Vario

Nile (Dallas Toler-Wade)

Di Francesco Sorricaro - 5 Dicembre 2009 - 0:27
Nile (Dallas Toler-Wade)

I Nile sono una delle brutal death band più influenti degli ultimi anni, e con il loro ultimo disco Those Whom The Gods Detest hanno aggiunto l’ennesimo blocco di granito alla piramide della loro storia.
Per parlarci di questo e di molti altri argomenti riguardanti il mondo dei “faraoni” della South Carolina, ho incontrato il chitarrista Dallas Toler-Wade nei camerini dell’Alpheus di Roma, qualche ora prima di una delle serate del loro fortunato Those Whom The Gods Detest Tour.

Prima di arrivare all’intervista è necessario porre una premessa: una chiacchierata con quest’uomo è sicuramente da considerarsi incompleta senza poter vedere con i propri occhi le mille smorfie e la mimica con cui condisce ininterrottamente le sue parole. Per me è stata un’esperienza esilarante e spero di essere riuscito almeno in parte a trasmetterla in questa pagina. Buona lettura!

 

E’ la seconda volta che venite a Roma, vero?

Esatto. La prima volta che venimmo eravamo con i Dying Fetus e tutti insieme andammo al Colosseo.

Vi è piaciuto?

Lo adoro. E’ davvero eccezionale. Si sente che c’è una sacco di storia lì dentro.

Del resto Roma è una città antichissima.

Sicuramente molto più vecchia di qualsiasi città americana.
Di sicuro (ride, ndr).

Chiunque abbia ascoltasto il vostro ultimo album considera Those whom the gods detest il vostro disco più equilibrato, un mix perfetto dell’anima estrema e dell’anima epica dei Nile.

Oh, grazie mille.

Era nei vostri piani fin dall’inizio o è venuto tutto naturalmente?

E’ venuto tutto in maniera naturale. Avevamo tutti molte idee e materiale da proporre. All’inizio c’era semplicemente un pensiero di base sulla direzione da seguire e qualche nuova idea; poi ci siamo chiusi in studio e ci abbiamo lavorato insieme ed è venuto tutto naturale.
Karl ha scritto tutti i testi prima ancora che noi potessimo pensare alla musica, dunque avevamo tutti le liriche pronte e potevamo iniziare a concentrarci sulla musica. E’ più o meno lo stesso processo che abbiamo sempre usato in passato, anche se penso che abbiamo fatto grandi progressi da quando George Kollias è entrato a far parte della band. Credo che in questo e nei precedenti due dischi si senta che ha dato davvero una marcia in più anche a noi!

Del resto ormai si può considerare parte integrante dei Nile a tutti gli effetti, essendo anche il batterista più longevo della vostra storia.

Assolutamente sì.

Epica, tecnica, velocità, brutalità. Secondo me sono gli elementi principali della musica dei Nile. Qual è il più importante o quello che tentate di ottenere con più abnegazione nel vostro processo di composizione?

Io dò eguale importanza a tutte queste cose.Ogni membro della band ha ovviamente uno di questi elementi tra i suoi favoriti, è poi nello scrivere la musica e nello scrivere i pezzi che tutti gli elementi devono trovare una connessione, è questa la cosa più importante. Il nostro intento con questo lavoro era quello di farvi tenere in alto i pugni, farvi drizzare i capelli in testa, farvi prendere a calci il mondo intero, volevamo farvi piangere; questa è la sintesi che volevamo raggiungere con la musica. Noi come molti altri musicisti cerchiamo di comporre musica che faccia muovere il culo prima di tutto ai membri della band e poi ovviamente a tutto il pubblico. Credo che questo tipo di feeling sia l’elemento più importante nella nostra musica.

Quale pezzo dei Nile, secondo te, è quello che include tutti questi elementi e quindi l’anima stessa dei Nile?

Nell’ultimo album sicuramente credo proprio la titletrack, che ha la capacità di portare tutto ad un vero e proprio climax. Dopo quel pezzo tutto il disco assume un certo alone di oscurità progressiva, quasi di tristezza, come la cenere e i detriti che ti cadono addosso dopo una grossa esplosione. Sì è sicuramente Those Whom The Gods Detest per me, un brano davvero da rocker (ride, ndr).

Leggendo i testi di Kafir ma anche di Iskhander si apprende che i miscredenti fanno  sempre una brutta fine. E’ importante per te credere in qualcosa?

Io credo che per ognuno sia importante credere in qualcosa. Anche se sei ateo credo che dovresti almeno credere in te stesso.

Credi in qualcosa di sovrannaturale?

Non credo necessariamente in qualcosa di sovrannaturale. Ma credo che ci sia una possibilità, e che nell’universo infinito in cui viviamo ci sia la possibilità di qualcosa che la scienza non può spiegare e che forse non potrà mai spiegare. Ci sarà sempre una possibilità nell’infinità dell’universo.

Qual è il tuo rapporto con le religioni in generale?

Beh, io vivo nella South Carolina: ci sono un sacco di adepti della Southern Baptist Convention (una congregazione, molto potente negli Stati Uniti, di evangelisti fondamentalisti, ndr). Sono generalmente persone carine che cercano un po’ di inculcarti il loro credo. Ma di solito, a me, non mi cagano proprio (ride fragorosamente, ndr).
Sai, io vivo in un quartiere come tanti e ho gente come loro che vive nella mia stessa strada, a soli due passi da casa mia, ma ti assicuro che è gente tranquilla che non mi ha mai dato fastidio in nessun modo, non stanno cercando di organizzare guerre sante o cose del genere, è solo una sfaccettatura del mondo e molte persone lo sanno bene. In conclusione non ho nessun problema con la religione in
particolare.

Ti consideri una specie di agnostico?

Sì. Direi di sì. Non ho problemi con quello in cui altre persone credono, è un loro affare il loro rapporto con il loro dio, per me va bene, li rispetto come esseri umani.

Tornando ad Iskhander, questo è il nome che in oriente danno ad Alessandro Magno. Cosa ne pensi di questa importante figura storica?

Beh, quando Karl mi ha parlato al telefono di quel testo, mi ha detto che voleva provare a parlare di qualcosa di diverso. In fondo…il nome della band è Nile, ma noi
possiamo scrivere di quel cazzo che vogliamo. Comunque è chiaro che per molti Iskhander è Alessandro, quella figura mitica che conquistava città ma non soffocava le culture sottomesse. Altre versioni invece negano ciò nella maniera più assoluta. A me sostanzialmente non interessa quale delle due voci abbia ragione, io trovo sostanzialmente che proprio la controversia alla base di questo testo sia molto interessante.

Ti consideri un fan di Lovecraft come Karl?

Beh, io sono più un lettore di fantascienza in realtà ma, sicuramente mi piace molto Lovecraft. ‘La città senza nome’ e tutta quella roba meravigliosa, e amo molto anche alcuni film tratti dalle sue storie come ‘Re-Animator’, ‘Terrore dall’ignoto’ e roba del genere. Mi piace parecchio quel materiale, ‘Terrore dall’ignoto’ in particolare è davvero malato, e le storie poi sono terrificanti.

Devo assolutamente aggiornarmi su questi film allora.
Assolutamente sì, procurateli subito!

Vista questa tua passione sarai un fan dei Voivod. La fantascienza è la loro religione!

In effetti sì. Sono un grande fan dei Voivod, da sempre.
Io e Karl ascotavamo Killing Technology giusto qualche giorno fa. La loro musica è davvero fica. Un’altra delle tante grandi band canadesi.

Quali potranno essere i singoli possibili estratti dal nuovo disco?

Permitting the Noble Dead to Descend to the Underworld è stato uno dei primi pezzi ad essere messo sulla nostra pagina MySpace e quello potrà essere sicuramente un singolo ma ti dico subito che non è una scelta particolare in base ad una qualche importanza specifica, è solo perchè altri pezzi come Those Whom The Gods Detest non potrbbero andare in radio a causa della loro durata. Anche Kafir avrebbe tutte le qualità per essere un singolo ma è ancora troppo lunga: 7 minuti. Ho scritto anche qualche b-side, ma anche quelle non andrebbero bene, anche Utterances of the Crawling Dead dura più di 5 minuti, dunque rimarrebbero solo Hittite Dung Incantation e Permitting the Noble Dead to Descend to the Underworld.
Come vedi è una scelta piuttosto obbligata. (ride, ndr)

Realizzerete un video clip questa volta?

Certamente, ne abbiamo già parlato insieme. Non appena avremo almeno una settimana libera pensiamo di metterci al lavoro anche su quello. In questo periodo abbiamo avuto oltre ai tanti concerti un sacco di interviste, promozione, ma penso che i primi dieci giorni di Gennaio finalmente avremo un po’ di tempo libero per quello, appena prima che inizi il nostro tour americano.

Erik Rutan ha fatto davvero un bel lavoro sulla batteria. Qual è il motivo che vi ha spinti a lavorare con lui per quest album?

Beh, fin ora abbiamo registrato tutti i nostri dischi al Sound Lab di Columbia in South Carolina. Volevamo lavorare di nuovo con Neil Kernon ma desideravamo un posto più bello, uno studio migliore con diversi tecnici e produttori. Erik ha uno studio davvero bello, e questo era un disco veramente importante per noi e…cazzo volevamo che ci lavorasse tanta gente sopra.
Lavorare con Erik è stato straordinario perchè…quando lui cammina in una stanza, le mura stesse si trasformano in metallo! Sarebbe capace di tirar fuori metal anche da questo tavolino. E’ proprio un vero metallaro (e qui Dallas emette un growl da far tremare la stanza, ndr). Noi amiamo Erik. Lui ha delle orecchie fantastiche, riesce a sentire cose come clic impercettibili per chiunque, e dire cos’era quello? E’ stato veramente bello lavorare con lui…veramente bello.

Dunque è una collaborazione destinata a ripetersi?

Sarebbe davvero fico farlo di nuovo! Ci piacerebbe moltissimo tornare a St. Petersburg in Florida, sdraiarci sulla spiaggia e registrare la batteria. (ride, ndr)

Anche perchè così facendo avete tirato fuori il miglior suono di batteria che i Nile abbiano mai avuto.

Oh grazie, abbiamo lavorato molto duramente per ottenerlo. Sai, specialmente quando la musica si fa più veloce, è facile che si perda la potenza. Devi stare molto attento a tenere il compressore al punto giusto, il microfono libero da qualsiasi cosa ed altre accortezze. Noi volevamo un suono di batteria che fosse limpido ed è molto molto difficile ottenerlo.

Soprattutto per un genere di musica come il vostro, immagino.

Esattamente, anche per questo abbiamo dovuto usare il trigger per la grancassa. E’ l’unica cosa. Tutto il resto è naturale!

 


                                    

Anche Those Whom The Gods Detest, come Ithyphallic, è riuscito ad entrare nella billboard chart. Che tipo di effetto ti suscitano cose come questa?

Davvero non lo so. Semplicemente io non penso proprio a cose di questo genere. Ogni tanto qualcuno mi viene a dare notizie di questo tipo con grande entusiasmo ed io rispondo sempre: “davvero?”. Non so proprio che pensare di cose come questa.
Quando io ho iniziato a suonare musica e anche Karl e George e Chris, il nostro attuale bassista, sono sicuro nessuno di noi si ponesse alcun obiettivo particolare tranne suonare in un garage o suonare in qualche evento locale e cose del genere. Per noi è ancora incredibile la fortuna che ci è capitata di poterlo fare per così tanti anni. Solo pensarci a quell’epoca sembrava davvero folle. Siamo già felici ed onorati di essere qui ancora oggi.

Come sta andando il tour?

Sta andando alla grande. Sta andando molto bene. Ieri sera abbiamo suonato a Milano ed è stato pazzesco.

Vi piace l’Italia a livello di audience?

Molto, c’è molto metal qui, la gente è davvero intensa, mi piace.

Cosa ne pensi delle band che supportano i Nile in questo tour?

Aaaaah, beh, qui abbiamo gli Ulcerate che sono dei grandi musicisti e dei fantastici ragazzi e la loro musica è davvero unica (l’intervista sta avendo luogo in una stanza dove ragazzi degli Ulcerate e dei Krisiun stanno mettendo a punto la strumentazione, ndr). Inoltre sono sempre stato un grande fan dei Krisiun (li indica e lancia un FUCKING KRISIUUUUN!!! seguito da una gran risata, ndr), una delle band più brutali sul fottuto pianeta. Questo è proprio quello che cercavamo: gruppi che fossero brutali che suonassero con stili differenti l’uno dall’altro, ed è quello che abbiamo. Questa è probabilmente una delle migliori line up di tutti i tempi per noi.

Li avete scelti voi personalmente?

Di solito chiediamo al nostro manager se certe band che ci piacciono sono disponibili o no in un determinato periodo. Gli Ulcerate per esempio li abbiamo conosciuti per la prima volta durante il nostro primo tour in Nuova Zelanda…o in Australia, non ricordo (si gira a chiedere ai diretti interessati, ndr). OK! Nuova Zelanda… Ci sono piaciuti subito perchè suonavano un tipo di musica allo stesso tempo unica e pesantissima, e li abbiamo cercati non appena abbiamo avuto un nuovo tour da organizzare.

Le vostre esibizioni sono incredibilmente potenti e coinvolgenti. Avete intenzione, prima o poi, di pubblicare un album dal vivo o questa cosa non vi interessa?

Certo che sì. Negli ultimi anni abbiamo collezionato molto materiale, varie riprese da differenti concerti. Il nostro tour manager ci aiuterà a realizzare quello che probabilmente sarà un DVD con tutto il materiale che abbiamo tra cui molte interviste, un incredibile making of di Those Whom The Gods Detest; ci sarà un’intervista a Neil Kernon, una con Erik Rutan, ci saremo naturalmente io, Karl e George…

Anche qualcosa con i membri passati dei Nile?

Non so se ci sarà qualcosa del genere perchè non credo che avremo il tempo per realizzarlo, ma abbiamo coinvolto alcuni di loro nell’album. C’è Chief, Jon e Pete Hammoura. Lui ha cantato la parte in arabo di Hittite Dung Incantation.

Sono passati 11 anni dal vostro primo album ufficiale Amongst the catacombs of Nephren-Ka. Cosa pensi oggi di quel disco?

Penso che sia ancora un buon disco, suoniamo ancora spesso dei pezzi da quell’album. Ovviamente nel frattempo i Nile hanno scritto altra musica e sono cresciuti come musicisti; abbiamo avuto una progressione naturale, non necessariamente in meglio o in peggio, con Black Seeds of Vengeance abbiamo provato a premere di più sull’accelleratore, In Their Darkened Shrines era più magniloquente rispetto agli altri mentre Annihilation of The Wicked è un disco davvero selvaggio. Con gli ultimi due invece siamo tornati un po’ al passato secondo me, ed è fico così.

Pensi che i Nile potranno migliorare ancora nel futuro o quelli attuali sono il meglio che puoi immaginare?

Sicuramente miglioreremo. Tutte le esperienze che facciamo ci fanno imparare ogni giorno qualcosa di nuovo: dal suonare dal vivo, allo scrivere, al registrare. Attualmente c’è un sacco di creatività all’interno del gruppo con Karl, George e me. Penso che certamente creeremo un altro disco di questo livello se non migliore.

Uno degli elementi maggiormente epici nelle vostre composizioni, secondo me, è il modo in cui siete capaci di inserire un tocco di melodia con certi riff di chitarra anche nei brani più brutali come Permitting The Noble Dead to Descend to The Underworld, Those Whom The Gods Detest, Cast down The Heretic o Sarcophagus. Sei d’accordo con me?

