Mnemic (Guillaume Bideau)
Durante le festività natalizie abbiamo contattato Guillaume Bideau, singer francese dei danesi Mnemic, controversa modern thrash metal band dedita alle continue sperimentazioni, per scambiare giusto qualche parola sul loro nuovo album Sons of The System, in uscita proprio in questi giorni per Nuclear Blast: disco di transizione o di approdo?
Salve Guillaume! Il vostro ultimo album s’intitola “Sons of the system”. A quale sistema vi riferite in particolare?
Ciao! Beh, il sistema in questione è il mondo che ci circonda. La società. La nostra vita di tutti i giorni!
Qual è il significato dell’immagine di copertina?
Si tratta del simbolo dell’unione, degli emarginati e degli oppressi. Ma può anche rappresentare la band, le nostre 5 forze.
Ok. Parliamo ora un po’ del vostro primo singolo “Diesel Uterus”. Perché avete scelto proprio questo brano per rappresentare il disco?
Perchè per noi questo brano racchiude molto bene, non tutte magari, ma quasi tutte le differenti colorazioni che puoi cogliere ascoltando “Sons of the System”. Brutale, melodica, orecchiabile, atmosferica nel bridge e caotica nel finale. In più è uno dei pezzi che preferiamo!
“March of the Tripods” è stata la prima traccia che avete portato a compimento, non è vero? Sei d’accordo sul fatto che forse sia anche la più immediata del disco? Quando l’ho ascoltata mi ha fatto pensare a quel tipo di canzoni da colonna sonora di blockbuster hollywoodiani sul supereroe di turno, che scivolano subdolamente nella memoria finchè non ti ritrovi a fischiettarle per una settimana! Era forse questo il vostro obiettivo?
Quella canzone è stata composta principalmente da Rune e lui ama particolarmente la musica da film. Armoniosa ed atmosferica. Quel brano è stato creato in maniera molto spontanea. Ed è stato lo stesso quando ho registrato la voce sul demo. Ogni cosa sembrava essere logica e chiara. È dolce e pesante allo stesso tempo. Un nuovo tipo di approccio musicale per gli Mnemic. È anche un altro dei nostri pezzi preferiti. Non vediamo l’ora di suonarla dal vivo! Ad ogni modo è vero che probabilmente è il primo che abbiamo completato. Non sarà uno di quei pezzi che tormenterà le tue notti ma da un altro punto di vista, sarà bellissimo da cantare insieme ai nostri fans!
“Sons of the System” è senza dubbio un disco pieno di suoni e riff melodici, un aspetto che voi Mnemic avete sempre ricercato, bene o male, durante la vostra carriera. Cosa significa la “melodia” per gli Mnemic e cosa è diventata durante gli anni?
La melodia è un modo per respirare nella musica metal. È molto facile sembrare arrabbiati e gridare tutto il tempo. Ma è molto più difficile essere melodici e sensibili perché è proprio una questione di sensibilità. Troppa brutalità uccide la brutalità nel metal. Per me è inutile. Melodie, echi, riverberi, eccetera, sono tutti modi per tranquilizzare le nostre orecchie prima che la violenza ritorni. Sollievo è la parola chiave.
La vostra musica si è evoluta disco dopo disco, alla ricerca del vero, definitivo Mnemic style. Pensi che abbiate raggiunto l’obiettivo con questo album, o non ancora?
Beh, i primi due dischi avevano lo stesso sound. Per alcune persone il sound di “The audio injected soul” e “Mechanical spin phenomena” era il sound degli Mnemic. Ma gli Mnemic sono qualcosa di più che solo un sound. Gli Mnemic hanno un marchio di fabbrica in fatto di composizione. Utilizziamo accordature molto basse, riff sincopati e il cantato ha un orientamento fortemente hardcore. In più utilizziamo tutti questi sample industrial. Tutti questi elementi insieme fanno gli Mnemic. Più li utilizzeremo più potremo andare in giro a portare avanti tranquillamente questo sound e queste sperimentazioni perché la gente potrà sempre riconoscere la nostra musica tra tante. Probabilmente abbiamo raggiunto solo un certo livello o tonalità del nostro suono ma non sappiamo se si tratti di un’evoluzione o solo di una transizione. Il tempo ce lo dirà!
Puoi spiegarci la tua idea attuale della musica degli Mnemic? Che tipo di emozioni pensi che debba suscitare negli ascoltatori?
Vita. Tutto quello che componiamo riguarda le nostre vite. Tentiamo di tradurre, con i nostri strumenti, le nostre emozioni nei pezzi che scriviamo. Scrivere un album o semplicemente comporre musica riguarda sia il dolore che la gioia. E deve essere così se vuoi essere creativo. Alcuni dicono di comporre buona musica solo quando sono depressi; perché quando sei depresso non te ne frega un cazzo di niente e quello che componi viene davvero dal cuore. Ma non è lo stesso per chiunque. E comunque una cosa è certa: ciò che componi e una traccia di come fosse il tuo stato d’animo nel momento in cui l’hai composto. Per essere un pochino più preciso, non solo ciò che hai composto ma anche il modo in cui l’hai suonato durante le registrazioni. Tutto questo rende la musica un’arte.
Ho letto che cercate di essere una particolare versione metal dei God is an Astronaut e dei Muse. Quali sono gli elementi che ami in queste band? Puoi citarmi qualche altra band che ami ascoltare, di recente?
Gli elementi in questione sono principalmente le atmosfere che creano e questa loro libertà nel modo di comporre. La loro musica è immensa. Io credo che i gruppi che ci hanno influenzato maggiormente per questo nuovo disco siano principalmente: Depeche Mode, Nine Inch Nails, e Muse.
Qual è stato il miglior album del 2009 in assoluto per te?
È veramente difficile da dire… non sono quel tipo di persona che adora gli album al giorno d’oggi. Mi innamoro maggiormente delle canzoni… L’anno scorso, niente che abbia ascoltato in ambito metal mi ha colpito davvero. Probabilmente citerei ancora i Depeche Mode oltre agli Alice in Chains.
Un gruppo che credo sicuramente abbia influenzato la vostra musica, almeno in passato, sono i Fear Factory. Cosa ne pensi della loro reunion, anche se manca un membro fondatore come il batterista Raymond Herrera?
Ho ascoltato pochi dei loro nuovi pezzi e suonano molto Fear Factory old school. Per esempio il suono di “Archetype” era un po’ più naturale dei loro dischi precedenti. Ora sta tornando più meccanico ed industrial. Non è un bene, non è un male, e poi chi sono io per giudicare i Fear Factory? Una cosa però è sicura: “Demanufacture” ha lasciato per primo il marchio dei Fear Factory e se loro decidono di ritornare un tantino in quella direzione, suppongo che non sia poi tanto male…
La line up con Gene alla batteria è molto interessante! Non vedo l’ora di vederlo sul palco! Personalmente mi piacciono sia “Archetype” che “Demanufacture”, quindi per me va bene tutto, hehe…
Avete suonato con i Metallica nel 2008. Che tipo di emozioni hai provato? Cosa ne pensi di “Death Magnetic”?
Beh, non sono mai stato un fan dei Metallica ma quei ragazzi sono dei mostri ed è stato un grande onore per noi aprire i loro concerti in quel tour! In più, la prima volta che abbiamo suonato con loro fu su loro esplicita richiesta! Ci arrivò una telefonata dalla loro produzione per chiederci se volessimo fargli da spalla e che erano stati proprio i ragazzi dei Metallica a volerci!… Fu davvero fantastico…
Per me “Death Magnetic” è un disco crudo ed energico. È fico ma non è roba per me. Sul palco però cambia tutto. Ho avuto la fortuna di sentire alcuni brani direttamente dal palco durante il tour, quando ancora l’album non era uscito. Ora avrei bisogno di ascoltarlo almeno un paio di volte con attenzione. Per darti un’idea a me non piacciono per niente “Master of puppets”, “Ride the lightning” e tutti i primi album. Hanno iniziato a piacermi di più da “And justice for all”. mi piace anche il black album, “Load” e “Reload”. I die-hard fan invece preferiranno i primi album.
Suonerete durante la serata dei Danish Metal Awards insieme a Meshuggah ed Artillery. Cosa ne pensi?
Non conosco gli Artillery ma abbiamo già fatto un tour con i Meshuggah. Io con gli Scarve e gli Mnemic quando io non ero ancora parte della band. Sono un grande gruppo e dei ragazzi fantastici! Particolari ma fantastici. Ci divertiremo tantissimo, di sicuro! Non vedo l’ora!
La scorsa estate siete stati protagonisti di una grande esibizione in Sardegna durante l’Heavy Sands Festival. Che ricordi hai di quella esperienza? Vi piacerebbe tornare a suonare in Italia?
È stata una esperienza fottutamente straordinaria!! Avevamo da suonare una sola serata e ben 6 giorni di vacanza in una casa enorme a Villasimius.
La gente è stata davvero fantastica. È stato tutto incredibile! Splendida isola! Spiagge, birra, sbornie e metal, hehe… Mi ricordava molto uno di quei video dei Pantera! Non vediamo l’ora di tornare in Sardegna e succederà presto, di sicuro!! Viva la figa and Ichnusa (dice letteralmente così!, ndr)! Hahaha!!
Grazie infinite Guillaume, e auguri per il nuovo disco!
Grazie amico!! Buon anno!!
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro