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Mitch Malloy

Di Marcello Catozzi - 20 Novembre 2011 - 13:10
Mitch Malloy

In occasione del Tour Europeo 2011 di Mitch Malloy, di supporto all’atteso ultimo disco dal titolo “Mitch Malloy II”, Truemetal è riuscito a ottenere un incontro con il biondone paladino dell’AOR a stelle e strisce.
Ci troviamo negli studi lodigiani di Tanzan Music, l’attivissima etichetta di Mario Percudani (chitarrista di Hungryheart e ora anche di Mitch Malloy), pronti per dare il via alla nostra chiacchierata amichevole.

 

 

Ciao Mitch. Di solito incomincio le mie interviste con l’inizio della carriera di un musicista. Ma in questo caso, facendomi interprete – per quanto possibile – della curiosità dei lettori, voglio cominciare più o meno dalla metà della storia, chiedendoti com’è andata veramente quando sei stato chiamato ad arruolarti nei Van Halen col grado di cantante. Cosa mi dici in proposito?

Sì, certo: ho avuto una telefonata da Eddie Van Halen in persona, che mi ha chiesto di incontrarli, in quanto lui era interessato a me come nuovo cantante della band. E così mi hanno messo su un aereo e spedito a Los Angeles. Il terzo giorno mi hanno comunicato ufficialmente che ero nella band.
Dopo poco sono tornato a Nashville e ho visto, in tv, che i Van Halen erano su MTV con David Lee Roth, in occasione di un premio (era il 4 settembre 1996, allorché fu conferito il famoso MTV Video Music Awards, ndr). La gente era impazzita a vedere i Van Halen di nuovo insieme con il cantante originale, e io mi sono seduto sulla poltrona con la bocca spalancata, pensando che quell’evento non era un buon segno per me. Così ho fatto sapere a Eddie che pensavo fosse meglio per loro andare avanti con David, quindi senza di me. Il resto è storia conosciuta. E’ tutta storia – penso. Ma sicuramente è stato incredibile, per me, essere invitato da una delle più grandi rock band di tutti i tempi.

Bene, ora possiamo andare indietro nel tempo fino ai primi giorni: quando iniziò il tutto? Quando hai sentito per la prima volta l’attrazione fatale per la musica?

Mah… molto presto, mi pare di ricordare: direi dalla nascita!

E c’è stato qualche vinile (LP) che ha acceso il “sacro fuoco” in te, come si suol dire?

“Machine Head” dei Deep Purple è stato “IL” disco che mi ha fatto scattare la molla per imparare a suonare la chitarra e che ha giocato un ruolo fondamentale nel mio amore per il Rock. E’ buffo come anche il mio amico Phil Collen (Def Leppard), il quale ha scritto un disco con me nel nuovo CD, abbia vissuto la mia stessa esperienza! Noi ora abbiamo cominciato a scrivere un’altra canzone come tributo al disco “Machine Head” e non l’abbiamo ancora terminata, per il momento.

Ricordi il primo concerto dal vivo che hai visto? Quanti anni avevi?

Oh sì che lo ricordo: era un concerto degli Styx e io avevo 14 anni. Pensa che mio padre non mi ha lasciato andare ai concerti finché non ho avuto 14 anni (risata, ndr)!

Senti: mi risulta che tu, quando avevi 12 anni, avessi preso la chitarra di tua sorella formando una band. Ricordi il nome di quella tua prima band?

Mmhhh. Credo che fosse la chitarra di mio fratello; comunque, la band in questione si chiamava “Hilton Rose”, ma non ho la minima idea del perché l’avessimo denominata così.

Quali artisti o gruppi ti hanno ispirato, all’epoca?

Led Zeppelin, Heart, Aerosmith, ZZ Top, Wishbone Ash, Jethro Tull, Crosby Still Nash & Young, ecc.. Direi troppi da inserire in una lista, eh eh!

So che tuo padre era un avvocato, poi diventato un giudice federale. La tua famiglia ha incoraggiato il tuo amore per la musica, e soprattutto il tuo desiderio di diventare una rock star?

Mmhh… direi di no. Eravamo 6 tra fratelli e sorelle e io ero il più giovane, così non mi hanno prestato molta attenzione (risata). Però devo anche dirti che, in tarda età, prima di morire, mio padre mi incoraggiò: mi disse che ero un grande musicista e che dovevo continuare a fare musica. Vai avanti così – mi disse, e questo significò molto per me, proprio perché prima non era solito dirmi queste cose.

Ora parliamo del tuo lavoro. Nel 1992 (avevi 28 anni) hai registrato il primo album con RCA/BMG. E’ stato un successo, con alcune bellissime canzoni quail la hit “Anything at all” e un suono decisamente “AOR oriented”, direi un mix di influenze tra Bryan Adams, Bon Jovi, Giant, Foreigner, Journey e così via… Due anni dopo è uscito “Ceiling and Walls”, con uno stile differente, con più ballad e un approccio più sdolcinato forse, rispetto al precedente prodotto. Poi hai fatto “Shine” e “Faith”, più “Rock oriented”, e quindi altri lavori con altri artisti e nuove influenze (Country, Pop, AOR, ecc.). Come definiresti lo stile di Mitch Malloy di oggi?

Innanzitutto lasciami puntualizzare che non sono stato mai influenzato da Bon Jovi o dai Giant. Dagli altri musicisti che hai nominato, invece sì. Non avevo mai ascoltato i Giant fino a pochi anni fa, quando mi chiamarono per chiedermi se volevo diventare il loro cantante. Cosa che ho declinato fino a che Dan Huff non è stato coinvolto nel progetto. Onestamente non so come mai me li sia persi, visto che molta gente li ha seguiti; tuttavia devo dire che negli States non sono così “big” come da altre parti. Comunque sì, tutti gli altri artisti che hai nominato hanno esercitato un’enorme influenza sul mio lavoro e tuttora è così. Se mi chiedi com’è Mitch Malloy oggi, ti rispondo che dovresti ascoltare il CD “Mitch Malloy II” e dirmi la tua opinione. Comunque, secondo me si potrebbe definire semplicemente Rock Melodico; non importa cos’ho fatto in passato; credo che ogni cosa che ho fatto sia Rock Melodico.

Come funziona, a livello di ispirazione, la tua fase compositiva, ovvero cosa ti scatta quando scrivi una nuova canzone? Come nasce? Ti arrivano prima le parole o la musica?

Succedono entrambe le cose, nel senso che mi arrivano sia le parole sia la musica. Scrivere “Mitch Malloy II” è stata una grande esperienza per me. Tutti i miei anni precedenti, in cui ho imparato a scrivere musica, hanno giocato un ruolo fondamentale e hanno reso questa situazione molto facile e piacevole, anche divertente direi.

E quanto tempo ti ci è voluto per elaborare tutto il materiale?

Ho scritto 26 canzoni in 6 settimane, e scegliere le migliori 12 è stato davvero facile, con l’aiuto del mio co-produttore Victor Brodens.

Ci sono molte differenze tra il Mitch Malloy del primo album e il Mitch Malloy di oggi. Puoi descrivere il nuovo CD, “Mitch Malloy II”? E’ più “Melodic Rock oriented” che mai, secondo me. Dico bene?

Sicuramente ci sono differenze tra I periodi, visto che il tempo passa. D’altro canto, non riesco a immaginare qualcuno che voglia mantenere immutata la stessa forma per 20 anni, specialmente nel campo dell’arte. Non c’è altra cosa che possa incarnare l’ideale di irripetibilità come l’arte, appunto, ove ogni creazione è unica. Così oggi mi ritengo più “vecchio” e, spero, più saggio e in qualche modo anche migliore mi auguro…

Quali sono le tue aspettative per il tuo ultimo lavoro?

Se intendi il mio nuovo CD, spero che la gente voglia acquistarlo e che entri nelle loro vite; questo è il mio scopo essenziale, sempre. Creare in qualche modo un “impatto”, come artista, nelle vite delle persone.

Ora, una domanda sui tuoi progetti futuri. Un altro tour? Un altro DVD magari?

Sì, di sicuro ancora un tour, probabilmente in primavera, e spero anche un altro DVD. Mi auguro di fare un tour in Europa, sia per tornare in posti già visti sia per visitare posti dove non sono mai stato.

Come mai hai scelto musicisti italiani per la tua nuova band? (la band risulta formata da Mario Percudani alle chitarre, Alessandro Del Vecchio alle tastiere, Anna Portalupi al basso e Alessandro Mori alla batteria, ndr)

Li avevo visti on line ed ero rimasto impressionato. Li ho contattati, e ho scoperto che erano miei fans e che avevano voglia di lavorare con me, così è venuto tutto facile e spontaneo, e devo riconoscere che questa situazione sta funzionando proprio alla grande! Li amo così come amo l’Italia, e sono veramente contento della mia decisione.

Ho letto, infatti, commenti entusiastici da parte di alcuni “reduci” del Firefest (Rock City – Nottingham, ndr) dello scorso mese di ottobre…

Oh sì, in effetti è stato un grande successo, un’esperienza davvero indimenticabile.

Stai programmando di lavorare con la tua nuova band in studio? Hai nuovo materiale su cui lavorare?

Ho già lavorato con alcuni di loro sul CD “Mitch Malloy II”, e loro ci sono appunto. Così come altre famose rock star: Phil Collen dei Def Leppard, Hugh McDonald di Bon Jovi, Keith Scott di Bryan Adams, Leo Leoni e Freddy Scherer dei Gotthard ed altri. E quando avrò finito di promuovere questo CD, comincerò sicuramente a lavorare sul nuovo.

C’è una domanda che rivolgo sempre ai musicisti che incontro. Siccome qui in Italia siamo tutti “coach”, ci divertiamo a fare le formazioni delle nostre squadre ideali (sportivamente parlando). Nel campo della musica, posso chiederti qual è la tua formazione ideale, il tuo “dream team”?

Ho capito (con un sorriso, ndr). Ti premetto che ho avuto la grande fortuna di lavorare con i musicisti che vado a elencarti:

– chitarra: Keith Scott
– basso: Victor Broden
– batteria: Mickey Curry

Scusa, ma hai dimenticato il cantante!

Beh, ovviamente io! (risata)

Insisto: esclusi i presenti?

Ok, ora ti rispondo: mi viene spontaneo citare Ann Wilson delle Heart. Lei ha avuto una forte influenza. Ma direi anche Robin Zander dei Cheap Trick. E poi il “primo” Robert Plant. E Paul Rogers. Freddie Mercury è però, forse, il più “responsabile” della mia abilità a passare dalla voce piena alla voce di testa quando canto: lui lo faceva senza alcuno sforzo. Ho imparato questa tecnica a furia di ascoltarlo fin da quando ero molto giovane.

Ok, risposta quantomai esaustiva! Ora, sempre parlando di sogni: puoi rivelarmi il tuo sogno segreto, musicalmente parlando?

Non credo che il mio sogno sia così segreto. Vorrei che la mia musica potesse raggiungere milioni e milioni di persone (con un sorriso).

Ma se tu non fossi diventato un musicista, cosa ti sarebbe piaciuto essere? Un attore? Questa domanda viene rivolta a nome di tutte le tue numerose fan, che ti apprezzano non solo dal punto di vista prettamente tecnico-musicale…

Beh, forse… In effetti ci ho pure provato un poco, ma non mi piaceva molto, devo dire; però è anche vero che non l’ho fatto ad alti livelli. Comunque, immagino che essere in un film sia molto divertente e penso che potrei riuscire a farlo bene!

Parlando di band AOR del passato, quali sono le tue preferite?

Bryan Adams secondo te è classificabile come AOR? (risata). Bene, allora in tal caso lui è il mio preferito. Penso che anche i Boston meritino una citazione, in quanto sono i nonni dell’AOR. Amo il loro primo CD.

E quali sono le tue band AOR preferite oggi?

Come nuove band? A essere onesti, non ne ho neanche una. Confesso che non ho avuto modo di ascoltarne nemmeno una che mi abbia veramente impressionato. Ma è anche vero che non ascolto molto, lo riconosco. Ce ne dovrebbero essere, comunque, ma ripeto, non ho molto tempo da dedicare all’ascolto della musica proprio perché sono sempre dedito a scrivere, suonare e cantare.

Potresti indicarmi I più importanti dischi della storia del Rock, secondo te?

– il primo degli Aerosmtih
– il primo dei Led Zeppelin
– il primo delle Hearts
– il primo dei Cheap Trick
– il primo di ZZ Top.

E la migliore canzone?

Se intendi le mie migliori canzoni, allora devo dirti che si trovano su “Mitch Malloy II”. Compralo, e lo scoprirai (risata).

So che hai lavorato con molti musicisti importanti (Phil Collen, Keith Scott, Hugh McDonald, Mickey Curry, Jeff Scott Soto, ecc.). Posso chiederti qual è il più grande artista con il quale hai collaborato?

Non ho mai avuto un cosiddetto “preferito”; però, visto che me lo chiedi, ti posso rispondere che Mickey Curry è il numero uno, il mio batterista preferito in assoluto.

Sai che scrivo per Truemetal… Cosa pensi della scena attuale dell’Heavy Metal?

Mi piace il Metal, ma per me si tratta quasi sempre di Metal classico. Io sono un “song guy”, nel senso che mi piacciono le canzoni. Non importa se Metal, Pop AOR… Le canzoni sono “cosa mia”!

E parlando di Hard Rock, è vero secondo te che l’Hard Rock è in caduta, oggi, se paragonato ai fasti degli anni 80 e 90, oppure pensi che stiamo vivendo una specie di “rinascimento”, come sostengono i più ottimisti?

Mah… il mio parere in gran parte è negativo. La gente non si preoccupa più di come si scrivono le canzoni. Si impara a suonare e a cantare, ok, ma per me non è sufficiente. Una grande abilità nel cantare e nel suonare non è tutto, se mancano le canzoni: e questo non fa per me.

Finalmente siamo giunti alla fine della nostra intervista: vuoi dire qualcosa ai tuoi fans italiani e, in particolare, ai lettori di Truemetal?

Per me gli Italiani sono meravigliosi e posso dire di aver trascorso bellissimi giorni qui in Italia. I fans sono fantastici, e con l’occasione vorrei ringraziarli di tutto cuore per avermi fatto sentire così bene.

Ok Mitch, grazie per la tua disponibilità, e grazie anche al “padrone di casa” Mario Percudani, per averci offerto la possibilità di fare quattro chiacchiere interessanti.
Rock on! Anzi, vista la circostanza, forse sarebbe il caso di dire… Rock Melodic on!!!

Marcello Catozzi