Beh, in realtà non lavoriamo mai esplicitamente in quella direzione. Si parte sempre dai testi di Karl, da quello che suscitano in noi, o da un’idea di base di Karl su come dovrebbero suonare. Da quello cominciamo a suonare e spesso ne esce merda davvero difficile da fare (ride, ndr). Qualche volte viene roba più tranquilla ma più d’effetto e qualche volta qualcosa da fuori di testa, dipende dal momento.

Un musicista che componeva musica in quel modo che dicevo era Chuck Schuldiner. Hai mai avuto occasione di conoscerlo?

Non l’ho mai conosciuto. Mi sarebbe tanto piaciuto conoscerlo. Mi ricordo quando è morto nel 2001, eravamo al X-Mass Festival, avemmo quella notizia e anche Tony e Jon erano con noi e decidemmo di dedicare a lui The Howling of the Jinn. Mi ricordo la commozione che provammo tutti quella sera.
Amo la sua musica e Spiritual Healing è uno dei miei dischi preferiti di tutti i tempi. Ora lui è sicuramente con gli dei del metal.

Siete sempre descritti come molto disponibili al dialogo con i vostri fan e con la stampa, ed io lo posso confermare. Quanto è importante per voi il rapporto con i fan?

E’ molto importante. I fan sono parte di quello che facciamo e del perchè lo facciamo. Mi sento sempre onorato di suonare per loro, scambiarci due chiacchiere, fare interviste e qualsiasi altra cosa, è una parte divertente del nostro lavoro.

Nella mia piccola esperienza ho potuto notare che la maggior parte delle volte più estrema è la musica proposta, più disponibili sono i musicisti. Perchè secondo te?

Non lo so. So solo che di solito le persone che amano veramente la loro arte, che amano veramente suonare metal sono persone alla mano e simpatiche. Sono solo persone che amano suonare ed ascoltare del buon fottuto metal, è semplice. Probabilmente se incontri qualcuno che non vuole parlare il più delle volte è perchè magari non ha avuto una buona giornata. Chiunque può avere una brutta giornata, qualcuna in cui non vorresti parlare con nessuno al mondo, persino con i tuoi stessi compagni di band (ride fragorosamente, ndr). Del tipo:”…vai via tu, non voglio parlare con nessuno! Lasciami solo, portami solo da bere, portami una bottiglia!”

Avete mai pensato di scrivere qualcosa che esplicitamente si basi su eventi moderni, o non vi è mai passato per la mente?

Perchè no. Potrebbe succedere. Sentiamo di non avere nessun limite a quello di cui possiamo parlare, che sia moderno o di migliaia di anni fa. Sì, potrebbe succedere.

Ho detto esplicitamente perchè per esempio anche un pezzo come Kafir potrebbe risultare attuale se interpretato con la chiave di lettura dell’integralismo religioso.

Certo, è come dicevo prima. Karl tenta sempre di fare qualcosa di diverso e può essere ispirato anche da una semplice intervista come quella che mi stai facendo tu o da qualsiasi cosa che gli rimanga in testa delle sue esperienze quotidiane.

La vostra particolare alchimia musicale è stata capace di portare più persone differenti ad ascoltare un genere come il death metal. Cosa significa per te? Qual è il segreto dei Nile?

Oh….Grazie mille, innanzi tutto! Se ci fosse un segreto, di certo non te lo direi perchè è un segreto. E’ parte dei Nile, è il nostro mistero, sai? Ma…niente, ne siamo assolutamente molto felici.

Grazie tante per la disponibilità Dallas. Ti va di fare un saluto agli utenti di Truemetal.it?

Grazie per il supporto dimostrato in questi anni e continuate ad essere fedeli al vero metal ed alla musica più brutale. Non ascoltate roba da ritardati o altre cavolate del genere, semplicemente non dovete ascoltare certe cazzate semplicemente perchè sono popolari o no, perchè per primo a me non frega un cazzo di essere popolare o no (scoppia a ridere, ndr). Niente stronzate da cultura dell’immagine!

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro