Mnemic (Michael Bøgballe)
E’ un piacere intervistare gli Mnemic, un gruppo fresco e con ottime
idee, attento alle sonorità moderne senza per forza sconfinare nella miscela
che tanto è in voga oltreoceano… molto metal europeo, con death e thrash alla
base, quindi, ma anche melodia e ritmiche “catchy” che si ritrovano
anche nel nuovo album “The Audio Injected Soul”.
E’ con il cantante Michael Bøgballe, puntualissimo nel telefonarmi,
che ho la possibilità di scambiare qualche impressione.
Iniziamo l’intervista parlando direttamente degli Mnemic: o meglio, delle
loro attuali condizioni… come ci si sente a pubblicare il secondo album ed
avere già un bel successo in giro per il mondo?
Hehehe, beh, è fantastico! E’ successo tutto così in fretta, come
accennavi, che si fa fatica a rendersene conto. Però non potrei chiedere di
meglio… sì, direi che sono proprio un uomo felice, ora come ora.
Ed andiamo allora a parlare subito del nuovo album, “The Audio
Injected Soul”: mi sembra francamente più “semplice” del suo
predecessore, più melodico… ma ugualmente intenso. Ad ogni modo, sono
convinto che abbiate ottenuto sin da subito un trademark abbastanza definito per
il vostro sound, che ne pensi?
Well yeah! Ti ringrazio, in effetti è il nostro obiettivo. Di sicuro le
differenze principali tra quest’album ed il debut risiedono nel fattop che
“The audio…” risulta decisamente più assimilabile, meno complesso
quanto a strutture. Abbiamo snellito molto il songwriting, ed il risultato direi
che si sente. E obiettivamente è probabile che siamo ben riconoscibili per il
nostro stile ben definito.
E’ anche difficile classificare precisamente la vostra musica, sempre che
sia necessario farlo… In quale etichetta inseriresti gli Mnemic, se dovessi
farlo?
Mmm, è davvero una domanda difficile: direi… che il death melodico
incontra il thrash e sì, anche il nu metal… ma sinceramente è qualcosa che
ritengo necessario più per farsi capire che altro, per chi suona non è così
importante dare una definizione verbale del proprio sound. Quello è il vostro
mestiere! (ride)
Vorrei che mi descrivessi la canzone “Sane VS Normal”: la trovo
molto curiosa e ben riuscita, con quel suo alternare il parlato, cupo e
profondo, col tuo cantato…
Sì, è quello che abbiamo voluto fosse: una canzone decisamente diversa
dalle altre. Quanto ai testi, è una tipica “serial killer song”, con
l’introspezione del killer appunto in primo piano; per la musica direi che è
influenzata molto dai Meshuggah, e che la struttura si rivela più complessa
dello standard del disco, in cui come ti dicevo abbiamo voluto semplificare i
pezzi. Mi piace molto, sono convinto che sia una delle canzoni migliori del
disco.
E di un altro ottimo pezzo, Deathbox, avete tratto un videoclip: l’ho
appena visto sul vostro sito ufficiale, siete soddisfatti di come è uscito? E
come mai avete scelto proprio quella canzone, che sicuramente è una delle più
violente del lotto?
Beh, è violenta, è vero: ma ha anche una delle strutture più basilari di
tutto l’album! Non c’è una vera e meditata ragione per cui l’abbiamo scelta, in
realtà: ci siamo guardati ed abbiamo detto… “Ma sì, prendiamo
quella!” E’ un pezzo che ci piace parecchio, e crediamo che avrà un
bell’impatto sulla gente, anche al primo ascolto, ed anche se è aggressiva. Il
video è venuto fuori molto bene, rende bene l’atmosfera della canzone.
Gli Mnemic sono una band comunque giovane: come vi rapportate alla parte
del vostro mestiere relativa al business? Insomma, la label, la promozione…
(Ride) Questa è una domanda imbarazzante! Guarda, ci troviamo bene, viviamo
la cosa giorno per giorno senza montarci la testa o farci chissà quali strane
idee. E siamo fortunati perchè abbiamo delle ottime persone che ci aiutano;
infatti è facile trovare della gente pronta a fregarti, ma sinora siamo stati
al riparo da questo genere di cose. Non è poi così difficile per noi gestire
gli Mnemic, no davvero.
Che cosa mi dici di “Mechanical Spin Phenomena” e del responso
che ha ricevuto dal pubblico?
Ah, è stato semplicemente fantastico! Avevamo gente assolutamente folle che
veniva ai nostri concerti, i ragazzi sono davvero impazziti per quel disco, e ne
siamo stati ovviamente felicissimi. E’ stato il giusto trampolino, dobbiamo
molto a quel disco.
Guardando le vostre nuovo foto promozionali, ho notato che Mircea, uno dei
chitarristi, indossa una maglietta dei Suffocation, band del tutto diversa da
voi! Vi piace il death metal, e cosa aprezzate del metal estremo in generale?
Hell yeah! Noi adoriamo letteralmente i Suffocation, se suoni come
loro sei in grado di suonare davvero tutto! C’è poco da fare, i Suffocation
sono uno dei gruppi migliori nel death metal, è come dire i Judas Priest nell’heavy…
ma va anche detto che noi ascoltiamo di tutto: non ci piacciono le limitazioni,
e apprezziamo la buona musica a prescindere dal genere.
Avete fatto un tour coi Fear Factory, una band che a mio parere ha un modo
simile al vostro di approcciarsi al metal, oltre che diversi punti di contatto:
dimmi un po’ le tue impressioni…
Sono dei ragazzi simpatici, ci siamo trovati molto bene con loro; e crediamo
che la gente che era lì a vedere loro sia stata soddisfatta anche di quello che
abbiamo saputo fare noi. E’ stata un’esperienza bella ed importante
sicuramente…
E che ne pensi del loro ultimo disco, “Archetype”?
Beh, non l’ho apprezzato immediatamente: all’inizio facevo un po’ fatica a
digerirlo, ma poi ascoltandolo spesso in auto, per esempio, mi sono detto
“Sì, è un bell’album metal, davvero ben fatto”. Ed in effetti ora mi
piace parecchio, specie dopo averli visti suonare live da vicino.
Vi ho visti in concerto al Summer Breeze Festival, in Germania, lo scorso
Agosto: credo che siate stati uno dei gruppi migliori della vostra giornata,
sinceramente. Che ne pensi dei festival estivi, ti piace parteciparvi?
Grazie! Abbiamo incontrato molti dei ragazzi dell’organizzazione, gente
simpatica, grandiosa; davvero folli, alcuni di loro. E’ sempre una sensazione
splendida, suonare davanti a migliaia di persone, lo rifarei sempre. Anche il
Summer Breeze ne è un esempio, ottimo festival.
So che una vostra canzone del primo album, Ghost, è stata inserita nella
soundtrack ufficiale di Alone in the Dark, un film americano: me ne puoi
parlare?
Guarda, so che è un film ben fatto, un thriller pauroso, ma sinceramente non
l’ho visto. Siamo tutti amanti dei film e quindi siamo stati ovviamente felici
della cosa, ma non saprei dirti di più del film in sè, mi spiace…
Ok, e che mi dici allora della cover dei Duran Duran che fate su “The
Audio…”? Voglio dire, “Wild Boys” non mi pare proprio una
canzone in cui vi possiate rispecchiare musicalmente!
(Ride) Ed è per quello che l’abbiamo fatta! Insomma, è una canzone che
appunto non ci si aspetta da noi, e ti dirò che mi piace ovviamente anche
l’originale. Semplicemente volevamo metterci alla prova con qualcosa di molto
diverso da noi, ed il risultato mi sembra ottimo, ne sono molto
soddisfatto. Anche se i Duran Duran non sono una mia influenza!
Parliamo un attimo del metal in Danimarca: è una vera esplosione, negli
ultimi tempi! Dai gruppi più moderni, come voi ed i Raunchy, a quelli
più classici, come gli storici Konkhra e gli Hatesphere…
Beh, è vero che negli ultimi 10 anni il metal c’era, ma era del tutto
sotterraneo e di scarsa qualità, purtroppo. La cosa positiva dell’ultimo
periodo è quindi che ogni gruppo ha il suo stile ben preciso, ognuno con le sue
caratteristiche, e si è usciti dal brutto vizio di copiarsi a vicenda. I vari
gruppi sono davvero diversi tra loro, è chiaro! Se devo fare un nome, ti posso
dire che ho apprezzato molto l’ultimo album degli Illdisposed, davvero una
bomba!
Bene, i vostri progetti per il futuro? Quando vi rivedremo on stage in
Italia, dopo che ci siete stati di spalla ai Death Angel?
Il futuro lo dirà: staremo a vedere, siamo sempre disponibili a fare
concerti, e ci piacerebbe fare un tour completo ad inizio 2005, ma non posso
ancora dirlo con sicurezza. Si vedrà insomma, ora è appena uscito il disco e
molte cose sono ancora da definire.
Perfetto, concludiamo coi saluti, allora!
Grazie per l’intervista, that’s good! Un saluto a tutti i lettori!
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli