Vario

Oliver Hartmann

Di - 26 Gennaio 2007 - 9:45
Oliver Hartmann

A breve recensiremo “Home”, nuova uscita del progetto Hartmann, e in concomitanza dell’uscita abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Oliver.

Ciao Oliver, e benvenuto sulle pagine della nostra webzine, ti faccio le mie congratulazioni per il tuo nuovo disco.

Ciao Mauro, ti ringrazio!

Spesso hai affermato che la tua musica è influenzata dalle leggende hard rock anni ’70/’80 e mi riferisco a Led Zeppelin, AC/DC, Rainbow, Whitesnake, Free, Journey, Kansas. Penso che i tuoi dischi solista suonino più moderni: ho trovato, per esempio, influenze che richiamano gli U2. Sei d’accordo?

Di sicuro, ho attinto dalle fantastiche rock bands che hanno contraddistinto quest’era, e puoi facilmente trovare queste influenze anche
nel mio songwriting. Ma siamo nel 2007 e c’è dell’ottima musica in giro per il mondo che mi capita di ascoltare, e non si tratta solo di musica rock.
Sono influenzato, di conseguenza, da molteplici e differenti stili musicali, a partire dal soul, musica classica, cantanti e cantautori pop, rock,
prog e metal. Personalmente, non ho limitazioni stilistiche, l’unico obiettivo è quello di produrre buona musica. In relazione al mio nuovo album,
le variazioni di stile nel suo interno sono molte. Prendi per esempio “Coming Home To You”, è tipicamente anni ’80 ma riletta in chiave moderna,
ci trovi ballate pop-rock tipo “My Everything”, oppure “Higher Than Me” e le sue tinte progressive hard-rock.
Poi c’è “Lay All Your Love On Me” che è una ballata da cantautore.
Questi brani, messi insieme hanno una certezza che chiamo “band sound” e sono esattamente la combinazione che stavo già cercando quando ho
cominciato a scrivere canzoni per i miei album solista. Non so se esistono reali paralleli stilistici tra me e gli U2 ma apprezzo la loro musica.
Negli ultimi 25 anni hanno scritto tantissimi brani con stili diversi tra loro ma non hanno mai perso l’identità che li caratterizza e quel sound unico.

Parliamo di “Home”. Quali sono le differenze rispetto al precedente “Out In The Cold”? Possiamo dire che il sound di Home
è più “Sascha Paeth” rispetto al debutto?

Col nuovo album, “Home”, ho provato ad andare oltre, partendo dal punto in cui mi ero fermato con “Out In The Cold”.
La differenza principale è che alle registrazioni ha partecipato l’intera band che suonerà nei prossimi concerti. Non si tratta di un solo project
chiamato Hartmann, si tratta di una vera e propria band con ottimi musicisti. Abbiamo sviluppato un sound personale nell’ultimo anno e
ho voluto “catturarlo” e trasportarlo in studio. Il risultato è un suono più completo che ha, secondo me, un po’ più di personalità e
live-feeling rispetto a prima.
In effetti, il mix è diverso e sicuramente Sascha Paeth oriented. Quando scrivo e lavoro sui brani nel mio studio, spesso accade che esagero
con gli arrangiamenti e che ci aggiungo troppe cose. Ma Sascha è uno specialista in tal senso e nella maggior parte dei casi mi convince
ad infilarci tutto.
Devo dire che il nuovo disco mi piace molto e che sono assolutamente soddisfatto. Questo significa che sto andando nella direzione giusta.

E’ cambiata l’atmosfera nei testi, pensi che apprezzeremo anche questo cambiamento?

Non è cambiato moltissimo in tal senso, è anche vero che tutti i testi vanno di pari passo col titolo dell’album “Home”, e non soltanto con la
title track d’apertura. Per me è un semplice sguardo sul significato di questa parola, casa. Da una parte, può essere considerata
realmente come la casa nella quale vivi, quella della tua famiglia, di tua moglie e dei tuoi amici oppure il posto dove sei cresciuto.
La parola “Home” puoi altresì identificarla come qualcosa di astratto, e che ritieni davvero importante per la tua vita, per esempio la fede.
Altri la considerano come qualcosa di materiale, il denaro per esempio. C’è gente che alla domanda “cosa sono i soldi?” ti rispondono
“sono il senso della vita”. Ho provato a trattare questo argomento su “Millionaire” ma in un modo divertente e sarcastico.
“Somewhere Someday” parla invece della perdita di un amico, a causa delle droghe, ai tempi dell’infanzia. E’ molto triste vedere il cambiamento
delle persone quando scelgono l’alcool o la droga come “casa”.

Hai nostalgia di casa Oliver? Il titolo dell’album è collegato, in qualche modo, a questa sensazione? Ti manca qualcosa nel passato? Qualcosa che ha a che fare col tuo trascorso metallico? (mi riferisco agli At Vance)

No, non ho nostalgia… Oddio, forse un po’, quando vado in tour lontano da casa per moltissimo tempo. Quando mi capita di parlare dei miei
trascorsi musicali, e soprattutto quando mi riferisco agli At Vance, dico che non mi dimentico di aver fatto quattro grandi album insieme.
La decisione di andarmene è stata presa per diverse ragioni. Tutte personali. E’ vero, mi sento “a casa” quando lavoro per il nuovo corso,
ma questo non significa snobbare tutto il resto. Io adoro il metal e sono felicissimo di aver partecipato alla realizzazione dell’ultimo
disco degli Hammerfall o cantato nell’imminente parte 3 della “Genius Rock Opera”. Qualche settimana fa ho registrato i cori per il nuovo album
dei Freedom Call, sono buoni amici, e pubblicheranno il disco nei prossimi mesi. Come vedi sono aperto a tutto anche se mi concentro,
naturalmente, sulla mia band…

Ascolti ancora power metal? Qualche nome?

Non tanto a dire il vero; mi piace “Rocket Ride” degli Edguy. Di recente ho ascoltato l’ultimo Audioslave e il nuovo album dei Thunder,
che non hanno a che fare col power.

Avresti mai pensato di aprire un concerto dei TOTO col tuo progetto solista?

No mai, e ne sono davvero entusiasta. E’ stata una scelta azzeccata, e abbiamo trascorso davvero bei momenti. I Toto sono una delle mie
band americane preferite e mi sono sentito onorato di poter aprire ai loro concerti come gruppo di supporto. Penso che gli sia piaciuta la
nostra musica e in estate ci siamo davvero divertiti un sacco.

E riguardo la stretta collaborazione col batterista italiano Dario Ciccioni? Sto pensando ai suoi lavori usciti per Frontiers Records, The Alien Inside ieri, Home oggi e Genius III domani…

Dario è un ottimo e giovane batterista. E’ qui al momento, in Germania, per la programmazione di alcuni concerti. Abbiamo lavorato insieme
su Genius, per la prima volta, e il suo talento mi ha colpito all’istante.
Necessitavo di un batterista per i miei concerti e ho pensato subito a lui, sapevo che era interessato al mio progetto. Fino a quando non è entrato
in pianta stabile nella band, registrando le parti del suo strumento su “Home”. Sono felice di averlo nella mia band, oggi… e anche domani 😉

Hai lavorato sulle backing vocals di molti progetti. Pensi che questo possa in qualche modo screditare il tuo lavoro da lead singer?

No, non lo penso. Come backing vocalist hai sempre un ruolo marginale nella band o nel progetto. A Molti supporter e a molta gente,
non interessa chi fa quelle parti in studio, e la mia opinione è che queste considerazioni non sono poi così importanti ai fini dello sviluppo
della band. E’ diverso il discorso quando sei il cantante principale in più progetti e in questo caso concordo con te, perché come lead singer
tu devi veramente comporre le parti vocali e dargli un’identità precisa, che sia la tua. Provo realmente a concentrarmi al 100% sul mio progetto
solista ma non mi tiro indietro quando devo cantare per altri progetti come ospite.

Sei un fan dell’AOR, dimmi cosa pensi di queste recenti produzioni:

– Place Vendome di Michael Kiske
– L’ultimo album dei Fair Warning
– Sunstorm di Joe Lynn Turner

Non ho avuto molto tempo durante gli ultimi mesi, e devo essere sincero: non ho ascoltato nessuno dei dischi da te citati.
Ho letto qualche recensione del disco dei Place Vendome e ne parlano molto bene. Joe Lynn Turner è uno dei miei cantanti preferiti e sono sicuro
che ha fatto grandi cose con “Sunstorm”. Credo di aver ascoltato uno o due brani del nuovo Fair Warning che mi sono sembrati davvero buoni,
purtroppo non ho ascoltato l’intero disco.

C’è qualche disco che, a posteriori, ti sei pentito di aver registrato?

No, non mi pento di nulla. Vedi, quando intraprendi la carriera di musicista, ti trovi di fronte brani o dischi più o meno buoni, e quando sei
il guest singer, sei in grado di controllare cosa succede dall’inizio alla fine del processo di produzione. E’ così che vanno le cose.
Normalmente accetto di partecipare ad un progetto quando le canzoni mi piacciono. Se non mi piacciono non lo faccio.

Prima o poi entrerai a far parte di una band che vende milioni di copie?

Anche se avessi già ricevuto offerte da suddette band, di certo non mi sarei montato la testa, perché ora il mio unico obiettivo è quello di
promuovere la mia band e il mio nuovo disco. E comunque non sarei interessato a diventare un nuovo membro di una band già esistente perché
è giunto il tempo di occuparmi di ciò che sento realmente mio. E’ la cosa più importante e che mi realizza davvero.

E’ tutto Oliver, puoi salutare i lettori di Truemetal.it se vuoi. Grazie!

Yeah, voglio salutare tutti i fans e i lettori italiani di Truemetal, spero di tornare presto in Italia per qualche concerto il prima possibile!