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Neverdream (Gabriele Palmieri)

Di Lorenzo Bacega - 17 Febbraio 2011 - 10:00
Neverdream (Gabriele Palmieri)

E’ passato qualche tempo ormai dall’uscita di Said, terzo length ufficiale dei romani Neverdream che ha lanciato la band nel panorama progressive metal internazionale. Abbiamo approfittato dell’occasione per raggiungere il batterista Gabriele Palmieri e scambiare quattro chiacchiere per quanto riguarda la lavorazione del disco, l’accoglienza ricevuta da questo lavoro e a proposito di eventuali altri progetti in serbo per il futuro. Buona lettura!

 


Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Truemetal.it. Come prima cosa, che ne direste di introdurre brevemente la vostra band a beneficio dei lettori che ancora non vi conoscono?

I Neverdream sono una band composta da persone che amano profondamente quello che fanno: zero cliché, zero imposizioni demagogiche, solo ed esclusivamente un amore viscerale per la musica e in particolare per il progressive rock/metal. Finora abbiamo composto ben tre concept album: Chemical Faith, produzione del 2006, ispirato al libro di Christiane F. “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” con il quale trattiamo il tema della droga; Souls 26-04-1986, pubblicato nel 2008, album interamente dedicato al nucleare e alla tragedia accaduta a Chernobyl; l’ultimo Said, dato alle stampe lo scorso settembre, incentrato sul tema dell’Africa.

Iniziamo subito a parlare del vostro ultimo lavoro, Said. Come è stato accolto questo disco sia dal pubblico che dalla critica specializzata?

Ti rispondo con estrema sincerità: meravigliosamente. Abbiamo ricevuto commenti e recensioni a dir poco entusiasmanti sia per quanto riguarda il profilo professionale, sia per ciò che concerne il lato umano. Sono emozioni splendide quelle che si provano nel leggere così tante belle parole dedicate al tuo lavoro, quel lavoro che hai partorito con così tanto sudore e sacrificio… siamo al settimo cielo!

Inizialmente l’uscita del vostro nuovo disco era prevista per maggio 2010, salvo però venire posticipata prima a giugno e poi, in via definitiva, ai primi di settembre. Che genere di problemi ci sono stati dietro alla pubblicazione di Said?

Si è trattato solo ed esclusivamente di questioni tecniche legate alla stampa: la nostra label ha avuto una serie di problemi con la press factory, cose che purtroppo capitano, anche se non molto spesso. Ti ringrazio per questa domanda, mi hai dato la possibilità di sciogliere tutti i dubbi legati a questa vicenda.

Potete raccontarci come si sono svolte le fasi di composizione del disco? Quando avete cominciato a lavorare su questo Said e nel giro di quanto tempo è stato ultimato?

Con estrema precisione posso dirti che abbiamo cominciato tutto nel marzo 2009, per concludere le fasi di pre-produzione ad agosto inoltrato. I metodi di composizione utilizzati per Said sono gli stessi che abbiamo usato per i precedenti lavori e che, credo, ci accompagneranno per tutta la nostra discografia. Idee singole, melodie vocali, riff, tutto ciò portato in studio, registrato ed arrangiato dal resto della band. Ti posso svelare una cosa, per ogni album scritto dai Neverdream, che si tratti di sessanta o settanta minuti di musica dir si voglia, altri due full length sono stati gettati nella spazzatura del pc. (ndr ride)

Said è un concept album incentrato sull’Africa: da cosa avete tratto ispirazione per la scrittura dei testi?

La difficoltà più grande, al contrario di quel che si possa immaginare, non sta tanto nella scrittura dei testi quanto nella scelta delle tematiche da trattare: quando affronti dei temi così importanti, ricchi di passione, emozione e sentimento, viene a crearsi dentro di te un flusso di immagini e sensazioni che è piuttosto facile, almeno per noi, da tradurre in musica e parole. Una volta definita la tematica, sia io che Giorgio ci siamo quindi completamente immersi nell’argomento con varie letture di testi e libri, cercando di esplorare i momenti, le gesta e le sensazioni in prima persona. Non manca, tra le righe, un nostro parere personale sull’accaduto, ciò nonostante abbiamo cercato di lasciare l’ascoltatore il più libero possibile di farsi una propria idea sulla vicenda raccontata. A questo punto non vi resta che leggere i testi!

C’è una canzone che preferite rispetto alle altre all’interno di questo disco? Per quale motivo?

Personalmente credo che Long walk to freedom e Voodoo siano le nostre creature migliori, quelle che meglio rappresentano il nostro sound.

 

 

Siete soddisfatti dal lavoro svolto dalla vostra etichetta, la tedesca Twilight Zone Records? Come siete entrati in contatto con loro?

Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto dalla label, sia dal punto di vista professionale (supporto, promozione, eccetera) che da quello umano, con loro abbiamo un ottimo legame anche al di fuori del lavoro. Il contratto discografico l’abbiamo ottenuto grazie a un nostro amico, una delle persone più importanti della nostra vita/carriera, a cui dobbiamo gran parte dei risultati raggiunti: si tratta di Harry, un amico che collabora con una webzine tedesca. Harry ha portato un uomo fidato della Twilight a Roma, più precisamente nella nostra sala prove. Dopo due giorni abbiamo ricevuto i biglietti per recarci a Lubecca e firmare il contratto.

Said è il terzo concept album che componete, a fronte di tre uscite ufficiali a firma Neverdream. Come mai siete così affezionati a questa particolare struttura?

Come ho sempre sostenuto in precedenti interviste, credo che il concept album sia l’unica forma per poter dare la necessaria continuità a un’opera d’arte. Immagina un quadro, un’immagine divisa in varie sezioni: per quanto le singole parti siano belle, non potranno mai avere la maestosità dell’opera nella sua interezza.

Continuerete con i concept anche in futuro?

Sicuramente!

Come trovate si sia evoluto il sound dei Neverdream dal primo full length Chemical Faith all’ultimo Said, passando attraverso Souls 26-04-1986?

Sicuramente ci siamo molto evoluti sia dal punto di vista degli arrangiamenti che della tecnica individuale; diciamo che sia uno che l’altro sono punti fondamentali per poter scrivere ottime opere, soprattutto per avere la facoltà di mettere in pratica ciò che il proprio cervello crea (specifico per non passare per un maniaco del virtuosismo… non lo sono affatto). Ciò nonostante, credo che il nostro marchio di fabbrica sia rimasto pressoché invariato. Il nostro suono non cambia in base all’esperienza acquisita, semmai muta a seconda della tematica del disco e delle ambientazioni che armonicamente dobbiamo creare.

Qualche mese fa avete girato un video promozionale per la canzone Secrets. Cosa ci potete raccontare a proposito di questa esperienza? Come mai avete scelto proprio questa canzone?

Esperienza fantastica, colgo l’opportunità di ringraziare nuovamente lo staff di Solobuio Visual Factory, immensi professionisti ed amici fraterni! La canzone è stata scelta in base alla tematica trattata, vale a dire il flagello dei bambini soldato, una strategia militare molto in voga nelle guerre civili africane. Secrets affronta il tema più scottante e rappresentativo dell’album, per questo motivo l’abbiamo scelta per il video. Quando parlo di tema più scottante mi riferisco al fatto che gli attori principali sono vittime innocenti, sia ben chiaro: il nostro non è un album di denuncia, di quelli ce ne sono anche troppi! Sappiamo tutti che la musica non può cambiare nulla dal punto di vista politico a livello umanitario, e sappiamo altresì che tutti conoscono i fatti e gli accadimenti che ogni giorno avvengono in Africa. Noi con quest’album e questa canzone abbiamo solamente acceso un lume, un lume di rispetto… nient’altro!

 

 

Said è il secondo full length che registrate con Achim Kohler, noto produttore, conosciuto al grande pubblico per aver lavorato in passato con band quali Sodom, Amon Amarth e Nevermore. Come è nata questa collaborazione?

Sempre grazie ad Harry: Achim è un suo grande amico, da più di venti anni!

Parliamo un attimo del vostro background musicale: chi vi ha ispirato maggiormente come musicisti?

Ovviamente i Dream theater hanno segnato indelebilmente la nostra adolescenza! Nel corso degli anni, con la maturità e lo studio di differenti generi, sono stati moltissimi i musicisti, le band che hanno formato il nostro background. Sicuramente, essendo coetanei, tutti siamo stati influenzati dal progressive e dal metal degli anni novanta, diciamo ci hanno dato la spinta emotiva per iniziare a suonare, rincorrendo per quasi quindici anni questo fottuto sogno! (ndr ride)

Che idea vi siete fatti dell’attuale situazione della musica underground italiana?

Sicuramente ottima dal punto di vista della produzione, ho sentito molte band che fanno veramente della grande musica. Però per quanto riguarda il profilo professionale abbiamo ancora molto da imparare dal resto dell’Europa. Credo che uno dei mali peggiori, un freno enorme allo sviluppo del metal italiano, sia il sentimento di invidia che si viene a sviluppare tra le band… ovviamente ti parlo per esperienza personale e non per supposizione.

E, parlando adesso un po’ più in generale, cosa ne pensate della scena progressive internazionale, allo stato attuale?

Grande qualità, forse troppi cliché anni novanta (Images and Words docet) ma allo stesso tempo ottime produzioni e grandi individualità tecniche. Forse bisognerebbe rischiare di più, e in questo caso bisognerebbe guardare di più alla produzione progressive degli anni settanta.

Che cosa significa per voi suonare progressive metal?

Mi ripeto, zero cliché, zero imposizioni strutturali, zero schemi imposti dalle etichette, totale libertà nell’uso di strumenti… in poche parole, totale libertà di composizione. Anche perché chi compra il disco, nella maggior parte dei casi, è una persona pronta all’esperimento sonoro, armonico e melodico. Una gabbia di matti insomma… (ndr ride) ovviamente ciò include anche chi compone, ma credo sia una caratteristica fondamentale!

Il 2011 vi vedrà impegnati in un’intensa attività live in giro per l’Europa per promuovere il vostro nuovo disco: prima in Spagna, a gennaio, poi un paio di concerti tra Austria, Germania e Italia, di supporto ai Vanden Plas, e quindi in Inghilterra. Come vi sentite a questo riguardo?

Non potremmo stare meglio! Tutti questi anni di sacrifici stanno finalmente venendo ripagati. Siamo molto orgogliosi di ciò e ci godiamo pienamente tutto quello che ci sta accadendo. Purtroppo non suoneremo più in Inghilterra, però abbiamo aggiunto varie date in Polonia e in Germania, verso ottobre.

Che altro ci sarà nel futuro dei Neverdream?

Dischi, concerti, dischi, concerti, dischi, concerti, dischi, concerti… e poi chissà!

Ok, questa era la mia ultima domanda. A voi un’ultima battuta per chiudere quest’intervista come meglio preferite!

Noi siamo stati e dobbiamo tornare ad essere il fiore all’occhiello del progressive europeo… forza!

 

 

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega