Vario

Nile (Karl Sanders)

Di Alberto Fittarelli - 3 Settembre 2007 - 0:02
Nile (Karl Sanders)

Per l’uscita del nuovo Ithyphallic la Nuclear
Blast ha pensato bene di fare incontrare ai giornalisti italiani il mastermind
dei Nile, Karl Sanders, in un hotel milanese: il
chitarrista/cantante è decisamente in preda al peggior jet lag che abbia mai
visto, ma dopo un inizio un po’ stentato si lascia andare a diverse confidenze
anche insospettate.

Karl, la prima impressione che ho avuto ascoltando
‘Ithyphallic’ è stata quella di un collegamento diretto con ‘Annihilation’:
meno Egitto, più tecnica e brutalità. Descriveresti l’album allo stesso
modo?

“Beh la linea è sicuramente quella di
‘Annihilation For The Wicked’, anche se diverse cose sono cambiate: volevamo
un suono più diretto, andare ‘straight in your face’! Credo che ci siamo
riusciti non solo come songwriting, ma anche come suoni e produzione.”

Di sicuro prima d’ora un pezzo come ‘Papyrus…’
(ed evito di citare a memoria il titolo chilometrico) non l’avevate mai
scritto! Quanto è difficile suonare dal vivo un pezzo del genere?

“Oh, quella è proprio
stronza come canzone!
(Ride, Nda) Ci sono dei passaggi in cui
all’inizio mi veniva da chiedermi ‘E ora come vado avanti?’. Richiede un
sacco di concentrazione per poterla eseguire, credimi; è il tipico pezzo
‘superblast’ che volevamo scrivere in questo momento particolare della
nostra carriera. E dovremo ovviamente suonarla, dato che è il singolo: gireremo
anche un videoclip per quel pezzo.”

Avete già scelto la location
per filmarlo?

“No, non ancora, dobbiamo discutere un po’ di
cose con la produzione e poi decideremo. Al momento non posso dirti nulla a
riguardo.”

Parlami allora dell’edizione speciale dell’album, che
un po’ come successo anche per i Dimmu Borgir si preannuncia davvero
elaborata…

“L’ho sentito dire
anch’io!
(Ride, Nda) Dovrebbe avere la forma di una piramide, ma
anche in questo caso non sono ancora molto informato, mi spiace.”

Che ruolo ha avuto il batterista
George Kollias nella composizione di questo disco? Le sue parti sono molto più
in primo piano che sul disco precedente, anche a livello di produzione…

“C’è stata una differenza sostanziale: sul
disco precedente avevamo dovuto registrare dei demo da casa, con una drum
machine, mentre stavolta c’era già George e abbiamo quindi potuto lavorare in
tutta tranquillità. Lui ha portato diverse idee in sala prova mentre
componevamo i pezzi, per cui posso dire che sia stato coinvolto nel processo di
scrittura sin dall’inizio: e non sai che sollievo sia quando il tuo batterista
arrivi in saletta con 10.000 idee diverse per ogni singola canzone!”

Per
quanto riguarda la posizione di bassista, invece, che mi dici di Joe Payne, il
giovanissimo musicista rimasto in line-up per poco più di due anni? Come mai ha
lasciato il gruppo?

“A dire la verità abbiamo litigato, in modo
pesante. Sai com’è, è la vita: era un ottimo bassista, ci era piaciuto
subito e avevamo deciso di inserirlo nel gruppo, ma era giovane e stupido, e le
persone stupide fanno cose ancora più stupide. Che ci vuoi fare…”

Torniamo
all’album allora: trovo che la canzone più interessante al momento, per
quanto mi riguarda, sia ‘What May Be Safely Written’, per la complessità
della struttura e per qualche rimando al vostro materiale più vecchio. Come
credi che evolverete le vostre composizioni, guardando a quanto avete fatto su
‘Ithyphallic’?

“Direi che si tratta di un’evoluzione a
livello di suoni, soprattutto: sul nuovo album sono ottimizzati, migliorati
all’inverosimile. Abbiamo voluto piazzare gli strumenti di fianco alla faccia
dell’ascoltatore, capisci cosa intendo? Bang! E chi ascolta il disco si sente
catapultato direttamente al centro della musica, sentendo di attimo in attimo
cosa sta succedendo.”

Ma,
nonostante questa indubbia ‘brutalizzazione’ del vostro sound, credi che
potrete mantenere intatto il mood ‘egizio’ che vi contraddistingue da
sempre?

“Siamo i Nile e continuiamo a fare quello che
sentiamo di voler fare, anche movendoci a volte in modo diverso da quanto fatto
in precedenza, perché no? Di sicuro però non stravolgeremo la nostra natura:
siamo e saremo sempre i Nile, non un altro gruppo con lo stesso nome.”

Il
salto su Nuclear Blast vi aiuterà di sicuro a realizzare obiettivi sino ad oggi
ancora lontani…

“Sì, devo dire che sinora con loro è andato
tutto bene, sono soddisfatto. Hanno mantenuto i patti, riguardo alla
realizzazione dell’album, e questa non è una cosa così scontata quando si
parla di contratti e label…Dicono la verità perché è evidente che credono
in ciò che fanno e che dicono.”

Siete
praticamente l’unica death metal band a godere di un’esposizione così
massiccia sui media: credi che sia stimolante per i Nile o che sia una forma di
pressione, in qualche modo?

“È eccitante: mentre preparavamo il disco
sapevamo che la Nuclear Blast stava spingendo per noi a livello promozionale, e
che altrettanto lo avrebbe fatto dopo la sua uscita; da parte nostra volevamo un
album killer, un disco che sbaragliasse tutto quanto fatto in passato e che
fosse davvero un passo in avanti per la band. Credo che la ‘pressione’ in
realtà sia stata quindi positiva, che ci abbia stimolati a dare il meglio.”

Parlando
di te come singolo musicista: sei sulle scene da ormai svariati anni, c’è
qualche rimpianto riguardante la tua carriera, qualcosa che avresti fatto
diversamente?

“Sicuramente ce ne sono diversi, ma credo che
non si possa vivere pensando agli errori fatti nel passato: bisogna
continuamente guardarsi avanti, mai fermarsi troppo su riflessioni fini a se
stesse. Quando mi sveglio la mattina penso a quello che farò in quel giorno,
non a quello che ho fatto male il giorno prima, capisci? Si deve fare così.”

Un
problema che riguarda anche voi è il filesharing e i metodi usati per
combatterlo: per esempio il vostro promo ha una protezione…Come vi rapportate
a questa situazione?

“Si tratta di una situazione nuova, emersa negli
ultimi anni, e per quanto mi riguarda, come artista, non so davvero cosa
pensare: qualche giornalista si è lamentato delle eccessive protezioni (voiceover,
divisione del promo in 99 tracce, bip vari eccetera), e capisco che vi troviate
in difficoltà…”

In
realtà sono soprattutto il voiceover o i bip che rendono difficile
l’ascolto…

“Certo. Sul fenomeno degli mp3 non saprei
nemmeno cosa dire: qualcuno, quando vede il disco disponibile gratis sulla rete,
non ci pensa un attimo a scaricarlo e tenerselo sul PC senza poi acquistarlo…e
questo è decisamente un comportamento dannoso. Vedo i dischi dei Nile, dei
Behemoth, dei Dimmu Borgir e me li prendo, così, senza il minimo sforzo. In
questa situazione credo che la Nuclear Blast stia facendo un tentativo per
cambiare le cose almeno in parte, per rendere più difficile la vita a chi in
sostanza ruba un disco, per il quale ci sono stati mesi di lavoro e ingenti
investimenti; vedremo se la cosa porterà frutti, per il momento cambiamenti
pare non ce ne siano, purtroppo
(e
infatti lo stesso ‘Ithyphallic’ è già sulle varie reti di peer to peer…Nda)
.”

Durante
una recente intervista con i Behemoth Nergal mi ha chiesto di portarti i suoi
saluti, dicendo che il vostro album è sicuramente una delle migliori uscite del
2007. Come ho detto a lui, credo che le vostre siano le uniche due band che
cercano davvero di evolvere il death metal in quanto stile: che ne pensi?

“Sì, anche se non credo che loro stiano facendo
la nostra stessa cosa e questo è ottimo: hanno un loro suono, un loro modo di
concepire il metal estremo, ed è splendido. Credo che in tutto questo ci sia
del gran lavoro, del talento, stimoli che molti altri non hanno, e sono felice
per loro per i risultati che stanno ottenendo.”

Che
idea hai allora di chi si accoda a un filone senza metterci troppa personalità?

“Non ne ho un’idea positiva. Credo che alla
base della formazione di un gruppo ci sia la voglia di fare qualcosa di proprio,
di personale, di diverso. Mi ricordo diversi anni fa, c’era stato un momento
in cui tutti volevano suonare come i Suffocation, o come i Cannibal Corpse, o
come i Morbid Angel: gli effetti poi sono stati evidenti, il mercato del death
metal è quasi collassato, lasciando in vita solo i migliori. Non credo che sia
una cosa utile quindi, anzi: è estremamente dannosa per tutta la scena.”

Parliamo
dei vostri prossimi progetti live…

“Suoneremo all’Ozzfest, quest’estate, prima
di tutto: sarà una bella sfida, non capita tutti i giorni di vedere una band
death metal suonare davanti a un pubblico così grande e tra gruppi così
accessibili, musicalmente parlando. Staremo a vedere.”

La
mia ultima domanda riguarda invece la tua esperienza solista, rimasta confinata
per ora al solo ‘Saurian Meditation’ del 2004: hai in mente di pubblicare
qualcosa di nuovo, ora che la vena atmosferica dei Nile si sta un po’
diradando?

“Sì, sto lavorando da un po’ di tempo a
qualche brano, per cui magari troverò il tempo di registrarli nelle pause che
sarà possibile prendersi coi Nile. Lo stile dovrebbe rimanere molto vicino a
quello del precedente disco, quindi una sorta di ambient di ispirazione egizia,
con molto folk di quel tipo al suo interno.”

Alberto Fittarelli