ha dei pregiudizi invalicabili. Queste cose non dovrebbero rientrare nell’ascolto che dovrebbe essere sempre spurio da certi preconcetti.

Come vedi l’attuale scena musicale? Sei soddisfatto della maggior parte delle produzioni discografiche pubblicate al momento? Hai qualche nome da consigliare agli amanti della buona musica in cerca di full-length da consumare?

(D. C.) Secondo me negli ultimi anni sono usciti dei prodotti validissimi. Mi ripeto, ma “God’s Equation” dei Pagan’s Mind è disco davvero incredibile. Scritto benissimo, arrangiato meglio, suonato in maniera disarmante, prodotto a dei livelli straordinari da Stefan Glaumann. Ovviamente non posso che citare l’ultimo Symphony X, altro disco eccellente. Questo per quanto riguarda il metal-prog.
Devo dire che mi ha un po’ deluso l’ultimo Edguy di cui avevo adorato
“Rocket Ride”.
In campo melodic rock sono uscite delle cose eccellenti tipo il disco dei nostri compagni di scuderia Work of Art. Ma il piatto succulento deve ancora arrivare. Sta per uscire un album davvero incredibile. Un progetto davvero entusiasmante chiamato W.E.T. che coinvolge Jeff Scott Soto, Robert Sall dei Work of Art e il leader degli Eclipse. Il disco è stellare; non aggiungo altro!

Quali sono i dischi stellari, rock e non rock, che quando ascolti ti fanno emozionare, quelli che ti fanno la ‘pelle d’oca’ per ben intendersi…

(D. C.) Facciamo così mi diverto a farti una Top 10…mi viene più facile. Abbiamo detto rock e non rock giusto? Ok. L’ordine non è per importanza…
01) WHITESNAKE: 1987;
02) GIANT : “Time to burn”;
03) JOURNEY: Frontiers / Escape a pari merito;
04) BAD ENGLISH : S/T;
05) STEVIE WONDER: “Songs in the Key of Life/ Innervisions” ex aequo;
06) DREAM THEATER: “Images & Words/ Awake”;
07) DEEP PURPLE “Burn”;
08) IRON MAIDEN: “Seventh Son of aSeventh Son”;
09) U2 : “The Joshua Tree/ Achtung Baby“
10) EUROPE : “Out of this world” et
Lo so, ho bleffato spudoratamente…ne ho rubati parecchi. Ma quanti ancora ce ne sarebbero! Se solo mettessi tutti i dischi di musica classica che mi fanno davvero trasecolare: Bartok, Stravinskij, Mahler, Prokofiev, Brahms ecc… Vabbè…liste lunghe.
Così come per l’AOR e il Melodic Rock. Diciamo che te ne ho citati solo i fondamentali…Ma già adesso me ne vengono altri in mente. Quindi è meglio che mi fermo qui! haha

Io odio quando mi fanno la domanda che ti ho fatto, ma ogni tanto mi piace far la parte del ‘fastidioso’…eh eh. Senti, avremo occasione di vedervi in giro per concerti? Avete fissato qualche data o siete stati chiamati a partecipare a qualche importante manifestazione nostrana o estera?

(E. C.) Stiamo organizzando qualcosa, ma mi riservo di rispondere poiché non ho ancora certezze tali da potermi sbilanciare in mezze promesse.

Grazie ragazzi! Vi ringrazio per la chiaccherata. Lascio a voi i saluti finali… 

(E. C.) Ringrazio te e tutti coloro che danno una possibiltà a i Mind Key di essere ascoltati. Grazie.

(D. C.) Grazie Nicola, della bella intervista e della splendida recensione. Davvero! Sono un lettore assiduo di Truemetal.it per cui la nostra soddisfazione è doppia. Spero riusciremo a incontrarci a qualche nostro concerto, molto presto.
Keep Rockin’!!!